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Venetia o Venetita Niacsu, 46 anni, prostituta. Strangolata e massacrata di botte

Verona, 22 Novembre 2014


Titoli & Articoli

Verona, strangolata a morte da dietro e la furia sul corpo senza vita: nessuna pietà per la 46enne
Primi dettagli raccapriccianti dall’autopsia disposta dal pm sul cadavere di Venetita Niacsu, assassinata sabato notte dietro un distributore in periferia a Verona. Sempre più caccia all’uomo. Ancora mistero sul movente: le ipotesi
Carabinieri di Verona ancora a caccia dell’assassino di Venetita Niacsu, prostituta romena di 46 anni uccisa brutalmente dietro un distributore sulla strada Bresciana, località Ferlina di Verona. I primi risultati dell’autopsia hanno confermato l’eccezionale violenza subita dalla poveretta. “Ribaltata”, dal medico legale, le modalità raccapriccianti del delitto. La donna, quel sabato sera dopo le 23e30, è stata prima strangolata e poi sbattuta con forza contro un muretto di cemento.
Venetia è infatti morta per asfissia. Strangolata dalla stretta mortale di un avambraccio attorno al collo, da dietro. Per quella morsa letale le si sarebbe anche fratturata la vertebra cervicale. Una volta che le ha fatto perdere i sensi è arrivato l’assalto furioso. Calci sul cadavere della donna, senza alcuna pietà. I risultati definitivi e completi saranno messi a disposizione del pm che coordina l’indagine entro 60 giorni e in quel fascicolo sarà presente la ricostruzione dell’omicidio. Ma i lividi su torace e le ferite sulla testa lascerebbero pochi dubbi, come spiegano i quotidiani locali.
Gli investigatori, nel frattempo, sono alla ricerca di quell’auto rilevata dalle telecamere di sorveglianza del distributore e da cui sarebbe sceso il presunto assassino. A ritrovare il corpo della donna senza vita è stato un camionista che aveva parcheggiato il suo mezzo nell’area sosta lì vicino. Ha fermato una pattuglia della vigilanza privata che controlla il bar del distributore e poi è partita la chiamata al 112. Venetita avrebbe lasciato casa alle 22e30 circa di quel sabato. Lo ha spiegato l’uomo con cui conviveva la prostituta.
IL GIALLO – Mistero ancora sul movente: si segue ogni pista, dal regolamento di conti nel mondo della prostituzione alla rapina finita nel sangue. Il portafoglio della donna, contenuto nella borsetta, non è stato ritrovato. E poi ci sono i tanti indizi, come quell’impronta di scarpa lasciata dopo aver calpestato le pozze di sangue sull’asfalto. Sono state interrogate persone che la conoscevano e le “colleghe” che quella sera sono state tra le prime ad accorrere sul posto per capire cos’era successo. Una di loro ha confessato che Venetita, da poco tempo a lavorare sulla strada, non aveva un protettore e che ad ucciderla sarebbe stato “senza dubbio” un cliente.
Ma il fatto che non avesse protettore induce a pensare che proprio un malvivente della prostituzione sia stato infastidito dalla sua presenza sul territorio altrui. In più la 46enne “lavorava” a bordo di una macchina. Si metteva in mostra sul ciglio della strada fino a quando non la avvicinava un cliente. Poi lo accompagnava nella sua Golf. Se fosse stato un uomo che voleva fare sesso e poi rapinarla l’assassinio sarebbe avvenuto nei pressi dell’auto, parcheggiata in una stradina isolata poco distante. Non avrebbe certo compiuto la violenza dietro al distributore, con il rischio di essere notato. Poi c’è l’orario, non a notte fonda ma qualche minuto prima di mezzanotte. Supposizioni che stanno passando al vaglio degli investigatori, anche queste. Intanto venerdì sera, alle 22e30, l’associazione “Papa Giovanni XIII” ha organizzato una veglia di preghiera sul luogo del delitto.

Venetita e Lioara: quelle «lucciole» uccise dai clienti a Verona, di cui ci si dimentica
Il ricordo delle due prostitute ammazzate a Verona voluto dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. La preghiera con il vescovo Pompili
Venetita aveva una cascata di capelli rossi. E Lioara occhi profondi e scuri come la terra. Venetita e Liora sono morte. Erano «bocca di rosa», Venetita e Lioara. E sono state ammazzate. Maddalene, come tante altre. Troppe. Morte sul «lavoro». Morte di «lavoro». Non vengono incastonati nel termine «femminicidio», i loro omicidi. Loro restano «le prostitute ammazzate»A cui il meretricio ha portato via anche quella identità femminile.
Eppure, della giornata internazionale perl’eliminazione della violenza contro le donne, Venetita e Liora dovrebbero essere simbolo. Perché quella «violenza» loro non l’hanno vissuta solo nella morte. Ma anche nella vita.
Succede così, quando ti prostituisci. Che ti dimenticano. Ti dimenticano i clienti che ti usano, ti dimentica chi ti vede in un battito di fanale ferma sulla strada. Ti dimentica chi ti ammazza.
La dedica.
 Venetita e Lioara sono morte a Verona. Ma per questa città sono sempre state evanescenti. Non per tutti. Non per i volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII che la giornata contro la violenza sulle donne l’hanno voluta dedicare a loro. Quei volontari che Venetita l’avevano conosciuta. È morta il 22 novembre 2014, Venetita. A ridosso di quella che sarebbe diventata la giornata simbolo anche contro i femminicidi. E con i volontari di don Benzi si incrociava sul piazzale del distributore in località Bassone, lungo la Bresciana che allora era ancora la «provinciale del sesso». Lei lì lavorava. A tirar su clienti seduta sulla sua Golf. Con, sul sedile del passeggero, un codice penale. Pronto per essere aperto e spiegare che il suo, di lavoro, non era un reato. Sventolava quei capelli lunghi, ricci e rossi, Venetita. Quei capelli indomabili che lei non voleva legare per nulla al mondo al punto da rinunciare a dei lavori «onesti» da cameriera pur di non imbragarli. Quei capelli che sono stati anche l’arma del suo assassino. Li ha stretti probabilmente in un pugno, il suo omicida. E li ha usati come una maniglia, per sbatterle la faccia contro uno spigolo di cemento. Tante volte. Al punto da sfigurarla. Da romperle le ossa della testa. Ma non abbastanza per fermarsi. E allora si è accanito sul collo. Togliendole, letteralmente, il fiato. Strangolandola.
Il ricordo. Ci batteva da poco, su quel ciglio della Bresciana, Venetita. Meretrice 46enne di origine romena, nel Veronese da una decina d’anni, residente a Cadidavid. Mica una battona d’alto bordo, Venetita. Una di quelle da sbarcare il lunario. Una che con le marchette ci metteva insieme giusto il pranzo con la cena. Non è mai stato trovato l’assassino di «Venetita la rossa», come la chiamavano anche i volontari dell’associazione Giovanni XXIII che da 30 anni ogni venerdì vanno su quei marciapiedi per provare a strappare qualche donna alla tratta. «Tutti adesso la indicano come “la lucciola” – disse Paola, una dei volontari, quando venne ritrovata uccisa -. Per noi è e sarà sempre Venetita». Raccontò Paola di quella donna che sorrideva sempre. Ma non per questo dava confidenza. «La vedevamo spesso, ma lei stava chiusa nella sua auto. Quando fanno così noi non ci avviciniamo. Chi ha quel comportamento spesso ha paura delle reazioni del protettore quindi noi lasciamo perdere». Una volta però a quei volontari Venetita disse «fermatevi pure a salutarmi, quando passate». E da allora è stato così. Fino a quella fine di novembre di 8 anni fa. Iniziarono così quelle veglie di preghiera che si ripetono da allora. Per ricordare Venetita dove è stata uccisa. A una manciata di chilometri da dove, meno di due anni dopo, venne uccisa un’altra Maddalena.
All’assassino 16 anni. Si chiamava Lioara Petronela Ujica e aveva 28 anni. Anche lei romena. Anche lei ammazzata, su una strada sterrata a Boscomantico. Portataci dal suo assassino, lei che lavorava sempre sulla Bresciana. Tre lamate, per Lioara. Faceva la prostituta da almeno una decina d’anni, sempre in strada. Nelle vie del sesso di mezza Italia. A Verona era arrivata da poco meno di un mese. In quella stradina ce l’aveva portata Marcos René Farina Velasquez, paraguayano di 23 anni. Lui quella sera del 28 agosto 2016 aveva litigato con la fidanzata incinta. Era andato a bere e poi a caccia di sesso a pagamento. L’unica «colpa» di Lioara fu quella di imbattersi in quell’uomo, condannato a 16 anni. Saranno ricordate domani sera, Venetita e Lioara. In un «momento pubblico di riflessione e preghiera» con il vescovo Domenico Pompili che si terrà lì dove Venetita lavorava e dove è stata ammazzata. Nel piazzale del distributore alle Bassone, alle 21. Di sera. L’ora delle «lucciole». Quelle che ormai raramente illuminano la strada Bresciana. (Angiola Petronio)