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Lucia Bellucci, 31 anni, estetista. Uccisa dall’ex fidanzato a coltellate

Pinzolo (Trento), 9 Agosto 2013

luciaLei lo aveva lasciato ma lui le aveva inviato più di 10mila messaggi e alla fine lei aveva accettato l’invito per la loro ultima cena. 

 


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Omicidio Lucia Bellucci, la sorella: “Non sono riuscita a salvarla dal mostro”
OTTOCENTOSESSANTA pagine di messaggi solo negli ultimi due mesi. E’ stata una vera persecuzione quella messa in atto dall’avvocato Vittorio Ciccolini nei confronti dell’ex fidanzata Lucia Bellucci (si erano lasciati a fine 2012) nelle settimane che hanno preceduto l’assassinio. A rivelarlo, a pochi giorni dal processo, che si celebrerà l’8 ottobre a Trento, è la sorella della vittima, Elisa: «Ho scaricato sul computer tutti gli sms di Ceccolini che erano contenuti nello smartphone di Lucy inviati dall’inizio di giugno dell’anno scorso al 9 agosto (data dell’omicidio, ndr) e ci ho riempito 860 pagine del programma Word. In pratica 15 pagine al giorno, un’infinità di messaggi, in tutto forse più di 10mila, molti dei quali “pesantissimi”: minacce di suicidio, cattiverie… che poi si trasformavano in parole d’amore per ridiventare subito dopo frasi volte a scatenare sensi di colpa. Sapevo che la “tartassava” e che Lucia ci stava molto male, con ripercussioni anche sulla sua salute, tanto che a volte mi chiamava e mi diceva che aveva il vomito, ma non avrei mai immaginato una cosa del genere. Se solo avessi controllato una volta il telefono di mia sorella quand’era in vita le avrei detto subito di stargli assolutamente lontano e di denunciarlo».
ELISA, poi, ci tiene a precisare un aspetto: «E’ incomprensibile — afferma — che anche di fronte ad un reato cosi grave come un omicidio, spesso donne incolpevoli debbano essere messe sotto esame più di quanto accada all’assassino. Si scava nella loro vita, nel loro passato, quasi si volesse per forza colpevolizzarle di qualcosa. Questo atteggiamento di pregiudizio e di discriminazione è gravissimo. E’ stato commesso il reato peggiore, il colpevole è uno e non ci sono fotoromanzi da raccontare. Mia sorella era una ragazza normale, semplice, dolcissima, adorata da tutti, con una sua storia fatta di momenti belli e brutti, come accade a ciascuno di noi. L’unica sua colpa è stata quella di avere incontrato sulla sua strada un mostro e di avergli dato fiducia. E’ stata attirata in una trappola con l’inganno, facendo leva sul senso di colpa, con il ricatto, con la scusa del “lasciamoci da amici, vediamoci l’ultima volta e poi giuro che non ti stresso più”. Un tranello nel quale donne troppo buone cadono spesso. Ciccolini deve vergognarsi di se stesso e riflettere per il resto della sua vita sul male che ha fatto e che ha dentro di sé. Se fosse realmente pentito, non avrebbe la forza neppure di difendersi e accetterebbe le conseguenze dell’orrore che ha compiuto, perché non solo la vita di Lucia ma anche la nostra vita, mia, di mio fratello Carlo e dei nostri genitori Giuseppe e Maria Pia, è distrutta per sempre a causa sua».
GIOVEDÌ a Pergola, con inizio alle 21,si terrà la fiaccolata organizzata dall’amministrazione comunale in ricordo di Luciache proprio il 2 ottobre avrebbe compiuto 33 anni, poi, l’8, come detto, si celebrerà il processo al Tribunale di Trento a carico di Ciccolini, con rito abbreviato, così come richiesto dai suoi 3 legali. Processo che sarà seguito dal sindaco pergolese Baldelli e al quale parteciperanno il babbo, la mamma, il fratello gemello, la sorella e lo zio paterno della vittima, Alfonso, a cui spettò il drammatico compito del riconoscimento il 12 agosto dell’anno scorso. Ci saranno anche i legali di tutte le parti civili: oltre alla famiglia, l’ex marito di Lucia, Paolo Cecchini; il fidanzato Marco Pizzarelli e l’associazione veronese contro il femminicidio, “Isolina”.

Omicidio di Lucia Bellucci, parla il padre: «Nessun risarcimento, come se la sua vita non avesse valore»
Il 4 ottobre Lucia Bellucciavrebbe compiuto 40 anni. Otto anni fa, il 10 agosto, l’avvocato Vittorio Ciccolini, il suo ex fidanzato la uccise. La loro storia era finita, lui chiese un appuntamento alla sua ex che nel frattempo da Pergola dove viveva in provincia di Pesaro Urbino era andata a lavorare in una Spa in Trentino, lei era estetista. Con la scusa di quell’incontro, poi l’ammazzò.
«Negli anni scorsi, assieme a nostri familiari ed agli amici di Lucia organizzavamo una passeggiata in paese. Era il nostro modo di ricordarla. La pandemia ha fatto interrompere questa tradizione e quest’anno non ci siamo sentiti di riprenderla», dice Giuseppe Bellucci, il padre di Lucia. «Non passa giorno che mia moglie ed io assieme ai fratelli di Lucia, che aveva un gemello, non ci chiediamo come sarebbe stata la sua vita. Vita è una parola grande. Noi abbiamo sempre dato un grande valore a questa parola, ma ci siamo resi conto che invece la vita di nostra figlia non ha avuto un valore per il suo omicida e non ha avuto un valore quantificato dopo che le era stata tolta», riflette papà Giuseppe, «non abbiamo ricevuto alcun risarcimento per la morte di Lucia. Negli anni del processo abbiamo fatto fare accertamenti patrimoniali sul suo assassino ed è risultato che l’avvocato Ciccolini fosse nullatenente. Lui ha tolto la vita a nostra figlia, lui è in carcere, ma non abbiamo avuto nessun indennizzo, avremmo dovuto intentare una causa civile, non ce la siamo sentiti eravamo psicologicamente molto provati. Magari quel danaro poteva servire ad aiutare i fratelli».
Il tempo passa, più per gli altri che per i familiari. «Nel tempo, il dolore è rimasto soltanto nostro. Come è normale che sia», aggiunge il dottor Giuseppe, che era medico, ora è in pensione, «mia moglie un anno o due fa, scrisse una lettera a quell’essere. Non so esattamente cosa gli abbia scritto anche perché non ho voluto leggerla, non ho approvato questa sua decisione. Ma lei aveva sentito la necessità di chiedergli il perché di questo suo gesto. Lui ha risposto. Mi risulta, ma non ho voluto leggere la lettera, che abbia chiesto scusa ma capite bene che sono scuse indotte. Da parte sua non c’è stato alcun gesto spontaneo. Lui sottolineava spesso che «è stato agito» lasciando intendere un vizio mentale, parole senza senso. Durante il processo noi abbiamo temuto che gli venisse riconosciuta la parziale infermità di mente, così non è stato. Io ero un medico condotto forse tra i pochi che ancora avevano la condotta sono andato in pensione lo scorso anno. Andare in pensione non è stato di grande giovamento la professione mi aiutava a non pensare. Immaginavo che la mia vecchiaia fosse diversa, la perdita di un figlio non è un dolore descrivibile, ci convivi non lo superi», conclude


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