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Catena Deborah Pagano, 31 anni, mamma. Massacrata di botte e lasciata morire in bagno dal marito che chiama i soccorsi due giorni dopo

Macchia di Giarre (Catania) , 10 Luglio 2022


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Morte di Deborah Pagano, la donna è stata picchiata fino alla morte: il marito resta in carcere
Diversi gli elementi che condannano Leonardo Fresta, 40 enne panettiere di Giarre, come esecutore dell’omicidio della moglie. L’uomo aveva lanciato l’allarme trentacinque ore dopo il decesso della donna
Sono giunte a un punto di svolta le indagini sulla morte di Catena Pagano, da tutti conosciuta come Deborah. La donna, commessa a Taormina, è deceduta nella serata di venerdì 8 luglio, nella sua abitazione di Macchia di Giarre. A lanciare l’allarme il marito, tuttavia circa trentacinque ore dopo. Questo uno dei motivi per cui l’uomo, Leonardo Fresta, accusato dell’omicidio della moglie, rimarrà in carcere. La coppia viveva con la figlia, che la tragica serata della morte della madre non era in casa, ma dai nonni per trascorrere il fine settimana.
MORTE DEBORAH PAGANO: I SOCCORSI CHIAMATI DUE GIORNI DOPO E UNA “INGIUSTIFICATA” PULIZIA DELLA CASA
Sono tanti i punti incongruenti nella deposizione dell’uomo, 40 enne panettiere e già pregiudicato.  Innanzitutto lo stacco temporale di oltre un giorno e mezzo tra il momento della morte e quello in cui l’uomo ha dato avviso al 118, in modo particolare perché Fresta ammette di essersi accorto immediatamente del decesso. Poi, le contradditorie versioni rese al personale sanitario del 118 intervenuto sui luoghi, rispetto a quelle fornite nell’immediatezza dei fatti alle Forze dell’ordine e in sede di interrogatorio; il fatto che sul corpo della vittima sono state riscontrate numerose ecchimosi, nonché la frattura dello sterno e di una costola. Elementi che hanno fatto dedurre al medico legale che non si sia trattato di morte naturale.
Inoltre erano presenti anche diffuse tracce ematiche all’interno dell’abitazione, e in ambienti diversi dal bagno, nonché una “generalizzata, e ingiustificata per le circostanze, opera di pulizia dei luoghi“. Infine, l’acquisizione di immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, e le dichiarazioni rese da conoscenti e parenti della famiglia della vittima, hanno contribuito a delineare il quadro della situazione, che inchioda Leonardo Fresta quale autore dell’omicidio della moglie.
Nella giornata di ieri, 13 luglio, si è proceduto all’autopsia del cadavere. In seguito si è poi svolta l’udienza di convalida, in esito alla quale il Gip haconvalidato il fermo emettendo ordinanza di custodia in carcere.

Deborah, il buco nero di due giorni: cosa ha fatto il marito?
Catena Deborah Pagano è morta venerdì 8 luglio. Ma il suo cadavere è stato scoperto solo domenica scorsa. Leonardo Fresta, in carcere con l’accusa di omicidio, ha chiamato i soccorsi solo due giorni dopo. Perché? Le spiegazioni fornite agli inquirenti nel corso dell’interrogatorio e le precisazioni al gip durante la convalida non hanno certo risposto a questo interrogativo. Almeno per i magistrati.
Medici e i soccorritori hanno trovato la giovane mamma nel piccolo bagno, a pochi centimetri dalla doccia, piena di lividi e con fratture alla costola e allo sterno. Come se fosse stata vittima di un pestaggio. Non è ancora chiaro  – e da parte degli investigatori c’è il massimo riserbo – se il corpo sia stato spostato. E se, quindi, il decesso sia avvenuto all’intero della toilette del civico 33 di via Principessa Mafalda a Macchia di Giarre. Le stanze della casa erano macchiate di sangue: il luminol ha ‘acceso’ la scena del crimine in diversi angoli. Tracce ematiche sparse in giro che però erano state cancellate.
Una cosa certa è che Leonardo Fresta in quei due giorni con il cadavere ha deciso di pulire casa. Ma è anche uscito, forse a sbrigare commissioni e avrebbe anche incontrato delle persone. Nelle carte si parla anche di una sua ‘capatina’ ad assistere alla cronoscalata Giarre – Milo: ma è un aspetto che pare non essere stato riscontrato dalle indagini. Nelle mani degli inquirenti ci sono immagini delle telecamere, piazzate vicino all’abitazione incriminata e nella frazione giarrese, che mostrano i suoi ‘movimenti’ in quelle 36 ore.
Sono stati sequestrati anche i cellulari dell’indagato: nella scatola nera dello smarthphone potrebbero nascondersi conversazioni o chat che potrebbe aiutare a ricostruire il ‘buco nero’ temporale dalla morte di Deborah (venerdì sera) alla telefonata al 118 (domenica mattina). Fresta forse avrebbe voluto inscenare meglio “il malore” della moglie di cui parla nei verbali di interrogatorio. O addirittura avrebbe progettato di disfarsi del corpo. Qualcosa potrebbe essere andato storto e alla fine, con le spalle al muro, non avrebbe potuto fare altro che chiamare i soccorsi. Gli stessi suoceri hanno saputo della morte della figlia solo domenica. Leonardo, che continua però a professarsi innocente, lo scorso weekend ha anche potuto spostarsi senza intoppi. La figlia di 7 anni era infatti con i nonni materni nel borgo messinese di Letojanni, cittadina dove ieri c’è stato l’ultimo saluto a Deborah.
Mancano ancora tanti tasselli di questa tragedia. Gli investigatori non hanno smesso di scavare. L’inchiesta non si è certo conclusa con il fermo del 40enne, che sta anche affrontando un processo d’appello per mafia.

Arrivata a Letojanni la salma di Deborah Pagano, oggi i funerali. Il marito resta in carcere
È arrivata giovedì sera a Letojanni la salma di Deborah Catena Pagano, la donna di 31 anni trovata morta venerdì scorso nella sua abitazione di Macchia di Giarre, dove conviveva con il compagno, adesso ristretto in carcere con l’accusa di omicidio. La bara, dopo il via libera della magistratura catanese a seguito dell’esame autoptico, è stata condotta nell’abitazione della madre, dove ad attenderla vi erano familiari, parenti e amici, il sindaco Alessandro Costa e il parroco don Francesco Giacobbe. I funerali si svolgeranno oggi, venerdì 15, alle ore 17, nella chiesa di San Giuseppe e la salma verrà poi tumulata nel locale cimitero. Il sindaco ha proclamato per la giornata di venerdì il lutto cittadino in segno di raccoglimento e cordoglio verso la famiglia, disponendo la chiusura delle attività commerciali durante il periodo di svolgimento delle esequie. Dopo il rito funebre, la salma di Debora Pagano verrà tumulata nel cimitero cittadino.
Leonardo Fresta intanto resta in carcere. «Il quadro indiziario raccolto ha permesso di collocare la morte della donna nella serata di venerdì 8 luglio e di riscontrare una sequela di anomalie comportamentali da parte del fermato che, assieme a quanto risulta dai primi accertamenti del medico legale e dalla sezione investigazioni scientifiche dei carabinieri hanno indotto la Procura all’emissione del fermo». Lo afferma una nota della Procura della Repubblica di Catania in merito alle indagini sulla morte di Deborah Pagano, 32 anni, per la quale è stato fermato il 10 luglio scorso il convivente, Leonardo Fresta, di 40 con l’accusa di omicidio.
L’uomo, che a suo dire era in casa con la vittima, avrebbe dato l’allarme al 118 la mattina di domenica scorsa perché «sotto choc» ma il decesso della donna secondo quanto accertato sarebbe avvenuto il venerdì precedente. Per la Procura le «anomalie” consistono nello «stacco temporale di oltre un giorno e mezzo tra il momento della morte e quello in cui è stato dato avviso dallo stesso Fresta al 118 pur essendosi, a suo dire, “immediatamente reso conto del decesso”. La Procura parla anche di «contradditorie versioni rese al personale sanitario del 118 intervenuto rispetto a quelle fornite nell’immediatezza dei fatti alla polizia giudiziari e a quelle rese in sede di interrogatorio».
Per la Procura etnea inoltre «le indicazioni rilevate sul corpo della vittima da parte del medico legale sono tali da poter ragionevolmente escludere la causa naturale del decesso in forza della presenza di numerose ecchimosi riscontrate in varie parti del corpo e della frattura dello sterno e di una costola». Gli investigatori hanno alche rilevato mediante l’utilizzo del ‘Luminol’ la presenza di «diffuse tracce ematiche all’interno dell’abitazione anche in ambienti diversi dal bagno ed una «generalizzata, ed ingiustificata per le circostanze, opera di pulizia dei luoghi». Gli investigatori hanno inoltre acquisito le immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona e raccolto le dichiarazioni rese da conoscenti e parenti della famiglia della vittima.


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