Loading

Francesco Carrieri, 55 anni, direttore di banca, padre separato. Strangola la convivente e la sfigura con un manubrio da palestra. Condannato con rito abbreviato a 30 anni poi ridotti a 16 in appello, dove viene riconosciuta la seminfermità mentale e predisposto il ricovero in una Rems. Per la Corte di Cassazione il processo è da rifare. La seconda Corte d’Appello conferma la condanna a 16 anni e 3 di ricovero, oltre all’interdizione dai pubblici uffici e il risarcimento

Roma, 1 Maggio 2017

francesco carrieri


Titoli & Articoli

Roma, docente uccisa dal compagno: “Ho letto l’sms e ho perso la testa” (il Giornale – 3 maggio 2017)
Francesco Carrieri, il bancario 55enne di Roma, ha confessato l’omicidio della compagna, Michela di Pompeo: era ossessionato dal fatto che lei volesse lasciarlo e le spiava il cellulare
Un 55enne di Roma ha massacrato la compagna con un peso da palestra fino a ucciderla perché temeva che lei volesse lasciarlo. Francesco Carrieri, dirigente di banca di 55 anni, e Michela di Pompeo, professoressa di 47 anni, entrambi separati e con figli da un precedente matrimonio, convivevano da due anni. Ma negli ultimi tempi la donna aveva manifestato l’intenzione di mettere fine a quella relazione. Da allora, i vicini hanno riferito che le cose tra di loro erano peggiorate e capitava ogni tanto di sentirli litigare.
L’omicidio
Sapendo che la sua convivente voleva lasciarlo, Carrieri era diventato geloso, ossessivo, paranoico. “Di notte, mentre lei dormiva, ho deciso di spiare il suo telefonino – ha confessato ai carabinieri – e ho trovato il messaggio del suo ex”. Nulla di compromettente, un messaggio banalissimo, eppure: “Ho perso la testa. L’ho svegliata e le ho chiesto conto – ha proseguito – Lei ha prima detto che quel messaggio era nulla, poi si è arrabbiata per quella violazione della sua privacy”. A quel punto, scrive Repubblica, Michela si è infuriata con il compagno: prima gli ha detto che non si doveva permettere e, esausta, gli ha ripetuto che non vuole più stare lì con lui. A quelle parole Carrieri diventa violento: prende un peso da palestra e si accanisce con violenza omicida contro la compagna. La colpisce più volte, fino a ucciderla. E la uccide.
Le indagini. In seguito si è consegnato ai carabinieri che ora stanno indagando sull’accaduto. “Negli ultimi due mesi, ho sofferto di depressione. Ho anche provato alcune volte a togliermi la vita. Ero cambiato, non ero più come una volta, anche se prendevo alcuni farmaci per aiutarmi a guarire – ha raccontato – Forse anche per questo Michela aveva deciso di lasciarmi“.
Nei prossimi giorni verrà effettuata l’autopsia sul corpo della vittima per verificare la versione fornita dal compagno. Apparentemente, riporta il quotidiano, sul corpo di Michela non sembrano esserci i segni di un tentativo di difesa. In base all’ora del decesso, gli inquirenti capiranno anche se Carrieri è andato a costituirsi appena commesso il delitto o se ha aspettato qualche ora.
Il messaggio delle istituzioni. “Le donne continuano ad essere ammazzate da quelli che dicono di amarle. La cultura del possessoproduce ancora i suoi frutti malvagi. Non vogliamo rassegnarci, non possiamo tacere – scrive in una nota la Presidenza del Municipio I – Per questo oggi pomeriggio alle 16.00 la Presidente Sabrina Alfonsi, l’assessora alla cultura con delega alle pari opportunità Cinzia Guido, la presidente della Commissione elette Flavia Di Gregorio si recheranno a rendere omaggio a Michela nel luogo in cui è stata uccisa. Come istituzioni, confermiamo il nostro impegno a promuovere ed affiancare le attività dei centri antiviolenza e i percorsi di educazione alla differenza e alle pari opportunità nelle scuole e nella società”.

30 anni di carcere per Francesco Carrieri, l’assassino di Michela Di Pompeo (RaiNews – 8 ottobre 2018)
Nel maggio del 2017 l’uomo la uccise a Roma nell’appartamento dove convivevano. La donna aveva vissuto per lungo tempo a Bolzano
Strangolata e poi colpita con un manubrio da palestra dal compagno. Così è morta il primo maggio del 2017 Michela di Pompeo, pochi giorni prima del suo quarantottesimo compleanno. Il compagno Francesco Carrieri ammise di averla aggredita dopo una lite scaturita dal timore di essere lasciato. E che culminò nel femminicidio, avvenuto nell’appartamento in cui i due convivevano, a Roma. Ora la condanna a 30 anni di carcere da parte della giudice Elvira Tamburelli.
Un omicidio che suscitò commozione anche a Bolzano, dove la donna  aveva frequentato le scuole e vissuto a lungo. In vista di un risarcimento del fratello e dei genitori della vittima, che abitano a Lavis, è stato disposto il sequestro dei conti bancari e del tfr di Carrieri, direttore di banca di 56 anni.  Secondo la perizia disposta dalla stessa gup, Carrieri è risultato “capace di intendere e di volere al momento del fatto“. Per questo motivo all’imputato non è stata riconosciuta nessuna attenuante.

Dimezzata la pena per l’assassino di Michela di Pompeo originaria di Lavis (la Voce del Trentino – 30 novembre 2019)
La professoressa bolzanina originaria di Lavis Michela di Pompeo, 47 anni, era stata uccisa due anni fa nel suo appartamento a Roma. La professoressa della Deutsche Schule di Roma, venne uccisa dal compagno Francesco Carrieri, 55 anni, nella loro casa in affitto di via del Babuino nella notte del 1 maggio del 2017.
Un “folle” gesto dovuto alla gelosia, così si era difeso l’uomo, un dirigente della Banca Popolare di Novara, all’inizio; si disse allora che probabilmente Michela volesse lasciarlo, che lui aveva trovato nel suo cellulare il messaggio di un ex. Per questo lui prima la strangolò nel sonno e poi la colpì più volte, con un manubrio da palestra, accanendosi su di lei fino a sfigurarle il volto. Carreri per quell’orrendo delitto era stato condannato a 30 anni di prigione. Ma la corte di appello non l’ha pensata allo stesso modo dimezzando la pena a 16 anni che probabilmente si ridurranno grazie ad altri benefici di legge a 12. Fra le ragione del dimezzamento della pena una perizia psichiatrica che ha fatto emergere che l’uomo soffriva di depressione e al momento dell’omicidio non era nel pieno delle sue facoltà mentali.
L’indagine sull’omicidio aveva coinvolto anche il fratello della vittima Luca, che abita a Trento, in veste di testimone. Lo stesso Luca prima della sentenza di appello dichiarò le sue perplessità sul possibile sconto di pena.
«Morale – affermava Luca nel marzo 2018 – la pena rischia di abbassarsi ulteriormente e le figlie di mia sorella temono di ritrovarsi quell’uomo davanti e libero tra pochi anni. Quali sono le attenuanti? Si è costituito? Ma i carabinieri sarebbero arrivati subito a lui, era scontato. Le turbe psichiche? Davvero possono giustificare da sole tanta efferatezza, più colpi inferti con le mani? Noi non vogliamo dire che il suo fosse un atto premeditato ma di sicuro un’azione del genere non può essere scaturita da un momento di non lucidità». Luca, mamma Angela, papà Marcello, le amiche e le alunne tutte di Michela, invocavano a gran voce che in fase di giudizio venga tenuto conto «non solo delle attenuanti, ma anche delle aggravanti che non si possono affatto tralasciare». Queste purtroppo non sono state tenute in considerazione visto il dimezzamento della pena.

 

Omicidio Michela di Pompeo, la Cassazione: “Processo da rifare” (Roma Today – 26 maggio 2021)
La Suprema Corte ha disposto un processo d’appello bis per Francesco Carreri, il dirigente di banca che nella primavera del 2017 uccisa la compagna al culmine di una lite. Dubbi sull’aggravante dei futili motivi
Il processo d’appello per Francesco Carrieri, il direttore di banca condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Michela di Pompeo, va rifatto. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, che ha espresso dubbi sulla configurabilità dell’aggravante dei futili motivi dopo la dichiarazione di semi-incapacità di intendere e volere dell’uomo stabilita in appello, nel 2019, con riduzione di pena da 30 a 16 anni di carcere.
L’omicidio di Michela di Pompeo, insegnante della Deutsche Schule, risale al primo maggio del 2017. La donna, 47 anni, era stata strangolata e colpita alla testa con un manubrio da palestra nell’abitazione di via del Babuino in cui viveva con Carreri, all’epoca 55 anni. Il movente non è mai stato chiaro, anche se lo stesso Carreri, che dopo avere strangolato e colpito alla testa la compagna si era costituito, aveva ammesso di essersi accanito sulla donna al culmine di una lite.
Carreri aveva scelto il rito abbreviato, e in primo grado era stato condannato a 30 anni di carcere, ridotti a 16 in appello. Per i giudici di secondo grado quando ha aggredito e colpito la compagna “non era in grado di intendere e di volere”, tanto da disporre il ricovero in una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) per tre anni, oltre a dimezzare la pena. L’avvocato dell’uomo aveva presentato ricorso in Cassazione, accolto proprio alla luce della decisione della Corte d’Appello.

Omicidio Michela Di Pompeo, confermati 16 anni al compagno Francesco Carrieri (FanPage – 22 settembre 2021)
La seconda Corte D’Appello, nel processo per l’omicidio di Michela Di Pompeo uccisa con un manubrio il primo maggio del 2017, ha confermato la precedente sentenza: Francesco Carrieri è stato condannato a 16 anni di reclusione, più tre in riabilitazione psichiatrica, interdizione dai pubblici uffici e risarcimento.
Confermati sedici anni di reclusione per Francesco Carrieri, ritenuto responsabile di omicidio volontario per aver ucciso con un peso da palestra la compagna Michela Di Pompeo il primo maggio del 2017. Oggi il verdetto della seconda Corte D’Appello, che ha confermato la precedente sentenza: sedici anni di reclusione, più tre in riabilitazione psichiatrica, interdizione dai pubblici uffici e risarcimento. Ora si attendono le motivazioni della sentenza, che arriveranno tra sessanta giorni. “Trent’anni di partenza come pena prevista per un omicidio sono pochi, per ragazza trucidata di notte in quel modo. L’imputato ha riposto vestiti sporchi e ha confessato il delitto la mattina seguente, certo, non avrebbe potuto fare altrimenti – ha commentato raggiunto fa Fanpage.it l’avvocato di parte civile Luca Fontana – Spero che quello di Michela sia uno degli ultimi casi nei quali si parta da una pena base così bassa anziché dall’ergastolo. Il suo delitto è uno dei casi che ha dato un contributo alla modifica normativa, che impedisce agli imputati di poter ricorrere al rito abbreviato nei reati di omicidio, usufruendo dello sconto di pena”.
Il processo per l’omicidio di Michela Di Pompeo. Michela Di Pompeo, insegnante della Deutsche Schule, è stata uccisa con un manubrio da palestra nel suo appartamento nella centralissima via del Babuino, un decesso che secondo quanto è emerso in sede d’autopsia è sopraggiunto per ‘strangolamento atipico’. Nell’ambito del processo l’8 ottobre del 2018 il giudice delle indagini preliminari Elvira Tamburelli ha condannato Carrieri a 30 anni di reclusione, appunto il massimo della pena allora prevista dal rito abbreviato. Successivamente una perizia ne ha dimostrato la seminfermità mentale e la difesa ha presentato un ricorso, che la Cassazione ha accolto per carenza motivazionale, ossia per la mancanza delle motivazioni rispetto all’aggravante per futili motivi, che la perizia ha confermato essere compatibili con la patologia. Giudizio in merito del quale sono tornati ad esprimersi i giudici di secondo grado e il cui esito ha visto la conferma della condanna.

 


Link