Vanessa Zappalà, 26 anni, panettiera. Uccisa con 7 colpi di pistola alla testa dall’ex fidanzato già denunciato
Acitrezza (Catania), 22 Agosto 2021
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Catania, Vanessa Zappalà uccisa a 26 anni dall’ex fidanzato mentre passeggia con gli amici in strada: lo aveva già denunciato per stalking
Una 26enne, Vanessa Zappalà, è stata uccisa dall’ex fidanzato con diversi colpi di arma da fuoco la notte scorsa mentre passeggiava in compagnia di amici sul lungomare di Acitrezza, frazione marinara di Aci Castello, nel Catanese. L’omicidio è avvenuto nella zona del porticciolo.
A sparare, secondo le testimonianze raccolte dai Carabinieri, sarebbe stato l’ex compagno di Vanessa Zappalà, che è ancora attivamente ricercato da militari dell’Arma. Il killer dopo aver sparato è fuggito. Pare che la vittima avesse già in passato denunciato l’ex per stalking. Anche un’altra ragazza che faceva parte della comitiva che passeggiava ad Acitrezza sarebbe rimasta ferita, raggiunta di striscio da un colpo alla schiena.
“Non puoi mostrare il mare che hai dentro a chi non sa nuotare“. Porta questa frase la foto profilo postata lo scorso 19 luglio da Vanessa Zappalà, 26 anni appena, probabile ennesima vittima di femminicidio. La giovane, di Trecastagni (Catania), è morta nella notte, colpita da diversi colpi di pistola sparati al suo indirizzo a quanto pare dall’ex fidanzato che proprio la vittima avrebbe in passato denunciato per stalking.
DENUNCIA PER STALKING Era stato denunciato per stalking da Vanessa Zappalà l’ex fidanzato della 26enne uccisa la notte scorsa dall’uomo con colpi di pistola mentre era con amici sul lungomare di Acitrezza. Per quel reato la Procura di Catania aveva chiesto e ottenuto dal Gip che fosse posto agli arresti domiciliari. Attualmente era sottoposto al divieto di avvicinamento. L’ex fidanzato di Vanessa è ricercato dai carabinieri che dalla notte scorsa hanno avviato una vasta ‘caccia all’uomo’.
Gli appostamenti sotto casa. L’amica, una vicina di casa, racconta di quanto Vanessa vivesse nel terrore: «Ti avvisavo ogni sera: “Stai attenta che si apposta sotto casa nostra“. E adesso come farò ogni sera ad affacciarmi senza chiederti: “Vane che fai?” E tu: “Niente, fumiamoci una sigaretta nel balcone”. Principessa del mio cuore, ogni volta che entrerò al panificio non ti vedrò. Stamattina il mio pianto, le mie urla, con mia mamma abbiamo capito tutto senza sapere ancora la notizia». Perché quella di Vanessa, per molti, era una storia già segnata.
«Sono sconvolta, ogni mattina mi accoglieva col suo sorriso e la sua gentilezza al panificio», racconta una signora che la conosceva. «Non si può morire così, bastardo devi fare la sua fine», scrivono in molti ricordando quella giovane ragazza che ora sorride dalle foto condivise sui social. Il corpo pieno di tatuaggi. Frasi che raccontano di un mondo, il suo, fatto di sogni e speranze bruciate troppo presto. «Tu vivi nel mio cuore», aveva tatuato sul braccio.
Vanessa Zappalà, parla l’amica della 26enne uccisa dall’ex fidanzato stalker: “Le dicevo di stare attenta, avevo paura per lei”
Antonino Sciuto ha ucciso a colpi di pistola l’ex ragazza sul lungomare di Aci Trezza, poi si è tolto la vita. “Una tragedia annunciata” dicono i vicini di casa. L’omicida era stato già arrestato l’8 giugno per stalking e gli era stato imposto il divieto di avvicinamento
“Tranquilla, non mi fa niente, è soltanto geloso…”. Così Vanessa Zappalà, 26 anni, rassicurava un’amica preoccupata per i comportamenti del suo ex fidanzato Antonino Sciuto, rivenditore di auto 38enne che non le dava pace dopo che lei aveva troncato la relazione. Per lo stalking con cui tormentava Vanessa, Sciuto era già stato arrestato l’8 giugno scorso. Finito ai domiciliari, era stato scarcerato e il gip aveva emesso nei suoi confronti la misura cautelare del divieto di avvicinamento.
Ma la notte tra il 22 e il 23 agosto, Sciuto ha raggiunto la ragazza sul lungomare di Aci Trezza, nel Catanese – dove lei si trovava con gli amici – e l’ha uccisa a colpi di pistola. Ora è proprio quell’amica che temeva per la sua vita a non darsi pace: “Quante volte ti mandavo messaggi, “Stai attenta Vane’, ‘Vane ho paura…“, scrive su Facebook.
Dopo l’aggressione, in cui è rimasta ferita anche una ragazza del gruppo di amici di Vanessa, Antonino Sciuto si è dato alla fuga: dopo ore di ricerca da parte degli inquirenti, il suo corpo è stato trovato suicida in un casolare di proprietà di un suo parente, nelle campagne di contrada Trigona a Trecastagni, il paese dove viveva la vittima. A segnalare la presenza dell’uomo la sua Fiat 500 parcheggiata vicino. La vettura era stata presa a noleggio apposta per l’omicidio, e all’interno sono stati trovati altri 28 proiettili. Nell’edificio dove si è tolto la vita, l’omicida ha lasciato una scritta su una parete: “Vi voglio bene” rivolta ai genitori e ai propri figli. Ma nessun accenno a Vanessa. “Una tragedia annunciata”, dicono i vicini di casa della ragazza, che da tempo notavano che Sciuto “l’aspettava per ore davanti a casa, la insultava”.
E mentre i Carabinieri del comando provinciale di Catania proseguono le indagini per trovare l’arma del delitto, una pistola calibro 7,65 , e per capire come Sciuto ne sia entrato in possesso, gli amici di Vanessa ancora non si danno pace: “Maledetto hai tolto la vita a una ragazzina”, scrive sui social un’altra ragazza. “Era convinto di essere un padre-padrone” commenta invece il padre della vittima, Carmelo Zappalà, che ricostruisce la dinamica dell’omicidio: “Lei ha cercato di scappare, lui l’ha presa per i capelli e le ha sparato”.
E si scaglia contro il divieto di avvicinamento, misura risultata inefficace a salvare la vita alla propria figlia: “Con le leggi giuste – denuncia – si sarebbe potuto evitare l’omicidio di mia figlia, ma anche quelli che ci sono stati e quelli che verranno dopo, perché ancora ce ne saranno”.
E c’è chi, scrivendo sul profilo social di Vanessa, si interroga: “Allora che serve denunciare?”. “Non aumentare il minimo della pena a due anni per il reato di stalking è un limite enorme, perché ci impedisce di effettuare il fermo nei casi in cui non c’è flagranza”, dichiara a La Sicilia Marisa Scavo, procuratrice aggiunta a Catania, che si occupa da vent’anni di reati contro le donne.
Femminicidio Vanessa Zappalà, due mesi dopo, “Ci vogliamo vivi”
Sono passati due mesi dall’omicidio di Vanessa Zappalà e dall’amara constatazione che un uomo denunciato per stalking possa procurarsi un’arma e andare a uccidere liberamente la sua vittima.
Oggi ricorre il secondo mesiversario di morte di Vanessa Zappalà, la giovane 26enne uccisa ad Aci Trezza (Catania) dall’ex fidanzato.
Rabbia e dolore per una vita che, forse, poteva essere salvata. Anche perché Vanessa, di Trecastagni (Catania), aveva denunciato il suo persecutore, Antonino Sciuto. E lo aveva fatto accusandolo di atti persecutori e maltrattamenti. I pm della Procura di Catania avevano chiesto per lui l’arresto, ma la richiesta non era stata accolta. Il gip aveva disposto invece il divieto di avvicinamento alla ragazza, un provvedimento che, di fatto, non è servito a scongiurare il peggio.
L’omicidio. Così, mentre Vanessa Zappalà passeggiava con le amiche sul lugomare di Aci Trezza, nella notte tra il 22 e il 23 agosto scorso, Sciuto l’ha raggiunta. Secondo le ricostruzioni, sarebbe arrivato con la macchina e lei lo avrebbe invitato ad allontanarsi, minacciandolo di chiamare le forze dell’ordine.
Ma lui non ha desistito: ha seguito il gruppo di amici, l’ha afferrata per i capelli e con una pistola detenuta illecitamente le ha sparato in testa tutti i colpi necessari ad assicurarsi che fosse morta, davanti agli occhi di chi le voleva bene e che per sempre porterà il doppio peso della mancanza di un grande affetto e delle immagini d’orrore vissute. A essere colpita da un proiettile, di striscio, anche un’amica.
Le indagini precedenti. Nelle indagini precedenti, amici e parenti della 26enne furono sentiti dagli inquirenti. Sciuto non accettava la fine della relazione e la perseguitava, recandosi sotto la sua abitazione ripetutamente. Per questo fu arrestato e posto ai domiciliari.
Il padre Carmelo Zappalà aveva denunciato e detto a gran voce che la ragazza non fosse più libera di uscire di casa o di andare a lavoro, di avere paura e di essere intervenuto più volte per tentare di ristabilire la quiete, invitando l’ex fidanzato a cessare la sua condotta persecutoria e suo padre ad arginare il figlio. Sciuto, però, non mostrava alcun segno di pentimento, anzi con arroganza gli rispondeva di non temere nulla e, con un atteggiamento oppositivo provocatorio, gli preannunciava le sue prossime mosse.
Chi era l’assassino Antonino Sciuto. Il ragazzo, 38enne di San Giovanni La Punta (Catania), non si faceva da parte. Era convinto di avere il diritto di limitare la libertà altrui, di imporre la propria presenza e di poter disporre dell’ex fidanzata come fosse un oggetto acquistato con i propri risparmi.
Sui social pubblicava contenuti che, letti oggi, lasciavano già presagire il peggio. Oltre ai selfie con auto e moto di lusso e le foto in cui appariva a torso nudo mostrando una corona tatuata sul torace, pubblicava contenuti inquietanti, come la celebre frase di Scarface: “Io non dimentico nulla, aspetto solo il momento giusto”. E poi ancora l’immagine di un uomo e di una donna di schiena su un terrazzo, in cui lui le punta una pistola alla tempia, nonostante la scritta sulla schiena “I love you”. Un’ossessione perversa la sua, ben lontana dall’amore. Vanessa era invece una giovane donna senza grilli per la testa, molto educata, rispettosa e amante della famiglia. Con Sciuto aveva avuto una relazione e una breve convivenza che aveva deciso di interrompere in piena libertà.
Dopo il femminicidio, le ricerche di Tony Sciuto sono scattate immediatamente. Il suo cadavere è stato ritrovato qualche ora, perché si è impiccato in un casolare nelle campagne di Trecastagni, lasciando un biglietto con su scritto “vi voglio bene”, indirizzato ai genitori e ai suoi due figli, avuti dall’ex moglie. L’arma del delitto, invece, non è ancora stata trovata.
Cosa resta di Vanessa Zappalà. Di Vanessa Zappalà resta oggi uno striscione sul luogo del delitto: “Ci vogliamo vivi per Vanessa e per tutte le altre donne”, si legge. “Non puoi mostrare il mare che hai dentro a chi non sa nuotare”, scriveva sui social la ragazza prima di essere uccisa. E proprio chi ama il mare e si reca ad Aci Trezza si ferma davanti a quello striscione, a leggere il suo ricordo, con amarezza mista a incredulità.
Di Vanessa resta la traccia di una giovane che, nonostante tutto, aveva ripreso in mano la sua vita ed era pronta ad affrontare ogni ostacolo pur di preservare la propria libertà, credendo fermamente nelle istituzioni. Restano i ricordi di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla, di dividere con lei il proprio tempo, di godere del supporto e dei sorrisi che regalava.
E rimane la rabbia. Il dolore di una famiglia che aveva fatto tutto ciò che era possibile fare per salvarla. Il padre, Carmelo Zappalà, ha sin da subito sottolineato come a suo avviso le istituzioni non avessero ben compreso la gravità della situazione. Lui che era accusato – da quello che poi sarebbe diventato l’assassino di sua figlia e che ha definito come un vero “attore” – di “coprire Vanessa”, sostiene la necessità di curare gli uomini che perseguitano patologicamente le donne, ma soprattutto quella di renderli inoffensivi, per evitare che gravissimi fatti di cronaca come questi possano tornare a ripetersi ancora una volta.