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Carmela Cerillo, 38 anni, bidella, mamma. Strangolata dal marito

Feletto Umberto, Tavagnacco (Udine), 25 Aprile 2010


Titoli & Articoli

Udine, lei lo tradisce e lui la strangola Poi chiama il 113 (Quotidiano Nazionale – 25 aprile 2010)
“Mi ha tradito”. Così Salvatore Guadagno, un operaio di 39 anni, ha motivato l’omicidio della moglie che ha compiuto nel tardo pomeriggio. L’uomo ha strangolato la compagna a mani nude, senza che i vicini si accorgessero di nulla, poi è andato alla finestra e ha urlato il delitto, infine ha chiamato i carabinieri. Il delitto si è consumato a Feletto Umberto, una frazione del Comune di Tavagnacco, nella cintura urbana di Udine. Da tempo i coniugi avevano problemi. La vittima, Carmela Cirillo, 38 anni, bidella, aveva abbandonato la casa un mese fa, poi era ritornata, ma evidentemente la tensione covava sotto la cenere.
Nessuno si è accorto dell’uxoricidio perché nessuna lite lo ha preceduto, nè i vicini hanno avvertito rumori sospetti. Agli uomini dell’Arma la ricostruzione di quanto avvenuto è apparsa relativamente chiara: forse una parola di troppo, l’uomo che si avventa sulla donna e le stringe il collo fino a provocarne la morte. Quindi l’urlo disperato e la chiamata al 113.

 

Strangolata dal marito: anche la madre uccisa 40 anni prima (Messaggero Veneto – 26 aprile 2010)
Uxoricidio a Feletto Umberto, emerge una drammatica coincidenza. Lo stesso tragico destino lega la morte di Carmela Cerillo a quella di sua madre: anche lei sarebbe stata uccisa dal marito, nel 1973
Un destino oscuro ha portato madre e figlia a morire nello stesso modo, uccise dai mariti, a 40 anni di distanza l’una dall’altra. E’ la drammatica analogia che unisce la storia di Carmela Cirillo, di 38 anni, strangolata dal marito, Salvatore Guadagno, di 39 anni, ieri sera, nella loro casa di Feletto Umberto (Udine), a quella della madre.
LA CRONACA DELL’OMICIDIO DI FELETTO UMBERTO
Carmela era nata nel 1972, a Pollena Trocchia (Napoli), terza di tre fratelli. Ma a pochi mesi d’età era già rimasta orfana di madre: suo padre, Raffaele Cerillo, gliela aveva ammazzata. Movente e modalità si sono persi nei meandri del passato: neppure i figli, allora troppo piccoli, lo ricordano. Una cosa, però, è certa: per quel delitto, Raffaele Cerillo scontò 16 anni di carcere. Quando si dice il destino. Tragico e insolente. Capace di riservare la stessa atroce fine alla figlia: strappata alla vita a soli 38 anni, per mano di un marito così geloso, da arrivare al punto di strangolarla e negare anche ai loro due figli l’indispensabile amore della madre.
Il particolare – un’agghiacciante coincidenza che, di fatto, nulla aggiunge alle indagini – è emerso ieri, durante gli accertamenti che i carabinieri, che alle 19.30 di domenica, a Feletto Umberto, hanno arrestato Salvatore Guadagno, operaio della Fincantieri, originario di Casalnuovo di Napoli, 39 anni da compiere giovedì, per l’omicidio della moglie Carmela Cerillo, bidella all’istituto professionale Ceconi di Udine, stanno conducendo sul caso.
É stato uno dei due fratelli della donna, arrivato con alcune zie ieri stesso a Udine, direttamente da Napoli, dove abita, a riferire l’episodio al comandante del Nucleo investigativo, capitano Fabio Pasquariello. Era il 1973. Il ricordo è lontano, confuso, forse inconsciamente rimosso. Pare che per liberarsi della moglie, Annamaria De Concilio, il padre Raffaele si limitò a spingerla giù dalle scale. Niente sangue neppure allora, a Napoli. Ma, ieri come adesso, una famiglia irrimediabilmente lacerata.
La sera prima, era toccato al cognato Mauro – che con la moglie Carmelina, una delle due sorelle di Guadagno (l’altra abita a Udine), e con i suoceri vive nell’appartamento vicino a quello in cui si è consumato il delitto, al primo piano del condominio di via Cavour che fa angolo con via XXIV maggio – essere sentito dai carabinieri. É stato lui l’ultimo a vedere la coppia: aveva trascorso il pomeriggio a casa loro e insieme a Salvatore aveva guardato le partite di calcio alla televisione. Nel frattempo, Carmela – stando a quanto raccontato agli investigatori – aveva sistemato casa e si era poi andata a riposare. I figli – Annamaria, di 18 anni, e il fratello P., di 13 anni –, invece, si trovavano entrambi fuori casa.
Terminate le partite, il cognato se n’era andato al parco con i propri figli e con la madre e la sorella di Salvatore. Ed è proprio lì che, verso le 19.30, cioè una quarantina di minuti dopo avere strangolato la moglie, l’operaio ha raggiunto telefonicamente Carmelina, per informarla di quello che aveva fatto e chiederle di tornare a casa. Poi si è affacciato al balcone e ha avvertito anche la vicina, sollecitandola a chiamare i carabinieri. Ma nel frattempo, forse in preda al più devastante dei rimorsi, ha digitato a sua volta il 112 e si è autodenunciato.
Un caso apparentemente già chiuso, quello che domenica sera ha sconvolto la bella, ordinata e tranquilla frazione di Feletto. Ma sul quale gli inquirenti hanno continuato a lavorare per tutta la giornata di ieri, per chiarire, prima di tutto, quale fosse – o meglio – a quale punto di logoramento fosse giunto il rapporto tra i due coniugi e se l’uomo abbia agito sotto l’effetto di un’ira incontrollabile o in maniera premeditata.
«L’ho uccisa, perchè mi tradiva», ha esclamato Salvatore ai carabinieri che, una volta entrati nell’appartamento, lo hanno trovato in cucina, inginocchiato sul corpo senza vita della moglie. Una versione, quella del delitto passionale, che troverebbe conferma anche nelle verifiche effettuate ieri. I conoscenti e gli amici convocati nel pomeriggio nella caserma del Comando provinciale di viale Trieste hanno parlato di una relazione coniugale contrassegnata da frequenti liti e Salvatore è stato descritto come un uomo manesco. E capace, secondo i carabinieri che lo hanno prelevato e interrogato prima di portarlo in carcere, di rimanere lucido, pur nella prostrazione del delitto appena compiuto.

Udine: omicidio, moglie strangolata. 20 anni prima ne fu vittima anche la madre (la Voce del Nord Est – 26 aprile 2010)
La notizia sembra ormai certa, anche se manca la conferma ufficiale. La madre della donna strangolata dal marito per gelosia a Feletto Umberto, frazione del Comune di Tavagnacco (Udine), 20 anni fa a Napoli sarebbe stata a sua volta uccisa dal coniuge.  Ieri pomeriggio, verso le ore 17, Salvatore Guadagno, operaio di 39 anni, ha soffocato nella loro abitazione la moglie, Carmela Cerillo, una bidella di 38 anni. Mezz’ora dopo, l’uomo ha confessato l’omicidio dal balcone di via Cavour n. 48 alla dirimpettaia, invitandola a chiamare i carabinieri che lo hanno arrestato.
Davanti ai militari e poi al pm della Procura di Udine, Lucia Trevisiol, Guadagno ha immediatamente ammesso tutto, confermando la gelosia quale movente. La moglie aveva infatti una relazione con un altro uomo. Due i figli della coppia, di cui uno minorenne.
Guadagno dovra’ rispondere di omicidio aggravato dal vincolo di parentela. L’uxoricida da tempo aveva problemi con la moglie. Lei aveva abbandonato la casa un mese fa, poi era ritornata, ma evidentemente la tensione covava sotto la cenere. Nessuna lite, nessun rumore sospetto, da quanto raccontato dai vicini. Solo le urla dell’uomo alla finestra: “Ho ucciso mia moglie”. Quindi la telefonata ai Carabinieri con la confessione.

 

L’omicida e la vittima tentavano di ricucire il rapporto con l’aiuto di una psicologa (Messaggero Veneto – 28 aprile 2010)
Salvatore Guadagno e Carmela Cerillo, l’assassino e la vittima, stavano andando assieme da una psicologa per sanare i problemi che minavano il loro rapporto e che rischiavano di portarli alla separazione. Poi, il delitto. Oggi, Salvatore Guadagno e Carmela Cerillo avrebbero dovuto partecipare alla loro seconda seduta davanti alla psicologa. Al primo appuntamento, alcuni giorni fa, la coppia si era presentata unita: marito e moglie avevano raccontato le tappe della loro storia e accennato ai problemi che, da qualche tempo, minavano il loro rapporto e che, specie dopo l’ingresso nella vita di lei di un altro uomo, rischiavano di portarli alla separazione. Una decisione, quella di affidarsi al sostegno di un professionista del Consultorio familiare, maturata negli ultimi tempi, pare a seguito delle insistenze della donna, stanca di subire le violenze, verbali e fisiche, del marito. E che lui – a quanto appreso dagli investigatori – aveva alla fine accettato, promettendo anche d’impegnarsi a non alzare più le mani sulla moglie.
Di percosse e atteggiamenti violenti da parte di Guadagno hanno parlato pure alcune amiche di Carmela, che ieri mattina si sono presentate spontaneamente alla caserma del Comando provinciale dei carabinieri, per riferire delle volte in cui la vittima, stufa di essere maltrattata, si era sfogata davanti a loro. A questo proposito, comunque, non risulta che la donna abbia mai sporto denuncia contro il coniuge. Le altre persone sentite ieri, per lo più conoscenti ed ex colleghe della bidella, hanno ulteriormente confermato il ritratto di brava ragazza e lavoratrice esemplare fin qui dato di lei. Tra le persone convocate in caserma dal comandante del Nucleo investigativo, capitano Fabio Pasquariello, anche alcuni colleghi di Guadagno, che lavora come operaio alla Fincantieri di Monfalcone.
Intanto, la notizia dell’uxoricidio ha raggiunto anche Napoli e il suo circondario, da dove la coppia, una ventina d’anni fa, si trasferì in Friuli in cerca di tranquillità e di un lavoro sicuro. Se ne parla soprattutto perchè la morte di Carmela rievoca tragicamente quella di sua madre, Annamaria De Concilio: avvenne nel 1973 e, anche allora, avvenne per mano del marito. Fu Raffaele Cerillo, padre di Carmela e dei suoi due fratelli maggiori, a ucciderla. Un omicidio del quale gli stessi figli, allora bambini (Carmela aveva soltanto pochi mesi), non ricordano quasi più niente.
Stando alle frammentarie notizie apprese dai carabinieri partenopei, pare che l’omicidio fu compiuto in un impeto d’ira: Raffaele, che oggi ha 69 anni e conduce una vita da barbone, dentro e fuori l’ospedale di Cercola, sarebbe tornato a casa ubriaco e avrebbe spinto la moglie giù dalle scale. Per quel delitto, scontò 16 anni di carcere. Ora i carabinieri di Udine lo cercano per comunicargli l’eventuale diritto di costituirsi parte civile nel processo che sarà celebrato a carico del genero. Ma anche per capire se, visti i precedenti, sia stato privato della patria potestà.
Già, perché ad aggiungere strazio a una situazione già di per sè pesante c’è anche l’incognita legata al futuro affidamento dei figli di Guadagno. Non tanto di Annamaria, che da poco è diventata maggiorenne, quanto di suo fratello P., che ha soltanto 13 anni. Sul loro affidamento, tra le due famiglie – quella di Salvatore, che abita nell’appartamento vicino al suo, nella palazzina di via Cavour, a Feletto, e dove i ragazzi per il momento si sono trasferiti, e quella di Carmela, che invece si trova nel Napoletano (la giovane era nata a Pollena Trocchia) – sarebbe cominciato un vero e proprio braccio di ferro. Dal canto suo, il sindaco di Tavagnacco, Mario Pezzetta, ha assicurato che il Comune è vicino a entrambi «con tutti i mezzi a disposizione dei Servizi sociali del Comune».

 

CARMELA CERILLO/ Chi è la donna uccisa dal marito di cui si parla ad Amore Criminale (puntata 8 dicembre 2014)
Una delle storie a cui sarà dedicata buona parte della puntata in onda stasera di Amore Criminale, il programma condotto su Rai3 da Barbara De Rossi, è quella di Carmela Cerillo. La donna, una napoletana emigrata a Udine, è stata uccisa dal marito Salvatore Guadagno.
Carmela condivide lo stesso terribile destino della madre, Annamaria De Concilio, uccisa il 10 maggio 1973 a colpi di coltello dal marito Raffaele.
Aveva incontrato il suo Salvatore all’età di 16 anni. Lui è più grande di lei di un anno e lei se ne innamora. All’inizio la loro è una storia a distanza poichè Salvatore parte per il servizio militare ma il desiderio di incontrare Carmela lo spinge più volte ad allontanarsi dalla caserma. Per questo comportamento subirà un processo e una condanna per diserzione. Salvatore viene da una famiglia problematica e da un rapporto conflittuale col padre, che in varie occasioni ha usato violenza nei confronti della madre. Nel 1991 Salvatore e Carmela si sposano trasferendosi subito dopo a Udine, dal loro matrimonio nasceranno due figli. Dopo il trasferimento a Udine, Salvatore inizia ad esternare la propria indole violenta: per banali motivi aggredisce la moglie e la picchia violentemente, spesso puntandole il coltello alla gola. Nel 2009 Carmela incontra un altro uomo, Nicola, che frequenta di nascosto per qualche tempo. Dopo anni di violenze decide di allontanarsi dal marito e i figli appoggiano la sua scelta. Si rifugia a casa di Nicola, che la ospita ma decide di non convivere con lei. Dopo qualche tempo, convinta dal marito, decide di tornare nella casa di famiglia, confessando a Salvatore la relazione extra coniugale. Per un breve periodo le cose sembrano migliorare tra i due e Salvatore sembra aver superato il tradimento. L’uomo, però, alimenta dentro di sé un disagio crescente che sfogherà su Carmela il 25 aprile del 2010, quando, a seguito di una discussione, decide di aggredirla nella cucina di casa e di toglierle la vita strangolandola. Salvatore è stato condannato in via definitiva a 18 anni di reclusione.

Assassinò la moglie, ora ha permessi premio. I figli: “Proteggeteci da nostro padre” (HuffPost – 30 dicembre 2019)
Annamaria ha lanciato una raccolta fondi su Facebook per poter cominciare una nuova vita in un’altra cittàAnnamaria Guadagno vuole scappare in un posto lontano sicuro. Troppa la paura di uscire di casa e di trovarsi faccia a faccia con suo padre, l’uomo che, quasi dieci anni fa, ha ucciso sua madre. Per questo ha deciso di cambiare città e di cominciare una nuova vita. L’ostacolo che le si pone davanti è di natura economica: servono infatti 3 mila euro, i soldi necessari per affrontare lo stage formativo in una nuova città.

Il padre uccise la madre e ora è fuori dal carcere per permessi premio, Annamaria chiede aiuto al web per scappare da lui (Leggo – 30 dicembre 2019)
Avvia una raccolta di fondi online per poter scappare e rifarsi una vita. Annamaria Guadagno, 27 anni, vuole allontanarsi da casa per vivere in un posto sicuro, lontano da suo padre che è uscito di carcere dopo aver ucciso la mamma. La ragazza era appena maggiorenne quando il padre  Salvatore, di 39 anni, strangolò la moglie, Carmela Cirillo, di 38 anni, nella loro casa in via Cavour, a Feletto Umberto. L’uomo fu condannato a 18 anni di carcere, ma dopo 7 anni e una serie di permessi premio ha l’opportunità di uscire di casa ma la ragazza e il fratello di 24 anni hanno paura e vogliono scappare per non poterlo vedere mai più. Dopo un periodo in cui hanno vissuto dai nonni i due fratelli si sono trasferiti insieme a Udine, ma ora l’incubo per il ritorno del padre è tornato.
«Le domeniche, dalle 8 alle 20, lui aveva la possibilità di tornare a Feletto, a casa dei miei nonni paterni. E fino all’anno scorso ci è capitato di incontrarlo. I modi aggressivi e i toni minacciosi sono sempre gli stessi», ha spiegato la ragazza al Messaggero Veneto, dicendo di aver lanciato una raccolta fondi online su Facebook, per poter avere l’opportunità di stargli il più lontano possibile. Annamaria racconta che il padre le ha fatto capire che nel tragitto dal carcere a casa può fare delle deviazione e lei teme per la sua incolumità e del fratello.
«Sono un orfana di femminicidio, insieme a mio fratello. In tutti questi anni io e mio fratello siamo stati abbandonati da tutti, affidati alla famiglia paterna che ci ha distrutti psicologicamente. Ho mollato gli studi per lavorare e crescere mio fratello. Siamo cresciuti da soli.L’uno la forza dell’altro. Ma in questi anni tante sono state le ingiustizie e le minacce di morte ricevute da parte di nostro “padre”. Viviamo con il terrore, non ci sentiamo più al sicuro», scrive Annamaria su Facebook,
«A seguito di problemi di salute, quest’estate ho perso il lavoro, non ho più una base economica, e la cosa peggiore è che non posso più fare il lavoro per cui ho investito tutta una vita. Ho perso tutto in questi mesi, ho dovuto vendere tutto quello che in questi anni avevo costruito. Sto cercando di reinventarmi e ripartire da zero grazie a un corso, che mi darà la possibilità di fare uno stage formativo ma non retribuito fuori regione, con la speranza di un inserimento lavorativo successivo. Ma non ho la base economica per poter vivere fino alla fine dello stage e dell’esame (Aprile) e se, iniziassi a lavorare, fino al primo stipendio (maggio). La nostra storia è stata raccontata anche a Le Iene, a Rai News 24, e uno speciale a Rai 2 Dossier ( sotto allego tutti i link). Se vi va di conoscerla meglio e nel dettaglio E’ un aiuto per evitare quello che nostro padre ci ha sempre detto : ” Ti faccio fare la stessa fine di tua mamma” si avveri. Un aiuto che non abbiamo mai ricevuto dallo stato. L’opportunità per ricominciare una vita finalmente tranquilla e sicura. In modo da crearmi una stabilità lavorativa e permettere a mio fratello poi di raggiungermi chiedendo un trasferimento.Posso solo ringraziarvi per il vostro aiuto. Anche condividerlo vuol dire tanto»

 

Nata sotto il segno della violenza (YouTube)


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In memoria di

“Ovunque tu sia” – di Pasquale Guadagno

Pasquale Guadagno contro il papà assassino: «Uccise mia madre, ora vuole cremarla per tenerla con sé. Lasciateci la salma» (Corriere della Sera la 27ma Ora – 23 novembre 2023)
«Se qualcuno non aiuta me e mia sorella, le nostre battaglie non saranno valse a niente. Oggi nostro padre uscirà dal carcere e, per legge, sarà libero di fare quello che vorrà della salma di nostra madre».
Pasquale Guadagno è stanco. Ha 27 anni e da 14 lotta, insieme a sua sorella Annamaria, 31enne, contro i mulini a vento. Chiede ascolto perché la situazione in cui si è ritrovato a 14 anni, quella di orfano di femminicidio, gli ha impedito, e gli impedisce, di avere una vita normale. E la legge non può aiutarlo perché, a oggi, fa ancora acqua da troppe parti.
La storia di Pasquale Guadagno ha inizio il 25 aprile del 2010 quando sua madre Carmela Cerillo (38 anni) viene assassinata per mano del marito Salvatore Guadagno a Feletto Umberto (Udine). Guadagno è stato condannato, «con rito abbreviato e l’attenuante della gelosia», a 18 anni di carcere, poi diventati, per buona condotta, 13. Oggi uscirà.
«Un anno e mezzo fa io e mia sorella abbiamo deciso di dare seguito alle volontà di nostra madre — racconta Pasquale — che non voleva restare qui a Udine, ma avrebbe voluto essere sepolta, un giorno, con la famiglia a Napoli». Oltre a essere stata vittima di femminicidio, Carmela è stata a sua volta un’«orfana speciale»: sua madre Annamaria De Concilio è stata assassinata dal marito Raffaele Cerillo, a Napoli, il 10 maggio 1973. E Carmela, che aveva solo sette mesi, si trovava tra le braccia della madre mentre il padre le toglieva la vita. Prosegue nel racconto Pasquale: «Abbiamo iniziato a informarci e abbiamo scoperto che non abbiamo alcun diritto perché, per la legge, lui a oggi è ancora il vedovo e, di conseguenza, può decidere sul suo corpo. Senza la sua autorizzazione scritta non possiamo fare nulla. Così ci siamo rivolti al Comune di Tavagnacco (Udine), che ci ha dato una carta da far firmare a nostro padre. Obbligati da questo sistema, siamo dovuti tornare in carcere, dopo anni che non lo vedevamo (l’ultima volta che l’ho visto mi ha minacciato di morte), ma lui non ha mai firmato».
Non solo, Pasquale e Annamaria hanno scoperto che il loro padre vuole cremare la salma «per tenerla con sé, a casa sua, quando uscirà dal carcere», spiega. Circostanza confermata dal Comune.
Un paradosso, oltre che un’ingiustizia. «E non me la posso prendere nemmeno con mio padre perché lui sta esercitando un potere che lo Stato gli sta lasciando», ammette.
Dopo il femminicidio di sua madre, Pasquale, minorenne, è stato affidato alla famiglia paterna, che lo ha costretto fin da subito a far visita al padre («un mese dopo la morte di mia madre io ero già in carcere, due volte a settimana», racconta). Poi, a 17 anni, si è ribellato ed è andato a vivere con la sorella maggiorenne. Ai fratelli è mancato ogni tipo di aiuto: non hanno avuto accesso al diritto allo studi, hanno iniziato presto a lavorare per mantenersi. A loro non è spettata nemmeno l’eredità: «Non abbiamo avuto nulla, né dei conti in banca, né di quello che c’era in casa».
E niente  sostegni psicologici. «Non sono spaventato dal fatto che mio padre esca dal carcere, nessuno glielo nega, quello che mi spaventa è come uno Stato possa permettere a un uomo così visceralmente malato di ritornare in libertà senza un percorso di redenzioneLe uniche persone in pericolo siamo io e mia sorella, e nessuno si assume questa responsabilità». L’unica soluzione, spiega il 27enne, sarebbe fare una causa al padre togliendoli tutti i diritti sulla defunta madre. «Ma trovo assurdo che io debba fare una causa per una cosa che mi spetta di diritto».
Maria Domenica Castellone, vicepresidente del Senato, ha invitato Pasquale Guadagno a parlare al Senato della sua storia, il prossimo 11 aprile, e a presentare il suo libro Ovunque tu sia (uscito per Europa Edizioni nel 2022). L’intento è quello di portare delle proposte per migliorare la legge attualeche dovrebbe tutelare gli orfani speciali. «Ma da qui all’11 aprile sarà troppo tardi per fermare la volontà di mio padre di riprendersi il corpo di mia mamma. Mi appello ai politici, perché qualcuno prenda a carico questa situazione — conclude Pasquale —. Io sto perdendo la salute e la testa dietro queste battaglie, ma da solo non ho gli strumenti per andare avanti».

 

Libero l’uomo che uccise Carmela a Feletto. La battaglia dei figli per il corpo della madre (TeleFriuli – 25 febbraio 2024)
“Lo Stato non permetta che a decidere del corpo di mia madre sia mio padre che l’ha uccisa”
“Mio padre mi ha strappato mia madre una volta, non posso pensare che lo Stato gli permetta di strapparmela ancora”. E’ lo straziante appello del 27enne Pasquale Guadagno, la cui madre Carmela Cerillo è stata uccisa a 38 anni dal marito Salvatore il 25 aprile 2010 a Feletto Umberto. Lui e sua sorella Annamaria vorrebbero portare il corpo della madre a Napoli, dalla sua famiglia. Ma il padre, condannato a 18 anni di reclusione e uscito alcuni giorni fa dal carcere dopo 13 anni per buona condotta, non vuole concederlo. Solo lui, per legge, può disporre di quel corpo.
Un destino doppiamente tragico, quello di Carmela. Sua madre, la nonna di Pasquale e Annamaria, fu uccisa dal marito nel 1973 mentre aveva in braccio la piccola Carmela di appena 7 mesi. I due fratelli, che hanno aperto un bar in via del Cotonificio a Udine, chiedono di essere protetti dal padre di cui hanno paura e al legislatore che sia cambiata la legge. L’istanza sarà portata in Senato l’11 aprile, dove Pasquale presenterà il libro “Ovunque tu sia”, uscito due anni fa, nel quale racconta la vicenda.