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Leonardo Fresta, 40 anni, panettiere, padre. Pregiudicato per reati contro il patrimonio e indagato per associazione mafiosa. Rinviato a giudizio per aver ucciso la moglie massacrandola di botte

Macchia di Giarre (Catania), 10 Luglio 2022


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Donna morta in casa, fermato il marito: “sotto shock da due giorni”
L’uomo è noto alle forze dell’ordine anche per reati di mafia
E’ stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria con l’accusa di omicidio volontario il marito di Debora Catena Pagano. Si chiama Leonardo Fresta e ha 40 anni. Ha precedenti penali per reati contro il patrimonio e attualmente e’ indagato per 416 bis nel processo Caos contro esponenti del clan di mafia Brunetto.
La notizia e’ stata confermata dal legale dell’uomo, Salvatore La Rosa. Il penalista ha sottolineato che “l’autopsia non e’ stata ancor fissata” e che “dall’esame autoptico potranno emergere risultati che potrebbero ribaltare la tesi dell’accusa”. Il legale ha aggiunto: “Il mio assistito ha trovato la moglie morta a casa venerdì sera ma ha avvertito il 118 soltanto ieri. E’ rimasto due giorni sotto choc senza riuscire a capire cosa fosse successo e neppure lui sa spiegare bene il perché”.
Catena “Deborah” Pagano per quasi 48 ore è rimasta a terra priva di vita nel bagno di casa sua
in via Principessa Mafalda a Macchia di Giarre nel catanese. In piena estate con temperature che superano i 35 gradi. Secondo la procura di Catania la 32enne mamma di una bimba di sette anni è stata uccisa venerdì dal marito Leonardo Fresta che ha chiamato i soccorsi soltanto domenica poco dopo le ore 14.

Deborah, il buco nero di due giorni: cosa ha fatto il marito?
Catena Deborah Pagano è morta venerdì 8 luglio. Ma il suo cadavere è stato scoperto solo domenica scorsa. Leonardo Fresta, in carcere con l’accusa di omicidio, ha chiamato i soccorsi solo due giorni dopo. Perché? Le spiegazioni fornite agli inquirenti nel corso dell’interrogatorio e le precisazioni al gip durante la convalida non hanno certo risposto a questo interrogativo. Almeno per i magistrati.
Medici e i soccorritori hanno trovato la giovane mamma nel piccolo bagno, a pochi centimetri dalla doccia, piena di lividi e con fratture alla costola e allo sterno. Come se fosse stata vittima di un pestaggio. Non è ancora chiaro  – e da parte degli investigatori c’è il massimo riserbo – se il corpo sia stato spostato. E se, quindi, il decesso sia avvenuto all’intero della toilette del civico 33 di via Principessa Mafalda a Macchia di Giarre. Le stanze della casa erano macchiate di sangue: il luminol ha ‘acceso’ la scena del crimine in diversi angoli. Tracce ematiche sparse in giro che però erano state cancellate.
Una cosa certa è che Leonardo Fresta in quei due giorni con il cadavere ha deciso di pulire casa. Ma è anche uscito, forse a sbrigare commissioni e avrebbe anche incontrato delle persone. Nelle carte si parla anche di una sua ‘capatina’ ad assistere alla cronoscalata Giarre – Milo: ma è un aspetto che pare non essere stato riscontrato dalle indagini. Nelle mani degli inquirenti ci sono immagini delle telecamere, piazzate vicino all’abitazione incriminata e nella frazione giarrese, che mostrano i suoi ‘movimenti’ in quelle 36 ore.
Sono stati sequestrati anche i cellulari dell’indagato: nella scatola nera dello smarthphone potrebbero nascondersi conversazioni o chat che potrebbe aiutare a ricostruire il ‘buco nero’ temporale dalla morte di Deborah (venerdì sera) alla telefonata al 118 (domenica mattina). Fresta forse avrebbe voluto inscenare meglio “il malore” della moglie di cui parla nei verbali di interrogatorio. O addirittura avrebbe progettato di disfarsi del corpo. Qualcosa potrebbe essere andato storto e alla fine, con le spalle al muro, non avrebbe potuto fare altro che chiamare i soccorsi. Gli stessi suoceri hanno saputo della morte della figlia solo domenica. Leonardo, che continua però a professarsi innocente, lo scorso weekend ha anche potuto spostarsi senza intoppi. La figlia di 7 anni era infatti con i nonni materni nel borgo messinese di Letojanni, cittadina dove ieri c’è stato l’ultimo saluto a Deborah.
Mancano ancora tanti tasselli di questa tragedia. Gli investigatori non hanno smesso di scavare. L’inchiesta non si è certo conclusa con il fermo del 40enne, che sta anche affrontando un processo d’appello per mafia.

La morte di Debora Pagano a Giarre, rinviato a giudizio il compagno Leonardo Fresta
Undici mesi fa la tragica morte, ieri il rinvio a giudizio dell’uomo accusato di averla uccisa. Si aprirà nei prossimi mesi il processo per il femminicidio di Catena Pagano, da tutti chiamata Deborah, la 31enne di Letojanni uccisa l’8 luglio scorso a Giarre dove viveva con il compagno, il 40enne giarrese Leonardo Fresta, con parecchi precedenti alle spalle.
Proprio l’uomo che diceva di amarla,
rinchiuso nel carcere di Enna da quei giorni, è accusato di omicidio volontario aggravato e ieri il gup Luigi Barone del Tribunale di Catania ha disposto il processo davanti la Corte d’assise, accogliendo la richiesta dei magistrati Fabio Scavone e Fabio Platania della Procura della Repubblica, che hanno coordinato le indagini condotte dai Carabinieri della Compagnia di Giarre e del Comando provinciale. Fresta, difeso dall’avv. Salvatore La Rosa, è accusato di aver ucciso la donna “colpendola su varie parti del corpo e procurandole ecchimosi e contusioni sparse, nonché la frattura dello sterno, annegandola all’interno della vasca da bagno fino a determinarne l’asfissia meccanica, primitiva e violenta.

 


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