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Rosanna Belvisi, 50 anni, impiegata, mamma. Uccisa con oltre 23 coltellate dal marito dopo vent’anni di violenze

Milano, 15 Gennaio 2017


Titoli & Articoli

Ennesima violenza sulle donne: deceduta la collega Rosanna Belvisi (Ordine dei Consulenti del Lavoro – 16 gennaio 2017)
Oggi l’Istituto ha perso tragicamente una donna preziosa, un funzionario rigoroso e motivato, instancabile ed entusiasta. Rosanna Belvisi, nata a Trapani il 6 marzo 1955, confluita nei ruoli dell’INPS nel 2004, a seguito delle operazioni di dismissione del patrimonio immobiliare, prestava servizio presso l’Agenzia complessa di Milano Fiori, nell’unità organizzativa delle Relazioni istituzionali. Per anni si è occupata di accogliere gli utenti presso il servizio di reception e lo ha sempre fatto con il sorriso sulle labbra, con diligenza e garbo, disciplina e competenza.
Nonostante la sua evidente disabilità, mostrava una straordinaria tensione verso i bisogni dei suoi colleghi, anche dei suoi superiori gerarchici, cui dispensava gesti di tenerezza che riusciva ad esprimere donando un fiore, una fotografia del suo amato mare di Pantelleria, un dolcetto…. Aveva tempo per tutti, Rosanna. E passione, tanta passione per il suo lavoro.
Supportava le Linee prodotto servizio in ogni tipo di attività e imparava velocemente, perché voleva semplificare il lavoro altrui, perché era consapevole di quanto il suo contributo fosse utile per l’Istituto. Oggi quel contributo manca già a tutti noi; ma a chi di noi l’ha conosciuta nel quotidiano, manca Rosanna. Un’anima gentile dal sorriso dolce, che celava un terribile dramma famigliare e che nella distensione delle relazioni professionali costruite, si concedeva il suo sacrosanto diritto alla serenità.

Valentina Belvisi, orfana di femminicidio: «Capisco i genitori di Davide Pavan, io lavai il sangue di mia madre» (Corriere del Veneto – 13 settembre 2023)
Come per il ragazzo investito e ucciso (con il conto della pulizia dell’asfalto recapitato alla famiglia), lo Stato non si fece carico della scena del crimine: «Ho dovuto ripulire la casa in cui papà la uccise»
«Io la capisco, la povera mamma di Davide». Valentina Belvisi e Barbara Vedelago. Due donne segnate da una morte ingiusta, ma anche accumunate dall’aver subito l’ottusa crudeltà di norme e regolamenti che non si fermano di fronte a nulla, neppure alle vittime di un crimine.
Si parte dalla storia di Barbara, la madre di Davide Pavan, il diciassettenneche l’8 maggio del 2022 fu travolto, mentre rincasava in motorino, dall’auto guidata da un poliziotto ubriaco. Sul Corriere del Veneto di domenica, dopo che l’agente ha patteggiato una condanna a tre anni e sei mesi, ha raccontato di essersi vista recapitare una fattura di 183 euro per la «bonifica» della strada in cui era morto suo figlio. «La somma ci è stata chiesta per la pulizia del luogo dell’incidente: togliere i rottami e spargere della “segatura” sul sangue di Davide e sui liquidi del motore rimasti sull’asfalto» ha spiegato.
L’appartamento rimasto come era dopo il femminicidio
Non è la prima volta che lo Stato non si fa carico di «ripulire» la scena di un crimine. È capitato anche a Valentina Belvisi, che oggi abita a Thiene, nel Vicentino, ed è un’orfana di femminicidio: il 15 gennaio del 2017 a Milano, suo padre Luigi Messina massacrò la moglie Rosanna Belvisi, la mamma di Valentina.
«Un mese dopo il delitto – spiega – l’appartamento in cui vivevamo fu dissequestrato e mi dissero che potevo riavere le chiavi. Non avevo alcuna intenzione di continuare ad abitarci e così, prima di lasciarlo, entrai per fare le pulizie. Fu solo in quel momento che scoprii che nessuno ci aveva messo le mani». Per Valentina fu uno choc: «C’era sangue ovunque e io, all’epoca 24enne, avevo cominciato a lavorare da pochi mesi e non avevo il denaro necessario per pagare una ditta specializzata. Così mi ritrovai con lo straccio in mano a lavare il sangue di mia madre dal pavimento e dai muri. Fu come rivivere attimo per attimo la sua aggressione».
Valentina Belvisi (nel frattempo ha ottenuto di rinunciare al cognome paterno) è entrata a far parte di un’associazione che aiuta gli orfani di femminicidio. «Lo Stato sembra dimenticarsi completamente di quelle “vittime indirette” dei reati: le famiglie. Vale per me, che ho perso mia madre a causa di un omicidio, come per i familiari di Davide Pavan e degli altri morti lungo le strade. Non c’è sostegno psicologico né economico per chi sopravvive al lutto. Queste vittime di “serie B” sono sole, abbandonate a loro stesse e ai traumi che si portano dentro».


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In memoria di

Femminicidio, una sala per Daniela Nenni e Rosanna Belvisi all’Inps (il Piacenza – 14 giugno 2017)
È stata inaugurata alla Direzione Generale dell’Inps la sala “Daniela Nenni e Rosanna Belvisi”, dedicata a due dipendenti dell’Istituto recenti vittime di episodi di femminicidio
È stata inaugurata alla Direzione Generale dell’Inps la sala “Daniela Nenni e Rosanna Belvisi”, dedicata a due dipendenti dell’Istituto recenti vittime di episodi di femminicidio. Daniela, madre di tre figli, lavorava a Roma. È stata uccisa dal marito il 26 settembre 2014, a 49 anni. Rosanna, che prestava servizio a Milano, è stata anche lei uccisa dal marito a 50 anni, il 15 gennaio 2017, lasciando una figlia.  La dedica della sala, che vuole essere non solo un luogo simbolico di memoria, ma anche simbolo di impegno nel contrasto di ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne, è avvenuta a conclusione del secondo evento del progetto “Il CUG incontra il territorio”, svoltosi questa mattina nella sala Mancini della Direzione Generale dell’Inps.