Osvaldo Dighera e Liliana Heidempergher. Vittime della “strage di Rivarolo”
Rivarolo Canavese (Torino), 10 Aprile 2021
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KILLER DI RIVAROLO CANAVESE: LA FOLLIA DI TARABELLA (ElectoMagazine)
Tra sabato 10 e domenica 11 aprile a Rivarolo Canavese, alle porte di Torino, si consuma una tragedia per mano di un vero e proprio killer. Renzo Tarabella, pensionato di 83 anni, uccide 4 persone e si spara di fronte alle forze dell’ordine. I carabinieri troveranno nell’alloggio al quinto piano della palazzina di corso Italia i corpi senza vita della moglie, del figlio disabile e dei vicini di casa. A dare l’allarme la figlia dei coniugi Dighera, Francesca, preoccupata per i genitori. Attualmente gli investigatori si interrogano sulla vicenda dell’assassino di Rivarolo: raptus momentaneo o piano diabolico premeditato?
IL RITROVAMENTO DEI CADAVERI
Sono le 3.15 del mattino. A seguito di una segnalazione da parte della figlia dei coniugi Dighera, assenti da casa da troppe ore, i carabinieri della Compagnia di Ivrea cercano di fare irruzione nell’alloggio al civico 46, con l’aiuto dei Vigili del Fuoco. Durante le manovre, il pensionato si spara in bocca, riservandosi l’ultimo proiettile. Una volta dentro, le forze dell’ordine scoprono l’inferno: quella stessa pistola, regolarmente detenuta, ha tolto la vita a 4 persone con soli 5 colpi.
LA VEGLIA AI CORPI DELLE VITTIME E LA MATTANZA
Nell’abitazione in cui si sarebbe consumata la strage gli inquirenti hanno trovato il corpo senza vita della moglie, Maria Grazia Valovatto, in pigiama nel letto coniugale; mentre il figlio, Wilson, sdraiato sul pavimento con attorno i suoi giocattoli preferiti. Dopo aver vegliato, dalla mattina di sabato, sui corpi dei famigliari, Tarabella avrebbe atteso il momento propizio per attirare in casa i coniugi Dighera, il suo vero obiettivo. L’omicida avrebbe poi esploso nella sera due colpi di pistola contro Osvaldo e Liliana, freddandoli.
Stando alle prime ricostruzioni e all’esame autoptico, il pluriomicida avrebbe quindi trascorso un giorno intero in compagnia dei cadaveri dei congiunti e dei Dighera.
LA CONFESSIONE DEL KILLER DI RIVAROLO E IL MOVENTE DELLA GELOSIA
Nonostante una prima smentita della figlia di Renzo, il motivo principale della mattanza risiederebbe nella gelosia. Una gelosia covata da tempo nei confronti della famiglia Dighera, occupatasi da sempre con molta premura di Wilson, accudendolo come un figlio. Una volta diventati nonni, nella testa del killer, avrebbero smesso di badare a Wilson per dedicarsi unicamente alla nipotina. Un pensiero che lo avrebbe logorato nel tempo, portandolo a compiere l’atto estremo.
Diverse sarebbero state le lettere e i biglietti, ritrovati durante l’ispezione dei carabinieri del Sis, che incastrano il Tarabella. “I due signori avrebbero insultato mio figlio già morto. È giusto che paghino” e altri scritti deliranti avrebbero subito indirizzato le indagini verso la pista dell’odio. Così il pluriomicida si sarebbe preoccupato per il futuro del figlio disabile, oramai arrivato all’età di 51 anni. Questo sarebbe stato il movente, confermato dallo stesso Tarabella il 23 aprile durante l’interrogatorio di garanzia al pm Lea Lamonaca:
“Ero solo, abbandonato, con una moglie malata e un figlio disabile da accudire. Ho ucciso perché mi hanno lasciato solo”
Molti restano ancora i dettagli da chiarire sulla vicenda, a partire dal porto d’armi di Tarabella. Secondo il Quotidiano del Canavese “dal 2016 l’uomo non aveva più presentato nessuna richiesta di rinnovo né un certificato di idoneità psico-fisica rilasciato dalla medicina legale dell’Asl per attestare che fosse in condizione di detenere un’arma“. Nel frattempo i legali della famiglia Dighera si interrogano sulla possibilità che questa carneficina potesse essere in qualche modo evitata.
Strage di Rivarolo, Dighera ha lottato per la sua vita. Il giallo sui sette colpi sparati da Tarabella (la Sentinella – 26 aprile 2021)
L’uomo potrebbe aver fatto fuoco due volte dopo l’irruzione di carabinieri e vigili del fuoco alle 3 di notte in casa sua
«Guarda cosa ho fatto per colpa tua». Nel racconto delirante e sconnesso di Renzo Tarabella, 83 anni, è questo il momento in cui mostra il cadavere del figlio Wilson a Osvaldo Dighera e poi lo uccide dopo una breve lotta con due colpi: uno alla schiena e uno in testa. Con voce flebile racconta alla pm Lea Lamonaca, alla giudice Ombretta Vanini e all’avvocata Flavia Pivano la storia della sua vita. Il suo però è un confuso flusso di coscienza che «salta dai suoi 14 anni fino al giorno dell’omicidio», come spiega Pivano. Tanto che colloca l’assassinio del vicino e proprietario di casa al mattino. Quando invece è certo che la figlia Francesca lo ha visto per l’ultima volta intorno verso le 19. Per ricostruire la giornata in cui ha ucciso quattro persone – la moglie Maria Grazia Valovatto, il figlio Wilson e i coniugi Dighera -, si dovrà però ancora attendere. Tarabella sarà interrogato nuovamente dalla pm Lea Lamonaca quando sarà in grado di rispondere alle sue domande.
In procura le attenzioni sono concentrate sulla scena del crimine. È certo che nella Beretta calibro 9×21 di Tarabella mancano sette colpi. Cinque i fori ritrovati sui corpi sulle vittime. Una sola ogiva è stata rinvenuta all’esterno, probabilmente un proiettile “trapassante” che, dopo aver colpito Osvaldo Dighera, ha bucato la finestra della stanza di Wilson ed è finito in un edificio del cortile dello stabile di corso Italia. Lo stesso cortile in cui hanno fatto irruzione vigili del fuoco e carabinieri della Compagnia di Ivrea la notte di sabato verso le tre. In quell’occasione Tarabella potrebbe aver sparato non uno, ma due colpi. Uno contro sé stesso, l’altro, forse, contro chi è accorso. D’altronde l’anomalia nella strage di Rivarolo è proprio la durata: un giorno intero. L’83enne si era reso irreperibile, durante le ricerche dei coniugi Dighera. Era l’unico del palazzo che non rispondeva al citofono.
La destinazione degli altri colpi, sulla scena del crimine, è chiara. Con uno Tarabella ha ucciso la moglie nel suo letto, fiaccata dall’età e piegata dall’artrite, «tanto che in casa non poteva far più nulla per gli enormi dolori che aveva», come spiega ancora l’avvocata Pivano. Un altro, poco dopo, lo ha riservato al figlio Wilson. I due famigliari secondo l’autopsia del dottor Testi, sono stati uccisi tra la notte di venerdì e la mattina di sabato. Poi, Tarabella deve aver sentito rientrare Osvaldo Dighera e lo ha chiamato sul pianerottolo. In casa gli ha mostrato quello che aveva fatto e i due avrebbero lottato. L’ultimo colpo è per Liliana Heidempergher, che, cercando il marito, potrebbe aver bussato alla porta di Tarabella. Su di lei l’uomo, non ha speso una parola nelle dichiarazioni spontanee rese ai magistrati.