Irma Hadai, 33 anni, mamma. Uccisa con 37 coltellate dal marito davanti alle figlie
San Giovanni Natisone (Udine), 18 Giugno 2013
Lulzim Hadai, 36 anni, muratore, padre. Già condannato per maltrattamenti a 9 mesi di reclusione (pena sospesa) viene definito “incensurato”.
Titoli & Articoli
Udine Today
Omicidio di San Giovanni al Natisone: uccisa davanti alle figlie
La 33enne albanese Irma Hadai è stata ammazzata a coltellate dal marito, il 36enne connazionale Lulzim Hadai, nella loro casa di via Palmarina. Sulla scena del delitto anche le due bambine della coppia, di 8 e 10 anni. (…)
Dopo il tragico gesto è stato proprio Lulzim a chiamare i carabinieri. Le due bambine ora sono a casa della nonna, che abita poco distante. Sul posto sono giunti i carabinieri del Nucleo investigativo di Udine con il capitano Fabio Pasquariello, due volanti della Questura e il Pm Barbara Loffredo. L’uomo, incensurato, è stato interrogato per tutta la notte
Il Piccolo
Uccide la moglie davanti alle figlie. Il dramma a San Giovanni al Natisone. La vittima una casalinga di 33 anni. A dare per prime l’allarme sono state le due bambine di 8 e 10 anni a un vicino di casa
Femminicidio nella notte a San Giovanni al Natisone in provincia di Udine. La vittima è una donna di 33 anni, Irma Hadai, casalinga di origine albanese, uccisa a coltellate dal marito 36 anni, Lulzim Hadai, muratore, al termine di una violenta lite. A dare per prime l’allarme sono state le due figliolette di 8 e 10 anni disperate che hanno chiamato un vicino di casa nel tentativo di sedare la lite tra mamma e papà. L’uomo nulla però ha potuto fare: quando è entrato nella casa poco dopo le 22 in dramma era compiuto. A terra in una pozza di sangue la donna ormai priva di vita e vicino il marito con il coltello in mano che pronunciava frasi sconnesse del tipo «non mi importa nulla se vado in galera».
È stato lo stesso omicida ad alzare la cornetta e a chiamare i carabinieri. Le due bimbe ora sono a casa della nonna che abita a qualche centinaio di metri. Sul posto sono giunti i carabinieri del Nucleo investigativo di Udine con il capitano Pasquariello e due volanti della Questura. Purtroppo vana la corsa dell’ambulanza. Per la donna non c’era più nulla da fare. Sul posto anche il pm Loffredo. L’uomo, che è incensurato, è stato interrogato per tutta la notte.
il Friuli
Uccisa con 37 coltellate.
E’ stata uccisa con 36 coltellate, forse 37, di cui più d’una fatale. E’ morta così Irma Hadai, giovane donna di origini albanesi e madre di due bambine in età scolare. E’ morta uccisa dal marito, albanese come lei, Lulzmin Hadai, ora detenuto in carcere con l’accusa di omicidio.Le ferite più profonde sono state inferte al cuore, alla giugulare, ai polmoni e si sono rivelate fatali. Questo l’esito dell’autopsia, compiuta questa mattina da Carlo Moreschi sul corpo della donna. Come da programma stamattina si e’ svolto in carcere l’udienza di convalida a carico dell’uomo, alla presenza del Gip Francesco Florit. Hadai si e’ rifatto alle dichiarazioni rilasciate la notte dell’omicidio. Sarebbe stata una visita fatta martedi’ scorso da Lulzim Hadaj con le due figlie a una cugina appena diventata mamma, la causa del litigio, secondo quanto detto dall’operaio durante l’interrogatorio. Il Gip ha convalidato l’arresto e confermato la custodia in carcere.
Udine Today
Moglie uccisa a coltellate davanti ai figli, condannato a 30 anni
Lulzim Hadaj, il muratore albanese di 37 anni che la sera del 18 giugno 2013 uccise la moglie Irma nella loro casa di San Giovanni al Natisone, è stato condannato a trent’anni di reclusione. La condanna è stata pronunciata oggi dal gup del tribunale di Udine, Roberto Venditti. Hadaj uccise la moglie, con numerose coltellate. L’uomo, da allora in custodia cautelare in carcere, era accusato di omicidio volontario con le aggravanti del vincolo di coniugio e della crudeltà. Il Gup ha accolto la richiesta di condanna avanzata dal pm, Barbara Loffredo. Il giudice ha dichiarato l’imputato interdetto legale e dai pubblici uffici in perpetuo, ha sospeso la patria potestà per la durata della pena, condannandolo a versare un risarcimento danni di 280mila euro a ciascuna delle figlie, 200mila a ciascuno dei genitori e 60mila ciascuno a un fratello e a una sorella della vittima, costituiti parte civile nel processo.
Messaggero Veneto
Accoltellò a morte la moglie: 30 anni
Trent’anni di carcere e la sospensione della responsabilità genitoriale per Lulzim Hadaj, il muratore albanese di 37 anni che la sera del 18 giugno 2013 uccise la moglie Irma, di 4 anni più giovane, con 37 coltellate, al culmine di una lite nella loro abitazione di San Giovanni al Natisone. Questa la sentenza pronunciata ieri dal giudice per le udienze preliminari Roberto Venditti al termine del processo che è stato celebrato con rito abbreviato condizionato. Pesante la quantificazione dei risarcimenti: 200 mila euro per ciascuno dei genitori della vittima, 280 mila euro per le figlie e 60 mila euro per la sorella e il fratello di Irma, pari a 1.080.000 euro complessivi.
L’uomo, dalla sera del delitto in custodia cautelare in carcere, era accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo coniugale e crudeltà. Il pubblico ministero Barbara Loffredo aveva chiesto una condanna a 30 anni. La sera del delitto, marito e moglie avrebbero discusso per una visita fatta dall’uomo con le figlie quel pomeriggio a una cugina, appena diventata mamma. Irma, dopo aver mandato le due bambine in giardino per evitare che assistessero alla discussione, aveva espresso la propria contrarietà. Ne era nata una discussione e l’uomo, rimproverato dalla moglie, era andato su tutte le furie. Afferrati due coltelli da cucina, uno con la lama da 18 cm, l’altro di 21, si era avventato sul corpo di Irma Hadaj colpendola con 37 coltellate, come ha rilevato l’autopsia eseguita dal medico-legale Carlo Moreschi. Molte furono mortali: al cuore, ai polmoni, alla giugulare, altre più superficiali. Le due figlie di 12 e 10 anni, sarebbero rientrate in casa subito dopo. Le bambine, assistite dall’avvocato Enrica Lucchin, si sono costituite parte civile insieme ai nonni materni e alla sorella, mentre il fratello si è affidato all’avvocato Valentino Tornaboni. Le parti civili hanno chiesto la condanna ritenuta di giustizia, rimarcando l’aggravante della crudeltà. L’avvocato difensore Daniele Sussman detto Steinberg del foro di Milano, ha puntato su una perizia di parte, depositata nella prima udienza, per sostenere che l’uomo sarebbe stato al momento del fatto incapace di intendere e volere e avrebbe reagito a una provocazione.
Ieri la difesa ha presentato due relazioni dei servizi sociali che si riferivano al percorso affrontato da Hadaj dopo il 2010 quando, in seguito alla condanna per maltrattamenti in famiglia, Hadaj si era allontanato dall’abitazione coniugale per qualche tempo ed era stato invitato dai servizi sociali a frequentare un terapeuta.
«Abbiamo evidenziato – ha premesso il difensore – le risultanze dell’accertamento tecnico irripetibile disposto dal pm dal quale era emerso come su uno dei coltelli ci fossero le impronte delle moglie e sul palmo sinistro della mano di Hadaj ci fosse un taglio a conferma del fatto che era stata lei a minacciarlo e lo aveva ferito».
Di tutt’altro tenore la richiesta della pubblica accusa e quella delle parti civili, rappresentate dagli avvocati Lucchin e Tornabuoni. «In questi mesi tutto ciò che i familiari della vittima hanno chiesto è stato di mettere in sicurezza le bambine – ha commentato l’avvocato Lucchin dopo la lettura della sentenza – nessun risarcimento e nessuna condanna restituiranno loro chi hanno perduto, non basterà a lenire la sofferenza e nemmeno la rabbia. Al momento – ha aggiunto l’avvocato, le bambine, affidate alla zia, sono seguite da alcuni psicologi e stanno cercando di superare il trauma». Obiettivo arduo. Per entrambe, il dolore e la rabbia hanno eretto una barriera che solo il tempo, l’amore dei familiari e un’adeguata terapia, potranno abbattere.