Lidija Miljkovic, 42 anni, cameriera e colf, mamma. Uccisa a colpi di pistola dall’ex, denunciato intuilmente per anni (strage di Vicenza)
Vicenza, 8 Giugno 2022
Titoli & Articoli
Uccisa a colpi di pistola dall’ex. «Anni di denunce, in passato le aveva fracassato il cranio» (Giornale di Vicenza – 8 giugno 2022)
Lidia Miljkovic, la 42enne uccisa a colpi di pistola dall’ex compagno in via Vigolo, a Vicenza, dopo che aveva accompagnato la figlia più piccola a scuola, lavorava alla Food&co di Vicenza da 8 anni, come racconta il titolare Benedetto Mondello, che è anche il fratello dell’attuale compagno di Lidia: «È qualche anno che si continuava con denunce su denunce – spiega -. Qualche anno fa le aveva fracassato il cranio ed è stata in malattia mesi. Poi lei come paradosso è addirittura stata denunciata perché abbandonava i figli». Nel 2019 era stato emesso il divieto di avvicinamento per l’ex compagno. «Una tragedia annunciata, come tutte le tragedie di questo genere. Gente pazza che va in giro tutto il giorno senza far niente», ha concluso Mondello.
Sul tragico episodio di cronaca nera è intervenuto anche il sindaco e presidente della Provincia, Francesco Rucco: «Vicenza registra un altro terribile femminicidio. Questa volta a cadere in strada sotto i colpi di pistola sembra dell’ex compagno è una mamma che aveva appena portato a scuola i figli». «L’amministrazione è sgomenta di fronte a questo nuovo episodio di violenza – rileva – che condanna con forza, certa che le forze dell’ordine si stanno impegnando al massimo per assicurare il responsabile alla giustizia».
Chi è Zlatan Vasiljevic, l’omicida di Vicenza. Anni di violenze e abusi sulla ex moglie, era già stato arrestato nel 2019 (Huffington Post – 9 giugno 2022)
Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Vicenza nel 2019 aveva già firmato un’ordinanza per mandarlo in carcere, dopo le denunce dell’ex compagna Lidia Miljkovic, 42 anni, una delle due vittime del femminicidio
Il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Vicenza nel 2019 aveva già firmato un’ordinanza per mandarlo in carcere. In quell’occasione è emersa tutta la scia di violenze che Zlatan Vasiljevic – l’uomo che ieri, a Vicenza, ha ucciso due donne, tra cui la sua ex compagna Lidia Milijkovic – aveva perpetuato negli anni proprio su quest’ultima. Il Corriere della Sera racconta gli anni di abusi sessuali, violenze e minacce subiti da Milijkovic. “Le mani attorno al collo, gli spintoni fino a farla cadere per prenderla poi a calci, il piede premuto sulla sua faccia, il coltello cacciato in bocca, i tranquillanti fatti ingoiare a forza, i colpi in testa, le minacce assortite a lei, ai bambini, ai parenti…” scrive il giornale.
Il giudice elencò questo e molto altro tornando indietro fino al 2011, e alla fine scrisse che “la perseveranza dimostrata dal Vasiljevic, unitamente all’abuso di alcolici e alla sua incapacità o mancanza di volontà di controllarsi, pure in presenza dei figli minori, consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza, tanto più in ragione dell’allontanamento di lei”.
Ciò che poi è accaduto ieri, quando Miljkovic, 42 anni, di origine serba e residente a Schio, in provincia di Vicenza è stata uccisa a colpi di pistola, in strada. Il killer, l’ex marito, è poi fuggito. Lo hanno trovato nel pomeriggio, morto, dentro un’automobile in una piazzola della Tangenziale Ovest. All’interno del veicolo c’era anche un altro corpo, di un’altra donna: l’ipotesi è che si tratti della nuova compagna. Entrambi i corpi presentano ferite d’arma da fuoco.
Il Corriere della Sera racconta che la donna per anni ha creduto alle promesse del marito, alle sue promesse che sarebbe cambiato, che non avrebbe più fatto violenza su di lei. La donna lo aveva denunciato più volte nel 2018, poi però aveva creduto al marito. Il giornale racconta che la donna “era finita in ospedale più volte, non dormiva, era terrorizzata”. Sino al 2019. quando finalmente ha deciso di andarsene dalla casa di Altavilla Vicentina in cui vivevano da quando si erano sposati nel 2005. Lui, come spiega il Corriere, da quel giorno in poi non ha fatto alro che prometterle violenza e morte. Annotando l’allontanamento di lei “dalla casa familiare” il giudice ha deciso per lui il carcere e ha scritto che “le tendenze prevaricatorie dimostrate dall’imputato potrebbero con ogni probabilità subire un’escalation in termini di gravità e condurre a tragiche conseguenze”.
L’uomo però poi è stato scarcerato ed è finito ai domiciliari. E non è servito a nulla il divieto di avvicinamento che gli era stato ordinato dopo la scarcerazione e i domiciliari. Non gli ha insegnato nulla nemmeno la condanna definitiva a un anno e sei mesi per uno degli episodi di maltrattamenti. Il Corriere racconta che la donna, nonstante la paura e le continue minacce, ha continuato a fidarsi ancora di lui, anche mentre era ai domiciliari. Si era sentita più rassicurata dal fatto che lui stesse seguendo due percorsi riabilitativi. Uno per provare a uscire dalla dipendenza dall’alcol e l’altro per farsi aiutare a controllare la violenza che scaricava su di lei. Una volta la donna, mentre lui era ai domiciliari, gli ha anche portato i figli, per farglieli vedere.
Cedette all’insistenza di lui anche mentre era ai domiciliari, nel 2019. Zlatan la convinse con una scusa a portargli i ragazzi per un saluto e lei lo fece. Errore. Quella visita arrivò ai servizi sociali e finì che il tribunale dei minori di Venezia le sospese per un breve periodo la responsabilità genitoriale.
La donna da un anno a questa parte, dopo un lungo periodo di continue violenze e minacce, aveva ritrovato una sua momentanea serenità. Aveva trovato un nuovo compagno e aveva nuovi progetti per il futuro. Fino a ieri.
“La mia Lidija uccisa per colpa dei giudici, vengano a vederla nella bara” (il Giornale – 9 giugno 2022)
Daniele Mondello, il nuovo fidanzato di Lidija Miljkovic, la 42enne uccisa a Vicenza dall’ex, punta il dito contro i giudici che liberano il killer: “Ora vengano a vedere la bara”
“Vorrei che giudici e assistenti sociali venissero al funerale di Lidia e guardassero bene quella bara“. Daniele Mondello, il fidanzato di Lidija Miljkovic, la 42enne di origini serbe uccisa con sette colpi di pistola dall’ex marito, Zlatan Vasiljevic, punta il dito contro i magistrati che scarcerano il killer: “L’aveva detto che ci avrebbe uccisi tutti“, racconta in un’intervista a Repubblica.
Fu arrestato nel 2019. Ma era libero di uccidere ex e fidanzata I trascorsi violenti del killer
Quando nel 2019 il gip di Vicenza firmò l’ordinanza per mandare in carcere Zlatan VasiJievic ci aveva visto lungo. Ripercorrendo tutte le brutali aggressioni e le minacce che la donna aveva incassato dal marito, il magistrato scrisse: “la presenza dimostrata dal Vasijevic, unitamente all’abuso di alcolici e alla sua incapacità o mancata volontà di controllarsi pure in presenza dei figli minori, consente di ritenere altamente verosimile il verificarsi di nuovi episodi di violenza, tanto più in ragione dell’allontanamento di lei“. Ma poi il 42enne, descritto come un “abile manipolatore“, era riuscito ad ottenere i domiciliari promettendo di impegnarsi in un percorso di riabilitazione sociale e personale.
Per i primi tempi, Lidja aveva ricevuto l’affido esclusivo dei figli ma poi le cose erano cambiate. Anche il divieto di avvicinamento all’abitazione familiare, imposto dal giudice all’assassino circa 2 anni fa, era decaduto.
“Per loro era una brava persona adesso. – si foga Daniela Mondello – E io mi dispero, sa per quale motivo? Perché finché il sistema rimane questo, le donne continueranno a essere uccise. Lidia non sarà l’ultimo“. Tre settimane fa è stata emessa la sentenza di separazione: “Sa cosa stabiliva? – continua il nuovo compagno di Lidija – La cessazione dell’affido esclusivo dei figli di 13 e 16 a Lidia. Per ogni cosa bisognava mediare con il padre: scuola, tempo libero, medicine“.
“Sapevano che sarebbe successo” Col senno di poi, quella di Lidija sembra la cronaca di una morte annunciata. Lo sa bene Daniele Mondello che, oltre ad essere il fidanzato della 42enne era anche suo collega. Entrambi lavoravano per una ditta di catering del Vicentino e più volte, nel corso degli anni, l’uomo aveva raccolto gli sfoghi della vittima: “Prima di diventare compagno di Lidia, – spiega – sono anche un suo collega. Io conosco il calvario che ha passato con quell’uomo: un calvario che non è mai terminato“. Nonostante Lidjia fosse tornata a vivere con i genitori, a Schio, continuava a guardarsi le spalle dall’ex: “Aveva paura, ogni volta che usciva di casa era in tensione. – racconta Mondello – Poi, però, aveva deciso di reagire. Non posso vivere nascondendomi per sempre, ripeteva. Una volta ai servizi sociali le hanno consigliato di cambiare città. Ci rendiamo conto?”. Anche i figli della coppia, un ragazzo di 16 e una di 13 anni, sarebbero stati in allerta: “Sapevano che prima o poi sarebbe successo. L’aveva detto, che ci avrebbe uccisi tutti“.
Ieri mattina, attorno alle 9, Zlatan Vasiljevic ha raggiunto l’ex moglie nel quartiere dove, di tanto in tanto, la donna lavorava come colf presso alcune famiglie del posto. “Continuava a perseguitare lei e la sua famiglia. – dice Mondello – Conosceva i suoi posti di lavoro e ha deciso di ammazzarla lì, perché è isolato“. Nel tardo pomeriggio di ieri, dopo il duplice delitto, era trapelata l’indiscrezione secondo cui il killer e la vittima si sarebbero incontrati per disbrigate alcune pratiche relative al rogito della casa coniugale. “Falso, il rogito ce l’avevamo noi, alle 14.30. – chiarisce il fidanzato della 42enne uccisa – Purtroppo me l’ha ammazzata cinque ore prima. Vivevamo in una casa con due stanze ed eravamo riusciti a venderla per comprarne una più spaziosa. In questo modo anche i ragazzi avrebbero avuto la loro indipendenza. Proprio oggi (ieri) avevamo appuntamento dal notaio. La casa in cui abitava quell’individuo, ad Altavilla Vicentina, era stata messa all’asta. Lidia diceva sempre che se l’avessero cacciato definitivamente, lui avrebbe combinato qualcosa di terribile. Ed eccoci qua“.
Daniele Mondello punta il dito contro i giudici che scarcerano Vasiljevic e gli assistenti sociali che lo hanno seguito mentre era ai domiciliari: “Negli ultimi mesi aveva fatto tre incidenti stradali e gli avevano ritirato la patente solo dopo l’ultimo. Però continuavano a dire che si era sistemato, che era in un percorso di riabilitazione“. All’indomani del truce omicidio, il fidanzato della 42enne non si dà pace: “Il giudice Marcello Colasanto di Vicenza ha addebitato a Lidia le spese legali che Zlatan non pagava: 15 mila euro. – dice – Ovviamente, poi, lei avrebbe dovuto rivalersi su di lui. Come si chiama questo? Non significa spingere progressivamente una persona verso la morte? Eppure non mancavano i precedenti, le denunce, le segnalazioni“. Il grido d’aiuto di Lidija è rimasto inascoltato: “Nessuno ha mosso un dito per tenere distante quella persona. – conclude Mondello – Vediamo chi troverà il coraggio di guardare in faccia quei due orfani“.