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Tiziano Rossi detto “lo zoppo”, 43 anni, noto malavitoso pregiudicato. La ex lo aveva denunciato per lesioni e maltrattamenti. Sottoposto a divieto di avvicinamento, le spara da lontano. Condannato a 18 anni con rito abbreviato con l’attenuante della provocazione

San Vittore Olona (Milano), 30 Aprile 2015


Titoli & Articoli

Omicidio di San Vittore Olona, l’identikit e tutti gli errori dell’assassino (il Giorno – 3 maggio 2015)
Tiziano Rossi è cresciuto con il mito della Banda della Magliana. Tradito dal proprio documento d’identità
Tiziano Rossi ha confessato l’omicidio di Teodora Catauta. Lei voleva cambiare vita e giro di conoscenze per poter ristabilire una connessione con la figlia di 10 anni, lui – innamorato della donna – non accettava la rottura e ha deciso di freddarla giovedì con tre colpi di pistola a pochi metri da casa, in via Riva a San Vittore Olona.
Una vita fatta di eccessi quella di Tiziano Rossi. Una vita spesa al limite (e oltre) della legalità: faceva parte di “Quei bravi ragazzi” di San Vittore Olona della fine anni Ottanta, cresciuti con il mito della banda della Magliana. Giovani di buona famiglia ma prestati al crimine, con quella scintilla di sfida nei loro sguardi. Pronti a battersi contro tutto e tutti.
Chi più, chi meno, chi niente, erano stati coinvolti nel duplice omicidio del 25 ottobre 1992 quando vennero uccisi con una pistola Marco Timpone, 20 anni e Domenico Della Sanità, 17 anni, entrambi di Cerro Maggiore. I loro cadaveri furono trovati nell’Olona. Rossi era estranero all’omicidio ma venne condannato per detenzione illegale di armi. Da quel giro non uscì più. Nel 2006 venne arrestato per rapina.
A tradirlo un errore banale: Tiziano Rossi ha lasciato il cellulare a casa per non essere rintracciato ma si è registrato in un albergo di Torino (dove è stato poi fermato dai carabinieri la notte tra giovedì e venerdì dopo una fuga durata poche ore) con la sua carta d’identità. Tanto è bastato per andarlo a prendere.

 

Omicidio di Teodora, l’arrestato non risponde al giudice (Varese News – 4 maggio 2015)
Dopo la confessione iniziale Tiziano Rossi, arrestato a Torino per l’omicidio di via Riva, non ha risposto al Gip. L’arma non è stata trovata
Ha confessato di aver ucciso Teodora subito dopo essere stato arrestato dalla Polizia di Torino ma non ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari. E’ in carcere a Torino Tiziano Rossi, il 42enne di San Vittore Olona che avrebbe ucciso con almeno due colpi di pistola Teodora Catauta, la rumena di 35 anni freddata in via Riva venerdì 30 aprile, a pochi metri da casa. La Procura di Busto Arsizio ci va con i piedi di piombo, l’arma dell’omicidio non è stata trovata nel posto in cui Rossi ha indicato di averla gettata, un tratto del fiume Po che è stato dragato senza successo dai Vigili del Fuoco. L’arma potrebbe essere stata portata via dalla corrente del fiume. Sin dai primi momenti i carabinieri di Legnano hanno indirizzato i loro sospetti verso “lo zoppo”, com’era soprannominato il pregiudicato in paese, ma al momento la stessa Procura non esclude il coinvolgimento di altre persone. A Busto si attendono i risultati definitivi dell’autopsia, che si è svolta stamattina, e gli atti da Torino.
Il movente che lo avrebbe spinto ad uccidere sarebbe da ricercare nell’ambito passionale in quanto i due avrebbero avuto una burrascosa relazione che lei avrebbe troncato denunciandolo anche per stalking e ottenendo l’allontanamento dal giudice. Nel frattempo l’arresto di Rossi è stato convalidato dal giudice torinese e il 42enne è ora rinchiuso nel carcere delle Vallette. Domani (martedì) alle 15 si svolgeranno i funerali della donna nella chiesa parrocchiale di San Vittore Olona.

Omicidio a San Vittore Olona: chiesta perizia psichiatrica per Tiziano Rossi (il Giorno – 11 maggio 2015)
Le manovre della difesa del presunto killer di Teodora Catauta
Chiesta la perizia psichiatrica per Tiziano Rossi, il presunto killer di Teodora Catauta, freddata con due colpi di pistola a San Vittore Olona. Lo ha riferito il suo legale, Giuseppe Lauria, che ha incontrato il suo cliente in carcere a Torino, dove l’uomo è stato fermato il giorno dopo il delitto (e quando avrebbe fornito “un’importante ammissione” di colpevolezza).
“Mi sono trovato di fronte a una persona distaccata dalla realtà – racconta il legale -. Mi è sembrato mentalmente annebbiato. Tramortito. Continua a domandare cosa sia successo. Ed è per questo che ho deciso di chiedere alla Procura che il mio cliente venga sottoposto a una perizia psichiatrica”. Proprio sul valore delle parole dette da Tiziano Rossi agli inquirenti si poggia la difesa: “Quelle affermazione del mio assistito sono inutilizzabili ai fini del processo, perché date in assenza dell’avvocato difensoreSe davvero è stato lui a sparare, lo ha fatto in un momento di assenza di lucidità mentale, una specie di gesto inconsulto. E comunque la vicenda è ancora da accertare. Così come da dimostrare erano le denunce di lesioni e persecuzioni presentate dalla vittima nei confronti del mio cliente”. Il prossimo 19 giugno sarebbe dovuto iniziare il processo. Ma Teodora, e questo è un fatto, è stata assassinata prima.

Sparò accecato dall’ira (la Prealpina – 10 marzo 2016)
Chiuse le indagini: secondo la Procura il delitto non fu premeditato
Fu omicidio, su questo non ci sono dubbi. Ma non premeditato. Ne è convinto il pubblico ministero Maria Cardellicchio che nei giorni scorsi ha chiuso le indagini sul delitto di via Grossi. Tiziano Rossi, il pregiudicato che il 30 aprile 2015 ammazzò Teodora Catauta davanti alla sua abitazione, venne insomma accecato dall’ennesima provocazione a cui da tempo lo sottoponeva la compagna. Certo, se con sé non avesse avuto una Smith & Wesson calibro 38, forse la rumena non sarebbe morta. Ma Rossi – conosciuto nell’ambiente criminale come lo Zoppo – un’arma se la portava sempre dietro. Tanto che come unica aggravante il pm ha contestato il porto del revolver, che nel suo curriculum è una recidiva.
A breve quindi verrà fissata la data dell’udienza preliminare, l’avvocato Giuseppe Lauria ha già annunciato l’intenzione di chiedere il rito abbreviato. E conta di poter giocare una carta fondamentale a favore del suo assistito: la sentenza pendente per lo stalking, che dovrebbe arrivare subito dopo Pasqua. Un processo all’antefatto, insomma, alle dinamiche di un rapporto sentimentale burrascoso che a quanto pare lo Zoppo subiva senza riuscire a svincolarsi. Questo almeno è quanto sembra emergere dall’istruttoria dibattimentale che si sta svolgendo davanti al giudice monocratico Maria Greca Zoncu.
I fatti vennero subito ricostruiti dagli inquirenti. La mattina del 30 aprile Dora avrebbe suonato al campanello di Rossi, lui sarebbe sceso in cortile per incontrarla, a separarli c’era il cancello. A quanto pare la donna sputò addosso al quarantatreenne e gli tirò un mozzicone di sigaretta in testa. Poi se ne sarebbe tornata verso casa. Pochi passi appena e Tiziano le era già a fianco, a bordo della macchina in cui teneva la calibro 38. Sparò tre colpi dall’abitacolo, il primo al ventre, «poi ho chiuso gli occhi e ho tirato alla cieca», spiegò l’uomo al pm. Confuso e stordito scappò verso Torino, meta a quanto pare scelta a caso. Arrivato sull’argine della Dorea Baltea, lo Zoppo avrebbe tentato il suicidio: «Volevo spararmi alla tempia, ma si è inceppata l’arma, che era vecchia». Poco più tardi si consegnò alla polizia.

«Ho pensato di uccidermi» (la Prealpina – 24 aprile 2016)
Tiziano Rossi confessa il delitto di Teodora: ha chiesto e ottenuto il processo con rito abbreviato
UcciseTeodora Catauta il 30 aprile dell’anno scorso. Non è ancora trascorso un anno ma Tiziano Rossi è già comparso davanti al gup Luisa Bovitutti per rispondere di omicidio volontario: l’avvocato Giuseppe Lauria ha chiesto e ottenuto il processo con rito abbreviato condizionato all’acquisizione del fascicolo per stalking. Già perché da quell’accusa Rossi è stato assolto il 25 marzo dal giudice Maria Greca Zoncu: non era lui a tormentare la donna, a quanto pare era Tedora stessa a esasperarlo in un tira e molla di denunce infondate e profferte amorose.
Ed è proprio su questo aspetto che l’avvocato Lauria intende puntare per cercare di contenere la pena. La parola chiave della difesa è «provocazione», ma la vicenda verrà affrontata nel dettaglio a giugno, quando sia Lauria che il pubblico ministero Maria Cardellicchio discuteranno sul trattamento sanzionatorio. Intanto l’ex marito della vittima si è costituito parte civile.
Come è noto l’uomo – pluripregiudicato, conosciuto nell’ambiente malavitoso come lo Zoppo, a causa della sua disabilità fisica – quella mattina sparò a Teodora con una calibro 38 che da anni teneva in auto «perché non si sa mai, sono invalido e magari ho bisogno di difendermi». Durante l’interrogatorio, l’imputato raccontò i concitati istanti precedenti il delitto. «Venne a suonarmi per l’ennesima volta, io ero in cortile, stavo preparando la macchina per andare al mare dai suoi. Mi disse “non ti è ancora bastato?” e poi mi tirò un mozzicone in testa e mi sputò in faccia. E io ho sbroccato». Teodora riprese la strada verso casa, a pochi metri dall’abitazione di Rossi, e certo non pensava di aver innescato una bomba a orologeria. Tempo zero, Rossi le arrivò vicino in macchina, in via Grossi, impugnò la Smith & Wesson che aveva nel vano porta oggetti e sparò tre colpi, il primo al ventre «e poi chiusi gli occhi». Subito dopo – raccontò lui dopo l’arresto – avrebbe premuto il grilletto contro se stesso, ma l’arma, vecchia e mai utilizzata, si inceppò. Confuso, prese la direzione di Arluno e lì chiese a un tizio come raggiungere Torino, senza una ragione precisa. Arrivato nel capoluogo piemontese – spiegò agli inquirenti – voleva ancora togliersi la vita. Andò alla Mole Antonelliana per gettarsi nel vuoto ma quel giorno a quanto pare era chiusa. Sicché prese una stanza in un albergo, contando di buttarsi dalla finestra. Gliene dettero una al terzo piano, non molto alto, ma sufficiente per farla finita. Ma niente, la finestra era rotta, non riuscì ad aprirla. «Che sfiga», si disse (e lo mise anche a verbale). A quel punto non gli restò altro da fare che scendere alla reception: «Chiamate la polizia, ho ucciso la mia ex».

 

18 anni all’assassino di Teodora (Varese News – 22 settembre 2016)
Condanna per Tiziano Rossi che sparò tre colpi alla donna con cui aveva una relazione tormentata, lasciandola senza vita in una via di San Vittore Olona
L’assassino di Teodora Catauta, la 35enne rumena freddata con tre colpi di pistola in strada a San Vittore Olona nell’aprile del 2015, è stato condannato a 18 anni di carcere dal giudice per l’udienza preliminare  Luisa Bovitutti al termine del processo con rito abbreviato che si è svolto nel Tribunale di Busto Arsizio.
Tiziano Rossi, 42enne pregiudicato del paese, le sparò tre volte prima di fuggire verso Torino dove è stato arrestato 24 ore dopo. Tra di loro una lunga storia tormentata  dal disagio sociale e dalle denunce di lei per stalking e maltrattamenti (poi finite con l’archiviazione, ndr).Rossi, tramite il suo avvocato Giuseppe Lauria, è riuscito a convincere il giudice del fatto che avesse agito in risposta alle continue provocazioni a cui la donna l’avrebbe sottoposto. Per questo gli sono state concesse le attenuanti generiche e dai 20 anni richiesti dal pm Maria Cardellicchio la pena è stata calcolata in 18 anni.

 

Uccise la ex moglie in strada con 3 colpi di pistola: condannato a 18 anni (Corriere della Sera – 22 settembre 2016)
Tiziano Rossi sparò alla donna con cui aveva una relazione tormentata, lasciandola senza vita in una via del paese
Tiziano Rossi, l’uomo che il 30 aprile dell’anno scorso uccise a colpi di pistola la ex Teodora Catauta è stato condannato a 18 anni di reclusione. La sentenza è stata emessa mercoledì mattina dal giudice per le udienze preliminari del tribunale di Busto Arsizio, Luisa Bovitutti. La condanna inflitta a Rossi è inferiore di due anni rispetto a quella richiesta dal pubblico ministero, Maria Cardellicchio. Una riduzione di pena probabilmente scaturita dall’applicazione di attenuanti generiche, richieste dall’avvocato difensore di Rossi, Giuseppe Lauria, il quale, nel corso del processo ha cercato di dimostrare che il suo assistito ha sparato alla donna trentacinquenne perché «continuamente provocato ed esasperato». A delineare meglio la posizione di Tiziano Rossi, 41 anni, nei riguardi di Teodora Catauta, vi era infatti una sentenza di assoluzione per il reato di stalking, antecedente di un anno rispetto all’omicidio: contro le denunce della donna, che accusavano Rossi di stalking e atti persecutori, il giudice evidenziava invece un diverso comportamento della donna di origine rumena, che invece di rifuggire l’uomo da lei stessa accusato, lo cercava in continuazione, sia al telefono che a casa.
Tiziano Rossi ha anche scritto di suo pugno una sorta di memoriale (non ammesso agli atti) in cui, oltre a chiedere perdono per ciò che ha commesso alla piccola figlia di Teodora, spiega che non avrebbe voluto uccidere, ma solo «colpirla alle gambe». Quella mattina di aprile, in via Grossi, andò diversamente: dopo l’ennesimo incontro-scontro tra i due, Rossi prese la Smith&Wesson che teneva nel vano portaoggetti della propria auto, raggiunse la Catauta e sparò tre colpi. La donna morì sul colpo.


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In memoria di

Corriere dellaSera-7 novembre 1992