Rita Pissarotti, 60 anni, infermiera. Uccisa dal marito con 19 coltellate nell’albergo in cui erano in vacanza
Santa Cristina in Val Gardena (Bolzano), 14 Agosto 2018
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Uccisa dal marito in hotel nessuno le paga il funerale
È stata uccisa dal marito senza un perché ed ora nessuno, tra i suoi parenti, sembra intenzionato ad occuparsi del suo funerale. È la triste, anzi tristissima, vicenda di Rita Pissarotti, 60 anni, vittima di quello che è stato definito il femminicidio di Ferragosto.
La donna è stata uccisa dal marito (che era da qualche tempo in cura a livello psichiatrico) durante un periodo di ferie in un residence a Selva in val Gardena. Difficile capire cosa possa essere scattato nella mente del marito, Paolo Zoni di 64 anni, arrestato un’ora dopo l’omicidio mentre stava cercando di lasciare in tutta fretta l’Alto Adige in auto. L’inchiesta è ancora in corso e tutti (tra inquirenti e legali di difesa) concordano sulla necessità di una preliminare verifica delle condizioni mentali dell’uomo e della sua reale imputabilità. Nel frattempo però Rita Pissarotti non è stata ancora sepolta. La coppia era senza figli e nessun parente della donna si è fatto avanti per occuparsi del funerale. Anche un addio ha i suoi costi.
L’altro giorno ha deciso di muoversi il sindaco di Collecchio, il paese di origine della donna, che aveva espresso il desiderio, in caso di morte, di essere sepolta accanto ai genitori. Così sarà. E’ stata l’amministrazione, con il sindaco Paolo Bianchi, a sbloccare la situazione.
Il Comune si farà carico del funerale di Rita Pissarotti
Nessun parente si è fatto avanti
E’ passato alle cronache come il femminicidio di Ferragosto, quello di Rita Pissarotti, l’infermiera di 60 anni uccisa in Val Gardena, mentre era in vacanza col marito, il 64enne Paolo Zoni. E proprio il coniuge è stato indicato dagli inquirenti come il presunto assassino.
Calata la doverosa attenzione mediatica che si concentra ogni volta sui fatti di sangue, sul caso dell’ex infermiera sembra essere piombato un silenzio fin troppo pesante, come se qualcuno volesse dimenticare in fretta – forse troppo in fretta – l’assassinio di questa donna uccisa senza un perché.
La coppia non aveva figli e al momento nessun parente della Pissarotti si è ancora fatto avanti per occuparsi della sua degna sepoltura nel cimitero di Collecchio, dove lei stessa aveva espresso il desiderio di voler riposare, in modo da restare vicina ai suoi genitori.
Vista la situazione di stallo, che potrebbe essere definita grottesca se non anche imbarazzante, un vicino di casa della 60enne, Alberto Cavagni, insieme a qualche collega della donna, ha cercato di capire come poter garantire degna sepoltura ad una persona che, da ormai troppi giorni, si trova nella camera mortuaria dell’ospedale di Bolzano.
«Noi possiamo farci carico dell’organizzazione del funerale della sfortunata signora, però saremo anche costretti dalla legge a rivalerci sugli eredi o sugli aventi obblighi», dichiara il sindaco di Collecchio, Paolo Bianchi, chiarendo fin da subito che la sua amministrazione potrà mostrarsi pietosa, ma solo rispettando la legge. «Se non lo facessimo, potremmo essere soggetti a rilievi da parte della Corte dei conti», si affretta ad aggiungere Bianchi, consapevole che la burocrazia regola ogni aspetto della vita, anche i più dolorosi.*
«La ricerca di familiari della donna che possano farsi carico del suo funerale sta continuando, ma dato che fino ad ora nessuno si è fatto avanti, come amministrazione comunale avvertiamo il dovere civico di affrontare le spese per il trasporto della salma da Bolzano a Collecchio, del funerale e dell’inumazione o della tumulazione della salma», aggiunge Gian Carlo Dodi, vicesindaco con delega allo Stato civile e ai Servizi cimiteriali, prima di ricostruire alcuni passaggi che si sono svolti negli ultimi giorni.
«Il nostro addetto allo stato civile – spiega – è stato contattato dall’ospedale di Bolzano, che a sua volta aveva ricevuto dall’autorità giudiziaria il nullaosta per la traslazione della salma ad altra sede, cioè a Collecchio, dove la donna voleva essere sepolta».
Da un punto di vista formale, l’amministrazione comunale collecchiese non ha ancora dato il via libera allo stanziamento della somma necessaria per pagare tutti i costi del funerale, in quanto la questione dovrà prima essere discussa in giunta. «Non abbiamo finito di cercare eventuali familiari della signora – prosegue Dodi – ma dato che la coppia non aveva figli, la ricerca è più complicata». Stando alle informazioni in possesso del Comune, l’erede di Rita Pissarotti sarebbe proprio il presunto assassino, cioè il marito 64enne arrestato da carabinieri mentre era fermo ad una pompa di benzina vicina all’autostrada, nei pressi di Bolzano. Negli stessi istanti la moglie giaceva senza vita nel residence della Val Gardena
Questa mattina a Collecchio i funerali della vittima
L’amministrazione comunale di Collecchio ha mantenuto la parola. Per oggi, infatti, nella chiesa di San Prospero sono stati fissati i funerali di Rita Pissarotti, l’infermiera sessantenne assassinata a coltellate dal marito Paolo Zoni il 14 agosto scorso, durante una vacanza a Selva Gardena. Un paio di giorni fa il sindaco di Collecchio aveva annunciato la decisione del Comune di intervenire accollandosi le spese del trasferimento della salma e del funerale posto che nessun parente si era fatto avanti per garantire alla donna (che era infermiera in una struttura sanitaria di Parma) una degna sepoltura. La cerimonia funebre è fissata per oggi alle 11. L’amministrazione comunale ha dunque anticipato la somma necessaria per le esequie riservandosi però di individuare eventuali eredi o parenti su cui in seguito rivalersi per evitare possibili interventi della Corte dei Conti.
Omicidio di Ferragosto: 64enne uccide la moglie in vacanza
La loro vacanza di è trasformata in una tragedia. Paolo Zoni, 64 anni di Madregolo ha infatti ucciso la moglie, Rita Pissarotti in un residence della Val Gardena. E’ stata la donna delle pulizie a trovare il corpo senza vita della donna in camera. In un primo momento la donna sembrava svenuta, poi la scoperta del macabro destino. L’uomo è stato fermato dai Carabinieri in un distributore a Bolzano, quando stava per immettersi in autostrada.
Femminicidio in vacanza, le amiche di Rita: “Ultimamente Paolo era cambiato”
«E’ come se qualcosa si fosse rotto dentro di lui. Non che fosse diventato violento, ma qualcosa era cambiato». Ora, alla luce della tragedia della Val Gardena, certi segnali vengono visti con ancora maggiore attenzione dalle amiche di Rita Pissarotti. Si parla di un prima e di un dopo, nella vita di Paolo Zoni. Si parla di un cambiamento di umore, ma non solo. «Credo che lui non si sia più ripreso dalla morte della madre – dice una collega della donna uccisa a coltellate -. Una lunga agonia finita nemmeno due anni fa».
Lei, ragazza madre, lo aveva cresciuto da sola, dandogli il proprio cognome. Poco dopo la sua scomparsa, lui aveva manifestato un segnale preoccupante. Un giorno come tanti, era rientrato in un negozio nel quale era appena stato, per comprare qualcosa che aveva appena comprato. Glielo avevano fatto notare, e lui aveva mormorato qualcosa, prima di telefonare alla moglie dicendo: «Non so più dove sono». Quel giorno si cominciò a temere che l’uomo soffrisse di disturbi cognitivi.
Poco prima d’allora, era avvenuto un fatto che, a sua volta, aveva rappresentato una forte fonte di stress. Un giorno, mentre lui era al volante (Rita non aveva mai preso la patente), su via Spezia era rimasto coinvolto in un incidente. L’auto sulla quale viaggiava con la moglie si cappottò: fu lei a subire le conseguenze peggiori, riportando una grave lesione a una gamba. Ci vollero mesi, perché la donna si riprendesse. E in questo periodo – stando alle amiche di lei – lui le fu accanto con l’amorevolezza di sempre. Più volte avrebbe ripetuto di aver avuto paura di quanto potesse accadere in quell’incidente. C’è chi dice che avesse il terrore di restare solo. Per poi essere lui stesso a gettarsi in questo abisso.
La lite, poi un’esplosione di violenza omicida