Loading

Michela Di Pompeo, 47 anni, professoressa, mamma. Strangolata e poi sfigurata con un manubrio da palestra dal compagno

Roma, 1 Maggio 2017


Titoli & Articoli

Michela, la professoressa massacrata dal compagno. Il dolore degli studenti: “Ti vogliamo bene prof” (Roma Today – 2 maggio 2017)
Michela Di Pompeo, professoressa alla Deutsche Schule Rom, è stata uccisa dal compagno Francesco Carrieri per motivi di gelosia. I due erano in affitto nella casa di proprietà dello zio dell’attore Alessandro Preziosi
Brillerai confusa. Meraviglia sarai, perduta luce nella notte ti perderai, in un raggio di sole ti ritroverai”. Una vecchia poesia scritta sul muro, un mazzo di fiori che profuma di una vita di che non c’è più. Un macabro presagio e un ricordo sincero che viene da giovani studenti. E’ la foto struggente che si può osservare al civico 7 di vicolo del Babuino, dove Francesco Carrieri, 55enne dirigente di banca, ha ucciso la compagna Michela Di Pompeo 47enne originaria di Desenzano sul Garda, in provincia di Brescia e professoressa di italiano alla Deutsche Schule Rom, la scuola germanica della Capitale in via Aurelia, 397.
IL RICORDO DI STUDENTI E COLLEGHI – Immediato il tam-tam della notizia che ieri, 1 maggio, ha scosso amici e parenti dei due. I figli di Michela Di Pompeo e Francesco Carrieri, all’estero, sono attesi entro oggi in Italia. Nel frattempo gli studenti della scuola germanica hanno omaggiato la loro, ormai ex, professoressa. Un grande mazzo di fiori contornato da una carta viola, con due biglietti, adagiato sui gradini della casa al secondo piano del palazzo del centro di Roma. Sul primo si legge: “Ciao Prof, ti vogliamo bene”, mentre il secondo è più duro: “Per una donna che muore, un uomo in galera per sempre. Ergastolo. Senza se, senza ma, senza sconti”. Frasi di cordoglio, sentite come quelle espresse dal dottor Michael Szewczyk, preside della Deutsche Schule Rom: “Con grande costernazione e incomprensibile tristezza siamo venuti a conoscenza della morte della nostra stimatissima e amata collega Michela Di Pompeo. I nostri pensieri vanno in questo momento ai suoi figli, alla sua famiglia, ai parenti e agli amici. Sarà nostra cura informarvi su quando verranno fissati un minuto di silenzio in memoria e le successive manifestazioni di cordoglio”.
UCCISA PER GELOSIA – Un omicidio efferato e confessato ieri, all’alba, quando Carrieri si è andato a costituire nella caserma dei carabinieri più vicina. I militari hanno quindi scoperto il corpo della donna, riverso nel letto, insanguinato. Pochi dubbi, è stato lui. Michela è stata colpita più volte alla testa con un peso da palestra, questa l’arma del delitto. Entrambi avevano dei figli da matrimoni precedenti e, secondo i riscontri, Carrieri ha ucciso la sua compagna per la troppa gelosia. L’uomo è stato così arrestato per omicidio volontario, mentre tra oggi e domani sono attesi gli esiti dell’autopsia.
L’APPARTAMENTO – I due, fidanzati da anni, erano in affitto nel bell’appartamento, di proprietà di Massimo Preziosi, zio dell’attore Alessandro Preziosi, il cui contratto d’affitto é stato stipulato Massimo e la Banca Popolare di Novara e non con Francesco Carrieri, compagno della donna morta. Una casa nella cuore del centro di Roma, a pochi metri da piazza di Spagna. I vicini raccontano di averli sentiti spesso litigare e urlare in casa, anche nella notte tra domenica e lunedì, le ore dell’omicidio. Lei voleva lasciarlo e lui era entrato in depressione. L’uomo è stato ascoltato dal magistrato e ha confessato di averla uccisa per gelosia. Un ennesimo caso di femminicidio.

Il fratello della prof uccisa al Babuino «Ammazzata per un sms travisato» (Corriere Adriatico – 20 marzo 2018)
Michela Di Pompeo, 47 anni, professoressa della Deutsche Schule di Roma, venne uccisa dal compagno Francesco Carrieri, 55 anni, nella loro casa in affitto di via del Babuino nella notte del 1 maggio del 2017. Un “folle” gesto dovuto alla gelosia, così si era difeso l’uomo, un dirigente della Banca Popolare di Novara, all’inizio; si disse allora che probabilmente Michela volesse lasciarlo, che lui aveva trovato nel suo cellulare il messaggio di un ex. Per questo lui prima la strangolò nel sonno e poi la colpì più volte, con un manubrio da palestra, accanendosi su di lei fino a sfigurarle il volto.
Ma alla vigilia dell’udienza più importante del processo a suo carico, forse quella decisiva, viene fuori una realtà completamente diversa. Domani, mercoledì 21 marzo, il giudice ascolterà il fratello della donna Luca, che vive a Trento, una sua amica e i due psichiatri che hanno compilato le certificazioni mediche di Carrieri che in quel periodo, per problemi con l’azienda, era stato assente dal lavoro. Un supplemento di indagine voluto dai legali della famiglia Di Pompeo dopo che il pm ha avanzato la richiesta di 12 anni di carcere per il bancario tenendo conto, però, anche delle “attenuanti” dovute allo stato psichico dell’uomo in quel momento.
«Morale – afferma Luca – la pena rischia di abbassarsi ulteriormente e le figlie di mia sorella temono di ritrovarsi quell’uomo davanti e libero tra pochi anni. Quali sono le attenuanti? Si è costituito? Ma i carabinieri sarebbero arrivati subito a lui, era scontato. Le turbe psichiche? Davvero possono giustificare da sole tanta efferatezza, più colpi inferti con le mani? Noi non vogliamo dire che il suo fosse un atto premeditato ma di sicuro un’azione del genere non può essere scaturita da un momento di non lucidità». Luca, mamma Angela, papà Marcello, le amiche e le alunne tutte di MIchela, invocano a gran voce che in fase di giudizio venga tenuto conto «non solo delle attenuanti, ma anche delle aggravanti che non si possono affatto tralasciare».
“NON VOLEVA LASCIARLO”
Perché Michela quell’uomo così “possessivo e diverso da lei” non voleva affatto lasciarlo. Quella stessa mattina, trascorrendo il weekend al mare con una coppia di amici, entusiasta, era andata a vedere l’abito da sposa, perché di lì a poco i due si sarebbero sposati.  E quel messaggino di un ex non arrivò sul suo telefonino quella notte, ma qualche giorno prima e non paventava affatto l’esistenza di una relazione ma c’era scritto semplicemente “Michela per caso sistemando delle cose ho ritrovato un tuo scritto. Volevo dirti che sono contento di avere conosciuto una persona come te”.
L’ODIO Un messaggio di questo tono a cui la professoressa rispose cordialmente. Che cosa meditava, dunque, nella sua testa Carrieri tanto da sferrare contro di lei così tanti colpi? Perché da uomo era arrivato a odiare a tal punto la sua donna?. “Francesco aveva avuto dei problemi al lavoro e gli era stato offerto di tornare in Puglia, suo luogo d’origine, o di rimanere nella Capitale ma con mansioni inferiori – racconta un’amica – Avrebbero dovuto lasciare l’appartamento al Babuino pagato dalla banca, ma Michela aveva già risolto tutto trovando una sistemazione alternativa grazie all’aiuto del padre delle figlie. Erano così diversi: lei un’anima elevata, con cui discutere di letteratura e filosofia, lui così attratto dalle moto, dai bei vestiti, dai pranzi e dalle cene fuori. Ostentava, come ostentava l’amore per lei. La teneva sempre stretta, la baciava di continuo davanti agli altri. Forse non ha retto allo smacco di sentirsi in qualche modo inferiore a lei. Il cliché dell’uomo invincibile lo tormentava”. I familiari di Michela non cercano vendette. “Ma chiediamo una giustizia giusta, con una pena commisurata alla violenza del delitto. Michela non c’è più, lui non ha nemmeno mai chiesto perdono”.


Link