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Paola Bianchi, 28 anni, programmista Rai. Rinvenuta cadavere (giallo del Gianicolo), con segni al collo e alla testa. La morte, stabilisce l’autopsia, è avvenuta per asfissia. L’amante viene condannato per omicidio colposo, occultamento e simulazione di reato

Roma, 23 Dicembre 2003


Titoli & Articoli

Il corpo di Paola Bianchi, 28 anni, scoperto alle 2 nel parco del colle ma potrebbe essere stata uccisa altrove
Il luogo dove è stato trovato
il cadavere di Paola Bianchi (Ansa)

ROMA – Il cadavere di una ragazza, Paola Bianchi, 28 anni, è stato trovato la notte del 23 attorno alle 2 al Gianicolo, la celebre passeggiata romana, da un passante. Dai primi accertamenti svolti dai carabinieri del Nucleo operativo di via in Selci, la ragazza sarebbe stata uccisa da un colpo in testa sferrato con un oggetto di grosse dimensioni. Secondo gli ultimi accertamenti la ragazza potrebbe essere stata uccisa altrove e solo in un secondo momento trasportata nel luogo in cui è stato trovato il suo corpo: questa circostanza sarebbe confermata dal fatto che le ricerche svolte dai carabinieri alla passeggiata del Gianicolo non sono riuscite a trovare le scarpe. Gli investigatori lasciano intendere che c’e una traccia che si sta seguendo, anche se occorrono ulteriori riscontri. Intanto si ricostruisce come un puzzle la vita della giovane che lavorava in Rai come assistente nel programma televisivo «Linea verde», condotto da Paolo Brosio e Paola Saluzzi, che va in onda la domenica mattina su Rai Uno.
L’AUTOPSIA – Paola Bianchi, secondo quanto si è appreso, era uscita di casa ieri sera attorno alle 19.30. La giovane abitava con padre e madre in un appartamento in via Federico Ozanam, a Monteverde. Gli ultimi a vederla sono stati i genitori che solo stamani hanno saputo della morte della figlia. L’ipotesi formulata in un primo momento, che il decesso della ragazza fosse stato causato da un’overdose, dipendeva dal fatto che il medico legale aveva notato una fuoriuscita di sangue da un orecchio, segno di un’emorragia che poteva essere stata scatenata dall’assunzione di sostanza stupefacente. Successivamente è stata accertata la presenza della vasta ferita sul lato destro della testa e si è accreditata l’ipotesi dell’omicidio. La ragazza, inoltre, non sembra abbia avuto mai problemi di droga. L’esatto motivo del decesso comunque verrà chiarito dopo l’autopsia, che dovrebbe essere eseguita in serata.
UNA BELLEZZA APPARISCENTE – Paola Bianchi si era diplomata con ottimi voti e, grazie alla conoscenza di cinque lingue, era riuscita a trovare un posto in Rai, dove lavorava con contratti a termine. Una bella ragazza, alta, mora, «che qualche volta si faceva rossa, ma era bella comunque», dice una amica della madre e racconta di una bellezza appariscente, anche se lei era semplice, anche se moderna e «qualsiasi cosa indossasse le stava bene». Di carattere Paola era allegra, esuberante, generosa e per tanto tempo aveva lavorato con i gruppi di volontariato della vicina parrocchia della Trasfigurazione. C’era stato anche un fidanzato fisso, con cui la storia era però finita mesi fa. Una vicina l’ha vista tre giorni fa con un ragazzo, ma sembra che fosse uno dei tanti amici che Paola aveva.

 

l’Unità – 29 dicembre 2003

 

 

«La Bianchi morì per asfissia» (il Giornale – 13 luglio 2005)
I periti confermano: la giovane programmista fu uccisa
«La morte di Paola Bianchi è stata determinata da asfissia per compressione toracica lenta e protratta». A dirlo è la perizia stilata dai tre medici legali dell’università di Siena chiamati a fare luce sulla morte della giovane collaboratrice Rai il cui cadavere fu trovato il 23 dicembre 2003 in un cespuglio del Gianicolo. I tre periti hanno risposto ai sei quesiti posti dal Gup Maria Grazia Giammarinaro, incaricata di pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio di Luca Marmigi, il fidanzato della Bianchi, che era con lei prima della morte, indagato per omicidio colposo, occultamento di cadavere e simulazione di reato. Quesiti volti a stabilire cause e tempi della morte di Paola Bianchi, l’eventuale influenza dell’ansiolitico Dazepam e la causa delle escoriazioni riscontrate sul collo di Paola.
«L’assunzione di Dazepam – scrivono i medici – non era idonea a determinare di per se stessa la morte, ma può aver concorso in maniera comunque minimale in quanto vi fu una riduzione della capacità reattiva del soggetto. La lesione a livello del collo era di minima entità, fu prodotta con tutta verosimiglianza post mortem, anche se non è possibile escludere che sia stata prodotta in limine vitae, e fu determinata da meccanismo di tipo abrasivo compatibile con un laccio di vario genere».
In definitiva per i periti, la morte di Paola Bianchi «fu determinata da compressione toracica», e non influirono «la assunzione di cibo né di sostanze esogene». Con riferimento, infine, all’assunzione del Diazepam, «dalla descrizione del meccanismo di azione e dei relativi effetti» si può desumere che lo stesso farmaco abbia potuto «produrre, oltre al tipico effetto ansiolitico-sedativo, una modestissima depressione sui centri respiratori del sistema nervoso centrale, da non ritenersi però minimamente responsabile del fenomeno asfittico letale. Lo stesso dicasi dei cannabinoidi rilevati in minime tracce (non dosabili) nel sangue». Oggi i tre periti saranno presenti in aula per illustrare i risultati dei loro accertamenti.


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