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Vittorio Ciccolini, 45 anni, avvocato. Uccide l’ex fidanzata a coltellate e nasconde il corpo nel bagagliaio dell’auto che parcheggia nel garage della mamma. Condannato a 30 anni

Pinzolo (Trento), 9 Agosto 2013

Narcisista ma sano. Ama Kant, il tennis, i funghi e le macchine di lusso. Non sopportava di essere stato lasciato, di vedersi rifiutato: un insulto al suo orgoglio di 45enne di successo. Condannato a 30 anni con rito abbreviato.


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Il corpo dell’ex fidanzata nell’auto L’avvocato fermato a Verona confessa
La giovane era scomparsa dopo una cena insieme. La vittima aveva già denunciato il suo assassino per stalking
VERONA – È stata uccisa con due coltellate Lucia Bellucci, il cui corpo è stato trovato nell’auto dell’ex fidanzato a Verona, nel garage della madre di questi. L’uomo, Vittorio Ciccolini, un noto avvocato veronese di 45 anni, ha lasciato alcuni messaggi, anche nello studio legale, con la parola «perdonatemi». Alla vista dei carabinieri che lo cercavano Vittorio Ciccolini si è messo a correre – da qui la prima versione, secondo la quale pareva stesse facendo jogging –, poi ha indicato dove trovare il cadavere e, dopo un lungo interrogatorio nel quale avrebbe confessato, è stato sottoposto a fermo. La vittima aveva fatto recentemente una denuncia per stalking alla procura di Trento, dopo la fine della relazione con l’avvocato, durata due anni.
Il cadavere di Lucia, 31 anni, marchigiana, originaria di Pergola, in provincia di Pesaro-Urbino, è stato trovato nel sedile passeggero dell’auto di Ciccolini. L’uomo avrebbe tentato in un primo momento di spostarlo nel bagagliaio, ma non ci sarebbe riuscito e allora avrebbe viaggiato dal Trentino a Verona, col cadavere accanto. La donna era scomparsa da Pinzolo, in provincia di Trento venerdì, dopo aver cenato con l’ex fidanzato. Secondo quanto accertato finora dai carabinieri la vittima si sarebbe incontrata con l’ex fidanzato, con il quale avrebbe trascorso la serata di venerdì cenando in un ristorante di Spiazzo Rendena bevendo un paio di bottiglie di Marzemino, secondo la versione del maitre del ristorante. La coppia è stata attivamente ricercata dai carabinieri, finché l’auto dell’uomo, una Bmw serie 1 grigia, non è stata ritrovata nel garage della mamma di lui. A quel punto i carabinieri e i vigili del fuoco l’hanno aperta e si sono trovati di fronte alla macabra scoperta.
Vittorio Maria Ciccolini, 45 anni, è un avvocato veronese che lavora in un noto studio legale della città. Laureato in Giurisprudenza all’Università di Modena si occupa di affari penali, anche in qualità di difensore d’ufficio. Laureato col punteggio di 110/110 e una tesi sui «Problemi in tema di colpevolezza», Ciccolini nel sito internet dello studio dove lavora, racconta che oltre alla passione per il diritto ama la lettura di testi filosofici di Kant (e cita in tedesco il famoso epitaffio del filosofo: «Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me»), la pratica del tennis «a buon livello, dello sci e la ricerca di funghi, in particolare Boletus edulis e Cantharellus cibarius». Nel tennis, in particolare, Ciccolini, iscritto al circolo «A.T. Verona», ha fatto parte della squadra degli avvocati veronesi che ha vinto il titolo italiano di categoria.
Lucia, invece, oltre che addetta al centro benessere dell’hotel Chalet del Brenta vicino a Madonna di Campiglio, era titolare di un centro dimagrimento nel suo paese, Pergola. Il sindaco del paesino marchigiano, Francesco Baldelli, è commosso al ricordo: «Conoscevamo bene Lucia, una ragazza che qui era amata da tutti. È una tragedia che ha colpito al cuore la città». La vittima era appena arrivata in Trentino per lavoro. Alla fine della scorsa settimana aveva preso alloggio in un paese della val Rendena e si sarebbe dovuta presentare all’hotel Chalet del Brenta. All’appuntamento, però, non è mai arrivata. E nell’hotel, tra il personale che l’aspettava, ci sono grande dolore e e incredulità.
La svolta nelle indagini sarebbe arrivata dalla descrizione dell’auto sportiva dell’ex fidanzato fatta dalla famiglia di Lucia. Altro elemento che ha aiutato, il ritrovamento dell’Iphone della vittima, nei pressi della ferrovia, come se qualcuno l’avesse lanciato per disfarsene.
Il 9 agosto, la Bellucci e Ciccolini erano stati a cena insieme al ristorante “Mezzo Soldo” di Spiazzo Rendena (Trento), e i testimoni avevano visto la coppia allontanarsi a bordo della vettura sportiva del legale, la stessa descritta dai familiari della trentunenne ai carabinieri che dalle Marche hanno collaborato alle ricerche. A dare l’allarme sulla scomparsa della giovane era stato il direttore dello Chalet del Brenta, titolare di un ristorante molto noto dei dintorni di Pergola, “Il Giardino” di San Lorenzo in Campo. (Ansa).

Omicidio Lucia Bellucci, chi è l’ex fidanzato Vittorio Ciccolini (Blitz – 13 agosto 2013)
“Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”, Vittorio Ciccolini ama Kant e lo ha citato nel suo curriculum. Tennis, macchine sportive e bella vita. Vittorio Ciccolini, 44 anni, avvocato di Verona ha accoltellato e ucciso Lucia Bellucci, poi ha caricato il suo cadavere nella Bmw per poi tentare la fuga a piedi non lontano dal box della casa di sua madre, dove aveva nascosto la macchina con il corpo della donna.
Alla vista dei Carabinieri Vittorio Ciccolini si è messo a correre (da qui la prima versione, secondo la quale stava facendo jogging), ma è stato fermato sul posto per accertamenti ed è stato portato in caserma in stato di fermo: in quel momento però non sapeva ancora che il corpo della giovane era già stato rinvenuto.
Chi è Vittorio Ciccolini? Laureato in Giurisprudenza all’Università di Modena si occupa di affari penali, anche in qualità di difensore d’ufficio. Su Facebook Ciccolini racconta che oltre alla passione per il diritto, ama la lettura di testi filosofici di Kant, la pratica del tennis “a buon livello, dello sci e la ricerca di funghi, in particolare Boletus edulis e Cantharellus cibarius”. Nel tennis, in particolare, Ciccolini, iscritto al circolo “A T Verona”, ha fatto parte della squadra degli avvocati veronesi che ha vinto il titolo italiano di categoria.
Ha ucciso Lucia Bellucci venerdì scorso dopo una cena al ristorante «Mezzo Soldo» di Spiazzo Rendena, vicino a Madonna di Campiglio. Vittorio Ciccolini ha raccontato in lacrime durante l’interrogatorio alla procura di Trento, che negli ultimi due giorni ha vagato lungo le rive dell’Adige cercando il coraggio di tentare il suicidio.
Perché ha ucciso Lucia Bellucci? Aveva paura di essere denunciato per stalking secondo le prime indiscrezioni filtrate dalla procura. “Non sopportava di essere stato lasciato, di vedersi rifiutato da ormai due anni: un insulto al suo orgoglio di 45enne di successo.”
“Erano entrambi molto eleganti, sono arrivati verso le 19 e la cosa che più mi ha colpito erano le premure che lui usava verso lei.” Racconta Rino Lorenzi, il titolare del ristorante: “La loro è stata una cena normalissima. Lui aveva chiamato per prenotare un tavolo – spiega Lorenzi – e sembrava la volesse riconquistare.”
Lucia Bellucci, originaria di Pergola (Pesaro-Urbino), alla fine della scorsa settimana aveva preso alloggio in un paese della val Rendena e oggi (13 agosto) si sarebbe dovuta presentare all’hotel Chalet del Brenta a Pinzolo, non lontano da Madonna di Campiglio, dove era stata assunta come addetta al centro benessere.

IL DRAMMA – Ciccolini «ritorna» a fare l’avvocato e scrive una lettera agli ex soci (Corriere della Sera – 19 settembre 2013)
Al via la perizia psichiatrica: due esperti «indagheranno» la sua mente. Dalla cella: «Ecco che fare coi miei clienti»
VERONA – Per un giorno, dalla cella del carcere di Trento dove si trova rinchiuso ormai da due mesi, è «tornato» a indossare la toga da avvocato. Vittorio Ciccolini, il legale veronese di 45 anni reo confesso dell’omicidio a coltellate della sua ex fidanzata Lucia Bellucci, la 31enne marchigiana uccisa in Trentino il 9 agosto scorso, ha impugnato carta e penna per scrivere agli ex colleghi di studio.
Una missiva, quella posta nero su bianco da Ciccolini alcuni giorni fa, in cui è lui stesso a fornire precise e dettagliate indicazioni agli ex soci su come fronteggiare i casi dei «suoi» clienti, quelli che lui assisteva e rappresentava in tribunale fino a quel maledetto raptus omicida di due mesi fa. Erano stati i suoi ex colleghi di studio a chiedergli indicazioni su come procedere e Ciccolini, nel dare loro risposta, ha spiegato con chiarezza e lucidità come procedere con ciascun contenzioso in ballo, a cominciare da quelli su cui erano previste a settembre scadenze urgenti.
Segno che, forse, a distanza di sessanta giorni da quella sua esplosione di follia che non ha lasciato scampo alla bellissima e incolpevole Lucia, l’avvocato scaligero potrebbe aver superato l’iniziale stato di choc e confusione in cui era sprofondato dopo quell’agghiacciante delitto di cui si è macchiato. Lo si capisce, forse, anche da quell’«abbraccio» che Ciccolini ha inviato, sempre attraverso la sua recente missiva, ai due ex compagni di studio.
Queste, in ogni caso, sono per lui ore importanti: con l’affidamento ufficiale della perizia psichiatrica, domani mattina in sede di incidente probatorio davanti al giudice per le indagini preliminari di Trento Francesco Forlenza, inizierà infatti il delicato e complesso compito dei due esperti chiamati a scandagliare la sua mente. In ballo, del resto, si pone quella contestata tesi dell’infermità mentale sollecitata dalla difesa del legale scaligero. Spetterà dunque a Gabriele Rocca, del Dipartimento di Medicina legale, psicologia Medica e Criminologica dell’Università di Genova (esperto individuato dal gip) e da un criminologo scelto dagli stessi difensori, nello specifico, a dover appurare in Ciccolini l’esistenza di una «possibile sottostante personalità di tipo ossessivo-compulsivo».
Non solo, perché il giudice Forlenza venerdì solleciterà anche un approfondimento clinico- naturalistico «poiché si porrebbe un problema di incompatibilità tra premeditazione e un virtuale vizio parziale di mente (che andrà ovviamente accertato)».
Ma non è ancora finita qui, perché qualora fosse verificata in Ciccolini «una capacità grandemente scemata», il gip Forlenza chiederà al proprio perito che «venga analizzato anche il fenomeno della premeditazione, e cioè se sia o meno indipendente dall’infermità che può aver causato il vizio parziale o se sia sintomo del processo proprio della malattia».
Una «malattia» che, due mesi fa, avrebbe indotto Ciccolini ad acquistare in centro a Verona un coltello da marine e ad infierire a morte, colpendola più volte tra cui anche al cuore, sulla «sua» Lucia, la fascinosa estetista che lo aveva lasciato. Un rifiuto che Ciccolini, però, non era mai riuscito ad accettare. Tanto da diventare da avvocato a omicida.

 

 

Trenta anni a Ciccolini per l’omicidio di Lucia Bellucci (Corriere Adriatico – 8 ottobre 2014)
Condannato a trent’anni per l’omicidio della ex fidanzata accoltellata in Trentino e portata in auto, ormai senza vita, nel garage di casa a Verona.
Si è chiuso così a Trento, assente l’imputato, il processo con rito abbreviato per l’avvocato veronese Vittorio Ciccolini, di 46 anni, per la morte di Lucia Bellucci, 31enne, uccisa nell’agosto del 2013. Originaria di Pergola, aveva accettato un incontro chiarificatore col suo ex il 9 agosto, a Spiazzo Rendena. Era vicino alla località, Pinzolo, dove la donna avrebbe dovuto prendere servizio proprio in quei giorni in un centro benessere. Da allora era scomparsa, fino al ritrovamento a Verona, tre giorni dopo, nel garage dell’uomo che non aveva mai accettato la fine di quel rapporto sentimentale.
Per Ciccolini il Tribunale di Trento oggi ha sentenziato anche l’interdizione dai pubblici uffici e risarcimenti danni per il padre e la madre di Lucia, Giuseppe e Maria Pia, per il fratello e la sorella della donna assassinata, Carlo ed Elisa, per il marito separato della Bellucci e per il suo compagno dell’epoca dell’omicidio. Risarcimento escluso invece per l’associazione anti-femminicidio Isolina, ma solo perché ritenuto da decidere in separata sede con giudizio civile. Le motivazioni sono attese entro 40 giorni.
“Ho apprezzato la rapidità con cui è stata emessa la sentenza – ha commentato il legale della famiglia Bellucci, Giuseppe Grandi – con un dispositivo che la famiglia prende in positivo, pur nel dramma totale di un simile caso”. “Non lo odio per rispetto di mia figlia che l’ha amato, ma gli ho portato una foto di Lucia perchè lei è sotto terra e lui deve restare in carcere e pregare tutti i giorni per lei”, ha detto la mamma di Lucia Bellucci, Maria Pia, dopo la sentenza.
“Non abbiamo sentimenti di odio o di vendetta – ha aggiunto il padre Giuseppe – ma ci premeva una condanna esemplare che riabilitasse la figura di Lucia. In questi casi infatti si tenta di tutto per infangare la memoria della vittima. Il giudice è stato giusto – ha proseguito il papà – stabilendo una pena che è quella che ci aspettavamo visto il rito abbreviato e dunque l’impossibilità dell’ergastolo. In parte lenisce il dolore, che non si può descrivere, rievocato in questi momenti”.
“Credo che anche la compostezza dei familiari – ha commentato l’avvocato Giulia Bongiorno, che aveva accettato con la propria associazione ‘Doppia difesa’ l’incarico di seguire nella vicenda giudiziaria la famiglia della vittima – documenti come si tratti di una vicenda drammatica in cui non ci sono vincitori nè vinti. La condanna segna comunque un momento di giustizia e ritengo il tipo di pena adeguato, nonostante i tentativi legittimi della difesa di arrivare a una soluzione diversa, tra cui c’era stata quella dell’incapacità d’intendere e di volere per l’imputato”. “Il giudice – ha aggiunto Bongiorno – ha emesso la sentenza con grande lucidità, dando atto della gravità dei fatti. Non esultiamo, perchè in questi casi non si esulta, ma un pò di giustizia è importante: questa sentenza dice che lo Stato italiano non accetta la violenza contro le donne. E ‘Doppia difesà è accanto alle donne in questa battaglia, in cui una pena adeguata è uno dei tanti piccoli tasselli”.

 


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