Lucia Cosentino, 51 anni, badante, mamma. Soffocata e massacrata dal fidanzato
Lucia aveva più volte cercato di interrompere la relazione con Antonino, ossessivo e violento. La pedinava e la chiamava anche 90 al giorno, iniziando alle 6 di mattina. Ma quella mattina non lo ha fatto…
Antonino Portale, 52 anni, agricoltore, aveva sposato la sorella di Lucia. “Forse qualcuno era geloso di me”, ipotizza. Accusato di stalking e omicidio, condannato a 30 anni con rito abbreviato.
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Antonino Portale è stato condannato a trenta anni di carcere per l’omicidio dell’ex compagna Lucia Cosentino, una badante di 51 anni uccisa a Catania il 16 gennaio 2011 all’interno dell’abitazione dell’anziana di 91 anni che accudiva.
La sentenza è stata emessa del giudice per le indagini preliminari Dora Catena, che ha giudicato l’imputato con il rito abbreviato. Per Portale l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Antonella Barrera, aveva chiesto l’ergastolo.
Il gup di Catania ha disposto anche l’interdizione dai pubblici uffici per gli anni della condanna di Portale che dovrà pagare una provvisionale di trentamila euro ai figli della Cosentino.
La vittima venne colpita alla testa con un corpo contundente. Fu trovata con il cranio fracassato e un cuscino sul volto, come se fosse stata soffocata. Nessun segno di effrazione sulla porta dell’appartamento da cui l’assassino era entrato e uscito. E il 19 aprile gli agenti della Squadra mobile arrestarono con l’accusa di omicidio e stalking Portale, l’ex fidanzato della badante.
Per gli investigatori la donna sarebbe stata uccisa perché voleva interrompere una relazione diventata a suo dire un tormento.
Secondo i rilievi della Scientifica ci sarebbe stato del dna di Portale nell’abitazione in cui si e’ consumato il delitto e tracce ematiche della vittima su un capo di abbigliamento dell’indagato. Più volte sono stati compiuti sopralluoghi da parte della polizia scientifica senza pero’ trovare traccia del Portale. I difensori presenteranno ricorso in appello.
Si è concluso ieri con una condanna a 30 anni di carcere il processo per l’omicidio di Lucia Cosentino, la 51enne uccisa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2011 nell’abitazione in cui lavorava come badante, nella zona del lungomare Ognina a Catania. Unico imputato nel procedimento, celebrato con rito abbreviato, era l’ex fidanzato della vittima, Antonino Portale, 52 anni.
L’uomo, in carcere dall’aprile dello scorso anno, si è sempre detto innocente e la sua difesa, l’avvocato Miriam Condorelli, ha cercato in ogni modo di ottenere la sua assoluzione: Il vero assassino è fuori, in carcere resta un innocente. Portale è stato condannato senza che siano stati analizzati gli elementi di prova trovati nella stanza dove Lucia Cosentino fu assassinata il 16 gennaio e cioè il Dna di un’impronta palmare trovata nella stanza, un capello per il quale la Procura non aveva disposto un esame mitocondriale. Non abbiamo una comparazione fra il dna rilevato dal capello e quello dell’impronta palmare. L’impronta e il capello non appartengono al Portale, questa è una certezza. E poi ancora la macchia trovata sullo stipite interno dell’appartamento non è stata analizzata. Non è stato altresì analizzato il reperto n. 1, cioè una strisciata di sangue proveniente dalle mani dell’assassino lasciata sull’interruttore della luce all’interno della stanza dove è stata la vittima.
Svolta nelle indagini sull’omicidio della badante di 51 anni, Lucia Cosentino, assassinata la notte tra il 15 e il 16 gennaio scorsi nella casa in cui lavorava, in uno stabile del lungomare Ognina, una zona residenziale di Catania: agenti della squadra mobile della Questura hanno arrestato per omicidio e stalking il suo ex fidanzato, Antonino Portale, di 52 anni.
Secondo l’accusa, l’uomo l’avrebbe assassinata perché la donna voleva troncare la loro tormentata relazione. Tra gli elementi a suo carico la polizia cita il ritrovamento del Dna del presunto omicida sulla scena del crimine e di tracce di sangue della vittima su un capo di abbigliamento dell’indagato. Lucia Cosentino fu uccisa nel suo letto, con il cranio completamente sfondato e il cuscino pressato sul volto. A scoprire il cadavere fa la novantenne che la badante accudiva. Nei confronti di Portale la squadra mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catania su richiesta della locale Procura della Repubblica.
”Anche se sono sospettato di essere io l’assassino di Lucia, sono tranquillissimo. Noi eravamo una coppia che si amava. La cosa che non capisco è chi e perchè abbia fatto una cosa del genere”. Si era difeso così con i cronisti che lo hanno intervistato tre giorni dopo il delitto, Antonio Portale.
L’avvocato che lo difende, Miriam Condorelli dello studio Trantino, ribadisce l’estraneità al delitto del suo assistito spiegando che il ritrovamento del Dna e del sangue vanno datati e contestualizzati. La penalista non ha ancora parlato con Portale perchè il Gip ha differito l’interrogatorio e il legale non ha potuto prendere visione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’uomo, che fa l’agricoltore in un paese alle pendici dell’ Etna, era uno dei due sospettati dalla polizia. Sul delitto aveva detto di ”non avere alcuna idea a riguardo, nè alcun sospetto su chi possa avere fatto una cosa del genere”. ”Forse – aveva ipotizzato – qualcuno che era geloso di me, del fatto che noi stavamo insieme, che, quando potevamo, ci vedevamo. Non avevamo segreti tra noi e ci volevamo bene”.
Controlli su celle telefoniche e tabulati dei telefonini della vittima e dell’indagato e accertamenti incrociati sui loro Dna: sono gli elementi che hanno portato la squadra mobile di Catania ad arrestare Antonino Portale, 52 anni, con l’accusa di avere ucciso, per gelosia, il 16 gennaio scorso, la sua fidanzata, Lucia Cosentino…
Cosentino e Portale erano uniti, oltre che da una relazione che la donna voleva troncare, da antichi vincoli familiari: i due erano ex cognati, in quanto l’uomo aveva sposato, in una precedente relazione, la sorella della vittima.
La polizia scientifica ha scoperto che l’uomo, per diversi giorni, è rimasto davanti il palazzo dove Lucia Cosentino lavorava, per controllare i suoi movimenti. Aveva dai 43 ai 90 contatti telefonici giornalieri con la donna, che era stanca delle gelosia del compagno. Secondo la squadra mobile l’uomo era solito chiamarla ogni mattina alle 6, ma il giorno del delitto non lo ha fatto. Dalla scena del delitto sono scomparsi un computer portatile, due cellulari in uso alla vittima. I due telefonini risultano attivi, nelle ore subito dopo il delitto, nella zona di Castiglione di Sicilia, paese delle colline dell’Etna dove abita l’indagato. Infine, una macchia di sangue della donna è stata rilevata sui pantaloni dell’uomo, nonostante la squadra mobile li abbia trovati già lavati, e il Dna rintracciato sui sedili dell’auto dell’arrestato è uguale a quello trovato nella biancheria intima che la donna indossava al momento del delitto. Il provvedimento restrittivo per omicidio e stalking è stato emesso dal Gip …