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Teresa Cotugno, 50 anni, addetta al reparto gastronomia, mamma. Uccisa dal marito a colpi di pistola

Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 16 Gennaio 2017


Titoli & Articoli

“SE MI LASCI MI UCCIDO!” *** Così L’omicida – suicida Franco Sorbo alla moglie Teresa Cotugno prima della tragedia (Corriere Ce – 16 gennaio 2017)
Oggi, i corpi senza vita dei due coniugi, Teresa Cotugno di 50 anni e Franco Sorbo di 48, sono stati rinvenuti dai carabinieri in un’abitazione di Santa Maria Capua Vetere, in via Galatina a seguito di segnalazione della figlia 20enne che non riuscendo a rientrare in casa, perchè chiusa dall’interno, ha dovuto interpellare i Vigili del Fuoco. Appena dentro la ragazza ha visto i cadaveri che erano in camera da letto: la madre, ancora a letto, aveva un colpo di pistola alla testa, il padre, invece, ai piedi del letto, era riverso a terra anch’egli ucciso da un colpo d’arma da fuoco. La macabra scoperta è avvenuta all’una e trenta di notte, allorquando la figlia della coppia rientrando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici, ha telefonato ai pompieri per far aprire la porta dell’abitazione chiusa dall’interno. La pistola, una calibro 9×21 utilizzata per commettere il delitto, è stata rinvenuta ai piedi dell’uomo. Gli elementi raccolti nell’immediato fanno ritenere si tratti di omicidio-suicidio. Sul luogo dell’omicidio-suicidio si sono precipitati i carabinieri e il pm di turno della procura di Santa Maria Capua Vetere, Alessandro Di Vico. “Se mi lasci mi uccido”. Questa la minaccia che lui più volte avrebbe dichiarato a lei, la moglie, quando nella mente di Teresa si adombrava sempre di più, l’ombra della separazione. L’ultimo litigio cruento era avvenuto venerdì scorso poi, lui, Franco, era tornato a casa con un mazzo di fiori e un biglietto con sopra scritto: “Sono cambiato”.
La coppia oltre alla figlia 20enne avevano avuto anche un altro figlio che si trova fuori per lavoro. Cotugno era addetta al Reparto Gastronomia del supermercato Md ed era molto conosciuta e benvoluta. Il marito, ex guardia giurata, svolgeva il lavoro di operaio. I corpi dei due coniugi sono stati trasferiti all’istituto di Medicina Legale di Caserta a disposizione della magistratura.

Uccide la moglie e si spara, le urla della figlia: “Mamma è viva” (Leggo – 17 gennaio 2017)
Il freddo gelido della notte. La pioggia a gocce taglienti come schegge di vetro. Il citofono muto, la chiave a vuoto nella toppa. La telefonata ai carabinieri. I vicini di casa addormentati in un sonno così profondo da non sentire quattro colpi di pistola dall’altro lato della parete.
Quando i lampeggianti hanno illuminato via Galatina, Annamaria dev’essersi sentita un po’ meno sola, stretta al braccio dello zio, il primo che ha chiamato quando al trillo insistente del citofono e del telefono di casa rispondeva nient’altro che il silenzio. La sensazione di sollievo è durata quei pochi istanti che servono per infilarsi da una finestra, aprire una porta chiusa dall’interno, vedere i pompieri entrare in casa propria e uscirne sconvolti. Capo chino, cellulare alla mano, i carabinieri che chiamano un magistrato. Il corpo di Franco Sorbo era disteso ai piedi del letto matrimoniale. Teresa Cotugno, sua moglie, il piumone tirato fin su al petto, la schiena sui cuscini, seduta come a guardare la tv. Ma il suo sguardo era già fisso nel vuoto della morte, un rivolo di sangue dalla tempia destra. Due chiazze all’altezza del seno. Annamaria è riuscita a entrare in quella stanza e si è imbattuta in quella immagine agghiacciante che i carabinieri hanno cercato di impedirle di vedere. Non la dimenticherà mai più. Si è accasciata, la giovane sarta, ha cercato di scacciare dalla testa quella visione orribile anche per tutto il tragitto che va da casa sua a casa della nonna materna, dove un medico ha dovuto sedarla. Prima di piombare in un sonno artificiale, in chissà quali incubi, la ragazza ha detto ai familiari che la mamma «è viva, è ancora viva». Choc, dolore nella fase che induce a negare la realtà.
Quando Franco Sorbo ha deciso di mettere fine alla vita della moglie e alla sua, non deve aver pensato agli effetti devastanti che quei quattro colpi di pistola avranno per sempre su ciò che resta della sua famiglia. Oltre la ragazza di ventisette anni alla quale ieri è toccata la tragica scoperta, la coppia lascia un figlio che di anni ne ha venticinque ed è arruolato volontario nell’Esercito ed è di stanza a Bologna.
Ieri all’alba i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere hanno comunicato alla caserma dove presta servizio quanto accaduto e due superiori del ragazzo l’hanno accompagnato a casa. Si erano ripromessi di metterlo al corrente della tragedia strada facendo, ma il ragazzo si è messo a navigare su internet con il cellulare e ha saputo del dramma attraverso i social.
L’ennesima tragedia che si consuma tra le mura domestiche è chiara nella sua drammaticità. Non sembrano esserci dubbi sulla dinamica e il movente dei fatti, sebbene a parte quelle liti per ragioni inutili e spesse legate al solo tran tran domestico, nella coppia sembra non ci fossero particolari criticità. Così ha spiegato la figlia ai carabinieri, quando ancora sotto choc ha raccontato dell’ultima giornata passata con i genitori. Erano tornati dopo tre giorni di vacanza proprio sabato: il viaggio era stato organizzato per festeggiare il ventisettesimo anno di matrimonio. E ieri hanno voluto pranzare al ristorante con la loro primogenita. Al ritorno, ha detto la giovane ai carabinieri, hanno discusso, in macchina, perché «papà voleva fermarsi per strada a comprare del latte mentre mamma ha insistito per andare dritti a casa».
Si sa di questa lite e di null’altro. Intorno alle 22 la ragazza è uscita con alcuni amici. All’una del mattino è rientrata ma la porta di casa non si apriva. Ha iniziato a preoccuparsi quando si è attaccata al citofono, ma il trillare insistente non ha svegliato nessuno dentro quell’appartamento preso in affitto da qualche mese. La preoccupazione si è ben presto fatta ansia. È tornata in strada e ha chiamato i pompieri. Il resto è cronaca dell’ennesima tragedia familiare che si consuma in Italia dall’inizio dell’anno, bare di zinco portate in spalla dalla polizia mortuaria, interrogatori di parenti e amici sconvolti, ancora increduli nonostante la realtà sia rilanciata di ora in ora dai tg, dai giornali on line, dai social.

 

IL GIORNO DEL DOLORE A SANTA MARIA CAPUA VETERE *** I funerali di Franco Sorbo e Teresa Cotugno (Corriere Ce – 21 gennaio 2017)
Si sono svolti ieri pomeriggio i funerali di Franco Sorbo, 48 anni e della moglie Teresa Cotugno, 50 anni, entrambi morti in un tragico omicidio/suicidio posto in essere dal marito di Teresa, dipendente del supermercato Md di Santa Maria Capua Vetere, dove la coppia viveva in via Galatina. La Chiesa era gremita ma regnava un silenzio surreale. La coppia, soprattutto Teresa, era ben conosciuta in città, attesa la sua attività lavorativa presso il banco salumeria di Md. “Era solare, gioiosa e sapeva spendere una buona parola per tutti” afferma una signora in lacrime, durante la messa. Un gesto simile non era neanche lontanamente immaginabile, visto che conoscevamo un pò tutti la coppia che dimostrava non solo un forte attaccamento e affiatamento, ma ogni occasione era buona per loro di manifestare i loro sentimenti.” A spiegarlo in lacrime è un loro vicino di casa. Toccante anche l’omelia del parroco che ha celebrato i funerali, don Mario che ha spiegato:

IL CAMMINO DELL’UOMO NON FINISCE CON LA MORTE MA SI COMPLETA IN DIO. ERA MEZZOGIORNO QUANDO IL SOLE SI ECLISSÒ E GESÙ DISSE AL PADRE NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO DESTINO. È ATTRAVERSO LA MORTE CHE OGNUNO DI NOI SI UNISCE AL CREATORE PER RICONSEGNARE NELLE SUE MANI LA NOSTRA ESISTENZA PERCHÉ, COME HA DETTO L’APOSTOLO PAOLO, TUTTI NOI SIAMO CITTADINI DEL CIELO E PER QUESTO MOTIVO NON CI È DATO SAPERE IL MOMENTO NÉ IL QUANDO, IL DOVE O IL COME CI DOBBIAMO RICONGIUNGERE AD ESSO. IL CAMMINO DELL’UOMO CONTINUA, ANCHE DOPO LA MORTE, SEPPURE IN MODO DIVERSO MENTRE AFFIDIAMO LA NOSTRA VITA AL SIGNORE – COSÌ DON MARIO PROSEGUENDO CON LA SUA PREGHIERA – RACCOMANDIAMO A LUI ANCHE LA VITA DEI FIGLI DEI NOSTRI CARI FRATELLI, DEI LORO PARENTI E DI TUTTI GLI AMICI PER AFFRONTARE CON FORZA E CORAGGIO L’ESPERIENZA TERRENA.”

Presenti anche i vertici militari della Caserma dove uno dei due figli presta servizio nell’Esercito. I feretri sono stati accompagnati dalle note de “Il Silenzio” di Nini Rosso. La macabra scoperta è toccata invece alla figlia maggiore, rientrata la notte tra domenica e lunedì a casa sua.


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