Fabiano Visentini, 41 anni. Uccide a calci e pugni la convivente ma non ricorda. Condannato a 14 anni di reclusione
Pietra Ligure (Savona), 18 Giugno 2014
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Omicidio di Pietra, Fabiano Visentini condannato a 14 anni
Quattordici anni di reclusione in abbreviato per omicidio volontario. E’ la condanna inflitta questa mattina in udienza preliminare a Fabiano Visentini, il quarantenne che nel giugno del 2014 aveva ucciso la convivente Alba Varisto a calci e pugni nel loro appartamento in via Riviera a Pietra Ligure. Visentini, che è stato giudicato con un rito abbreviato condizionato all’espletamento di una perizia psichiatrica, è stato dichiarato parzialmente incapace di intendere di volere e, di conseguenza, imputabile.
Questa mattina, davanti al giudice Francesco Meloni, è stato prima reso noto l’esito della perizia psichiatrica e poi è iniziata la discussione durante la quale il pm Chiara Venturi ha chiesto una condanna a 16 anni di reclusione. Per quanto riguarda la difesa, l’avvocato Francesca Aschero, alla luce delle conclusioni peritali, ha chiesto invece che il reato contestato all’imputato venisse configurato in “omicidio preterintenzionale”. Il giudice ha ritenuto di non modificare l’imputazione e di infliggere una condanna leggermente meno severa rispetto alle richieste del pubblico ministero. Secondo l’accusa, la vittima, infermiera in pensione di 59 anni, era stata uccisa dalle botte del compagno che, dopo l’ennesima lite tra i due, l’aveva colpita con violenza. Era stato lo stesso Visentini, quasi 24 ore dopo l’aggressione, quando la donna ormai era senza vita, ad allertare il 118.
Davanti al gip, durante l’interrogatorio, l’uomo (che stamattina era presente in tribunale) aveva spiegato di non ricordare nulla di quello che era successo. “Non ricordo” aveva detto al giudice Visentini che aveva confermato solo di aver avuto una discussione con la donna: “Abbiamo litigato perché lei era andata a giocare alle slot machines e io non volevo che spendesse i soldi nel gioco. C’è stata una lite, ma io non ricordo altro”. “Non ho capito di averla uccisa, mi sono reso conto che fosse morta solo quando sono arrivati i soccorritori” aveva aggiunto il compagno della vittima che, da subito, aveva dimostrato di avere un “buco” nei suoi ricordi che va dal momento della discussione con la compagna all’arrivo dell’equipaggio dell’ambulanza. Un arco temporale durante il quale Alba Varisto è stata prima picchiata a morte e poi abbandonata per ore sul pavimento, ormai priva di vita e con il corpo martoriato dalle botte.