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Vera Myrtaj Lela (Mynevere Karabollaj), 37 anni, estetista, mamma. Uccisa dall’ex marito con un colpo di pistola alla testa e numerose coltellate, insieme al nuovo compagno

Spinea (Venezia), 20 Novembre 2022

Non parlava mai male dell’ex marito


Titoli & Articoli

Spinea, Vera uccisa con dieci coltellate: l’ex marito la picchiava, non poteva avvicinarsi ma due anni fa il divieto era stato revocato
Lunedì prossimo era in programma l’ultima udienza del processo per maltrattamenti e violenza
Una scena del delitto da studiare come da studiare è anche il movente, perché quella di Viron Karabollaj è stata una violenza esplosa all’improvviso con dieci coltellate all’ex moglie Vera Myrtaj ma che – forse – covava come tizzone ardente sotto la brace di un’apparente normalità riacquisita negli ultimi anni.
IL DIVIETO
L’uomo, che domenica pomeriggio ha massacrato lei e il suo nuovo compagno Flonino Merkuri e poi si è impiccato nell’azienda in cui lavorava, avrebbe dovuto affrontare lunedì prossimo l‘udienza finale del processo per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti di Vera. Una storia iniziata prima che nel marzo 2018 lei denunciasse tutto, per poi ripetersi nel gennaio 2019 quando, assieme al suo avvocato, Barbara Berto, aveva dato il via alla causa contro l’ex marito. La denuncia aveva portato il tribunale civile di Venezia a firmare un ordine di protezione contro gli abusi familiari nei confronti dell’operaio divenuto definitivo nel luglio 2019, mese nel quale lui aveva deciso di lasciare la loro casa di Spinea, dove viveva con le due figlie. La misura – temporanea – era poi scaduta e non c’era più stata necessità di rinnovarla anche perché il clima sembrava aver trovato un equilibrio. Nel novembre 2021, era arrivato l’affido esclusivo delle due figlie a Vera: Viron Karabollaj poteva vederle solo in ambiente protetto.
Una situazione essa stessa in evoluzione: il tribunale civile infatti aveva incaricato i Servizi Sociali di monitorare la situazione per poi firmare una relazione da depositare entro la fine di dicembre 2022. L’udienza nel merito era quindi già fissata il 26 gennaio 2026.
LE MINACCE Sempre nel processo per cui era fissata la sentenza il 28 novembre – e che invece verrà dichiarato estinto per morte dell’imputato – Vera era parte civile. Nelle denunce, così come di fronte al tribunale collegiale di Venezia, la donna aveva raccontato degli abusi subiti dal marito e di una situazione difficile da anni, in cui lei cercava soltanto di proteggere le due figlie. Tra le minacce messe nero su bianco, anche il racconto delle volte in cui il marito le aveva puntato il coltello di fronte. Poi le botte con i referti del Pronto soccorso a certificare le violenze subite dalla trentasettenne durante gli anni di soprusi vissuti.
IL BOSSOLO
La violenza, sopita, è poi esplosa domenica. In casa il corpo di Vera Myrtaj era in un lago di sangue, trafitto da una decina di coltellata al petto e con quella ferita alla testa, forse compatibile con il colpo di un’arma da fuoco. Al piano di sotto, nel garage, l’altra vittima, Flonino Merkuri, colpito dalla lama al petto e alla schiena, segno di una lotta disperata contro il suo assassino. La ricostruzione del duplice omicidio di Spinea parte da questi elementi. Sempre nel garage sono stati trovati un coltello insanguinato, ma anche una pistola e un bossolo. Stamane il sostituto procuratore Daniele Moroni affiderà l’incarico di eseguire le autopsie sulle due vittime al dottor Carlo Terranova, il medico legale che aveva già esaminato i corpi sul luogo del delitto. Esami che si annunciano complessi e richiederanno del tempo, tanto che il medico ha programmato di eseguirli in due giorni: il primo nel pomeriggio, il secondo domani. Dalle autopsie ci si attende, per prima cosa, di chiarire l’origine della ferita alla testa della donna. Il medico non aveva escluso che potesse essere stata causata da un’arma da fuoco. Forse proprio da quella pistola, vera, forse caricata a salve. Le autopsie dovrebbero anche chiarire la sequenza con cui sono avvenuti i delitti.

Chi era Vera Myrtaj, uccisa in casa con il nuovo compagno dall’ex marito
Vera Myrtaj, 37 anni, è stata uccisa insieme al nuovo compagno dall’ex marito nella giornata di domenica. Le due vittime stavano per iniziare una nuova vita insieme nella casa familiare di Spinea acquistata da Vera e dal killer diversi anni fa.
Si era separata dal marito ormai tre anni fa e viveva con le sue due figlie a Spinea (Venezia). Vera Myrtaj, di 37 anni, aveva rivoluzionato la sua vita circa un anno e mezzo fa: aveva cambiato lavoro con lo scoppio della pandemia e presto avrebbe iniziato la convivenza con il nuovo compagno, Flonino Merkuri. Nella giornata di domenica 20 novembre, però, i due sono stati uccisi dall’ex marito della 37enne, Viron Karabollaj, poi morto suicida.
Vera era arrivata in Italia dalla Grecia circa 8 anni fa per raggiungere due fratelli che già si trovavano nel Paese. Poco tempo dopo era stata raggiunta da Viron, con il quale si era poi trasferita a Spinea. I due avevano preso un’ampia abitazione in via Leopardi sulla quale avevano investito negli anni migliaia di euro per adeguarla alle esigenze di una delle due figlie con disabilità motorie. Secondo i vicini, l’uomo era diventato presto violento e alla fine Vera era riuscita a lasciarlo per ricominciare da sola la sua vita.
Dopo la separazione si era subito rimboccata le maniche
lavorando in diversi alberghi del centro storico di Venezia e poi, con l’inizio della pandemia, aveva deciso di diventare parrucchiera ed estetista. Così era riuscita a crearsi un vasto giro di clienti, alcune delle quali molto affezionate. Chi la conosceva, la descrive come una donna dedita al lavoro e sempre gentile. “Non parlava mai male dell’ex marito – ha raccontato una delle clienti della 37enne -. Tutte le sue attenzioni erano concentrate sulle sue figlie e parlava solo di loro”.
Da un anno e mezzo aveva iniziato una relazione con Flonino Merkuri, di 23 anni. Con lui aveva finalmente ritrovato la serenità e presto avrebbero iniziato una vita insieme nella casa di Spinea che la 37enne aveva acquistato anni prima insieme all’ex marito per le sue figlie. Sarebbe stato questo il movente dietro il delitto compiuto da Viron Karabollaj. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo aveva mantenuto contatti con la famiglia per vedere le due figlie e trascorrere periodicamente del tempo con loro, ma non aveva buoni rapporti con l’ex compagna. Vera, infatti, era stata più volte vittima delle sue violenze durante la loro relazione.

Delitto di Venezia: chi era Vera Myrtaj, uccisa dall’ex marito
La trentasettenne tre anni fa aveva lasciato il marito. Lavorava come estetista in casa per non far mancare nulla alle sue due figlie: «Le adorava: erano tutto per lei»
Si era separata dal marito tre anni fa e viveva con le due figlie a Spinea (Venezia). Da un anno e mezzo aveva un nuovo compagno. Una relazione che potrebbe aver scatenato la gelosia dell’ex che domenica 20 novembre li ha uccisi entrambi per poi togliersi la vita. Le vittime sono Vera Myrtaj di 37 anni e Flonino Merkuri di 23. Entrambi albanesi, come l’assassino: il quarantunenne Viron Karabollaj.
«Era un angelo: le sue figlie erano tutte per lei»
Vera Myrtaj era arrivata in Italia, dalla Grecia, circa otto anni fa; pare su suggerimento dei due fratelli che già da tempo lavoravano nelle Penisola. Dopo poco la donna era stata raggiunta dall’ex marito per il quale aveva chiesto il ricongiungimento. I due, nel 2016, si erano quindi trasferiti a Spinea dove avevano preso casa: un’ampia abitazione in via Leopardi. Una casa su cui, negli anni, avevano investito migliaia di euro per adeguarla alle esigenze della figlia più piccola di 13 anni costretta in carrozzina.
La coppia, inizialmente, da quanto riportano alcuni vicini, pare fosse spensierata. Poi i primi problemi, diventati sempre più gravi. Lui avrebbe più volte alzato le mani sulla donna che alla fine aveva trovato la forza di lasciarlo e ricominciare una nuova vitaVera Mirtaj si era quindi rimboccata le maniche, lavorando ancora più di prima in diversi alberghi del centro storico di Venezia. Il Covid – e la chiusura di diverse strutture nei mesi più duri della pandemia – le aveva però scompigliato i piani costringendola a reinventarsi. Per non far mancare nulla alle sue due figlie – di 13 e 15 anni – aveva quindi iniziato a fare l’estetista in casa: unghie, capelli. Era riuscita a crearsi un vasto giro di clienti, alcune delle quali si era affezionate alla trentasettenne che non negava mai un sorriso. «Ho scoperto stamattina quanto è successo – racconta Michaela, una cliente – aveva appuntamento con lei oggi ma non rispondeva e sono quindi venuta qui. Sono sconvolta: era un angelo, non meritava tutto questo. Non parlava mai dell’ex marito ma sempre e solo delle sue due figlie. Ripeteva sempre: “Sono tutto per me”».
Karabollaj e il lavoro nell’impresa edile. Da qualche mese, nella casa di Spinea, si sarebbe trasferito il nuovo compagno della trentasettenne. Sarebbe questa, forse, la miccia che ha fatto scattare la rabbia dell’assassino. Un uomo violento, secondo le prime ricostruzioni, che avrebbe picchiato più volte la donna quando vivevano insieme. Viron Karabollaj aveva comunque mantenuto i contatti con la sua famiglia e periodicamente veniva a prendere le due figlie per passare del tempo con loro. L’uomo lavorava da anni per la «Venetoponteggi», impresa edile di Chirignago con sede legale a Mirano.

Quella felicità ritrovata, il nuovo amore e la rabbia dell’ex
Vera Myrtaj e il giovane Flonino Merkuri, il nuovo compagno della donna, accoltellati a morte dall’ex marito Viron Karabollaj a Spinea domenica. Lei si era rifatta una vita, lui covava rabbia e risentimento
Ha approfittato del fatto che fossero assieme, in quella che fino a qualche anno fa era stata anche casa sua, poi li ha aggrediti e uccisi a coltellate. Così Viron Karabollaj di 41 anni ha messo fine alla vita dell’ex moglie Mynevere Karabollaj, 37 anni, Vera Myrtaj Lela il nome da non sposata, e del giovane Flonino Merkuri, 24 anni, il suo nuovo compagno. Entrambi albanesi, come l’ex marito, vivevano ormai assieme in via Leopardi a Spinea dalla scorsa estate. Il matrimonio, difficile e violento con Karabollaj, era finito con la separazione nel 2019 e poi Vera Myrtaj, mamma di due ragazzine di 14 e 13 anni, aveva un po’ alla volta iniziato una nuova vita. Un anno e mezzo l’inizio della nuova relazione che aveva restituito a Vera il sorriso, raccontano gli amici e le amiche della donna.
Domenica pomeriggio Viron Karabollaj si è presentato, come faceva di solito, nella casa di via Leopardi a Spinea per andare a prendere la figlia minore e portarla con sé, per trascorrere del tempo assieme, poi si è allontanato, e in serata invece di riaccompagnare la figlia dalla madre è tornato da solo, si è armato di coltello e ha aggredito Flonino e Vera fino a ucciderli, in due stanze diverse, finendo prima uno e poi l’altro. La figlia più grande quando è rientrata a casa, preoccupata per aver chiamato a vuoto il cellulare della madre, che poche ore prima le aveva risposto, aprendo l’ingresso al piano terra della villetta ha trovato a terra nel sangue il nuovo compagno di Vera, Flonino, ed è uscita di corsa in strada chiedendo aiuto e suonando ai vicini che hanno avvisato i carabinieri. Mentre la figlia piccola era stata portata dal padre da qualche parente, e lì era rimasta quando il padre si è allontanato per la seconda volta, la più grande entrando in casa aveva scoperto la tragedia, ma non aveva visto la madre anche lei colpita e ammazzata al piano superiore dell’abitazione. Infatti, in un primo momento si era pensato che la donna fosse stata portata via dal marito. Più tardi invece è arrivata conferma del duplice omicidio. «Solare, finalmente felice, una brava persona, una donna attaccata alle sue figlie e che per loro avrebbe fatto qualsiasi cosa», le amiche e gli amici ricordano Vera. La donna era arrivata in Italia più di 10 anni fa dalla Grecia, aiutata dai parenti che abitano a Spinea e nel Veneziano da molti anni, poi con il ricongiungimento famigliare era arrivato anche l’ex marito Viron Karabollaj. Otto anni fa avevano preso quella casa in via Leopardi a Spinea, l’avevano sistemata e tutto sembrava perfetto mentre invece il legame aveva cominciato a manifestare problemi.
Vera aveva preso anche le botte da Viron, stando alle testimonianze, per questo nel 2019 si erano separati ma lui poteva continuare a vedere le figlie. Così la donna aveva cominciato una nuova esistenza da sola, dandosi da fare per anni come cameriera ai piani negli alberghi a Venezia e poi cominciando a fare l’estetista a casa con un giro di clienti sempre più importante. Poi il nuovo amore e il ritorno della gioia sul suo volto. Una felicità mal sopportata dal marito, allontanato da quella che era stata la sua casa e con il permesso di tornarci solo per le figlie. Una situazione per cui forse covava rabbia e risentimento da tempo e che poi è scoppiata in brutale violenza con il duplice omicidio, e poi il suicidio in un capannone a Chirignago.

Spinea: l’ultimo saluto a Vera, vittima di femminicidio

Trecento persone alla cerimonia funebre per la donna uccisa dall’ex marito, che poi si era tolto la vita
Quasi 300 persone hanno partecipato dalle 9.30 ai funerali di Vera Myrtaj, la donna uccisa dall’ex marito Viron Karabollaj due domeniche fa nella sua casa di Spinea. L’uomo ha ucciso anche il nuovo compagno di lei, Flonino Merkuri, e poi si è suicidato.
Tantissimi i fiori portati da amici e parenti e dai figli di Vera che hanno partecipato all’estremo saluto. Nella sala del crematorio sono stati intonati canti funebri in albanese, lingua madre della donna. Tantissimi anche gli amici di scuola delle figlie. Sulla tomba sono state deposte corone e dediche e una fotografia di Vera, recante la scritta: “La mente ricorda ciò che il cuore non dimentica”.
In cimitero a rendere omaggio alla vittima del terribile delitto è arrivata anche la sindaca Martina Vesnaver. “Non potevamo non esserci – hanno detto alcune vicine di casa di Vera -. Si deve fare di tutto perché questi fatto non si ripetano”.

Venezia, l’addio a Vera Myrtaj tra abbracci e fiori. La mamma: «Non piango, ora tu sarai felice»
La litania della madre in cimitero. Il sindaco: fare di tutto perché non accada più
«Cuore mio, bambina mia, la mamma non sta piangendo, vuole che tu sia felice». Sono le parole che ha urlato al cielo mercoledì mattina la madre di Vera Myrtaj, mentre la bara con la salma della figlia veniva riposta dai fratelli in cimitero (in albanese, nello loro lingua). «La mamma non piange, è felice perché tu starai felice, anima mia», ha continuato a ripetere rivolgendosi alla figlia più e più volte per tutta la durata della sepoltura, con toni simili a quelli di un canto, come a dedicarle una litania.
Momento difficile Dopo i funerali celebrati in mattinata in forma privata con rito ortodosso, il carro funebre ha accompagnato la salma al cimitero di Spinea, dove almeno ducento persone ne attendevano l’arrivo. La bara è stata adagiata sul fondo della fossa dai fratelli della giovane e dagli altri uomini della famiglia, poi le donne, strette attorno alle figlie, hanno raccolto zolle di terra e sbriciolate sulla tomba, mentre il canto della madre seguitava. «Non potevamo non esserci, si deve fare di tutto perché questi fatto non si ripetano. È un momento molto difficile per la comunità di Spinea — ha commentato il sindaco Martina Vesnaver presente assieme all’assessore Franca Zamengo — siamo vicini al dolore dei familiari a cui portiamo il nostro più sentito cordoglio».
La folle gelosia C’erano anche un gran numero di giovanissimi, compagni di classe delle figlie di Vera accompagnati dalle loro insegnanti e molti altri alunni degli stessi istituti assieme ai genitori. È stata proprio la figlia maggiore, 15enne, a ritrovare il corpo morto della madre dopo aver fatto ritorno a casa verso le 22. La donna è stata uccisa domenica 20 novembre dalla gelosia folle dell’ex marito 41enne Viron Karrabolaj, incapace di sopportare l’idea che la madre delle proprie figlie si fosse ricostruita una vita assieme a un’altra persona dopo che era stato fatto allontanare a seguito di anni di soprusi e violenze.
Con Vera è stato assassinato anche il compagno con cui la donna conviveva da un paio d’anni, il 23enne Flonino Merkuri, accoltellandolo a più riprese nel garage della casa in cui vivevano in Via Leopardi a Spinea. Viron dopo ha scelto di togliersi la vita nel capannone di Chirignago in cui lavorava. «Sappiamo bene cosa ha passato Vera — confessano le amiche della donna chinate di fronte la bara — nessuno sa quanta sofferenza, quanta violenza ha dovuto sopportare, cercando sempre la soluzione migliore per le proprie figlie. Loro erano tutta la sua vita, viveva unicamente per loro».

«La mente ricorda sempre»

Le ragazze ora probabilmente si trasferiranno a casa degli zii, loro tutori legali. «La mente ricorda sempre ciò che il cuore non dimentica mai», hanno scritto i familiari accanto alla foto dell’epigrafe, frase che hanno posto accanto al nastro «Nga familja» (dalla tua famiglia), che ha avvolto la bara interamente ricoperta di fiori della loro Vera.

 


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