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Simona Simonini, 42 anni, disoccupata, mamma. Massacrata di botte dal convivente

Provaglia d'Iseo (Brescia), 15 Novembre 2015

simona


Titoli & Articoli

Provaglio, una storia di botte e coltellate dietro al delitto (Giornale di Brescia – 16 novembre 2015)
Due aggressioni sono finite sulle cronache locali: una risale al 2010, l’altra al 2014
L’epilogo di una storia fatta di violenza. Questo pare essere il tragico fatto di sangue di Provaglio d’Iseo, dove una donna è stata trovata morta in casa in una pozza di sangue. Sul corpo il segno di ripetuti colpi. La vittima è Simona Simonini, 42 anni. Il convivente, Elio Cadei, ha chiamato i Carabinieri e ha aspettato il loro arrivo.
Nell’aprile del 2010 l’amore travagliato, fatto di abbandoni, periodi felici e sofferenze finì nelle cronache dei giornali quando la donna impugnò un coltello da cucina e lo affondò nell’addome del fidanzato, di quell’uomo che ogni tanto la picchiava anche brutalmente, arrivando a fratturarle le ossa di una mano e di un piede.
Nell’ottobre del 2014, dopo l’ennesima lite violenta, Simona impugnò le forbici da cucina e ferì il compagno in quattro punti sulla schiena. Lui se la cavò con una prognosi di dieci giorni. Ben più violenta l’aggressione di Cadei, che provocò alla donna un trauma cranico.

Le botte, l’alcol, i figli: la vita impossibile di una coppia disperata (Brescia Today – 17 novembre 2015)
La tragedia di Provaglio d’Iseo: Simona Simonini forse uccisa a calci e pugni. Il compagno dice di non ricordarsi nulla. Una relazione fatta di litigi e sofferenza
Sposata e separata, un bimbo di 10 anni dal primo matrimonio, affidato ai nonni. Da 6 anni stava con Elio Cadei, l’uomo accusato di averla uccisa. Anni fatti di liti e scenate, che hanno scosso non poco la tranquillità della frazione di Zurane, Provaglio d’Iseo. Ora resta solo l’autopsia, per sciogliere ogni dubbio.
Simona Simonini aveva 42 anni, era disoccupata e come lei il compagno, il 46enne Elio Cadei. Lui per primo ha avvisato i Carabinieri, chiamando direttamente in caserma: “La mia compagna è morta, non respira più”. Ai militari – è ancora trattenuto in stato di fermo, in carcere – ha raccontato poi di non ricordarsi nulla dell’altra sera.
Ha raccontato di un ‘festino’ a base di alcolici, psicofarmaci e sedativi. Al momento non si esclude nemmeno che sia stato quel micidiale cocktail a dare il ‘colpo’ finale Simona. Sul corpo non ha segni di tagli o ferite: potrebbe essere stata uccisa a botte, massacrata a calci e pugni.
Una vita di coppia tormentata, i problemi cominciano da lontano. Droga, alcol, pastiglie: e poi il lavoro che non si trova, la vita a casa che si fa sempre difficile. Fatta anche di aggressioni, che spesso Simona faceva passare come incidenti. Tanti gli episodi: l’ultimo lo scorso anno, quando fu Simona a ferire il compagno cercando di difendersi con un paio di forbici. Lui in passato era stato accusato più volte, pare anche di violenza sessuale. Simona era stata anche in comunità, per disintossicarsi. Martedì pomeriggio l’autopsia.

Omicidio di Provaglio: Simona è stata uccisa dalle percosse (Corriere della Sera – 26 luglio 2016)
Chiuse le indagini per omicidio volontario a carico del compagno Elio Cadei. La morte è dovuta a «politraumatismo contusivo» e «asfissia da strozzamento»
Era il 16 novembre scorso. «Sono pronto per andare in carcere» disse Elio Cadei, 46 anni, ai carabinieri che bussarono alla porta della casa in cui viveva a Provaglio d’Iseo verso le 11.30. Anche se «non ricordo nulla»: colpa di un micidiale cocktail di farmaci e droga. La compagna, Simona Simonini, 42 anni, l’hanno trovata senza vita in camera da letto, addosso solo una T-shirt. Massacrata di botte.
Otto mesi dopo, la procura ha notificato la chiusura delle indagini a Cadei, assistito dall’avvocato Gianfranco Abate. Comprese le conclusioni dei consulenti (Andrea Verzelletti e Marzia bernini) nominati dalla procura per stabilire la causa del decesso. Che non sarebbe attribuibile all’abuso di alcolici e stupefacenti.
All’origine della morte di Simona, scrivono i consulenti, «un politraumatismo contusivo (lesioni tegumentarie, frattura delle ossa nasali e costali, aree di emorragia subaracnoidea) unitamente ad asfissia meccanica da strozzamento». Anche la vittima, come il compagno, quando è morta «era sotto l’influenza di alcol etilico, benzodiazepine e antidepressivi»: composti che «pur non avendo avuto un ruolo diretto nel determinare il decesso, possono rendere conto di uno stato di minore lucidità mentale» così come della compromessa capacità «di reagire agli insulti esterni».
Le lesioni sul suo corpo, per i tecnici, sono compatibili con calci, pugni, morsi, e quelle al collo con «una violenta costrizione manuale». Stando agli accertamenti, Simona è stata uccisa tra le 16.30 del 15 novembre e l’1.30 del giorno dopo, con un punto focale – l’epoca più probabile – verso le 21 del 15 novembre, cioè la sera prima del ritrovamento. Anche nel sangue del compagno sono stati rilevati farmaci benzodiazepenici. E alcol (vino, pare, assunto tra le 2 e le 80 ore precedenti al prelievo stesso, verso le 18 del 16 novembre).
Un rapporto a dir poco burrascoso, quello tra Elio e Simona. Fatto di eccessi, pause, riavvicinamenti, violenza. «Quando mi sono svegliato – ha sempre detto l’indagato – ho trovato il corpo senza vita di Simona, riversa sul pavimento della camera da letto in una pozza di sangue». È stato lui a chiamare i carabinieri: «Ho trovato morta la mia compagna, correte». Non sa cosa sia successo, di preciso. Ma «non posso che essere stato io» avrebbe dedotto. Le urla e i pianti, dicono i vicini, non erano una novità. Già nel 2010 Simona aveva accoltellato il convivente, solo l’ultimo di una lunga serie di episodi. C’era chi si aspettava che sarebbe finita così, nel modo più drammatico. E con la chiusura indagini a carico di Elio Cadei.

20 anni a Elio Cadei per l’omicidio di Simona Simonini (Montagne e Paesi – 1 marzo 2017)
Il Giudice Elena Stefana del Tribunale di Brescia con rito abbreviato questo mercoledì ha condannato a 20 anni di carcere Elio Cadei, 47enne di Monticelli Brusati, accusato di avere ucciso, il 17 novembre 2015, la compagna Simona Simonini, 42enne di Provaglio d’Iseo, nell’appartamento in cui vivevano in contrada Zurane di Provaglio.
Una sentenza che certamente non rende giustizia per la famiglia della vittima che si aspettava l’ergastolo come richiesto dal pm Carlo Milanesi. Al centro del dibattimento, la capacità di intendere e di volere di Cadei al momento del delitto: secondo la difesa, Cadei era seminfermo di mente per via dell’intossicazione da un mix di alcol e droghe mentre per l’accusa era capace di intendere e volere e avrebbe volontariamente alterato il suo stato mentale durante una notte nella quale il suo delirio si è trasformato in furia omicida. Questo quanto stabilito anche dalla perizia super partes.
Il 46enne si era consegnato ai carabinieri di Iseo che la mattina seguente il delitto si erano presentati alla porta dell’abitazione di Via Regina Elena di Zurane di Provaglio: in camera da letto, in una pozza di sangue, Simona Simonini, senza vita, uccisa a calci e pugni. Sul suo corpo, segni di botte, lesioni e asfissia. Elio Cadei si è sempre nascosto dietro un “non ricordo”. Tra lui, disoccupato con problemi di alcolismo e la donna, disoccupata e mamma di un bambino di 11 anni all’epoca della sua morte, c’era una relazione tormentata, finita nel peggiore dei modi. “Sarà Dio a giudicare”, ha commentato la mamma di Simona Simonini dopo la lettura della sentenza.


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