Natascia Meatta, 27 anni, mamma. Uccisa con un colpo di pistola dall’ex marito davanti alla figlia di due anni
Roma, 17 Settembre 2014
Titoli & Articoli
Spara per errore all’ex moglie (Roma Today – 19 settembre 2014)
Due Leoni, spara per errore all’ex moglie: indagato per omicidio l’ex marito. La guardia giurata è stata inscritta nel registro degli indagati. La tragedia si è consumata lo scorso 17 settembre in un appartamento di via San Biagio Platani
E’ stato inscritto nel registo degli indagati in attesa della ricostruzione balistica dell’accaduto. Questo quanto deciso per il 40enne che lo scorso 17 settembre ha ucciso con un colpo di pistola “partito accidentalmente” dalla propria pistola d’ordinanza l’ex moglie, la 27enne Natascia Meatta, morta al Policlinico Tor Vergata dopo una corsa disperata per salvarle la vita. Una tragica fatalità, secondo la guardia giurata, con il colpo “partito per errore” dopo che lo stesso, arrivato in casa dei genitori della giovane ai Due Leoni, ha tolto l’arma dalla fondina.
REGISTRO DEGLI INDAGATI – L’iscrizione dell’uomo nel registro degli indagati è legata anche all’esecuzione di alcune consulenze, tra tutte l’autopsia sulla donna e la ricostruzione balistica dei fatti, che necessitano della presenza di un rappresentante della guardia giurata.
TRAGICA FATALITA’ – L’uomo ha raccontato agli investigatori di essere andato a trovare l’ex moglie a casa dei genitori di lei nel VI Municipio delle Torri, madre di una bimba di due anni, e di aver tirato fuori dalla fondina la pistola da cui, per sbaglio, è partito un colpo che ha colpito la donna alla testa. “Non volevo colpirla, mi è partito un colpo accidentalmente“, ha detto l’uomo in lacrime alla polizia giunta subito dopo nell’appartamento di via San Biagio Platani.
VERSIONE DELL’EX MARITO – Ora saranno gli accertamenti tecnici disposti dal Pm Paolo Ielo, titolare dell’inchiesta, a verificare l’attendibilità della versione fornita dalla guardia giurata.
La mamma: è stata una morte annunciata (Blitz Quotidiano – 21 settembre 2014)
“Quella di Natascia Meatta è stata una morte annunciata“: a dirlo, in un’intervista rilasciata ad Adelaide Pierucci del Messaggero, è Rita Meatta, la madre della giovane mamma di 27 anni uccisa, sembra involontariamente, dall’ex compagno e guardia giurata Alessandro Popeo, con un colpo partito dalla sua pistola di ordinanza.
“Appena ho sentito lo sparo ho pensato subito a un colpo di testa di Alessandro. Quella di mia figlia è stata una morte annunciata. Si è detto che mia figlia e il suo ex compagno erano una coppia serena, ma non è così. L’ultima litigata l’avevano fatta qualche giorno prima, lunedì, e in quei momenti lui non si reggeva. In passato era arrivato anche ad alzarle le mani. Lei era solare e ingenua, viveva per la loro bambina. E poi c’è un dato insormontabile: perché aveva un colpo in canna la pistola?”
La signora Rita racconta di quel pomeriggio in cui la figlia è morta: “Stavo rientrando a casa, erano le tre del pomeriggio. Metto la chiave del portone e sento uno sparo. Non un petardo, sento proprio un colpo di pistola. Avevo visto la sua macchina e ho avuto paura. Poi ho sentito le grida, il fidanzato della mia figlia minore che correva per le scale urlando con la piccola in braccio, e subito dopo lui, l’ex di Natascia che mi veniva incontro disperato: ”Giuro non l’ho fatto apposta. Non mi lasciare, stammi vicino”. Capisce, mi diceva stammi vicino e aveva appena ammazzato mia figlia… Adesso spieghi come e perché è partito quel colpo. Spieghi pure perché aveva il colpo in canna”.Adesso la signora Rita, vedova, si dovrà prendere cura della piccola Nicole, la figlioletta di Natascia, che quel pomeriggio ha assistito a tutto: “Alla bimba non bisogna dare altro dolore» avverte «ha già visto la scena della morte della madre. Ieri l’ha mimata: mamma, pistola, boom e poi si è lasciata andare a terra”.
Non uccise l’ex moglie per errore (Blitz Quotidiano – 25 settembre 2014)
“Non è stato un errore”: secondo i primi risultati dell’autopsia (riportati dal Messaggero) la guardia giurata di Tor Bella Monaca Alessandro Popeo non uccise l’ex moglie per errore. La guardia giurata dopo la sparo disse agli agenti che il colpo che uccise l’ex moglie Natascia mentre erano a casa di lei partì per errore. L’autopsia quindi potrebbe rivelarsi un’eventuale conferma in più per il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto procuratore Paolo Ielo che qualche giorno fa hanno iscritto la guardia giurata nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio volontario. L’esame, visto il caso particolarmente delicato, è stato eseguito dal direttore dell’istituto di medicina legale dell’Università Tor Vergata, il professore Giovanni Arcudi, che ieri ha consegnato le prime conclusioni a Piazzale Clodio. Intanto l’esame autoptico, su disposizione dei magistrati, dovrà essere approfondito alla luce della perizia balistica.
LE CONTRADDIZIONI Alessandro Popeo subito dopo l’esplosione del colpo aveva urlato per strada che si era trattato di un terribile incidente. «Stavamo in cucina e stavo mettendo via la pistola, per metterla al sicuro, quando è partito un proiettile. Credetemi, aiutatemi, non l’ho fatto di proposito», ha detto persino alla madre della vittima che aveva sentito il colpo dal portone mentre rientrava in casa. Una versione che sin dalle prime battute delle indagini non ha convinto gli inquirenti. La pistola di servizio del vigilantes, una semiautimatica, dispone di due blocchi di sicurezza e se il colpo non fosse stato già in canna e il grilletto sfiorato il colpo non sarebbe potuto partire. A Tor Bella Monaca intanto gli abitanti stanno organizzando una fiaccolata in memoria di Natascia. «Ha lasciato una bimba di due anni. E’ stata uccisa a 27 anni. Per noi comunque vadano le cose è una vittima di femminicidio» ricordano in via San Giovanni Platani, mille anime in una strada, dove la giovane abitava in un alloggio popolare con la madre e le sorelle. Al bar Aurora hanno avviato anche una colletta per aiutare la famiglia ad affrontare le spese del funerale. La madre di Natascia, Rita Meatta, nel frattempo è rimasta pure senza una casa (visto che il suo appartamento è tuttora sotto sequestro giudiziario). Lei e il resto della famiglia, senza neanche i vestiti, hanno dovuto chiedere aiuto a parenti e vicini. Nessuna istituzione per ora si è mobilitata.
Omicidio Natascia Meatta, la lettera “presagio” scritta alla figlia Nicole (LadyBlitz – 24 ottobre 2014)
«Ciao amore mio è mamma che scrive, lo so che sei piccina per leggere ciò che col cuore in mano sto scrivendo, ma un giorno tu leggerai queste parole e forse ti renderai conto quanto sei importante per me… Sai cucciola la vita è bellissima ma a volte ti mette alla prova… Come? Lo vedrai da sola perché anche per te ci sono prove in serbo. Spero solo di averti preparato bene a superarle», scrive Natascia. «Spero che ti ricorderai quando a terra dopo una caduta ti ho rialzata… Spero che ti ricorderai quando ti ho lasciato piangendo all’asilo ma solo per donarti e prepararti al mondo… Spero figlia di darti il meglio di me e quel che peggio spero lo scorderai. Perché io ti amo, Ninni. Più della mia vita. La tua mamma».
Adelaide Pierucci scrive sul Messaggero: “La lettera ora è sigillata e riposta. Nicole la leggerà da grande, quando si saprà con certezza come e perché sia dovuta crescere senza la mamma. Per ora suo padre è in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Il pm Paolo Ielo e l’aggiunto Pierfilippo Laviani, acquisite le perizie balistiche e i risultati dell’autopsia, martedì scorso, a un mese dalla morte di Natascia, hanno fatto scattare le manette per il vigilante. Popeo oggi sarà interrogato dal gip. Finora ha raccontato una verità diversa. «Non so come sia partito il colpo. Volevo solo mettere al sicuro l’arma», ha spiegato, «perché avrei dovuto ucciderla? E perché peggio l’avrei dovuto fare davanti alla bimba e a un testimone. A Natascia volevo bene». Dall’inchiesta invece è emerso un rapporto conflittuale, fatto persino di botte. Nell’ordine di cattura si escludeva l’errore, anzi venivano specificati quattro punti «dell’azione omicida»: eliminazione della sicura dell’arma, caricamento del colpo in canna, spostamento della pistola ed esplosione del colpo». Domani sera, in memoria di Natascia e di tutte le vittime di femminicidio, si svolgerà una fiaccolata a Tor Bella Monaca. Ci saranno canti, candele, palloncini e preghiere”
Omicidio di Natascia Meatta, l’appello della madre: “Troppe incongruenze, si riapra il caso” Fan Page – 30 aprile 2019)
“Troppe incongruenze ed elementi mai presi in considerazione il caso può essere riaperto”, è l’appello di Rita, la mamma di Natascia Meatta, la 27enne di Tor Bella Monaca uccisa da un colpo di pistola sparato alla testa da suo ex compagno in casa sua il 17 settembre del 2014. “La mia paura più grande è che mi portino via mia nipote” ha detto Rita.
Natascia Meatta è morta il 17 settembre del 2014, uccisa da un colpo di pistola sparato alla testa dal suo ex compagno, nel quartiere di Tor Bella Monaca a Roma. Lui fin da subito si è difeso sostenendo che il colpo fosse partito per sbaglio, che si era trattato di un tragico incidente. I giudici in tre gradi di giudizio hanno ritenuto credibile il suo racconto, condannandolo in istanza definitiva a cinque anni di carcere per il reato di omicidio colposo. Oggi l’uomo ha scontato la sua pena ed è libero.
Ma per la mamma di Natascia, Rita Caldara, esistono degli elementi che potrebbero far riaprire il caso. “Ci sono troppe incongruenze, aspetti importanti sono passati in secondo piano in sede di processo, come i risultati della perizia balistica sulla semiautomatica Beretta 98 stock e le deposizioni del responsabile del centro antiviolenza di Tor bella Monaca”, ha detto Rita Caldara a Fanpage.it. Secondo quanto spiegato Massimiliano Santaiti, legale della famiglia Meatta “Sono state avvalorate dai giudici solo le versioni dell’accusato e del teste chiave, il fidanzato della sorella di Natascia, smentite dalla perizia balistica che non è stata però presa in considerazione”.
La perizia balistica. La pistola aveva tre sistemi di sicurezza, tutti disattivati, e il colpo in canna. Secondo quanto affermato dal perito incaricato di esaminare l’arma dalla quale è partito il proiettile che ha ucciso Natascia, quella pistola non avrebbe mai potuto sparare per sbaglio senza imprimere sul grilletto una forza pari a 4,8 chili. E la famiglia e i legali si domandano come sia stato possibile che abbia sparato mentre l’uomo condannato poi per omicidio colposo, che si trovava al momento dell’accaduto in cucina, possa aver sparato da sola, mentre lui la spostava da tavolo a una mensola più in alto. Un elemento questo mai preso in considerazione perché i giudici hanno accolto la perizia del medico legale – che parla di un proiettile sparato dall’alto verso il basso – mentre quella balistica afferma il contrario, ovvero che il proiettile è stato sparato dal basso verso l’alto, cosa che spiegherebbe per l’esperto il conficcarsi successivo dell’ogiva nella parete, a circa un 1.60 metri di altezza.
La deposizione del responsabile del centro antiviolenza. Natascia poche ore prima di essere uccisa aveva preso appuntamento al centro antiviolenza di Tor Bella Monaca. Secondo quanto depositato in sede di processo e raccontato da Fernando Vendetti, il cognato di Natascia gli avrebbe confidato alcuni giorni dopo: “Quando ho sentito lo sparo sono entrato in cucina, l’ho visto con la pistola in mano, era agitato. Io ho preso la bambina e sono andato via, però non ho visto il gesto”.
Natascia Meatta, uccisa dall’ex davanti alla figlia/ La madre: “Il caso va riaperto” (Il Sussidiario – 3 maggio 2019)
Natascia Meatta è stata uccisa dall’ex compagno il 17 settembre nel quartiere di Tor Bella Monaca a Roma. Lui si è difeso sostenendo che il colpo di pistola sparato alla testa è partito per sbaglio, quindi si era trattato di un tragico incidente. E i giudici hanno creduto a lui in tre gradi di giudizio, condannandolo in via definitiva a cinque anni di carcere per omicidio colposo. Ora l’uomo ha scontato la pena ed è libero, ma per la mamma di Natascia Meatta ci sono elementi sufficienti per far riaprire il caso. «Ci sono troppe incongruenze, aspetti importanti sono passati in secondo piano in sede di processo, come i risultati della perizia balistica sulla semiautomatica Beretta 98 stock e le deposizioni del responsabile del centro antiviolenza di Tor Bella Monaca», ha dichiarato a Fanpage. Dalla perizia balistica è emerso che la pistola aveva tre sistemi di sicurezza, tutti disattivati, e il colpo in canna. Quindi quella pistola non avrebbe potuto mai sparare per sbaglio senza imprimere sul grilletto una forza pari a 4,8 chili. E poi poche ore prima di essere uccisa la 27enne aveva preso appuntamento al centro antiviolenza di Tor Bella Monaca. La famiglia di Natascia Meatta ha rinnovato l’appello anche ai microfoni di “La Vita in Diretta”. «Io chiedo che sia riaperto il caso, perché giustizia non è stata fatta. Ci sono troppe contraddizioni e incongruenze. Come si può essere arrivati ad una sentenza del genere?», ha dichiarato Rita, la mamma di Natascia. Anche la sorella della vittima non crede alla tesi dell’incidente: «Penso che voleva ucciderla». In studio ha citato anche i casi delle violenze subite dalla figlia. «Si era rivolta ad un centro antiviolenza e aveva fissato un appuntamento con un avvocato. Forse lui non lo accettava…». A questo si aggiunge il fatto che l’uomo è già libero: «Ha scontato un quinto della condanna. È stato un anno e qualche mese in carcere. Lui è un uomo libero».
Un altro aspetto terribile di questa vicenda è che la donna è stata uccisa davanti alla figlia di due anni, che oggi ne ha sette. La paura della nonna è che l’uomo ora chieda la patria potestà e porti via la bambina. «Tempo fa si è tentato un approccio attraverso gli assistenti sociali, ma la bambina non ha voluto». Inoltre, non ha mai cercato il padre o accennato alla mancanza. Invece la mamma le manca moltissimo.
Omicidio Natascia Meatta, la mamma: “Lo Stato ha lasciato sole me e mia nipote. I Giudici hanno creduto alle bugie dell’assassino” (Vento Nuovo)
In attesa della Cassazione in programma per luglio, Rita Caldara, mamma di Natascia Meatta uccisa con un colpo di pistola dal suo ex compagno, è intervenuta ai microfoni di “Legge o Giustizia” condotto da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus.
“Ho visto morire mia figlia con i miei occhi – ha raccontato Rita – c’erano stati dei precedenti e mia figlia aveva paura di denunciare il suo ex compagno in primo luogo per la figlia e di conseguenza per proteggere il padre, anche se non andava salvaguardato. Io avevo fatto una segnalazione ai Carabinieri con la promessa che mi sarei ripresentata con mia figlia perché solo lei poteva sporgere denuncia. Oggi come oggi vengono uccise anche donne che hanno denunciato. Mi chiedo a cosa servano le denunce? Per questo lei aveva paura a denunciarlo: per paura delle ritorsioni. Ho assistito ad un paio di episodi di violenza e dopo aver chiamato le forze dell’ordine l’ho portata al pronto soccorso sotto loro consiglio”. In primo e secondo grado l’uomo è stato condannato a 5 anni per omicidio colposo ed è a piede libero: “C’è molta paura perché non ci sentiamo tutelati. Sono rimasta incredula dalla sentenza. Lui inoltre stava indossando la divisa in un momento non idoneo perché era in malattia. Mi sto chiedendo cosa sia successo per arrivare ad una sentenza di 5 anni per omicidio colposo, che è stata costruita sulla narrativa perché se si fossero tenute in conto le prove balistiche e autoptiche si sarebbe arrivati ad un’altra pena. La sentenza è stata viziata dalle sue menzogne”. Ora la famiglia si è affidata all’avvocato Massimiliano Santaiti: “L’incontro con l’avvocato Santaiti mi ha ridato lo slancio per combattere, perché gli avvocati precedenti non li ho visti combattivi, forse perché non potevo retribuirli come si aspettavano. Il vero rischio è che la custodia di mia nipote, che ora sta con me, sia affidata a lui in futuro. Ma lui non ha mai cercato sua figlia, non le ha mai dato importanza. Addirittura negli interrogatori ha fatto fatica a riposizionarla sul luogo del delitto (la figlia di Natascia e di Alessandro Popeo ha assistito alla morte della mamma, ndr). Si è contraddetto spesso durante gli interrogatori”. Cosa spera possa accadere in terzo grado? “Io spero che la Cassazione approfondisca sia le prove balistiche che quelle autoptiche. Non c’è stato aiuto da parte dello Stato o dagli assistenti sociali. Si è attivata un’assistenza sociale dal Tribunale in automatico dopo molto mesi dal fatto, tempo dopo che avevo già iniziato a far seguire la bambina da una psicologa. Avevo bisogno di un aiuto per spiegarle quello che era successo, per spiegarle che sua madre non c’era più”.