Giuseppe Candido, 40 anni, operaio. Tormenta, minaccia e infine uccide con una coltellata al cuore l’ex fidanzata. Condannato a 30 anni in primo e secondo grado
Calvisano (Brescia), 20 Marzo 2009
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Omicidio nel Bresciano. Una telefonata annuncia il delitto. La vittima aveva 43 anni. I carabinieri cercano l’ex fidanzato: non sopportava che la loro relazione fosse finita
Uccisa con una coltellata al cuore “Sono stato io, vado a suicidarmi” (la Repubblica – 21 marzo 2009)
L’hanno trovata con un coltello da cucina piantato nel cuore. Era distesa sul letto, indossava una tuta da ginnastica. La vicina di casa dice di aver sentito sbattere la porta e intravisto un uomo scendere le scale di corsa. Forse era l’assassino di Patrizia Maccarini, operaia di 43 anni, uccisa poco prima di mezzanotte nel suo appartamento al primo piano di un caseggiato in via Fratelli Cervi a Calvisano, nella bassa bresciana. E’ stata una telefonata a far scoprire il cadavere ieri sera. Era l’ex fidanzato: “Ho ucciso Patrizia, vado a suicidarmi”.
Era separata Patrizia. Dopo il matrimonio si era legata sentimentalmente ad un dipendente dell’Iveco di Brescia ma nei mesi scorsi la relazione era finita. Una scelta che l’ex fidanzato non aveva mai accettato. Questo è il movente dell’assassinio, Giuseppe Candido, operario di 40 anni, proprio due mesi fa alla ribalta delle cronache locali per essersi presentato alla stampa come uno dei due fondatori del gruppo Leghista all’Iveco. Lo cercano da ieri i carabinieri ma a casa non c’è, al lavoro non è andato e la sua macchina sembra sparita.
“La pedinava, continuava a chiamarla al telefono. E la minacciava dicendo che se fosse andata a denunciarlo si sarebbe vendicato su di lei e sui suoi genitori”. La pensano così in via Fratelli Cervi dove la donna viveva. Proprio nei giorni scorsi Patrizia Maccarini, operaia in un’azienda specializzata nella produzione di motorini elettrici, aveva confidato ad un amico d’aver cambiato numero di telefono, usando il tono di chi era stata costretta a farlo. Nel fine settimana, spesso, proprio perchè temeva per la propria incolumità, andava a dormire a casa dei genitori.
Secondo i primi rilievi, la donna avrebbe cercato di difendersi disperatamente. Intorno alle 9 di ieri sera, i vicini hanno sentito il rumore di una porta che sbatteva e i passi di una persona che si allontanava. Alcune ore dopo, la sorella dell’ex fidanzato della vittima ha ricevuto una telefonata dal fratello: “Ho ucciso Patrizia, voglio togliermi la vita”.
Preso a Lallio: confessa di aver ucciso l’ex fidanzata (Bergamo News – 24 marzo 2009)
Ha confessato di aver ucciso la ex fidanzata con una coltellata in un momento di rabbia. Resta dunque in carcere, dopo l’interrogatorio di martedì mattina a Bergamo, Giuseppe Candido, 40 anni, l’assassino reo confesso di Patrizia Maccarini, la donna bresciana di 42 anni uccisa venerdì scorso nella sua abitazione di Calvisano (Brescia).
Davanti al giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino, l’uomo ha ammesso il delitto, dichiarando però che non aveva mai pensato di uccidere la donna con cui fino ad alcuni mesi fa aveva avuto una relazione. L’uomo ha raccontato il rapporto turbolento e complicato che si era instaurato tra lui e la fidanzata, dicendosi esasperato dal comportamento di lei. Pochi giorni prima dell’omicidio, Giuseppe Candido ha raccontato di aver visto Patrizia Maccarini scambiare effusioni con un altro uomo. Da quel momento, avrebbe pensato di suicidarsi per il dolore e per far vivere la donna con un rimorso di coscienza. Per farlo avrebbe comprato anche delle lamette da rasoio e un tubo di gomma da collegare al tubo di scappamento della sua auto.
Venerdì, poche ore prima dell’omicidio, l’uomo ha pranzato con alcuni amici. La sera è passato sotto casa della donna, ancora convinto di volersi suicidare, e ha notato un portoncino aperto. Dopodiché è salito fino alla porta di casa e ha sentito la ex fidanzata che parlava al telefono. A quel punto l’uomo è entrato nell’appartamento: la donna si è messa ad urlare, tra i due è nata una lite, che si è conclusa con una coltellata al petto della donna. Giuseppe Candido ha detto di non ricordare dove abbia preso il coltello e di non aver mai voluto ucciderla. Trentasei ore dopo l’omicidio l’uomo è stato arrestato dai carabinieri a Lallio, mentre chiedeva ospitalità a un conoscente. Ora è in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dallo stalking. Dopo la fine della loro relazione, l’uomo aveva infatti più volte tempestato la ex fidanzata di telefonate e visite inattese nel tentativo di riallacciare il rapporto.
Uccise l’ex fidanzata: 30 anni di carcere (Brescia Oggi – 3 luglio 2010)
L’ombra della seminfermità mentale paventata dalla difesa è stata spazzata via dal verdetto: Giuseppe Candido dovrà scontare 30 anni di carcere per l’omicidio volontario della ex fidanzata Patrizia Maccarini, accoltellata nella sua casa di Calvisano il 20 marzo dell’anno scorso. Così, dopo le discussioni finali delle parti, in meno di un’ora, ha deciso il gup Cesare Bonamartini a conclusione del rito abbreviato, accogliendo in toto le richieste del pm Eliana Dolce. Contestazioni comprese, tra cui le aggravanti di stalking e premeditazione.
Nessuna attenuante in primo grado quindi per il 41enne, ex operaio della Iveco, leghista e delegato sindacale, che poco più di un anno fa aveva raggiunto la ex compagna, di 42 anni, dopo averla scoperta, il giorno prima del delitto, in compagnia di un altro uomo. Candido per primo, davanti agli inquirenti, aveva ammesso di averla seguita e spiata. Voleva farla finita, aveva confessato, ma dopo aver comprato delle lamette e un tubo di gomma per collegare lo scarico dell’auto all’abitacolo, era passato sotto casa della donna che, stando al suo racconto, l’avrebbe insultato.
«Mi sono trovato in mano un coltello, non so nemmeno dove l’avevo preso – aveva dichiarato l’imputato -. Ho colpito, una volta sola, al petto». Breve la sua fuga, durata una manciata di ore e poche decine di chilometri: dopo l’omicidio la telefonata alla sorella in Calabria per raccontarle quanto accaduto, poi, dopo il ritrovamento del corpo di Patrizia, Candido era stato arrestato dai carabinieri a Lallio, in provincia di Bergamo, incastarato da un’altra chiamata ad un amico.
Pacate ma liberatorie le lacrime dei genitori e dei parenti della vittima dopo la lettura del dispositivo: «Per fortuna Patrizia ha guardato giù», ha dichiarato lo zio, stretto nell’abbraccio dei familiari. Per il papà, la mamma e la sorella di Patrizia Maccarini, che si sono costituiti parte civile nel processo, il giudice ha disposto anche una provvisionale di 50mila euro a testa, «con separato giudizio di risarcimento integrale», ha specificato il loro avvocato, Alessandra Cuomo, del Foro di Verona. «Questa sentenza è una magra consolazione», ha sussurrato il padre della vittima uscendo dal palagiustizia, evitando inutili polemiche con le difese che, dal canto loro, hanno anticipato in tutta fretta: «Faremo valere le nostre ragioni in appello». Proprio il consulente della difesa, il criminologo Francesco Bruno, durante l’udienza del 30 aprile scorso, aveva dichiarato Giuseppe Candido «parzialmente incapace di intendere e di volere per un disturbo della personalità». Di tutt’altro avviso, invece, il perito Luca Monchieri, secondo cui l’imputato era in grado di capire ciò che stava facendo.
Una guerra di perizie che aveva scaldato gli animi delle parti e fomentato il dissapore dei familiari della vittima: «Vogliono farlo passare per matto», aveva commentato amareggiata la mamma, ma, per le persone vicine a Patrizia Maccarini, Giuseppe Candido, attualmente detenuto nel carcere di Bergamo, è semplicemente un assassino.
Uccise la ex, 30 anni in appello (Qui Brescia – 28 marzo 2011)
La corte d’Assise e d’Appello di Brescia ha confermato la condanna inflitta, in primo grado, con rito abbreviato a Giuseppe Candido, per l’omicidio dell’ex fidanzata 42enne Patrizia Maccarini.
Il delitto avvenne a Calvisano il 20 marzo del 2009. Candido venne arrestato a Bergamo il giorno successivo dai carabinieri del nucleo investigativo di Brescia e della compagnia di Desenzano. In primo grado il giudice per le udienze preliminari Cesare Bonamartini, nel processo con la formula del rito abbreviato, aveva accolto la richiesta del pm Eliana Dolce riconoscendo l’omicidio volontario e le aggravanti di stalking e premeditazione. Aggravanti che sono state riconosciute anche nel secondo grado di giudizio.
Secondo la ricostruzione del delitto, quel tragico venerdì Candido pranzò con alcuni amici e verso sera passò sotto casa della donna in via Fratelli Cervi a Calvisano. Nei giorni precedenti aveva seguito e spiato la vittima. E il giorno prima del delitto l’aveva vista in compagnia di un altro uomo. Aveva pensato di farla finita, comprando anche le lamette e un tubo di gomma per i gas di scarico dell’auto all’abitacolo. Ma quella sera, approfittando del fatto che il portoncino della palazzina era aperto, era salito fino all’uscio di Patrizia sentendola parlare al telefono.
Quando l’uomo era entrato nell’appartamento era nato il litigio fatale, concluso con la tragica coltellata assassina.
Patrizia Maccarini venne trovata priva di vita, distesa vicino al letto, con addosso una felpa chiara e i pantaloni di una tuta. L’arma del delitto, un piccolo ma affilatissimo coltello da cucina, era ancora infilzata nel costato, all’altezza del cuore.
Il litigio sarebbe iniziato proprio in cucina: la donna cercò disperatamente di difendersi, rifugiandosi poi in camera dove venne raggiunta dall’assassino che la pugnalò mortalmente. Candido dicgiarò di non ricordare dove avesse preso il coltello usato per il delitto. Poi la fuga senza meta tra le province di Brescia e di Bergamo, alla ricerca vana di un nascondiglio sicuro. Infine, 36 ore dopo l’omicidio, l’arresto a Lallio. Giuseppe Candido era noto in città per essere uno dei fondatori gruppo Iveco della Lega Nord di Brescia. La difesa, aveva fatto ricorso appellandosi alla “parziale incapacità di intendere e di volere per un disturbo della personalità”.
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In memoria di
Giuseppe Candido/ “30 anni di carcere per aver ucciso la mia ex, ma la mia pena non finirà mai” (il Sussidiario – 1 luglio 2023)
Giuseppe Candido uccise la sua ex a seguito di una furibonda lite: il racconto ai microfoni di Quarto Grado, durante la puntata di ieri sera