Roberta Siragusa, 17 anni. Stordita e massacrata dal fidanzato che le ha dato fuoco mentre era ancora viva e l’ha gettata in un burrone
Caccamo (Palermo), 24 Gennaio 2021
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Roberta Siragusa, cosa succedeva in casa della 17enne uccisa dal fidanzato
Una storia tragica quella di Roberta Siragusa, uccisa ad appena 17 anni dal suo fidanzato Pietro a Caccamo, lo scorso 23 gennaio. Una storia tragica di gelosia, liti continue, percosse fino al gesto omicida, che l’assassino ha cercato di giustificare in tutti i modi. Ecco tutto quello che è successo nella vita della giovanissima, prima della sua orribile morte.
Tantissimi i segni della natura violenta di Pietro: continui litigi, percosse, urla, gelosia e possessività nei confronti della sua fidanzata Roberta. Gesti che sono stati minimizzati e non presi come avrebbero dovuto essere visti: indizi di una natura violenta e possessiva, non in grado di dare amore. Roberta è stata brutalmente uccisa e arsa dal suo ragazzo, che ha avuto il coraggio di dichiarare che “si è data fuoco da sola”.
I segnali non erano stati colti da nessuno, nemmeno dalla mamma di Roberta che vedeva i loro litigi come normali e fisiologici, in una coppia. Niente di più sbagliato e tossico. Pietro aveva isolato la povera Roberta e aveva fatto terra bruciata intorno a lei, per tessere meglio la sua tela di controllo, che è sfociata nel massacro.
“Non rischio più la mia vita”: lo scriveva Roberta Siragusa nel 2017
Sotto la lente d’ingrandimento alcuni post su facebook della 17enne che potrebbero risultare irrilevanti per le indagini, ma che meritano di certo un approfondimento
E adesso invece non ci credo più, non credo più a niente e la mia vita non la rischio più per nessuno e per niente“. É ciò che scriveva il 16 giugno del 2017 sul suo profilo facebook Roberta Siragusa, la ragazza strangolata e gettata in un dirupo sabato notte a Caccamo. Gli inquirenti esamineranno i profili social della 17enne per scavare anche nel suo passato. Un post come questo non può passare di certo inosservato. Potrebbe anche essere il malessere di un’adolescente – Roberta all’epoca di quel messaggio aveva quasi 14 anni – ma potrebbe anche nascondersi altro dietro a quelle parole.
TANTI INTERROGATIVI CHE MERITANO UN APPROFONDIMENTO
Perché Roberta scrive che avrebbe rischiato la vita per qualcuno e che da quel momento in poi non l’avrebbe più fatto? Rischiare per chi e per che cosa? La ragazza scrive pure “non credo più a niente“. Dunque qualcuno l’aveva illusa e poi delusa?
Qualche giorno prima, il 28 maggio dello stesso anno, Roberta Siragusa scriveva: “La vita non è come le favole. Qui, i cattivi vincono, i buoni restano fottuti“. E il 23 maggio: “Fare a pezzi è facile, il difficile è rimetterli insieme!” Poi due emoticons: un cuore nero e le corna. Il 2 giugno del 2017 la 17enne di Caccamo scrive un post taggando un’amica: “Lei è la mia migliore amica perché ha raccolto tutti quei pezzi del mio cuore in frantumi e li ha ricuciti con pazienza“. Tutto sembrerebbe ricondurre ad una delusione amorosa che avrebbe fatto molto male all’allora tredicenne. Per chi soffriva Roberta? Chi sono i cattivi di cui parla? Per chi, come scriveva lei stessa quel 16 giugno di quasi quattro anni fa, Roberta aveva rischiato la vita e aveva deciso di darci un taglio?
Tracce che potrebbero anche rivelarsi irrilevanti, magari solo pensieri resi drammatici dalla tenera età della ragazza, ma che meritano un certo approfondimento da parte di chi sta indagando sull’omicidio. Il fidanzato 19enne della giovane, Pietro Morreale, intanto, messo sotto torchio per tutta la notte dagli inquirenti, probabilmente su consiglio del suo legale, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il pm lo ha messo in stato di fermo. Su di lui, al momento, pendono gravi indizi di colpevolezza per omicidio volontario e occultamento di cadavere.
Roberta Siragusa, i genitori: “Stava sempre con noi, ho nutrito l’assassino della mia bambina”
I due fidanzatini avevano tanti progetti insieme, volevano riprendere a studiare insieme
Stava sempre con noi Pietro. Da un anno e mezzo, uno di famiglia. Spesso qui a tavola. Lo conoscevamo bene. E in paese ci conosciamo tutti, come ripeto all’avvocato, anche lui di Caccamo, chiedendogli se davvero abbiamo nutrito l’assassino della nostra bambina…”, queste le parole di Iana, mamma di Roberta Siracusa al Corriere della Sera, la 17enne uccisa e trovata senza vita in fondo a un burrone, nelle campagne di Caccamo.
Dall’altra pare la mamma di Pietro, il 19enne accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il 19enne avrebbe ucciso intenzionalmente Roberta e avrebbe poi tentato di far sparire le tracce poi dando fuoco al corpo e forse non da solo. Mamma Antonella, al Corriere della Sera, ha dichiarato: “Si sono fermate anche le nostre vite. Come mamma vorrei abbracciare Iana che conosco bene. Lo so che è difficile. Ma, se potessi, vorrei confortarla e prendermi tutto il suo dolore. Abbiamo il cuore spaccato. Cos’è successo a questi due ragazzi che stavano sempre insieme? Anche la domenica, qui a tavola. Più spesso era Pietro ad andare da loro, ma saperlo con Roberta era una gioia. Non ci credo. Dovrebbe venire qualcuno dal Cielo a dirmelo, se fosse vero. Lui nega. Mamma non sono stato io, mi ha ripetuto il mio Pietro. Non ho fatto niente a Roberta, mi ha giurato. E gli ho creduto”.
I due fidanzatini avevano tanti progetti insieme, volevano riprendere a studiare insieme. Cosa confermata anche da mamma Antonella: “Anche con le lezioni a distanza, Pietro a giugno doveva, dovrebbe prendere il diploma. E se non studiava lavorava con suo padre che, tornando dall’Acquedotto, lo impegnava. Tante piccole occupazioni. Per un mese a tagliare legna per il camino. Quando si raccoglievano le olive, settimane in campagna. Sempre pronto…”
Omicidio Roberta Siragusa, lo sfogo di mamma Iana contro Pietro: “Tu non devi avere più vita”
In un post su Facebook, la donna ricorda la figlia 17enne bruciata viva lo scorso gennaio a Caccamo e si rivolge all’ex fidanzato che si trova in carcere: “La strada per il perdono è lontana, dovrai essere riconosciuto solo per quello che hai fatto e mi hai tolto… Quello era un amore che non meritavi”
“Vorrei avere piena fiducia nella giustizia, ma ci sono dubbi che angosciano le mie notti. La strada per il perdono è lontana, perché non si può perdonare chi non si fa neanche carico delle proprie responsabilità”. Comincia così lo sfogo su Facebook di Iana Brancato, madre della giovane Roberta Siragusa, la 17enne uccisa a Caccamo la notte fra il 23 e il 24 gennaio scorso.
La donna, in un post pubblicato sulla pagina “Giustizia e Verità per Roberta Siragusa”, si rivolge all’ex fidanzato della figlia Pietro Morreale, che si trova in carcere, indagato per omicidio aggravato e occultamento di cadavere: “Lei, che hai fatto diventare immortale deve essere ricordata anche come martire di un amore che tu non meritavi”.
La signora Brancato parla di “un’altra tortura in tutta questa tragedia” con riferimento al fatto che Morreale, accusato di aver ucciso e bruciato il cadavere di quella che era la sua fidanzata, non abbia ancora dichiarato la sua colpevolezza: “L’unica cosa che ti auguro, che tu oltre mia figlia, non debba avere più vita, neanche se dovessi uscire a cinquant’anni. Dovrai essere riconosciuto e ricordato solo per quello che hai fatto, solo per quello che mi hai tolto”. Mamma Iana, in questo momento di dolore, vede anche vacillare la sua fiducia nella giustizia: “Neanche la peggiore delle pene restituirebbe ai miei occhi il volto di mia figlia”. Una figlia strappata alla vita in un modo tremendo: come ha confermato il medico legale che il gip di Termini Imerese ha incaricato per l’autopsia sul corpo della vittima, Roberta “è stata assassinata con alcuni colpi sferrati con un corpo contundente, poi è stata bruciata ed è deceduta dopo una tremenda agonia di 5 minuti”.
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