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Sebastiano Fedele, 45 anni, operaio, padre. Già denunciato per violenze domestiche, condannato a 4 anni ma libero in attesa dell’appello, ammazza di botte la moglie e la getta dalle scale. La raccoglie, la sistema nel letto e chiama direttamente l’agenzia funebre. Condannato a 30 anni in primo grado, ridotti a 20 in appello

Giglio di Veroli (Frosinone), 7 Marzo 2014

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Titoli & Articoli

Frosinone, donna uccisa di botte dal marito. Era già stato condannato per maltrattamenti (la Repubblica – 8 marzo 2014)
Dopo l’aggressione l’uomo si era messo a dormire lasciando la moglie agonizzante. La relazione tra i due era peggiorata dal 2005, dopo la morte del loro unico figlio. Ispezione del Ris nella casa a Giglio di Veroli
Una storia di disperazione e malattia fa da sfondo all’efferato delitto di Giglio di Veroli, in provincia di Frosinone dove la scorsa notte Silvana Spaziani, 46 anni, è stata uccisa dal marito Sebastiano Fedele, operaio di 44 anni. In seguito all’arresto dell’uomo nuovi dettagli sono emersi dalle indagini dei carabinieri di Frosinone e della procura, coordinate dal pm Adolfo Coletta. La relazione tra marito e moglie era peggiorata negli ultimi tempi, come emerso dalle indagini, dopo la morte dell’unico figlio avvenuta nel 2005 per una grave malattia genetica, quando aveva quattordici anni. Durante una delle tante liti domestiche tra i due, Fedele aveva colpito la moglie ripetutamente con un’asta di ferro presa da un armadio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, ha poi spinto la moglie facendola cadere dalle scale della loro modesta abitazione al Giglio di Veroli, dove si erano trasferiti, da poco, da Torrice, altro paese vicino a Frosinone. A quel punto l’ha presa e adagiata nel letto, prima di addormentarsi. Quando, dopo alcune ore, si è svegliato, la donna era morta. Così si è rivolto a un suo amico che gestisce un’agenzia di pompe funebri. Da quanto accertato dagli investigatori, l’operaio non ha chiamato il 118 per far soccorrere la moglie.
I rapporti tra i due erano da anni sempre tesi con continue liti tra le mura domestiche. Fino all’ultima, quella nella tarda serata di giovedì, culminata con la morte della moglie. Lui, il marito, Sebastiano Fedele, ha trascorso la prima notte nel carcere di Frosinone. Dal 2005, quando morì il loro unico figlio per una malattia genetica, il rapporto tra marito e moglie era peggiorato. Da allora, solo litigi sempre più frequenti, quasi all’ordine del giorno. L’uomo era già stato denunciato per maltrattamenti in famiglia dalla moglie, che però aveva sempre continuato a restare con lui. Era anche stato condannato in primo grado a quattro anni di carcere Sebastiano Fedele, la condanna in primo grado era stata però sospesa in attesa dell’appello.
Gli investigatori hanno ricostruito uno spaccato familiare terrificante: la donna, come la stessa suocera, venivano puntualmente picchiate e maltrattate da quel marito-figlio padrone. Sebastiano Fedele, due anni fa, aveva colpito all’addome con una roncola la madre che si salvò per miracolo. L’altra sera l’ennesima, drammatica lite a colpi di mazza in ferro. Poi l’epilogo con il volo dalle scale della moglie. L’autopsia, che verrà svolta lunedì, potrebbe chiarire tanti altri aspetti della vicenda. Certo è che Sebastiano Fedele, dopo aver raccolto la moglie agonizzante dalle scale, l’ha adagiata sul letto e si è messo a dormire. Quando si è svegliato e si è accorto che la moglie era morta, ha pensato di mettere in atto una commedia: ha chiamato la ditta delle onoranze funebri sostenendo che la moglie era morta di malore. Gli addetti alla preparazione della salma, viste le tante ecchimosi, hanno deciso di chiamare i carabinieri.
Ora sarà il Ris di Roma a eseguire ulteriori ispezioni e rilievi. I carabinieri del comando provinciale di Frosinone, che indagano sull’omicidio, hanno richiesto l’intervento degli uomini del reparto investigazioni speciali di Roma. Il sopralluogo nella casa di Veroli è previsto tra una decina di giorni. I militari dell’Arma del colonnello Antonio Menga e del tenente colonnello Ferdinando Maisto, vogliono sgomberare il campo da alcuni dubbi sul racconto fatto dall’operaio di 44 anni, finito in carcere con l’accusa di omicidio. L’uomo in un primo momento avrebbe parlato di fatto accidentale, poi avrebbe ammesso di aver spintonato la moglie facendola cadere dalle scale.

 

Omicidio Spaziani: condanna ridotta a 20 anni per Sebastiano Fedele (Ciociaria Oggi – 16 marzo 2016)
Trent’anni in primo grado. Venti in appello. Pena ridotta di un terzo per Sebastiano Fedele, 46 anni, di Veroli, accusato dell’assassinio di Silvana Spaziani, la moglie, anche lei 46enne. I fatti si svolsero nella notte tra il 6 e il 7 marzo del 2014, alla vigilia della festa della donna. Festa tragica per il Giglio di Veroli dove la coppia viveva in un’abitazione di via I Mignardi. Ieri, il procuratore generale della Corte d’appello ha puntato alla conferma della condanna inflitta dal gup di Frosinone con rito abbreviato. La difesa, rappresentata dall’avvocato Giampietro Baldassarra, ha chiesto di considerare le aggravanti equivalenti alle attenuanti. E così giudici hanno fatto decidendo per lo sconto di pena, derivante anche dal rito. Il delitto era stato scoperto su segnalazione dell’impresa di pompe funebri contattata dall’imputato.
Le indagini, condotte dai carabinieri, anche con il Ris, avevano puntato sul marito della vittima, subito arrestato. In tribunale, c’era stato uno scontro di perizie tra accusa e difesa. La prima riteneva che le botte inferte dal marito non sono la causa della morte. La morte, sostiene l’accusa, sarebbe stata provocata per soffocamento e a riprova di ciò ci sarebbero dei segni ritrovati sul volto della donna. Il perito nominato dalla difesa aveva avvalorato la tesi della morte causata dall’aggressione subita dalla donna che sarebbe stata percossa con un bastone d’acciaio. L’uomo, una volta rincasato dopo il lavoro, avrebbe trovato la donna a letto. Avrebbe preteso la cena e da lì era nata una violenta discussione. L’uomo ha sostenuto di non aver voluto uccidere la donna, che riportò le fratture di costole, omero, femore, perone e braccia, e che questa sarebbe caduta dalle scale, salvo poi morire al letto. Parte civile l’avvocato Francesca Gatta per la madre della vittima, Giuseppa De Camillis.


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