Marco De Frenza, 59 anni, pluripregiudicato, padre. Uccide la convivente a coltellate. Condannato a 23 anni
Vigevano (Pavia), 10 Agosto 2021
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Omicidio di Vigevano: “Non volevo mi lasciasse, l’ho uccisa”
Il cinquantanovenne arrestato per l’omicidio di Marylin Pera conferma tutto al gip. Resta in carcere “anche per la sua incolumità”, dice il suo avvocato
Ha ammesso le sue responsabilità, così come aveva già fatto in sede di interrogatori davanti al pubblico ministero, Marco De Frenza, il cinquantanovenne di Mede indagato per omicidio volontario aggravato. È stato lui – ha confermato al Gip del Tribunale di Pavia, Pasquale Villani – a colpire Marylin Pera, 39 anni, sua compagna da un paio di settimane, con un grosso coltello da cucina. La decisione del giudice era ancora attesa nella serata ma è pressoché certo che l’arresto sarà convalidato e l’uomo resterà in carcere. “Oltre ad un possibile pericolo di fuga – osserva l’avvocato Valentina Zecchini Vaghi, difensore di fiducia dell’indagato che è attualmente recluso nel carcere dei Pavia – la permanenza in carcere del mio assistito è uno strumento per garantirne l’incolumità”.
Ieri mattina in videoconferenza il Gip ha nominato anche due periti, il dottor Maurizio Merlano, medico legale e la dottoressa Claudia Vignali, esperta tossicologa, che dovranno svolgere gli accertamenti sulla salma della donna. L’esame tossicologico in particolare dovrà stabilire se, come ha sostenuto De Frenza, la vittima avesse assunto droga la sera precedente, quando aveva fatto ritorno a Mede. I periti dovranno inoltre accertare le esatte cause del decesso, la loro compatibilità con la dinamica descritta dall’indagato e la corrispondenza con quella che è considerata l’arma del delitto. Per rispondere ai quesiti del giudice i periti hanno chiesto 90 giorni di tempo.
De Frenza al giudice ha raccontato che dopo l’omicidio il telefono della vittima ha suonato più volte tanto che, infastidito, lo ha spento. Già martedì sera, ha poi aggiunto, ha ricevuto telefonate da parte dei congiunti di Marylin Pera che avevano il suo numero perché la donna, quando i due si erano allontanati insieme, in alcune occasioni li aveva chiamati da quella utenza. L’omicidio si è consumato nella tarda mattinata di martedì in corso Novara 4, nell’appartamento che il figlio di De Frenza aveva messo provvisoriamente a disposizione del padre. L’uomo, dopo aver colpito la vittima che aveva manifestato l’intenzione di tornare dalla sua famiglia, è rimasto in casa per ore alternando stati di lucidità a momenti ottenebrati dall’alcol, sino a quando non ha deciso, nel pomeriggio di mercoledì, di presentarsi all’ingresso del carcere vigevanese per costituirsi.
“Ero ubriaco e l’ho sgozzata”: confessa l’uomo che ha ucciso la compagna
Per ventiquattr’ore è rimasto in casa, con il corpo della donna riverso nel sangue, in condizioni di «lucidità intermittente». Poi si è costituito alla polizia
Era ubriaco Marco De Frenza, il pregiudicato di 59 anni che a Vigevano si è costituito alla polizia dopo avere ucciso in casa la compagna Marylin Pera, di 39 anni, tagliandole la gola con un coltello da cucina. L’uomo, dopo il delitto, è rimasto in casa per più di 24 ore, in condizioni che gli inquirenti definiscono di lucidità intermittente, con il cadavere riverso in una pozza di sangue nel bagno, finché non ha realizzato quel che aveva fatto e ha deciso di costituirsi. In stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario aggravato, De Frenza, residente a Mede, si trova ora nel carcere di Pavia, in attesa dell’interrogatorio di convalida del gip. A seguire il caso è il sostituto procuratore di turno, Alberto Palermo.
Di fronte agli inquirenti, Marco De Frenza è apparso tranquillo: ha ammesso quel che aveva fatto senza trovare scuse, precisando solo di essere stato sotto l’effetto degli alcolici. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, il delitto sarebbe avvenuto al culmine di un litigio causato dal fatto che la donna, con cui aveva intrapreso una relazione da due settimane appena, voleva andarsene per tornare dall’ex marito, dal quale era separata, per il timore di perdere l’affidamento del figlio ancora piccolo, in questi giorni con il padre, e di non poterlo più vedere.
Per un breve periodo il figlio di De Frenza, partito per le vacanze, aveva messo a loro disposizione quell’appartamento al primo piano di un piccolo caseggiato in corso Novara 4, nel centro di Vigevano. Si erano trasferiti lì da pochi giorni e avrebbero dovuto andarsene alla fine della settimana. Secondo il racconto di De Frenza ai poliziotti, l’omicidio è avvenuto all’ora di pranzo di martedì. La discussione non dev’essere stata molto animata perché i vicini hanno riferito di non avere sentito nulla e di non conoscere l’uomo e la donna, che solo da pochi giorni vivevano in quell’appartamento. L’uomo è rimasto nell’abitazione fino alle 17.30 di ieri, quando si è presentato alla casa di reclusione di Vigevano. Al corpo di guardia ha detto di avere commesso un omicidio: subito è stato informato il 112 e sul posto è arrivata una volante del commissariato cittadino, che l’ha preso in consegna. A tarda ora, dopo aver raccolto il suo racconto, gli agenti l’hanno condotto in carcere a Pavia.
Marylin Pera massacrata a coltellate dal compagno: Marco De Frenza evita l’ergastolo
Il pm aveva chiesto la condanna a vita per il 60enne che uccise la donna che voleva lasciarlo. In aula la rabbia della mamma della vittima
Ventitré anni di reclusione: è la sentenza della Corte d’Assise di Pavia nei confronti di Marco De Frenza, 60enne a processo per il femminicidio di Marylin Pera, 39 anni, con la quale aveva una relazione. Pera è stata uccisa a Vigevano il 10 agosto 2021, nell’appartamento che da appena due giorni condivideva con l’imputato. Il pm Alberto Palermo aveva chiesto per De Frenza la condanna all’ergastolo. La Corte, con presidente la giudice Elena Stoppini e giudice a latere Luisella Perulli, ha stabilito inoltre una provvisionale da trecento 300mila euro per il figlio minorenne della parte offesa, rinviando a separato giudizio civile la quantificazione del danno da liquidare per la mamma, la sorella, il fratello e lo zio di Pera, tutti costituiti parti civili al processo.
Ieri prima della discussione l’imputato si è sottoposto all’esame. Era accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla relazione affettiva. Ha rievocato alla Corte la dinamica dell’accaduto, chiedendo scusa ai parenti della parte offesa. C’è stato un momento di concitazione, la mamma di Pera è stata accompagnata fuori dall’aula dopo aver urlato: “Delle tue scuse non me ne faccio niente”.
De Frenza ha confermato alla Corte quanto già aveva raccontato agli inquirenti, spiegando che il giorno del delitto era fortemente in stato d’ebbrezza. Aveva continuato a bere anche dopo aver ucciso, andando a costituirsi solo nel tardo pomeriggio del giorno successivo. Pera gli aveva detto di aver passato la serata con l’ex marito, in sede di interrogatorio iniziale con il pm De Frenza aveva spiegato che lei aveva intenzione di tornare in modo permanente dall’ex coniuge e dal loro figlio. L’ha uccisa con tre coltellate, mentre lei era in bagno.
I due si frequentavano da poco tempo: lui era appena uscito di carcere a maggio 2021, a suo carico numerosi precedenti per resistenza a pubblico ufficiale, furto, sostanze stupefacenti. Il difensore di De Frenza, l’avvocata Roberta Cardinetti, aveva sostenuto in giudizio la tesi del dolo d’impeto, cioè l’improvvisa volontà di commettere il delitto cui ne segue rapidamente la concretizzazione: “Probabilmente è stata accolta la tesi difensiva, il risultato è per noi soddisfacente sempre nel pieno rispetto del dolore delle parti civili: si è trattata di una sentenza giusta che ha considerato attentamente le dinamiche. Leggeremo poi le motivazioni”, ha commentato Cardinetti.
Il legale di parte civile Pierpaolo Chiorazzo ha spiegato: “Aspettiamo le motivazioni della sentenza per capire il ragionamento fatto dalla Corte sul giudizio di equivalenza delle aggravanti contestate con le attenuanti generiche e la non computazione della recidiva. Noi condividevamo le considerazioni del pm”.
L’assassino di Marilyn Pera evita l’ergastolo: il Tribunale lo condanna a 23 anni di carcere
La Corte d’assise presieduta dal giudice Elena Stoppini ha emesso, nel pomeriggio di venerdì 20 gennaio, la sentenza sull’omicidio della 39enne crescentinese Marilyn Pera, avvenuto in un appartamento di corso Novara a Vigevano il 10 agosto 2021. Marco De Frenza, 60 anni, per il quale la pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo, è stato condannato a 23 anni di carcere.
La corte ha inoltre stabilito un risarcimento di 300mila euro al figlio minorenne della vittima, bambino cresciuto a Mede dove Marylin si era trasferita da diversi anni. Nell’ultima udienza il sostituto procuratore Alberto Palermo, durante la sua requisitoria, ha ripercorso la vicenda. De Frenza, reo confesso, ha ucciso Marilyn Pera a coltellate al culmine di un litigio. Il delitto era stato scoperto solo il giorno successivo: l’uomo, infatti, era rimasto con il cadavere della vittima in casa per diverse ore.
Un omicidio per cui De Frenza non avrebbe mostrato pentimento, anche negli interrogatori e durante la detenzione. Per questo il procuratore Alberto Palermo ha chiesto l’ergastolo con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Secondo le ricostruzioni delle forze dell’ordine, infatti, Marylin Pera aveva lasciato casa sua a Mede per qualche giorno per passarli con De Frenza. Una relazione alla quale la donna voleva mettere fine, per tornare a Mede dal marito e dal figlio di 11 anni. De Frenza però si era opposto con violenza, arrivando ad uccidere.
La sentenza ha riconosciuto le attenuanti generiche e non l’aggravante della crudeltà. I 23 anni di condanna sono stati contestati dai parenti della vittima, presenti in aula. «Aspettiamo le motivazioni della sentenza per comprendere gli argomenti a sostegno della ritenuta equivalenza tra circostanza» hanno dichiarato gli avvocati della famiglia, Pierpaolo Chiorazzo e Claudia Tonda. «Ritenevamo corretta la richiesta di ergastolo avanzata dal pubblico ministero». De Frenza era difeso dall’avvocata Roberta Cardinetti, che aveva chiesto di evitare l’ergastolo per il suo assistito, alla luce di una confessione e di prove chiare.
Nel procedimento si erano costituiti parte civile il marito della vittima, Fiorenzo Preveato, la mamma Maria Carmela Mezzone, il secondo marito della madre (di fatto patrigno di Marylin) Dario Morana, il fratello e la sorella Aurora e Giuseppe Salvatore Morana e lo zio Massimiliano Mezzone. I parenti saranno risarciti con separato giudizio civile.