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Giovanni Padovani, 27 anni, modello e calciatore. Dopo mesi di stalking e un divieto di avvicinamento, aspetta la ex sotto casa e la massacra a martellate e a colpi di panchina. Ergastolo

Bologna, 23 Agosto 2022


Titoli & Articoli

Alessandra Matteuzzi uccisa a martellate: novità sull’ex compagno Padovani in carcere
Alessandra Matteuzzi è la dona uccisa a martellata dall’ex compagno che la perseguitava da tempo. L’uomo è in carcere.
Alessandra Matteuzzi, 57 anni, veniva perseguitata da tempo dal suo ex compagno, Giovanni Padovani, di trent’anni più giovane. Terrorizzata ed esasperata dal pressing dell’uomo, Matteuzzi aveva denunciato l’ex per stalking. In seguito alla denuncia, il giudice aveva stabilito il divieto di avvicinamento imposto a Padovani. Il divieto è stato drammaticamente violato dal soggetto che, nella notte tra martedì 23 e mercoledì 24 agosto, ha avvicinato per l’ultima volta la 57enne in via dell’Arcoveggio, alla periferia di Bologna, uccidendola. La vittima, dopo essere stata a lungo perseguitata, è infine stata aggredita dall’ex compagno che l’ha aggredita e massacrata con inaudita violenza colpendola a bastonate e martellate.
NOVITÀ SULL’EX COMPAGNO PADOVANI IN CARCERE Padovani ha rinunciato al riesame: è questa la novità sul caso della donna uccisa a martellate. La difesa di Padovani a quanto si apprende ha rinunciato a presentare l’istanza. Perciò, per il momento, il giovane rimane in carcere. Sempre la difesa, nel mese di agosto, aveva chiesto che la misura della custodia cautelare in carcere fosse sostituita con quella dei domiciliari nella casa di famiglia del ventiseienne, a Senigallia (Ancona), con l’ausilio del braccialetto elettronico.
La sorella di Alessandra, Stefania, ha raccontato a Domenica In, gli istanti prima che avvenisse la tragedia. “Quel giorno lì (quello dell’omicidio, ndr) io l’ho vista. Mi disse– ha spiegatoStefania alla conduttrice Mara Venier -. che era disperata per Giovanni, che il giorno prima si era presentato di nuovo sotto casa e le aveva staccato la luce. Lei era convinta che lui non ci fosse quella sera, che fosse in Sicilia con la squadra. Volevo che restasse da me a dormire ma lei doveva dare da mangiare al cane. Eravamo a telefono insieme, prima ancora che entrasse dal condominio. Poi a un certo punto ho sentito solo urla di lei e di lui incomprensibili. Non c’ è stato dialogo. Ho chiamato subito i carabinieri con il telefono del mio compagno e intanto al telefono sentivo ancora le urla. Mi sono precipitata da lei a Bologna, ma quando sono era arrivata era già troppo tardi”.
“Quella sera sono andata a casa sua con una scusa – ha continuato il racconto Stefania- Noi ci eravamo allontanate in quel periodo, io avevo paura del comportamento di questa persona, lei però continuava a dargli una possibilità. Lei ha confessato che era disperata. Il 29 luglio è andata a fare la denuncia. Ha fatto finta finta di andare in vacanza per far vedere che non era a casa”.

ALESSANDRA MATTEUZZI: PADOVANI E L’APPUNTO CON LA VOLONTÀ DI UCCIDERLA

“La uccido perché lei mi ha ucciso moralmente”.

Un messaggio agghiacciante, col quale annunciava quel che sarebbe accaduto un mese e mezzo dopo.
Giovanni Padovani, il calciatore 27enne in carcere con l’accusa di aver ucciso a martellate la sua ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, 56 anni, aveva appuntato sul proprio smartphone la criminale volontà, così come ricostruisce il Corriere. Lo aveva scritto sul suo cellulare il 2 luglio 2022, un mese prima dell’omicidio poi compiuto a Bologna. Nella mente dell’ex calciatore della squadra siciliana Sancataldese, si era insinuato un pensiero fisso: vendicare la sua “moralità”. A trovare quell’annuncio di morte nelle note del telefonino, è stato il consulente tecnico nominato dalla Procura, Angelo Musella. L’indagato, arrestato dopo il femminicidio, accusava anche la ex di averlo tradito e diceva che sarebbe finito in “galera”.
Secondo il gip Andrea Salvatore Romito, l’ex modello e calciatore sarebbe “un soggetto animato da irrefrenabile delirio di possesso e incapace di accettare le normali dinamiche relazionali… sia di attivare l’ordinario sistema di freni inibitori delle proprie pulsioni aggressive”.

Subito dopo l’arresto, Padovano avrebbe spiegato alla polizia: “Sospettavo che lei mi tradisse”.

Gli investigatori a questo punto non nutrono più alcun dubbio sulla circostanza che il delitto sia stato premeditato. Stando alla ricostruzione della polizia, riportata nell’ordinanza, il 22 agosto scorso (il giorno prima di uccidere Alessandra) lui l’avrebbe attirata in una trappola, con il solito espediente di staccarle la luce di casa. “Di mattina la donna era stata costretta a scendere nell’atrio per riattivare il contatore” e lì si è ritrovata davanti il suo ex, con il quale aveva interrotto la relazione a fine luglio. In quel modo Padovani «voleva convincerla a riprendere la relazione”. Ma già in passato quando lui e Alessandra stavano ancora insieme, la donna sarebbe stata sottoposta a un asfissiante controllo a distanza.

Dalle indagini è emerso che pretendeva che lei gli mandasse un video ogni 10 minuti, in cui comparissero l’ora e il luogo in cui si trovava, facendo scenate in caso di violazioni di tali prescrizioni.

Le aveva persino carpito le password di posta elettronica e di messaggistica per controllarne le conversazioni con altre persone. Un clima pesantissimo, al punto che, così come ha raccontato la sorella Stefania, Alessandra aveva presentato denuncia ai carabinieri. Ma nemmeno questo è servito a scongiurare il tragico epilogo.

 

Omicidio Matteuzzi, il 9 giugno la perizia psichiatrica per Padovani: “È uno zombie, non va processato”
Rinviata al prossimo 19 luglio l’udienza per Giovanni Padovani, il 27enne accusato dell’omicidio pluriaggravato della ex compagna Alessandra Matteuzzi, 56. In quella data si saprà se l’ex calciatore potrà affrontare il processo.
La Corte di assise di Bologna presieduta dal giudice Domenico Pasquariello ha conferito l’incarico per la perizia psichiatrica su Giovanni Padovani, il 27enne ex calciatore accusato di aver ucciso a martellate l’ex compagna Alessandra Matteuzzi, il 23 agosto scorso, sotto la casa della vittima, in via dell’Arcoveggio, nel capoluogo emiliano.
La difesa infatti insiste nel dire che l’uomo sarebbe affetto da una forma di schizofrenia psicotica, che nelle fasi più acute lo esporrebbe a rischi autolesionistici e istinti suicidi. “Sembra uno zombie, anche perché è imbottito di farmaci. Io non penso che queste siano le condizioni per processare una persona” ha detto il  suo avvocato, Gabriele Bordoni.
Tesi che non convince l’avvocato Antonio Petroncini, che rappresenta Stefania Matteuzzi e Maria Bartolini, rispettivamente sorella e madre della vittima, che si sono costituite parti civili nel processo. “Non ci spaventa una perizia. Sgomberiamo pure il campo da ogni dubbio e accertiamo che Padovani fosse perfettamente capace di intendere e volere, così come oggi è perfettamente in grado di stare a processo”, ha commentato il legale.

Padovani aveva tradito Alessandra Matteuzzi prima di ucciderla: video erotici condivisi coi compagni
Anche se sosteneva di essere tradito, secondo gli inquirenti, Padovani avrebbe tradito in varie occasioni Alessandra Matteuzzi “attuando condotte delle quali non ha esitato a divulgare informazioni e video vantandosi con ex compagni di squadra”.
Secondo gli investigatori, sarebbe stato Giovanni Padovani ad aver tradito in varie occasioni Alessandra Matteuzzi “attuando condotte delle quali non ha esitato a divulgare informazioni e video vantandosi con ex compagni di squadra” e non viceversa, come lui sosteneva nella sua terribile gelosia che lo ha portato fino all’omicidio. È quanto emerge dagli atti dell’inchiesta sulla morte della 56enne bolognese che il 3 maggio prossimo sarà al centro del processo contro il 27enne reo confesso dell’omicidio avvenuto sotto casa della donna nell’agosto dello scorso anno.
La circostanza emerse dall’analisi dei telefonini dell’uomo e dalle testimonianze degli amici ai quali Giovanni Padovani avrebbe raccontato spesso del rapporto con l’ex compagna ma anche di quelli con altre donne. Nello smartphone dell’imputato infatti gli inquirenti hanno individuato svariate conversazioni con altre donne, avvenute tra febbraio e agosto 2022, quando avvenne il delitto, mentre nella memoria del telefono vi sarebbero almeno tre video erotici con protagonista lo stesso 27enne e donne diverse da Alessandra.
Anche se i filmati non sarebbero databili, sarebbero stati condivisi dal telefono, attraverso app di messaggistica, ad alcuni compagni nel mese di giugno. Non solo, nelle note del telefono gli investigatori avrebbero trovato alcune note scritte dal calciatore in cui compaiono i nomi delle donne che frequentava, e annotazioni anche particolari sui rapporti sessuali.
Chat di gruppo nelle quali Padovani ragguagliava i compagni di squadra anche sul suo rapporto con Alessandra, arrivando infine a ipotizzare indirettamente che qualcosa poteva accadere. “Ragazzi penso che ho preso la mia decisione… Mi sto convincendo sempre di più… Qualsiasi cosa succeda dovete promettermi che spiegherete alla gente che è successo perché ho sofferto molto e spiegargli che sono stato manipolato e non sono più capace di intendere e di volere in modo lucido” diceva il 27enne in un messaggio audio di giugno.  In altri messaggi addirittura aggiungeva che non aveva più niente da perdere e che lei avrebbe pagato.

Omicidio Matteuzzi, la foto sui social che scatenò la rabbia dell’ex. Padovani: “Dite che soffrivo”
Il 20 agosto, pochi giorni prima di essere uccisa a Bologna, la donna aveva postato sui social la mano di un uomo scaricata da internet. Giovanni Padovani era in Sicilia in ritiro con la sua squadra di calcio. Il racconto dei compagni di squadra: “Quella visione lo turbò e partì subito”.
La mano di un ragazzo tatuata pubblicata sui social. Quella foto avrebbe fatto scattare la rabbia di Giovanni
Padovani, il 28enne ex calciatore accusato dell’omicidio dell’ex compagna Alessandra Matteuzzi a Bologna nell’agosto dello scorso anno.
“Qualsiasi cosa succeda – diceva agli amici e colleghi prima di lasciare il ritiro della Sancataldese, in provincia di Caltanissetta  – dovete promettermi che spiegherete alla gente che è successa perché ho sofferto molto e spiegargli che sono stato manipolato e non sono più capace di intendere e di volere in modo lucido”. Eh sì perché a quanto emerge dagli atti il 20 agosto Alessandra Matteuzzi avrebbe scaricato da internet l’immagine di una mano tatuata di un uomo, mentre si trovava al tavolo di un locale. Poi la pubblicò sui social, probabilmente, stando a quanto ricostruiscono gli inquirenti, per indurre Padovani a ritenere che potesse trovarsi in compagnia di un ragazzo con un tattoo peraltro simile al suo.
La visualizzazione della foto evidentemente scatenò nell’ex calciatore un turbamento tale ad abbandonare in fretta e furia il ritiro della squadra, alla vigilia di una partita importante, e partire in direzione di Bologna dalla Sicilia. Quindi l’appello ai compagni di squadra e agli amici. Nei messaggi successivi, sosteneva che “non aveva più nulla da perdere e che avrebbe pagato” per quello che avrebbe potuto fare. Poi il passo indietro: “Ragazzi mi sono tranquillizzato per ora, vi aggiornerò”.
Anche un suo compagno di squadra ha spiegato agli investigatori che la foto pubblicata dalla Matteuzzi “è stata sicuramente determinante per la sua partenza, perché appena vista l’immagine ho notato in Giovanni un immediato cambiamento di espressione e d’umore: l’aver visto quella mano maschile lo aveva sicuramente turbato”.
Accusato di omicidio aggravato da premeditazione, futili motivi, stalking e legame affettivo, Padovani andrà a processo il prossimo 3 maggio davanti alla Corte di Assise di Bologna, in attesa della valutazione da parte del perito e richiesta dal giudice per costatare se l’uomo è psicologicamente in grado di affrontare il processo. E in quell’occasione a testimoniare potrebbe esserci Maria De Filippi.

Omicidio Matteuzzi, perché la difesa dell’ex fidanzato chiede di sentire Maria De Filippi al processo
Maria De Filippi potrebbe essere chiamata a testimoniare nel processo sull’omicidio di Alessandra Matteuzzi, al via il 3 maggio davanti alla Corte di assise di Bologna. Secondo la difesa di Giovanni Padovani, la conduttrice potrebbe dimostrare che non ci fu premeditazione nel delitto.
Anche Maria De Filippi, la celebre conduttrice televisiva, potrebbe essere chiamata a testimoniare nel processo sull’omicidio di Alessandra Matteuzzi, al via il 3 maggio davanti alla Corte di assise di Bologna. A indicare De Filippi nella lista testi è la difesa dell’imputato Giovanni Padovani, ex calciatore di 27 anni accusato del delitto avvenuto sotto casa della vittima a Bologna nell’agosto dello scorso anno. Padovani risponde di omicidio aggravato da premeditazione, futili motivi, stalking e relazione affettiva.
L’avvocato Gabriele Bordoni, che difende l’ex calciatore, chiede ai giudici di ascoltare la conduttrice in dibattimento sui contatti avuti dal suo assistito con la direzione del programma televisivo “Uomini e donne” fino al 23 agosto 2022, il giorno dell’omicidio di Alessandra Matteuzzi. Quel pomeriggio, secondo quanto ha spiegato l’avvocato, Giovanni Padovani ebbe un contato telefonico con la trasmissione di Canale 5 “per dare la disponibilità a partecipare alle preselezioni” come concorrente, per la settimana dopo.
E questo secondo la difesa dell’uomo dimostrerebbe che stava facendo programmi per i giorni successivi “e non aveva un intento predefinito e premeditato di uccidere Alessandra quella sera“. L’avvocato Bordoni spiega di aver chiesto alla trasmissione di Maria De Filippi, fin qui invano, un riscontro di quel contatto e del suo contenuto ed è questo il motivo per cui si è risolto a chiedere di sentire la conduttrice.
La difesa dell’ex calciatore ha anche chiesto alla Corte di disporre accertamenti sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato e sulla sua capacità di partecipare al processo. “Prendiamo atto della richiesta di perizia psichiatrica proposta dalla difesa, nei confronti di Giovanni Padovani: trattasi di attività che ci attendevamo ancorché, a nostro avviso, non vi sia agli atti alcun elemento che possa far dubitare della capacità di intendere e di volere dell’imputato, tanto meno della capacità di stare nel processo”, il commento degli avvocati della famiglia Matteuzzi. “Comprendiamo le esigenze della difesa e il desiderio di difendere comunque in ogni modo Padovani, pure con richieste infondate”, aggiungono.
Tra i testimoni del processo per l’omicidio di Alessandra Matteuzzi potranno esserci anche colleghi di lei, familiari e amici, compagni di squadra di lui, anche vicini di casa della vittima. Molte persone sono state inserite nelle liste di testimoni che la Procura, con il procuratore aggiunto Lucia Russo e i legali dei familiari della vittima, avvocati Chiara Rinaldi e Antonio Petroncini, hanno depositato in vista della prima udienza in Corte di assise. Tra i testimoni richiesti dai familiari di Alessandra anche sei donne che hanno conosciuto l’imputato e che potrebbero aver avuto con lui relazioni sentimentali. E ancora, i poliziotti che hanno svolto le indagini, i consulenti medico-legali e informatici della Procura e di parte.

Alessandra Matteuzzi, il killer a rischio suicidio: Padovani sarà trasferito in centro psichiatrico
Sarà trasferito forse già in settimana in un centro psichiatrico Giovanni Padovani, accusato dell’omicidio dell’ex compagna Alessandra Matteuzzi: al momento sarebbe ricoverato nell’infermeria del carcere di Bologna sedato con potenti psicofarmaci.
Giovanni Padovani, accusato dell’omicidio dell’ex compagna Alessandra Matteuzzi, sarà trasferito in un centro psichiatrico, dopo che è stato considerato ad alto rischio di intenti autolesionistici. È quanto ha scritto oggi Il Resto del Carlino, spiegando che al momento il 28enne ex calciatore è ricoverato nell’infermeria del carcere della Dozza a Bologna, sedato con potenti psicofarmaci.
Già nei mesi scorsi il giovane è rimasto detenuto nel carcere di Piacenza dove è stato sottoposto proprio a valutazioni di ordine psichiatrico. Poi, tornato a Bologna, la sua salute mentale è peggiorata di nuovo al punto che dalla cella è stato necessario trasferirlo nell’infermeria del carcere. Così, la direzione ha chiesto che venga trasferito in una struttura psichiatrica.La Procura dovrebbe dare a breve il nullaosta e quindi Padovani già in settimana potrebbe essere trasferito nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. La prima udienza del processo a suo carico è fissata il 3 maggio. Ma potrebbe anche slittare se un perito super partes lo ritenesse inabile a partecipare al processo stesso.
Il giovane rischia una condanna all’ergastolo. È accusato di omicidio pluriaggravato, dallo stalking, dai futili motivi, dalla premeditazione e dal pregresso rapporto affettivo con la vittima, con cui c’era stata una relazione sentimentale. Padovani, infatti, lo scorso agosto uccise con violenza inaudita la sua ex compagna, la 56enne Alessandra Matteuzzi, colpita a martellate, con calci e pugni, e finita con una panchina sotto la casa di quest’ultima a Bologna. La vittima aveva deciso di porre la parola fine a quella storia amorosa, tormentata proprio a causa dell’atteggiamento aggressivo ed ossessivo di Padovani.

Femmicidio Alessandra Matteuzzi, la chat di Padovani alla madre: “Ti chiedo scusa in anticipo”
Il 20 agosto 2022, appena tre giorni prima di uccidere a martellate Alessandra Matteuzzi, l’ex fidanzato Giovanni Padovani, inviò un messaggio di scuse a sua madre rispetto a quello che sarebbe potuto succedere da lì a breve.
Il 20 agosto dello scorso anno, appena tre giorni prima di uccidere a martellate Alessandra Matteuzzi, l’ex fidanzato Giovanni Padovani, accusato di omicidio aggravato da premeditazione, futili motivi, legame affettivo e stalking, inviò un messaggio di scuse a sua madre rispetto a quello che sarebbe potuto succedere da lì a breve. Come spiega l’Ansa, l’uomo le inviò un messaggio audio “dal tono decisamente drammatico”, con si scusava con il genitore per quanto aveva intenzione di fare.
È quanto emerge dalle indagini condotte dalla squadra mobile di Bologna sull’assassinio della donna, avvenuto il 23 agosto 2022 sotto casa sua a Bologna: Alessandra venne uccisa a colpi di martello e di panchina. “Ti chiedo scusa anticipatamente… sappi che ti vorrò sempre bene e ti voglio bene qualsiasi cosa possa accadere e può succedere nella vita e te devi essere tanto forte adesso più che mai mamma, capito…? ok?“, diceva tra l’altro, la sera del 20 agosto, mentre era in macchina all’altezza di Barberino del Mugello. Tra il 20 e il 21 agosto Padovani si era anche appuntato nelle note del cellulare: “Nastro isolante, martello, corda (meglio manette), fai chat inventata tra te e lei dove ti dice di venire”.
Padovani ossessionato da Alessandra Matteuzzi
L‘ossessione vissuta da Padovani per Alessandra Matteuzzi emerge anche dal rapporto con la madre e dai messaggi scambiati tra i due nei mesi precedenti il delitto: l’argomento principale, se non l’unico, era la relazione con l’ex fidanzata. Il rapporto tra l’indagato, la madre e la vittima è definita “una sorta di triangolazione” dalla squadra mobile che ha svolto le indagini.
Padovani, sottolineano gli inquirenti, sembrava aver instaurato una sorta di complicità per sfruttare a proprio favore il rapporto confidenziale tra la madre e la fidanzata, “per cercare di manipolare e quindi controllare le dinamiche della relazione”. Quasi ogni giorno chiedeva conto alla madre dei messaggi tra lei e Matteuzzi, facendosene girare copia e preconfezionando testi da inviare ad Alessandra.
Da “questa sorta di triangolazione”, evidenzia la mobile negli atti di indagine, “emerge in maniera chiara l’ossessione per i presunti tradimenti”, “il disprezzo per la Matteuzzi” e l’atteggiamento vendicativo. La madre alterna momenti in cui sembra credere al figlio, mostrando a sua volta risentimento per Alessandra, ad altri in cui manifesta a Giovanni i suoi dubbi, salvo poi assecondare di nuovo i suoi pensieri. Sempre dall’indagine emerge come la donna sia stata a conoscenza dei comportamenti del figlio, del fatto che questi avesse sottratto le password della ex, le continue chiamate, l’essersi arrampicato sul balcone e di avere mostrato eccessi d’ira. Il 3 maggio prenderà il via il processo davanti alla Corte di assise.

Femminicidio Alessandra Matteuzzi, Giovanni Padovani in aula. La sorella della vittima: «Deve avere giustizia»
L’ex fidanzato Giovanni Padovani imputato davanti alla Corte d’Assise di Bologna: è apparso disorientato e provato, disposta perizia psichiatrica. Malore della sorella di Alessandra: «Sento ancora le urla»
È arrivato in aula a Bologna per la prima volta Giovanni Padovani, l’ex calciatore accusato dell’omicidio di Alessandra Matteuzzi, la sua ex fidanzata, poco meno di un anno fa. Accompagnato da una nutrita scorta delle forze dell’ordine, è apparso fortemente disorientato e provato, con la barba molto lunga e una canottiera nera che lasciava scoperti i tatuaggi. È stato fatto sedere accanto al suo avvocato difensore, Gabriele Bordoni, e sta seguendo il dibattimento.
Al suo fianco uno psichiatra
È iniziata a Bologna l’udienza che vede imputato l’ex calciatore: risponde di omicidio aggravato da stalking, premeditazione, futili motivi e legame affettivo. Il 28enne è comparso davanti alla Corte di Assise di Bologna, con uno psichiatra al suo fianco. La difesa ha infatti fatto presente la necessità di fare assistere l’imputato da uno specialista, durante l’udienza. La perizia psichiatrica ha, in realtà, accertato la capacità di stare in giudizio di Padovani, capacità confermata in aula dai periti.
La sorella della vittima si è sentita male.
Alessandra Matteuzzi venne assassinata dal giovane il 23 agosto 2022 a colpi di martello e di una panchina prelevata dal giardino condominiale della vittima. Alla pm, Lucia Russo, il compito della ricostruzione dell’omicidio. Mentre descriveva l’aggressione, iniziata «con calci e pugni»,Stefania Matteuzzi, sorella della vittima, si è sentita male, e tra le lacrime, è dovuta uscire dall’aula sorretta da chi le sedeva vicino. «Penso a mia sorella, e penso a quello che le ha fatto. Sento ancora le sua urla. Poi penso alla mia mamma, devo essere forte per loro, soprattutto per mia sorella». Piangeva stringendo tra le mani un braccialetto e la foto del cane (morto di recente) di Alessandra. Fuori dal Tribunale, circondata dai giornalisti, senza riuscire a trattenere l’emozione. «Quando ho sentito la pm parlare nello specifico di quella sera, se penso che ero al telefono con Alessandra mentre succedeva tutto. Vivo le cose in due posizioni diverse, quello che ho sentito e quello che stanno raccontando in aula. Ce l’ho sempre in mente. Siamo tutti uniti per chiedere giustizia, perché lei deve avere tutta la giustizia possibile. Se non ce l’avrà lei allora significa che non c’è la giustizia».
La perizia. Il volto dell’accusato, durante il malore della sorella della vittima, è apparso privo di espressione e assente. Il suo intervento è previsto alla prossima udienza, il 2 ottobre. Nell’udienza di oggi è stato conferito l’incarico per l’accertamento sulla capacità di intendere e di volere dell’imputato all’epoca dei fatti. La Corte presieduta dal giudice Domenico Pasquariello ha disposto una perizia psichiatrica che sarà effettuata da Pietro Petrini e Giuseppe Sartori. La difesa ha chiesto che la perizia indaghi anche sullo stato mentale di Padovani nel momento dell’omicidio Il 20 novembre i periti saranno chiamati a comparire in aula per spiegare le loro conclusioni. «È stata ammessa la perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e di volere di Padovani al momento del fatto», ha commentato il legale della sorella di Alessandra Matteuzzi. «La difesa fa il proprio mestiere e noi facciamo il nostro. Siamo convinti che verrà confermata la capacità di intendere e la premeditazione».

 

Alessandra Matteuzzi, la madre dell’ex fidanzato killer scriveva al figlio: «Lei è il diavolo, ma tanto le ricasca tutto addosso» (il Gazzettino – 3 ottobre 2023)
«Ma proprio questa dovevi andare a incontrare, questa è il diavolo in persona, ma tanto le ricasca tutto sopra, Giovanni». In un messaggio vocale agli atti dell’inchiesta, la madre di Giovanni Padovani, Virginia Centini, si riferiva così a inizio luglio 2022 ad Alessandra Matteuzzi, l’ex fidanzata del figlio che meno di due mesi dopo il 27enne avrebbe ucciso. «Questa pensa che ci ha comprato, con le vestagliette a tua nonna, le camicette a me, i vestitini a te. Fa i c… suoi, hai ragione Giovanni», aggiungeva nell’audio Centini, che è stata sentita nell’aula della Corte di assise nella prima udienza del processo dove il figlio è imputato di omicidio aggravato.
Il messaggio della donna con insulti volgari. Nel messaggio la donna si riferisce ad Alessandra con diversi insulti volgari: «Le ho fatto uno squillo stamattina per vedere se mi richiamava, col c… adesso ho provato a chiamarla, niente, non risponde». «Una volta ci può stare che avete litigato, due volte non ci sta più». E ancora: «Ormai devi chiudere con questa. Spero che ti ridia la tua roba, te stai calmo e tranquillo, non la chiamare adesso. Casomai aspetta che ti richiami lei. Non la chiamare, non dir più un c…». E via con altri insulti. Frasi piene di insulti, cariche di astio, che risalgono a luglio 2022. Un mese dopo Alessandra Matteuzzi è stata uccisa a martellate sotto casa da Giovanni Padovani.

Il femminicidio di Alessandra Matteuzzi: ergastolo per l’ex Giovanni Padovani (Ansa – 13 febbraio 2024)
Ergastolo per Giovanni Padovani, il 28enne che il 23 agosto del 2022 uccise a Bologna l’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, 56 anni, sotto casa di lei. Lo ha stabilito la Corte d’Assise di Bologna, presieduta dal giudice Domenico Pasquariello, dopo due ore di camera di consiglio. Matteuzzi venne uccisa a calci, pugni, martellate e infine colpita con una panchina. Confermate per l’ex calciatore le aggravanti dello stalking, del vincolo del legame affettivo, dei motivi abietti e della premeditazione, come chiesto dalla Procura. In aula anche il sindaco, Matteo Lepore. La Corte ha anche stabilito provvisionali immediatamente esecutive da 100mila euro per la sorella di Alessandra Matteuzzi, Stefania, e per la madre. Diecimila euro invece per i due nipoti di Alessandra e 5mila euro per le altre parti civili. Per quanto riguarda i danni, invece, saranno liquidati in separata sede.
La sorella Stefania in lacrime dopo la sentenza. “Alessandra non c’è più, mia sorella non c’è più“. E’ scoppiata in un pianto liberatorio alla lettura della sentenza Stefania Matteuzzi, la sorella di Alessandra. Sorretta dal suo avvocato, Antonio Petroncini, e dai due figli, ha lasciato l’aula del Tribunale senza rilasciare dichiarazioni e senza smettere di piangere. “Per una volta rubo le parole di Giovanni Padovani dette in questa aula questa mattina, nessuno ha vinto, siamo tutti sconfitti. La vera giustizia sarebbe che Alessandra fosse qui con noi, lei non c’è, è in un’urna cineraria e il responsabile è Giovanni Padovani. Che era lucido, che ha premeditato l’omicidio della sua ex compagna”. Lo ha detto l’avvocata di parte civile Chiara Rinaldi, che rappresenta i due nipoti di Alessandra Matteuzzi, dopo la sentenza che ha condannato all’ergastolo per omicidio l’ex fidanzato della vittima, Giovanni Padovani. “Sono state accolte tutte le aggravanti contestate, ci abbiamo sempre sperato e creduto. Oggi la giustizia ha fatto il proprio corso, diciamo così. Questa mattina il cielo era scuro, uggioso e il diritto ha squarciato quel cielo e probabilmente ad Alessandra dalla metà sbagliata del cielo in cui si trova forse un sorriso lo ha strappato”, ha concluso Rinaldi.
L’ex Padovani: “Se non ho disturbi, pretendo l’ergastolo” “Ci sono due famiglie distrutte a causa del sottoscritto, per un gesto gravissimo e imperdonabile, ma per queste due famiglie a mio parere da una parte dei giornalisti non c’è stato rispetto, siamo stati alla loro mercè. Non c’è stato rispetto per Alessandra, per la sorella, la madre, per i suoi nipoti, per mia madre, additata come madre di un assassino, ma anche lei è una donna”. Lo ha detto l’ex calciatore Giovanni Padovani, rilasciando dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Assise di Bologna, che lo sta processando per l’omicidio dell’ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, uccisa il 23 agosto del 2022 sotto casa sua. “Ho sentito la parola ergastolo, se voi ritenete che tutto quello che è stato fatto nei mesi precedenti al reato siano cose normali, e non anormali, da una persona che comunque aveva dei disturbi e ha dei disturbi. Se voi pensate che quello che è successo, che un uomo che ammazza una donna con quella ferocia lì sia una cosa normale, c’è da mettersi le mani nei capelli e tirarseli molto forti. Se voi pensate – ha aggiunto Padovani – che fosse normale allora pretendo l’ergastolo, voglio stare ogni giorno, ora, minuto in carcere. Quello che è successo è gravissimo, perché c’è una persona che non c’è più. E non si può fare più niente. E qui dentro, io non vorrei stare dalla parte dei giudici perché la loro è una decisione difficile. Abbiamo perso tutti, non ci sono né vincitori né perdenti”. “Sono entrato in carcere a 26 anni – ha detto Padovani – ho sempre pensato che onestà e trasparenza pagano, nella vita. C’è un ragazzo di 26 anni che faceva il calciatore e il modello e non gli mancava nulla, poi c’è una donna di 56 anni, molto bella e intelligente che non c’è più. Quello che voglio dire è che se ero completamente lucido e capace merito l’ergastolo. Ma se voi valuterete che c’è qualcosa di anormale, di anomalo, nelle condotte, allora no”.
“Io la reale verità la so, io non stavo bene, perché una persona che sta bene non ammazza un altro essere umano. Non esiste. Sono in un incubo, mi dispiace, questo è un fardello più grosso del carcere. Quando perdi la capacità di vedere le cose con lucidità commetti l’irreparabile. Avevo tanto da perdere e Alessandra anche ha perso tanto. Qui oggi non vince nessuno”. Poi Padovani ha concluso: “Oggi chiedo che deve essere fatta giustizia perché Giovanni Padovani deve pagare, ha ucciso una donna. Ma la giustizia deve essere fatta senza essere influenzati dai media”.


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