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Luigi Messina, 53 anni, ex guardia giurata, disoccupato, padre. Dopo 20 anni di violenze (l’aveva già accoltellata anni prima), massacra la moglie con 29 coltellate, poi esce a comprare le pastarelle. Condannato a 18 anni confermati in appello

Milano, 15 Gennaio 2017


Titoli & Articoli

Omicidio a Milano, il racconto del marito: “Abbiamo fatto l’amore, poi l’ho ammazzata” (Milano Today – 16 gennaio 2023)
Ecco la confessione di Luigi Messina, l’uomo che ha ucciso sua moglie a Lorenteggio
“Sono stato io”. Inizia così il fiume di parole di Luigi Messina, il trapanese di cinquantatré anni fermato all’alba di lunedì per l’omicidio di sua moglie Rosanna Belvisi, la donna di cinquanta anni – anche lei siciliana – trovata morta domenica nella sua casa di via Coronelli, al civico 11.  Messina, ex guardia giurata, ha cercato di resistere, di depistare gli inquirenti, poi non ha retto: all’alba ha vuotato il sacco e ha aperto uno squarcio sugli ultimi venti anni della sua vita e di quella di sua moglie, diventata in un attimo la sua vittima. Ha raccontato per filo e per segno, secondo quanto lui ricordava, cosa è successo quel 15 gennaio mattina, quando con un coltello da cucina ha martoriato il corpo di Rosanna per poi lasciarla morta nella loro camera da letto prima di uscire.
“Ci eravamo svegliati bene – ha spiegato lucidamente durante l’interrogatorio con i poliziotti della Squadra mobile e il pm Gaetano Ruta -. Abbiamo anche anche fatto l’amore. Abbiamo fatto colazione, poi Rosanna ha iniziato ad insultarmi come ormai faceva da mesi per via della mia relazione da cui ho avuto anche un figlio”, un bimbo che oggi ha tre anni e che lui – per sua stessa ammissione – non vede da due mesi. “Ricordo che ci siamo alzati verso le 8.30 – ha detto, entrando nei dettagli -, mia moglie era tranquilla però come al solito ha iniziato a rinfacciarmi la mia vecchia storia”.
È qui, quando i due iniziano a parlare del tradimento di lui, che la situazione precipita. “Sei un bastardo – avrebbe urlato la vittima contro il marito, secondo il racconto dell’assassino -. Non dovevi fare un figlio con lei, quel bimbo deve morire. È un figlio di putt…”. E ancora, ha raccontato il cinquantatreenne: “Lei è andata in camera e ha aperto l’asse da stiro… Ha cominciato a insultarmi e con il ferro da stiro ha cercato di colpirmi, ma io ho schivato il colpo”.  A quel punto la lite, l’ennesima di un matrimonio diventato burrascoso più di venti anni fa, si trasforma in omicidio. “Ricordo che io in quel momento avevo appena preso il coltello in cucina perché volevo sbucciare un arancio. Ricordo solo di essermi trovato in camera da letto con il coltello in mano e all’ennesima offesa nei miei confronti e nei confronti di mio figlio ho perso le staffe e ho cominciato a colpirla ripetutamente. Non ricordo quante volte l’ho colpita. Alla fine – ha proseguito Messina nel suo racconto dell’orrore – lei è caduta dove poi è stata trovata e io mi sono accorto che stavo perdendo sangue dalla mano sinistra”.  Proprio i fazzoletti usati per medicare quella ferita verranno trovati in un cestino a pochi metri dalla casa dell’omicidio, mentre il coltello e gli abiti insanguinati “li ho riposti – ha spiegato l’assassino – in un sacchetto di plastica rigida. Quindi sono uscito e a piedi sono andato verso piazzale Negrelli, dove c’è una via isolata e ho buttato il coltello in un tombino… Quindi ho buttato gli abiti che erano ancora nel sacchetto in un boschetto là vicino e sono tornato indietro”. L’arma e i vestiti, infatti, verranno trovati in via Parenzo, esattamente nel punto indicato da Messina durante l’interrogatorio.
Dopo le coltellate, ventitré – di cui una, feroce, al collo -, l’assassino va in giro per il quartiere, forse per farsi vedere e costruirsi un alibi. “Non ricordo bene la sequenza, ma sono stato due volte in pasticceria per prendere i babà – ha confessato al pm e alla Mobile -. Ho prelevato cinquanta euro al bancomat, ho giocato alle macchinette e ho vinto settanta euro, forse ho fatto anche un po’ di spesa”. Non a caso, accanto al corpo martoriato della donna gli agenti hanno trovato due buste di insalata, che lo stesso cinquantatreenne ha ammesso di aver comprato “per mia moglie, successivamente all’omicidio”.
Sempre agli inquirenti, Messina ha giurato di essersi accorto che la moglie era morta solo quando “sono tornato a casa e a quel punto ho chiamato il 118”. Cioè, alle 15, quasi quattro ore dopo l’orario della morte stabilito dal medico legale.  “Mi dispiace e sono pentito di quello che ho fatto”, sono state le ultime parole rivolte al pm e ai poliziotti dall’uomo. Un uomo che sua figlia – una ventenne avuta proprio dalla vittima – descrive come “violento e – sottolinea il pm nel dispositivo di fermo – dal tratto aggressivo”, tanto che nel ’95 la vittima era già stata accoltellata alla schiena, ma aveva deciso di “coprire” suo marito.
Le ultime avvisaglie si erano avute a novembre, quando polizia e carabinieri erano intervenuti per una lite. Domenica, invece, la lite ha avuto un epilogo diverso.  Messina, accusato di omicidio con le aggravanti di “aver commesso il fatto nei confronti del coniuge” ed “agendo con crudeltà”, sarà portato nel carcere di San Vittore.

Rosanna Belvisi uccisa dal marito Luigi Messina/ La figlia Valentina: “in Appello temo altro sconto di pena” (il Sussidiario – 21 maggio 2018)
Il 15 gennaio 2017, Rosanna Belvisi fu uccisa con 29 coltellate da Luigi Messina. Vittima e carnefice erano moglie e marito, genitori di Valentina, oggi 25enne, la quale chiede giustizia per quella madre che per anni ha subito le violenze di un “marito padrone” dal quale ha preso nettamente le distanze al punto da aver deciso di cambiare il cognome prendendo solo quello della madre.
Era una mattina d’inverno quando al culmine di una serie di liti e dopo violenze che andavano avanti ormai da anni, Luigi Messina decise di mettere fine alla vita della moglie Rosanna sferrando contro di lei 29 coltellate mortali. Teatro del terribile omicidio fu la loro casa, nel quartiere Lorenteggio, a Milano, dove la coppia viveva. E sempre qui, Messina, ex guardia giurata 55enne, in passato aveva ripetutamente maltrattato la moglie, sia psicologicamente che fisicamente. Non solo con i suoi ripetuti tradimenti ma anche con botte con il bastone della scopa e altre coltellate, come quella avvenuta nel 1995, quando Rosanna rimase ferita alla schiena.
Quella mattina di gennaio dello scorso anno, però, la furia di Messina fu spietata: la moglie venne a sapere non solo che lui aveva un’altra donna ma anche un figlio avuto dalla stessa. Dopo essere tornati da una vacanza a Pantelleria, a rompere quella apparente tranquillità fu l’ennesima discussione violenta durante la quale lui la uccise a coltellate, poi andò a giocare alle slot machine e a comprare dei pasticcini come se nulla fosse. “Mi martellava rinfacciandomi le relazioni extraconiugali”, è stata la giustificazione davanti agli inquirenti dopo un interrogatorio fiume al culmine del quale confessò.
LE PAURE DELLA FIGLIA VALENTINA
Un femminicidio terribile, quello che vide vittima, oltre un anno fa, Rosanna Belvisi, uccisa a coltellate dal marito killer Luigi Messina. Nel processo di primo grado l’uomo è stato condannato a 18 anni di reclusione nonostante il pm ne avesse chiesti al giudice 30. Uno sconto, questo, giustificato dal gup con la mancanza dell’aggravante della crudeltà.
“Ma come si fa a dire che 29 coltellate non sono crudeltà? Mia madre è stata colpita in ogni parte del corpo. Così è come se la colpissero ancora e ancora”, ha commentato la figlia Valentina al Corriere della Sera. La giovane, oggi 25enne, attende con ansia l’avvio del processo di secondo grado che inizierà ufficialmente il prossimo 6 giugno a Milano. lei, ovviamente, sarà presente per chiedere giustizia per la madre Rosanna ma non nasconde le sue ansie: “Ho paura che il processo di secondo grado si concluderà con un altro sconto di pena”, ha dichiarato come riporta Il Giorno.
Nel secondo grado i giudici saranno diversi e la figlia della vittima e dell’assassino reo confesso confida in una diversa visione rispetto a quella sottolineata dal gup, “anche se ormai ho poca fiducia”, ammette. Con il padre la giovane non ha più alcun contatto. “Per il delitto che ha commesso secondo me meritava almeno trent’anni, per mia madre non è stato fatto abbastanza. In altri casi sono state date pene più alte, dipende tutto dal giudice che uno si trova davanti”, dice oggi. La giovane sarà ospite de La Vita in diretta nella puntata odierna per ribadire la sua posizione e lanciare un nuovo appello alla vigilia del secondo grado a carico del padre.

Milano, uccise la moglie a coltellate, l’appello conferma 18 anni di carcere. La figlia in aula: «Sono pochi» (Corriere della Sera – 6 giugno 2018)
Da tempo la giovane si batte perché il padre, Luigi Messina, sconti «fino all’ultimo giorno». In primo grado il giudice aveva escluso l’aggravante della crudeltà, e l’uomo era stato condannato a 18 anni per l’omicidio della coniuge, Rosanna Belvisi
La Corte d’Assise d’appello di Milano ha confermato la condanna a 18 anni di carcere per Luigi Messina, il 53enne che nel gennaio 2017 nel capoluogo lombardo uccise la moglie Rosanna Belvisi con 29 coltellate.
«È andata come speravamo, almeno oggi non è arrivato alcuno sconto di pena anche se comunque continuo a pensare che 18 anni siano pochi», ha commentato la figlia della coppia, Valentina, 25 anni, presente alla lettura della sentenza, con il legale Domenico Musicco, e che da tempo si batte perché il padre sconti «fino all’ultimo giorno». In primo grado, con rito abbreviato, il gup aveva escluso l’aggravante della crudeltà e l’uomo, difeso dal legale Daniele Barelli, era stato condannato a 18 anni contro una richiesta della Procura di 30 anni. Procura che però non ha presentato appello e, dunque, oggi si è discusso sulla concessione o meno delle attenuanti chieste dalla difesa, ma negate dalla Corte accogliendo la linea del sostituto pg Massimo Gaballo. Fuori dal Tribunale anche un presidio di solidarietà nei confronti della 25enne con cartelli con scritto «Siamo tutte Valentina».


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