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Marinella Bertozzi, 50 anni. Dopo anni di violenze, muore massacrata dalle botte del marito.

Fucecchio (Firenze), 30 Ottobre 2014

Lei non puliva bene la casa. Per questo  e per altri motivi illogici l’ha ammazzata di botte.

 

benvenutiGiacomo Benvenuti, 40 anni, operaio. Neanche lui pulisce tanto bene e la polizia rinviene tutti i segni del massacro.

 

 


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Trovata morta: uccisa dal marito. Le botte in un cd: “basta ti prego” e lui: “ora ti spacco la faccia”
Svolta per la morte di Marinella Bertozzi. Per la procura è stato il marito ad ucciderla dopo una lite. L’autopsia mostra le fratture e un audio racconta le botte. Oggi l’arresto. All’inizio si era pensato ad un decesso per cause naturali
Per anni ha subito in silenzio le botte e le urla del marito
. Non si è mai ribellata a quei soprusi Marinella Bertozzi. Nemmeno la sera del 30 ottobre scorso è riuscita a fermare la mano di Giacomo Benvenuti, che, secondo la procura, l’ha massacrata selvaggiamente con pugni a calci. E’ giunto a una svolta il giallo di Fucecchio: Benvenuti, operaio conciario di 40 anni, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e maltrattamenti. Non ha detto una parola, quando i carabinieri lo hanno raggiunto nell’impresa di Santa Croce sull’Arno dove lavora.
L’indagine. Marinella, 50 anni, era stata trovata nuda nel suo letto lo scorso 30 ottobre a Querce, frazione di Fucecchio. Si era pensato a una morte naturale. Ma il fratello di Marinella aveva presentato una denuncia che aveva dato impulso alle indagini dei carabinieri coordinate dal pm di Firenze Sandro Cutrignelli. L’autopsia ha poi svelato ematomi e lesioni interne che solo un pestaggio avrebbe potuto provocare. Non solo. Anche nell’abitazione i carabinieri del Ris hanno poi trovato con il luminol tracce di sangue sulle pareti.
Gli audio. Infine, a incastrare Benvenuti, anche la registrazione di una lite con la moglie. «Ti tronco tutta se non mi porti il Minias (un sonnifero, ndr) Alzati…- ripete più volte il marito alla moglie – Quando ti dico alzati ti devi alza’… Devi esse una gazzella con me». Era stata Marinella a registrare quella discussione accompagnata da un furibondo pestaggio: «Ti prego basta» dice lei: «Ti spacco la faccia», risponde lui. Non l’aveva mai portata ai carabinieri, ma consegnata al fratello. «Non ci credi? Ti tronco tutta». Una volta finita a terra, l’uomo continua a prenderla a schiaffi. E le dice: «Ti ho detto di alzarti. Non devi dire quello che c’è o non c’è. Alzati e vai a pulire dove hai pisciato».
Durante il pestaggio, si capisce che i rapporti tra l’arrestato e il fratello della vittima non sono buoni. Dice Benvenuti: «Tuo fratello non ha capito con chi ha a che fare. Che non mi deve far girare i coglioni, che lo fo sotterrare. Hai capito?». Lei risponde: «Sì, glielo dico». Il marito la incalza: «Hai capito che sono della mafia, io?». La vittima supplica: «Glielo dico». Lui ci va giù pesante anche con le parole: «Ho detto che ti ammazzavo, capito? Nei confronti di tutti e due… tutti e tre». Lei ha solo la forza di dire: «Ahi, ahi».
Il diario di Marinella. Pagine del suo diario, che è stato sequestrato dai carabinieri, rivelano che neppure un anno prima del matrimonio la loro storia fosse idilliaca. Il 26 ottobre 2012 lei annota: «A un certo punto si è alzato e mi ha detto “basta, volevo sapere quanto eri t…ia e tu mi vuoi sposare? Fossi matto, vestiti e andiamo via o rimani qui se vuoi”. Sembrava che con lui non ci stessi bene. Invece no, poi per la strada mi ha tirato due manate sulla bocca, una all’orecchio sinistro e una forte tirata di capelli!!! E mi ha detto: “Ora vai a denunciarmi”. Gli ho risposto di no».
Il procuratore: «Un vero massacro». «Si è trattato di un vero e proprio massacro». Così il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo ha definito le circostanze che il 30 ottobre scorso portarono alla morte della cinquantenne Marinella Bertozzi. Per gli inquirenti la donna fu uccisa con «brutalità e violenza» dal marito, nel corso di un pestaggio avvenuto nella loro abitazione nel comune di Fucecchio (Firenze). Secondo l’autopsia, la morte è stata causata da uno shock emorragico dovuto a lesioni a livello addominale che hanno interessato vari organi. I medici hanno rilevato contusioni anche a livello del cranio, dovute ad un tentativo di strangolamento, e al torace, oltre a fratture delle costole. La donna fu colpita con calci, pugni e con un manico di scopa metallico, sequestrato dai carabinieri. In base agli esami, al momento della morte la vittima era sotto l’effetto di alcol e tranquillanti, di cui negli ultimi mesi sarebbe stata consumatrice abituale. Il medico che ne constato’ il decesso, avrebbe dichiarato agli investigatori di non aver notato segni di morte violenta. Alcune ore più tardi un secondo medico accertò la presenza di una piccola ferita all’altezza dei fianchi ed ematomi alle mani e a una coscia, dichiarando di non poter stabilire le cause del decesso in base all’esame esterno del corpo. Secondo quanto emerso, le violenze andavano avanti da anni. La donna, ridotta in stato di sottomissione, le nascondeva facendo credere che i lividi fossero dovuti a delle cadute. Si era anche confidata con il fratello che le aveva consigliato di effettuare una registrazione con le violenze subite dal marito: un file audio di 40 minuti, poi acquisito dai carabinieri.
La testimonianza. Secondo alcuni testimoni, lei si sarebbe lasciata sfuggire la frase: «Questa volta le gambe non ce le levo». Una volta rientrata a casa, il marito l’avrebbe colpita con calci, pugni e oggetti contundenti fino a provocarne fratture e lesioni ad organi vitali. Nella casa, sottoposta a sequestro nei mesi scorsi, la scientifica dei carabinieri ha trovato numerosi oggetti con tracce ematiche, tra cui un manico di scopa metallico spezzato in due parti. Tracce biologiche di sangue e fluidi corporei sono state trovate sulle pareti dell’abitazione e sui pavimenti.
Le responsabilità dei sanitari.
Le indagini sono state avviate dopo una serie di dichiarazioni considerate incongruenti rilasciate dall’uomo e a seguito della denuncia presentata dal fratello della vittima. Accertamenti sono in corso per stabilire eventuali responsabilità dei sanitari intervenuti in un primo momento che avevano scambiato l’evento per una morte naturale.


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