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Silvana Spaziani, 46 anni, mamma. Uccisa di botte dal marito, già denunciato tre volte e condannato per maltrattamenti, che, dopo averla picchiata con un’asta di acciaio, la getta dalla tromba delle scale poi la risistema nel letto e chiama direttamente l’agenzia funebre

Giglio di Veroli (Frosinone), 7 Marzo 2014

 


Titoli & Articoli

Marito uccide moglie gettandola dalla tromba delle scale (Corriere della Sera – 7 marzo 2014)
Drammatica vigilia della festa dell’8 marzo in Ciociaria dove si è consumato l’ennesimo, tragico, femminicidio. Al termine di una lite, un uomo di 44 anni ha ucciso la moglie, Silvana Spaziani, 46 anni, scaraventandola nella tromba delle scale, poi ha cercato di nascondere l’omicidio simulando l’incidente domestico. Per tre volte, in passato, era stato denunciato dalla moglie per violenza.
Denunciato tre volte per violenza. Ma neanche il gesto disperato della donna è riuscito a placare la sua furia. I carabinieri hanno ricostruito la dinamica e lo hanno arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Per tre lunghe ore ha provato a difendersi davanti ai magistrati. «È stato solo un incidente», ha ripetuto decine di volte. Poi la drammatica confessione.
La tragedia si è consumata la notte scorsa a Giglio, piccola frazione del comune di Veroli, a pochi chilometri da Frosinone, al termine dell’ennesima lite tra marito e moglie, una coppia in crisi già lacerata dal dolore per la scomparsa nel 2005 del loro unico figlio di 14 anni, morto per una malattia genetica. Da una piccola discussione si è passati presto alle mani, ancora una volta. Già in passato, infatti, il marito, ex operaio che tira avanti con qualche lavoretto saltuario di manovale e giardiniere, aveva picchiato la moglie, due anni più grande di lui. E per quegli episodi era stato tre volte denunciato. La sua violenza era scritta nero su bianco, tutti sapevano dei dissidi tra i due, tanto che i litigi ormai avevano assunto una frequenza pressochè quotidiana.
La confessione dopo tre ore. Nella piccola abitazione di Giglio, una casetta di due piani alla periferia del comune di Veroli, la lite si è però trasformata in tragedia: l’uomo afferra la moglie e la scaraventa sulle scale che portano in taverna. La donna batte violentemente sui nove gradini perdendo i sensi. Il suo corpo esanime, in un lago di sangue, giace al suolo per ore. Il tempo impiegato dall’omicida per provare ad inscenare l’incidente domestico, tanto da chiamare addirittura anche l’impresa di pompe funebri. I carabinieri non credono neanche un minuto alla ricostruzione del marito e pensano subito all’omicidio. I rilievi tecnici condotti dal reparto operativo del comando provinciale di Frosinone daranno loro ragione. Per questo l’uomo viene fermato e condotto in caserma, dove continuerà a negare anche di fronte ai magistrati. Solo tre ore dopo, arriverà l’epilogo con la confessione e l’arresto per omicidio volontario. Nei prossimi giorni sarà eseguita l’autopsia sulla donna, che – secondo le prime informazioni – non sarebbe morta sul colpo ma solo a distanza di qualche ora. Elementi che potrebbero aggravare ancor più la posizione dell’omicida.

 

Donna uccisa dal marito nel Frusinate (La Stampa – 8 marzo 2014)
L’ha colpita ripetutamente con un’asta di ferro presa da un armadio, l’ha spinta per le scale e poi l’ha lasciata morire agonizzante nel letto, dopo che lui si era addormentato. Si è consumato così giovedì notte l’omicidio di Silvana Spaziani, 46 anni, uccisa dal marito Sebastiano Fedele, 44 anni, arrestato ieri dai carabinieri. È questo il quadro dell’ omicidio avvenuto a Giglio di Veroli nel Frusinate, che emerge dalle indagini dei carabinieri di Frosinone e della procura, coordinate dal pm Adolfo Coletta. Dopo averla malmenata con l’asta di ferro, su cui sarebbero state trovate tracce di sangue, l’uomo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha spinto la moglie facendola cadere dalle scale della loro modesta abitazione al Giglio di Veroli, dove si erano trasferiti, da poco, da Torrice, altro paese vicino a Frosinone. A quel punto l’ha presa e adagiata nel letto, prima di addormentarsi. Quando, dopo alcune ore, si è svegliato, la donna era morta. Così si è rivolto a un suo amico che gestisce un’agenzia di pompe funebri. Da quanto accertato dagli investigatori, l’operaio non ha chiamato il 118 per far soccorrere la moglie.
Rapporti sempre tesi, continue liti tra le mura domestiche. Fino all’ultima, quella nella tarda serata di giovedì, culminata con la morte della moglie di 46 anni, spinta sulla ripida scala di casa. Sebastiano Fedele, 44 anni, l’operaio accusato di omicidio, ha trascorso la prima notte nel carcere di Frosinone. I rapporti tra lui e la moglie erano peggiorati, come emerso dalle indagini, dopo la morte dell’unico figlio avvenuta nel 2005 per una grave malattia genetica, quando aveva quattordici anni. Da allora, tra i coniugi i litigi erano diventati sempre più frequenti, quasi all’ordine del giorno. L’uomo era già stato denunciato per maltrattamenti in famiglia dalla moglie, che però aveva sempre continuato a restare con lui.

 

 

Frosinone, donna uccisa dal marito: anni di litigi e botte dopo la morte del figlio (il Messaggero – 8 marzo 2014)
L’ha colpita ripetutamente con un’asta di ferro presa da un armadio, l’ha spinta per le scale e poi l’ha lasciata morire agonizzante nel letto, dopo che lui si era addormentato. Si è consumato così giovedì notte l’omicidio di Silvana Spaziani, 46 anni, uccisa dal marito Sebastiano Fedele, 44 anni, arrestato ieri dai carabinieri. È questo il quadro dell’ omicidio avvenuto a Giglio di Veroli nel frusinate, che emerge dalle indagini dei carabinieri di Frosinone e della procura, coordinate dal pm Adolfo Coletta.
Dopo averla malmenata con l’asta di ferro, su cui sarebbero state trovate tracce di sangue, l’uomo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha spinto la moglie facendola cadere dalle scale della loro modesta abitazione al Giglio di Veroli, dove si erano trasferiti, da poco, da Torrice, altro paese vicino a Frosinone. A quel punto l’ha presa e adagiata nel letto, prima di addormentarsi. Quando, dopo alcune ore, si è svegliato, la donna era morta. Così si è rivolto a un suo amico che gestisce un’agenzia di pompe funebri. Da quanto accertato dagli investigatori, l’operaio non ha chiamato il 118 per far soccorrere la moglie. Tra i due, sposati da 24 anni, i rapporti sono sempre stati difficili. La morte per distrofia muscolare del figlio 14enne avvenuta 8 anni fa, ha acutizzato i problemi economici.
Lui era già stato denunciato dalla moglie per violenze domestiche nel 2009 e condannato in primo grado alla pena di un anno di carcere a cui aveva fatto appello. Da allora nessuna denuncia e tre anni fa, da Torrice si sono trasferiti nella casa di Veroli dove, però, secondo i carabinieri e le testimonianze dei vicini i maltrattamenti sarebbero continuati. Lei, però, complice anche un difficile rapporto con la famiglia d’origine, se avesse pensato di lasciare il marito, probabilmente non avrebbe saputo dove andare. Adesso il marito è in carcere a Frosinone accusato di omicidio. Saranno i carabinieri del Ris di Roma a eseguire ulteriori ispezioni e rilievi per l’omicidio di Silvana Spaziani.

Donna uccisa dal marito: anni di litigi e botte dopo la morte del figlio (il Gazzettino – 9 marzo 2014)
Anni di litigi, di botte, di denunce e anche di condanne in primo grado; un finale già scritto quello che è culminato, tra giovedì e ieri, con un vero caso di femminicidio proprio alla vigilia della festa della donna. La morte di Silvana Spaziani, 46enne di Veroli, sarebbe avvenuta, secondo una prima versione del marito, Sebastiano Fedele, 45 enne, cadendo accidentalmente dalle scale, giovedì sera. Ieri pomeriggio, interrogato per tre ore dai carabinieri della stazione di Veroli e da quelli della compagnia di Alatri, l’uomo ha ammesso di aver spinto la donna durante una lite, ma non con l’intenzione di farle ruzzolare giù per i 13 gradini della scala interna alla loro abitazione in via in via Mignardi in località Giglio a Veroli. Dopo quello che lui sosteneva essere un incidente, avrebbe raccolto la moglie ferita mettendola a letto. Poi, alle tre di notte si è accorto che la donna era morta. Per questo ha chiamato l’amico che lavora per un’agenzie di pompe funebri chiedendo di preparare il funerale. Al loro arrivo, però i dipendenti dell’agenzia si sono accorti che qualcosa non quadrava, le tracce di sangue, le ferite, una situazione sospetta per la quale era consigliabile avvisare i carabinieri. Sospetti fondati dato che, in seguito all’interrogatorio, è emerso che l’uomo avrebbe spinto la donna dalle scale e, nel corso dell’ispezione della casa poi sequestrata, sono state trovate macchie di sangue non compatibili con il racconto. Verifiche anche su una sbarra di acciaio con cui, non si esclude, la donna potrebbe essere stata picchiata ed infatti, gli investigatori sospettano che la donna sia volata giù dalle scale proprio a conclusione di una serie di colpi ricevuti. Restano però ipotesi che dovranno essere confermate dall’autopsia che si svolgerà la prossima settimana e i rilievi del Ris. Tra i due, sposati da 24 anni, i rapporti sono sempre stati difficili. La morte per distrofia muscolare del figlio 14enne avvenuta 8 anni fa, ha acutizzato i problemi economici. Lui era già stato denunciato dalla moglie per violenze domestiche nel 2009 e condannato in primo grado alla pena di un anno di carcere a cui aveva fatto appello. Da allora nessuna denuncia e tre anni fa, da Torrice si sono trasferiti nella casa di Veroli dove, però, secondo i carabinieri e le testimonianze dei vicini i maltrattamenti sarebbero continuati. Lei, però, complice anche un difficile rapporto con la famiglia d’origine, se avesse pensato di lasciare il marito, probabilmente non avrebbe saputo dove andare. Adesso il marito è in carcere a Frosinone accusato di omicidio.


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