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Renzo Finamore, 58 anni, tenente colonnello della finanza in pensione, pregiudicato per concussione, padre. Sevizia con l’acido la moglie e la figlia, poi le uccide e uccide anche il fidanzato della ragazza. Registra tutto su una videocassetta. Suicida (strage di Borzano di Albinea)

Borzano di Albinea (Reggio Emilia), 14 Ottobre 2002


Titoli & Articoli

Stermina la famiglia e tenta il suicidio (la Repubblica – 14 ottobre 2002)
Un ufficiale della Guardia di finanza in pensione uccide la moglie, la figlia e spara al fidanzato di quest’ultima, che sopravvive
Secondo indiscrezioni non confermate l’uomo avrebbe filmato le fasi del delitto con una telecamera
REGGIO EMILIA – Una famiglia quasi sterminata, forse dallo stesso padre, che dopo aver ucciso la moglie, la figlia e aver colpito il fidanzato di quest’ultima, avrebbe tentato di togliersi la vita. Una tragedia consumata oggi a Borzano di Albinea, nella zona pedemontana reggiana. E’ accaduto tutto nel pomeriggio, nella casa di un colonnello della Guardia di finanza in pensione, Renzo Finamore, 58 anni. A scoprire i corpi nel tinello di casa è stato il figlio che, tornando nell’abitazione, ha intravisto dalla finestra il fidanzato della sorella, steso in terra e agonizzante. Allarmato, Simone, 29 anni, ha chiamato i carabinieri che sono arrivati subito sul posto e una volta entrati nell’appartamento (in via Luca da Reggio 10), hanno trovato i quattro corpi. Le due donne, la moglie dell’ufficiale, Alberta Ratti di 53 anni, e la figlia minore Valentina, nata nell’85, erano ormai prive di vita, uccise da colpi di arma da fuoco.
A cadere per primo sotto i colpi dell’ufficiale (che per un periodo era stato in forza anche al comando della Polizia tributaria a Bologna) sarebbe stato Fabrizio, ex carabiniere, fidanzato di Valentina, che è stato trovato in una pozza di sangue nel cucinotto della villa: era stato raggiunto da un colpo di pistola alla testa. Finamore avrebbe poi sparato alla testa alla figlia, quindi avrebbe colpito al petto e al capo la moglie, quindi avrebbe rivolto l’arma contro di sè puntandola al capo. Un colpo secco, con la stessa arma usata per la strage, un revolver 38 special, che l’ufficiale deteneva regolarmente e che sarebbe stata trovata dai carabinieri vicino al suo corpo.
Simone Finamore si è insospettito, rientrando a casa verso le 17, quando ha suonato al campanello e nessuno gli ha risposto. A quel punto si è arrampicato fino alla finestra del tinello, ha visto il corpo di Fabrizio riverso sul pavimento nel sangue e per lo spavento è caduto, rimanendo a sua volta contuso ad una gamba. Renzo Finamore e Fabrizio Naitana sono al momento ricoverati nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Reggio Emilia. Le loro condizioni sono giudicate gravissime dai sanitari.
Dalla ricostruzione della dinamica della tragedia e dalle indagini in corso, un’indiscrezione (non confermata dai carabinieri): il colonnello avrebbe filmato con una telecamera le fasi degli omicidi. Finamore avrebbe probabilmente appoggiato la telecamera su un supporto fisso e avrebbe poi fatto partire la registrazione. Sul possibile movente della tragedia gli investigatori mantengono il massimo riserbo, ma a quanto si sa potrebbe essere riconducibile a dissapori per la vendita della villa di famiglia. Stando ad altre voci, potrebbe invece essersi trattato di problemi legati al fidanzamento della figlia con l’ex carabiniere. E’ certo, comunque, che Finamore avesse una particolare passione per le riprese con la videocamera.
Dell’omicida i vicini dicono che era un uomo depresso, e raccontano di continue liti e dissapori in famiglia. Passato attraverso una vicenda processuale che forse lo aveva colpito nel profondo. Comandante del gruppo di Reggio Emilia della Guardia di finanza dal 1987 al 1992, era stato condannato a 3 anni e mezzo di reclusione per concussione in primo grado nel gennaio del 1997 dal tribunale di Reggio Emilia. La sentenza era stata confermata in appello, ma la Cassazione l’aveva annullata senza rinvio circa due anni fa. Secondo l’accusa iniziale, che aveva portato al rinvio a giudizio, nel ’92, Finamore avrebbe indotto una cooperativa reggiana ad acquistare degli immobili di sua proprietà per una somma complessiva ritenuta sproporzionata rispetto all’effettivo valore. Finamore avrebbe anche chiesto al titolare di un’azienda di ceramiche un prestito dopo la chiusura di un controllo fiscale. Per la difesa invece si era trattato di una normale compravendita di un appartamento a Sestola con diritto di recesso. Una vicenda finita comunque da tempo e che secondo l’avvocato Giulio Bigi, che all’epoca lo aveva difeso, non sarebbe da ricondurre al gesto di oggi.

 

Strage Reggio E.: acido su moglie e figlia (Reggio 2000 – 15 ottobre 2002)
Acido in faccia alla moglie e alla figlia, prima di ucciderle a colpi di pistola. Il film dell’orrore ha chiarito la dinamica della strage nella villa di Borzano di Albinea, sulle colline reggiane: un padre che videoregistra l’ esecuzione di moglie e figlia. Ma per gli investigatori ”restano tanti lati oscuri sul movente”.
Per quale motivo, pur concessi all’ uomo anni di sospetti e incomprensioni, ieri mattina l’ ex colonnello della Guardia di Finanza Renzo Finamore ha assassinato a colpi di pistola la figlia diciassettenne Valentina e la moglie Alberta, dopo aver ridotto in fin di vita il ”ragazzo” della giovane, Fabrizio? Durano quattro-cinque minuti le immagini della tragedia, ”qualcosa che e’ meglio non vedere”, si e’ limitato a dire il maggiore Michele Cozzolino, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Reggio Emilia. L’ obiettivo della videocamera si spalanca con l’ ex ufficiale della Finanza, girato di spalle: davanti a lui riversa a terra, gia’ colpita al petto e in fin di vita, la moglie, con la testa appoggiata alla base del divano.
La figlia Valentina, costretta a vedere l’ incredibile, e’ invece seduta sullo stesso divano con le mani legate alla spalliera. Nell’ audio del filmato, anche se piuttosto confuso, si sentirebbe una sorta di monologo dell’ uomo, interrotto dalle parole della figlia: Finamore parlerebbe della vendita della villa, accusando pure la giovane e la madre di una fiducia tradita. Tirerebbe in ballo anche la presunta infedelta’ della moglie: rancori che potrebbero risalire a molti anni fa, tanto da fargli gridare, rivolto a Valentina, frasi del tipo, ”tu non sei mia figlia”. Valentina, terrorizzata, ripete in tutti i modi al padre di non ucciderla, implorando come puo’: ”Papa’, non farlo”.
Ma all’ improvviso, in una sequenza rapidissima, l’ uomo si china sulla moglie e le esplode il colpo di grazia a bruciapelo in testa, poi va verso la figlia e la fredda da poca distanza, con un proiettile in fronte. Si ode un altro sparo. E si intravede il corpo dell’ ex ufficiale che crolla a terra. L’ immagine e l’ orrore si materializzano in una villa del reggiano resta cosi’, proiettata sul televisore davanti al divano, cui la videocamera e’ collegata. Orrore, perche’ sui corpi di Alberta e Valentina, il primo esame medico legale avrebbe rintracciato segni di acido. L’ ex ufficiale l’ avrebbe gettato sul volto della moglie, sulla schiena della figlia. Secondo una prima ipotesi, prima di ucciderle.
E vedono proprio questo set dell’ orrore i carabinieri che fanno irruzione, ieri pomeriggio. Ma ormai e’ tutto finito, perche’ l’ esecuzione pare essere andata in scena in mattinata: le due donne indossano il pigiama, cosi’ come il timer all’ inizio del video indica le 9.40. Poco prima l’ inizio della registrazione, secondo la ricostruzione degli investigatori, l’ uomo avrebbe sparato a Fabrizio, ferendolo all’ addome e alla testa, nel tinello. Finamore, in quei drammatici minuti, avrebbe anche ricaricato la pistola, una 38 special. Il modello infatti sarebbe capace di cinque colpi, contro i sei repertati sul luogo del delitto: due contro Fabrizio, due contro la moglie, uno alla figlia e il sesto per suicidarsi.

Difficile non pensare a una follia. Pero’ non la racconta cosi’ chi ha visto le immagini: ”I gesti, l’ aspetto, i movimenti – ha detto il tenente Goffredo Rossi, comandante del Nucleo operativo dei carabinieri – sono quelli di un uomo razionale, cinico, freddo, lucido”. Ma forse, alla follia, per lievitare bastano anni di sospetti d’ infedelta’, se e’ vero che in paese e in citta’ le chiacchiere maligne circolavano da tempo. Molti ne parlano pure adesso, seppur dietro lo scudo dell’ anonimato. O chissa’ se pure la villa hollywoodiana, con piscina, campo da tennis, laghetto e bosco inclusi, alla fine non fosse diventato un fardello economico e morale insostenibile. Comprata da un fallimento una decina di anni fa, valutata oltre un milione e mezzo di euro, forse stava per essere venduta a meno della meta’. Una vendita che pero’, secondo i militari, non era ancora stata conclusa. ”Economico o passionale: il movente puo’ essere entrambi o nessuno – ha chiuso il maggiore dei carabinieri – dobbiamo scoprirlo”. Di chiaro, resta solo un film di 5 minuti, di un padre che uccide la moglie e figlia. Senza pieta’.

 

E’ di Castel Viscardo il militare che ha massacrato, filmando tutto, la propria famiglia (Orvieto News – 15 ottobre 2002)
Il tenente colonnello Renzo Finamore che ha massacrato la propria famiglia a colpi di pistola prima di spararsi alla tempia, è originario di Castel Viscardo. Qui vive ancora la sua anziana madre mentre la sorella vive a Roma. Finamore ha compiuto il terribile delitto davanti ad una telecamera, filmando le grida della povera figlia. Dura quattro-cinque minuti il film che testimonia la tragedia di ieri: l’ obiettivo della videocamera si apre con Renzo Finamore, girato di spalle, davanti a lui riversa a terra già colpita al petto, in fin di vita, la moglie Alberta Ratti, con la testa appoggiata alla base del divano; la figlia Valentina è invece seduta sullo stesso divano con le mani legate alla spalliera. la ragazza, terrorizzata, ripete in tutti i modi al padre di non ucciderla, con frasi come «Papà non farlo». Invece, all’ improvviso, l’ uomo si china sulla moglie e le esplode il colpo di grazia a bruciapelo in testa, poi va verso la figlia e la fredda da poca distanza, infine si ode un altro sparo e si intravede il corpo dell’ ex ufficiale che crolla a terra.

 

E’ morto Renzo Finamore (Orvieto News – 16 ottobre 2002)
L’ex ufficiale è morto nella serata di ieri. Le indagini, coordinate dal Pm Isabella Chiesi e condotte dai carabinieri del reparto operativo e della stazione di Albinea, stanno cercando di mettere a fuoco nei dettagli il movente della strage, che dovrebbe essere ricondotto a dissapori familiari legati anche alla vendita della villa e del terreno circostante.
I familiari del ventitreenne Fabrizio Naitana, per il quale era stata dichiarata ieri sera la morte cerebrale, hanno acconsentito all’ espianto degli organi e, dopo il periodo di osservazione prescritto dalla legge, equipe chirurgiche di Bologna e Parma hanno prelevato in nottata diversi organi, tra cui il cuore.

 

STRAGE NEL REGGIANO: L’ADDIO CONGIUNTO AI FINAMORE (Sassuolo2000 – 19 ottobre 2002)
Una folla di conoscenti e curiosi ha stipato la chiesa di Borzano di Albinea, nel reggiano, dove oggi si sono svolti i funerali del colonnello Renzo Finamore e di due delle sue vittime, la moglie Alberta Ratti e la figlia Valentina. Le esequie di Fabrizio Naitana, il ragazzo di Valentina Finamore, erano avvenute ieri in Sardegna.
Intorno alla bara di colore più chiaro con le spoglie della ragazza c’ erano le compagne di classe della 3/a Commerciale Filippo Re. Ognuna di loro reggeva una rosa bianca. I feretri con i tre protagonisti della tragedia familiare erano stati portati stamane alla chiesa di Borzano, dove ieri sera era stata celebrata una messa di suffragio, dall’ obitorio del cimitero di Reggio Emilia. Davanti al tempio c’è stato qualche attimo di tensione con i fotocineoperatori. All’ omelia il parroco don Agostino Varini ha sostenuto che la comunità religiosa e civile di Borzano è ferita da una vicenda – ha detto – ”che ci ha travolto, ma non è il tempo dei pettegolezzi e della curiosità. Stringiamoci in preghiera e sospendiamo il giudizio”. Nei primi banchi sedevano con i parenti del colonnello e delle sue vittime, gli altri tre figli dell’ ex ufficiale della Guardia di finanza, Laura, Simone e Stefano, che cammina aiutandosi con le stampelle perchè ferito ad un piede durante il tentativo di entrare in casa dalla finestra il giorno del massacro. Laura Finamore ha ricordato al microfono i suoi tre congiunti con parole di commozione.


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