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Sara Coinu, 35 anni, imprenditrice, mamma. Uccisa con sei colpi di pistola dal marito che poi si suicida. I funerali vengono celebrati insieme e le loro tombe tumulate vicine

Oliena (Nuoro), 24 Agosto 2014

Una coppia che si amava alla follia, anche se ogni tanto intervenivano i Carabinieri.


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Sara ha provato a difendersi dalla furia omicida del marito
Sara Coinu è stata uccisi da sei colpi di pistola, di cui quattro al torace e due al braccio, forse allungato nel tentativo di difendersi dalla furia omicida del marito
Alessandro Mula. Questo l’esito dell’autopsia svolta ieri all’ospedale di Nuoro dal medico legale Vindice Mingioni che ha così confermato la ricostruzione fatta da subito dai carabinieri del Comando provinciale del capoluogo barbaricino: due giorni fa in quella casa di Oliena, in via Ciusa, si è consumato un omicidio-suicido al rientro dalla festa di San Lussorio. Dopo aver ammazzato la moglie di 35 anni, il 39 enne Mula si è tolto la vita sparandosi un colpo alla testa.
A Oliena oggi è lutto cittadino e alle 17 sono programmati i funerali per dare l’ultimo saluto alla giovane coppia che, stando ai racconti di amici e vicini, si amava alla follia, ma spesso litigava. Un anno fa, proprio per via delle urla che si sentivano sino in strada, in via Ciusa arrivarono i carabinieri per riportare la calma in quell’appartamento. E si racconta pure che Alessandro Mula era molto geloso della moglie, tanto da imbracciare un fucile contro un amico in segno di minaccia, perché alla sua Sara aveva fatto un complimento e lui non aveva gradito.

Sara e Sandro insieme nell’ultimo saluto
Chiusi i bar, i supermercati, i negozi, persino i distributori di benzina. A Oliena è lutto cittadino per la morte di Sara Coinu e Sandro Mula, e gli abitanti accorrono in massa ai funerali. Sono tantissimi, quanti ne può contenere la parrocchia di Sant’Ignazio di Loyola, la chiesa principale del paese. Un migliaio almeno, ma non si contano le persone che hanno atteso nel sagrato e nel corso Vittorio Emanuele. Una donna viene uccisa dal suo uomo che poi si suicida: le cronache riportano queste notizie quasi quotidianamente, come un triste bollettino della violenza estrema sulle donne, ciò che oggi chiamiamo femminicidio. Ma a Oliena si respira anche il senso di una tragedia privata che diventa collettiva. Una sconfitta che è in primo luogo quella di una comunità, come dice il vescovo Mosè Marcìa nella sua omelia: «Dove eravamo quando tutto accadeva? Dovevamo salvarli».
I funerali di Sara e Sandro vengono celebrati insieme, con le due bare che arrivano una dietro l’altra portate a spalla dagli amici della coppia. E comune è anche il necrologio delle due famiglie di provenienza. «Increduli e attoniti, straziati dal grande dolore» lo annunciano sui muri del paese «mamma Tonina», la madre di Sara Coinu, «babbo Antonio e mamma Francesca», i genitori di Sandro Mula. Ma il primo nome è quello del «piccolo Antonio», il figlio undicenne della coppia, attorno al quale è stato stretto un muro di protezione dal giorno della tragedia. Anche a lui si rivolge idealmente monsignor Marcìa quando domanda «quale messaggio arriverà ai nostri figli». Il vescovo di Nuoro affida alle metafore e ai passi del Vangelo le parole di condanna per ciò che è accaduto, ma è perdono la parola che ricorre più frequente: «Non siamo qui per giudicare, ma per perdonare. Non saranno cinque pallottole a separare Sara e Sandro dall’amore di Dio. Chiediamoci piuttosto quali siano le nostre colpe in questa vicenda».
«Erano due giovani allegri e giocosi all’apparenza – dice Marcìa – ma con il loro vivere ci chiedevano aiuto». Il riferimento, sottinteso, è rivolto alla passione di entrambi per le armi, una passione smodata nel caso di Mula, forse anche all’abuso di alcol. Un’accoppiata micidiale che domenica scorsa ha avuto un effetto, sembra dire il vescovo, che forse era prevedibile. «Ero nella necessità e non mi avete assistito», dice monsignor Marcìa riferendosi idealmente all’appello silenzioso che Sandro Mula per primo lanciava con il suo comportamento sopra le righe e che non è stato colto da chi gli stava accanto. Ancora sul concetto di comunità: «Chiediamoci perché siamo qui. Le nostre vite non si incrociano. Non sappiamo più vivere accanto agli altri. Siamo qui per porgere le condoglianze ai familiari di Sara e Sandro ma avremmo dovuto condividere la loro sofferenza quando erano in vita. È la famiglia ad avere bisogno di noi». Ritorna il concetto di due esistenze allo sbando nonostante un’apparente normalità. «Non esiste un vento favorevole per il marinaio che non sa in che porto approdare». Cita Dostoevskij: «Il segreto dell’esistenza non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive». «Dobbiamo avere un perché», conclude il vescovo. Alla fine della funzione scatta un applauso collettivo, un altro segno dei tempi di cui si è perso il significato. Poi il corteo si dirige in cimitero, dove Sara Coinu e Sandro Mula vengono sepolti in due loculi uno accanto all’altro. Ancora insieme, nonostante tutto.


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