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Pietro Morreale, 19 anni. Tortura la fidanzata, la picchia, la stordisce, le dà fuoco e la getta in un burrone ancora viva. Interrogato, dice di averla riaccompagnata a casa. Messo alle strette, racconta che lei si sarebbe data fuoco da sola e lui si sarebbe ustionato una mano nel tentativo di salvarla. Ergastolo

Caccamo (Palermo), 24 Gennaio 2021


Titoli & Articoli

Carcere Palermo Pagliarelli: Pietro Morreale, imputato omicidio Roberta, cerca di dare fuoco a un rotolo di carta igienica in cella (Polizia Penitenziaria – 7 febbraio 2021)
E’ sorvegliato 24 ore su 24, nel reparto di degenza psichiatrica del Pagliarelli, in un attimo Pietro Morreale ha preso un rotolo di carta igienica e con la sigaretta ha provato a dargli fuoco. Gli agenti sono subito intervenuti, mentre la cella si riempiva di fumo. Massima allerta al Pagliarelli attorno al diciannovenne accusato di avere ucciso la fidanzata Roberta Siragusa. E, adesso, si cerca di capire il perché di quel suo gesto, probabilmente un gesto dimostrativo, di protesta. Comunque, lui non è rimasto ferito, nella cella non c’era nulla che potesse andare a fuoco, la coperta è ignifuga. Di certo, un gesto che richiama gli ultimi momenti di vita di Roberta, il suo corpo è semicarbonizzato, l’assassino le ha dato fuoco.
Inizialmente, si pensava a un ultimo sfregio verso la vittima. Ora, dall’autopsia sta emergendo un’altra drammatica verità: la giovane potrebbe essere stata arsa viva, dopo essere caduta per terra e aver perso i sensi. Il medico legale Alessio Asmundo ha riscontrato una profonda ferita sotto il mento della ragazza, forse il segno della caduta sull’asfalto o di un colpo di pietra. Un altro dettaglio emerso: Roberta non ha le mani bruciate. Era dunque priva di sensi o già morta quando è stata bruciata.
L’inchiesta coordinata dalla procura di Termini Imerese sta cercando di chiarire ogni aspetto di questa vicenda, mentre l’indagato in carcere continua a protestarsi innocente e a dire che è stata la fidanzata a darsi fuoco e a lanciarsi nel dirupo sotto il belvedere. Ma questa tesi viene smentita dall’ultima scoperta fatta dai carabinieri del Ris, lunedì scorso. Sono state trovate tracce di sangue nella sua Fiat Punto.
Morreale avrebbe ucciso Roberta davanti allo stadio di Caccamo e avrebbe poi portato il corpo sulla montagna del belvedere. La telecamera di una villetta ha registrato due passaggi del giovane, fra le due e le tre di notte. Per 6 e 12 minuti. Poi, è tornato a casa. Un altro capitolo del giallo. Qualcuno dei familiari lo ha aiutato ad imbastire la messinscena del mattino? Alla mamma di Roberta ha detto che aveva lasciato la figlia a casa, alle due. Ai carabinieri ha detto che Roberta si era lanciata nel dirupo. Oggi, i funerali della giovane, a Caccamo. (fonte: palermo.repubblica.it)

Omicidio Roberta Siragusa, lo sfogo di mamma Iana contro Pietro: “Tu non devi avere più vita” (Palermo Today – 5 ottobre 2021)
In un post su Facebook, la donna ricorda la figlia 17enne bruciata viva lo scorso gennaio a Caccamo e si rivolge all’ex fidanzato che si trova in carcere: “La strada per il perdono è lontana, dovrai essere riconosciuto solo per quello che hai fatto e mi hai tolto… Quello era un amore che non meritavi”
“Vorrei avere piena fiducia nella giustizia, ma ci sono dubbi che angosciano le mie notti. La strada per il perdono è lontana, perché non si può perdonare chi non si fa neanche carico delle proprie responsabilità”. Comincia così lo sfogo su Facebook di Iana Brancato, madre della giovane Roberta Siragusa, la 17enne uccisa a Caccamo la notte fra il 23 e il 24 gennaio scorso.
La donna, in un post pubblicato sulla pagina “Giustizia e Verità per Roberta Siragusa”, si rivolge all’ex fidanzato della figlia Pietro Morreale, che si trova in carcere, indagato per omicidio aggravato e occultamento di cadavere: “Lei, che hai fatto diventare immortale deve essere ricordata anche come martire di un amore che tu non meritavi”.
La signora Brancato parla di “un’altra tortura in tutta questa tragedia” con riferimento al fatto che Morreale, accusato di aver ucciso e bruciato il cadavere di quella che era la sua fidanzata, non abbia ancora dichiarato la sua colpevolezza: “L’unica cosa che ti auguro, che tu oltre mia figlia, non debba avere più vita, neanche se dovessi uscire a cinquant’anni. Dovrai essere riconosciuto e ricordato solo per quello che hai fatto, solo per quello che mi hai tolto”. Mamma Iana, in questo momento di dolore, vede anche vacillare la sua fiducia nella giustizia: “Neanche la peggiore delle pene restituirebbe ai miei occhi il volto di mia figlia”. Una figlia strappata alla vita in un modo tremendo: come ha confermato il medico legale che il gip di Termini Imerese ha incaricato per l’autopsia sul corpo della vittima, Roberta “è stata assassinata con alcuni colpi sferrati con un corpo contundente, poi è stata bruciata ed è deceduta dopo una tremenda agonia di 5 minuti”. 

L’ex fidanzato depone a processo: “Roberta Siragusa si è suicidata”, ma i legali della vittima negano la sua tesi (Palermo Today – 18 giugno 2022)
Pietro Morreale, accusato dell’omicidio della fidanzata Roberta Siragusa, avvenuto la notte tra il 23 e il 24 gennaio 2021 a Caccamo, continua a negare tutto. E sostiene che la giovane si sia suicidata. E’ quanto emerso dalla nuova udienza del processo che vede Morreale imputato. Il giovane ieri è stato interrogato dai giudici e ha detto che la sera del delitto, lui non voleva uscire. Sarebbe stata la fidanzata, a convincerlo a trascorrere la serata in casa di amici. Dopo alcune ore tornando verso casa, avrebbero deciso di appartarsi al campo sportivo di Caccamo. Qui la giovane gli avrebbe confessato che si sentiva con un altro ragazzo. A questo punto secondo quanto ha raccontato Morreale, la giovane avrebbe preso la bottiglia di benzina se la sarebbe gettata di sopra e si sarebbe data fuoco. Ma la tesi del suicidio è stata negata sin dall’inizio dell’udienza dal consulente di parte della famiglia Siragusa, Manfredi Rubino. Il consulente ha ribattuto punto per punto alle domande dell’avvocato di Morreale, Gaetano Giunta, e ha escluso in modo categorico l’ipotesi che Roberta si sia uccisa da sola. La prossima udienza sarà la volta di altri consulenti che avranno il compito di chiarire gli aspetti tecnici sul video e su quel lampo di fuoco che ha divorato la ragazza. Il filmato, una delle prove più importanti per l’accusa, è stato visionato, nello scorso marzo, in Corte d’Assise.
Morreale ha ribadito che la giovane si sarebbe gettata della benzina che lui teneva in auto per mettere in moto la Vespa. Ha più volte affermato che il rapporto fra i due non era conflittuale. Litigavano, ma come possono litigare anche altre coppie. Ha però anche detto che una volta l’ha colpita con uno schiaffo durante una lite.  Morreale sempre freddo e molto sicuro ha avuto un momento di commozione quando, dopo aver reso la sua versione sulla morte della ragazza, ha raccontato del calore e dell’odore terribile che sprigionava dalle fiamme. Un odore nauseabondo che non aveva mai sentito prima. Ha raccontato che ha continuato a mandare messaggi a Roberta, pur sapendo che era morta, perché non riusciva a credere che avesse potuto fare un gesto simile.
Il giovane è stato interrogato oltre che dai giudici anche dai legali che assistono la famiglia della vittima, costituta parte civile al processo: gli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio. Tanti i punti da chiarire sul perché ad esempio non ha dato subito l’allarme dopo quanto era successo e ha atteso solo la mattina per presentarsi in caserma. Perché si sia allontanato dal campo sportivo e poi sia tornato di nuovo? Perché visto che ha detto di avere tentato di spegnere le fiamme non avesse bruciature nelle mani? Morrreaele risposto anche alle domande del suo avvocato.

I giudici: “Roberta Siragusa uccisa con modalità atroci, si è finta morta per sfuggire all’assassino” (Palermo Today – 22 marzo 2023)
Le motivazioni della sentenza per l’omicidio della diciassettenne di Caccamo con cui è stato condannato Pietro Morreale. Ricostruito minuto per minuto l’orrore di quella notte: “Lei rifiutò di fare sesso, l’imputato, che aveva premeditato il delitto con freddezza, la aggredì brutalmente, poi le diede fuoco provocandole un’agonia di 2-5 minuti”
Il 17 gennaio 2020, cioè un anno prima di essere ammazzata, Roberta Siragusa ipotizzava addirittura di uccidersi con delle pillole perché, scriveva, “sono stanca di fare questa vita di m…” ed era proprio Pietro Morreale, il suo fidanzato, che è anche colui che è stato condannato all’ergastolo per il delitto, ad incoraggiarla: “Non devi dire queste cose, voglio stare con te io”.
Come ricostruisce la seconda sezione della Corte d’Assise nelle motivazioni della sentenza, sono state “pienamente provata la forte gelosia e possessività dell’imputato nei confronti di Roberta Siragusa” e “di frequente tali pulsioni si traducevano in aggressioni fisiche come dalla stessa vittima descrittein più conversazioni con un amico”. Quell’omicidio, inoltre, Morreale, lo avrebbe premeditato “freddamente” e l’avrebbe compiuto con crudeltà “optando per la modalità più atroce, provocando ‘profonda angoscia ed intensissimo dolore'” nella vittima “che si sono protratti in una fase di agonia di circa 2-5 minuti”. Non solo: l’imputato “ha assistito impassibile all’abbruciamento”, con una “assoluta mancanza di qualsivoglia sentimento di umanità”.
E’ un film dell’orrore quello ricostruito meticolosamente dalla Corte presieduta da Vincenzo Terranova (a latere Maura Terranova), in relazione all’uccisione della diciassettenne di Caccamo, nella notte tra il 23 e il 24 gennaio del 2021, arrivando ad ipotizzare che ad un certo punto la giovane si sia finta morta o svenuta “per sfuggire alla furia omicida”.
E ciò che emerge chiaramente è che i giudici non hanno neanche lontanamente creduto alle tesi difensive – l’imputato ha sempre negato di aver ucciso la fidanzata, sostenendo che la ragazza si fosse suicidata – più volte definite nelle motivazioni della sentenza come prive di riscontro e poco plausibili. Accolte, oltre alle tesi della Procura di Termini Imerese, guidata dal procuratore Ambrogio Cartosio, anche quelle delle parti civili, ovvero la famiglia della vittima, assistita dagli avvocati Giovanni Castronovo, Maria La Verde, Sergio Burgio e Giuseppe Canzone (nella foto sotto), nonché il Comune di Caccamo, difeso dall’avvocato Maria Beatrice Scimeca, ed alcune associazioni.
“Dai video non è chiaro chi appiccò il fuoco” La Corte attraverso i messaggi ricavati dai cellulari, i movimenti registrati dai Gps e dalle telecamere di sorveglianza, dalle testimonianze, dalle perizie e consulenze è riuscita a ripercorrere minuto per minuto cosa accadde esattamente quella notte e ha definito un schema preciso e analitico. In relazione a uno dei video fondamentali nel processo, cioè quello ripreso al campo sportivo di Caccamo, dove la ragazza sarebbe stata uccisa (il suo corpo era stato però trasportato lungo il Monte San Calogero e gettato in un dirupo), i giudici dicono che “non è possibile stabilire la dinamica dell’accensione del fuoco, non si può affermare che il fuoco sia stato appiccato dalla stessa vittima né tanto meno che vi sia stato l’intervento di un altro soggetto”, ma anche che “se la visione del video non permette di accertare la presenza dell’imputato, è anche vero che non la esclude”. Per la Corte, Morreale “ha utilizzato una miccia composta da una traccia di benzina versata sulla stradella fino al corpo tramortito di Roberta già cosparso di liquido infiammabile, che ha consentito all’imputato di tenersi a distanza di sicurezza dall’esplosione della sfera di fuoco”.
“Non voglio fare nulla, non voglio bombare”. “Devono escludersi le ipotesi di suicidio o accidente prospettate dalla difesa”, scrive chiaramente la Corte, che fornisce l’esatta dinamica dei fatti per come emersi durante il dibattimento: “E’ stata pienamente provata la forte gelosia e possessività dell’imputato nei confronti di Roberta Siragusa”. Quella sera i due sarebbero stati a casa di lei, che non avrebbe avuto alcuna intenzione di uscire. Morreale attraverso dei messaggi l’avrebbe però sollecitata: “Cosa devi fare tu? Vestirti e truccarti? Ho dimenticato… e depilarti…” e lei rispondeva: “Amo, non mi depilo, non voglio fare nulla”, ma l’imputato insisteva: “Depilati”, finché la vittima scriveva alle 21.22: “Non voglio bombare”, cioè avere rapporti sessuali. Morreale però non mollava: “Sempre illusioni… depilati al posto di parlare con altri”.
“Ha rifiutato di fare sesso e lui l’ha aggredita”. Dopo essere usciti ed andati a casa di un’amica, i due si erano allontanati ed avevano raggiunto il campo sportivo. Proprio qui “al campo sportivo – scrivono i giudici – in seguito al rifiuto ad avere un rapporto sessuale con Pietro, rifiuto che già la ragazza aveva peraltro espresso tramite messaggi, e dopo che questi ha scoperto che durante la serata Roberta si era scambiata messaggi con l’amico, è altamente probabile che tra Roberta e Pietro sia scoppiato un litigio, sfociato nell’aggressione anche fisica”. Tanto che “nell’auto sono state rinvenute tracce ematiche di Pietro Morreale e Roberta Siragusa” e che “alcune delle ferite riportate sul volto di Roberta Siragusa (in particolare quella sull’arcata sopraccigliare sinistra) sono compatibili con una colluttazione avvenuta nell’auto”.
“Per sfuggire alla furia omicida ha finto di essere morta o svenuta”. “Ed è proprio dalle violente lesioni traumatiche riportate dalla vittima – prosegue la Corte – il cui volto è stato massacrato certamente in un momento in cui la ragazza era ancora in viva, che si consuma l’azione omicidiaria dell’imputato (…) Sebbene non si possa affermare con certezza che le lesioni abbiano provocato un vero e proprio ko, tuttavia erano certamente di una gravità tale da tramortire la vittima o, ancora, è possibile che Roberta, in preda al terrore per la violenza dei colpi subiti, abbia finto di essere morta o svenuta per sfuggire alla furia omicida dell’imputato, così rimanendo immobile distesa al suolo”
“Le ha versato addosso la benzina e ha creato la miccia”.
I giudici spiegano poi che “questa posizione” della vittima, immobile e distesa al suolo, “ha favorito l’azione di Morreale che, al fine di ucciderla, ha potuto così versarle addosso la benzina senza che la ragazza avesse alcuna possibilità di fuggire per poi creare la miccia versando lungo la strada la restante benzina che gli ha consentito di restare a distanza di sicurezza dalle fiamme che avrebbero avvolto il corpo di Roberta. A quel punto la ragazza si è portata istintivamente le mani al volto (…) e sotto la spinta del dolore provocato dalle fiamme, è riuscita nell’arco di circa 2 secondi ad alzarsi iniziando istintivamente a correre in preda ad una fortissima angoscia”.
“Ha depistato le indagini”. Poi l’imputato, dopo che ormai le fiamme erano spente, secondo la Corte avrebbe nuovamente appiccato le fiamme al corpo nel tentativo di giustificare la versione che avrebbe fornito dei fatti, ovvero che la ragazza si sarebbe data fuoco da sola, dopo essersi cosparsa di benzina, e che lui avrebbe persino tentato di soccorrerla, ma inutilmente. E’ stato accertato durante il processo, inoltre, che proprio nei minuti in cui l’auto di Morreale era ferma davanti al campo sportivo, poco prima del rogo, lui avrebbe contattato un amico per poter andare a giocare con la Playstation. Non solo: aveva mandato anche messaggi alla stessa Roberta, chiedendole dove fosse, nel preciso intento di “depistare le indagini”. 

 

 

Femminicidio Roberta Siragusa, frasi shock della mamma di Pietro Morreale: “È innocente, non l’ha uccisa” (FanPAge – 30 novembre 2023)
Dopo la conferma di condanna all’ergastolo per Pietro Morreale, già condannato in primo grado per l’omicidio dell’ex fidanzata Roberta Siragusa, la mamma del giovane ha sostenuto ai microfoni di Pomeriggio Cinque “l’innocenza” del figlio. “Non ha ucciso lui la ragazza, colpevole solo di occultamento di cadavere e omissione di soccorso”
Uccisa e data alle fiamme dopo 33 episodi di violenza attestati dall’accusa
. È questo il calvario attraversato da Roberta Siragusa a soli 17 anni. Per l’omicidio della ragazzina morta nel 2021 , tra il 23 e il 24 gennaio di quell’anno, è stato condannato all’ergastolo Pietro Morreale, l’ex fidanzato che avrebbe dato il suo corpo alle fiamme per poi gettarlo in un dirupo. La condanna, così come l’agonia che la 17enne ha dovuto attraversare prima di morire, non sono bastati però alla mamma di Morreale, Antonina Zoida, che sostiene l’innocenza del giovane.
Il corpo di Roberta Siragusa è stato trovato carbonizzato dalle forze dell’ordine nei pressi di un dirupo dopo che lo stesso Morreale, secondo quanto confermato dalla Corte d’Assise d’Appello, le aveva dato fuoco in seguito a una lite.  Le accuse rivolte al giovane nei confronti dell’ex fidanzata 17enne sono quella di omicidio, omissione di soccorso e occultamento di cadavere. Sebbene i capi di imputazione appaiano spaventosi anche solo da ascoltare, i familiari di Morreale continuano a definire il figlio “innocente” per quanto riguarda l’omicidio dell’adolescente.
La mamma del ragazzo attualmente in carcere ha rivolto le frasi shock ai microfoni di Pomeriggio Cinque e davanti ai giornalisti ha affermato che il figlio si sarebbe macchiato “solo” di omissione di soccorso e occultamento di cadavere.
“Mio figlio – ha dichiarato – è colpevole per l’occultamento di cadavere e l’omissione di soccorso, ma sulla coscienza non ha l’omicidio. C’è un video del Ris di Messina dove si vede Pietro distante quasi 27 metri da dove Roberta ha preso fuoco” ha poi concluso, affermando che quel filmato è “la prova dell’innocenza di Morreale”. La donna ha poi continuato la sua intervista, parlando di un presunto “forte shock” subito dal figlio che lo avrebbe spinto a mentire e a nascondere il corpo, dando poi agli investigatori una versione dei fatti completamente diversa da quella poi emersa dalle indagini. “Conosco mio figlio – ha dichiarato – e so che in quel momento i suoi occhi erano persi nel vuoto”.
Sul luogo del ritrovamento del corpo, Zoida ha fornito una personale versione dei fatti, spiegando che il motivo per cui il figlio portò Roberta Siragusa lì era legato a una “confessione” che la 17enne avrebbe fatto all’ex fidanzato. “Gli disse che se le fosse successo qualcosa, avrebbe voluto essere seppellita proprio lì” ha concluso la donna.


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