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Maria Tino, 49 anni, sarta, mamma. Uccisa con tre colpi di pistola dal compagno

Dragoni (Caserta), 13 Luglio 2017

 


Titoli & Articoli

Voleva lasciarlo, il compagno la uccide nel Casertano: un anno fa era scampata a 25 coltellate del suo ex (Corriere della Sera – 14 luglio 2017)
Maria Tino, 49 anni, è stata uccisa dal compagno a colpi di pistola per gelosia
L’esistenza di Maria Tino è stata segnata dalla violenza degli uomini che ha incontrato. L’ultimo, suo compagno da circa un anno, è arrivato al punto di non ritorno: l’ha ammazzata. Anche il marito ci aveva provato. Lei era riuscita a salvarsi e dopo averlo lasciato aveva creduto di trovare nel nuovo compagno la pace che le era sempre mancata. Si sbagliava, e ieri ha avuto soltanto un paio di secondi per rendersene conto al di là di qualsiasi dubbio. Poi quello ha premuto il grilletto.
Maria aveva 49 anni, due figli grandi, faceva la sarta e viveva a Dragoni, un piccolo paese della provincia di Caserta. Il suo compagno, e suo assassino, si chiama Massimo Bianchi, un 61enne che quando Maria stava ancora con il marito, l’aveva illusa che per lei ci potesse essere l’occasione di una vita migliore. Soprattutto senza i maltrattamenti che dall’altro uomo subiva quotidianamente. Lei si innamorò e disse al marito che voleva lasciarlo. Forse glielo aveva detto anche in passato, ma quella volta era chiaro che non sarebbe tornata indietro. Pensava di aver trovato la forza di liberarsi e non immaginava la reazione del padre dei suoi figli. Che l’aggredì, non a schiaffi, però. Usò un coltello e la colpì, ma non riuscì ad ammazzarla, come avrebbe voluto. Che la sua intenzione fosse quella di uccidere fu chiaro al giudice, che lo incriminò per tentato omicidio. Sta ancora in carcere.
Il peggio, però, per Maria Tino doveva ancora arrivare. Massimo Bianchi, dipendente di una comunità montana, in pochi mesi si è rivelato diverso da quello che lei aveva immaginato. Tanto diverso da farle passare la voglia di andare avanti nel rapporto. Ma pure lui, evidentemente, appartiene a quella categoria di uomini che non ama la donna con cui sta. E che invece di accettare l’idea di perderla preferisce vederla morta. Ieri pomeriggio, poco prima delle 17, Maria era seduta su una panchina in piazza Municipio, non lontano da una chiesa e dalla sua abitazione. Massimo è arrivato da lei in auto, probabilmente avevano un appuntamento, e con la pistola in tasca. Quando l’ha raggiunta invece di parlarle le ha puntato l’arma. Un attimo di esitazione — il tempo che lei capisse — e poi tre colpi uno dietro l’altro. Quindi è rimasto lì, immobile davanti al corpo della donna, e non ha fatto avvicinare nessuno finché non sono arrivati i carabinieri. Che lo hanno arrestato. (di Fulvio Bufi)

La storia di Maria Tino, scampata a un femminicidio e uccisa dal nuovo compagno (Fan Page – 24 marzo 2019)
A volte chi ci tende la mano è solo qualcuno che vuole farci più male. È quello che è accaduto a Maria Tino, 49 anni, scampata alla morte con 29 coltellate per mano del suo ex marito, Angelo Gabriele Ruggiero e uccisa dai tre proiettili della pistola di Massimo Bianchi, colui che l’aveva sottratta alla morte la prima volta.
Una storia del Sud. Questo doppio dramma della gelosia va in scena nel caldo Sud, a Dragoni, in provincia di Caserta. Bruna, mediterranea, temperamento solare, Maria si sposa giovane con Angelo, originario di Statigliano, frazione del comune di Roccaromana. Nascono due figli, un maschietto e una femminuccia, e da subito appare chiaro che a fissare le regole di casa è è lui, Angelo. Padre padrone, marito possessivo e geloso ai limiti del maltrattamento, Angelo non è un uomo che sa amare senza schiacciare l’altro e quando, dopo anni e anni di strascichi, Maria si allontana da lui, perde la testa. La segue, la tampina, ne ascolta le telefonate, ormai ben conscio del fatto che Maria è fuori dalle maglie del suo controllo. A darle il coraggio di mettere fine a quella relazione è arrivato un nuovo amore, Massimo Bianchi, un uomo con molti più anni di lei che le infonde sicurezza, la fa sentire amata. È la scialuppa di salvataggio per salpare da quell’incubo e Maria, senza pensarci, ci salta su.
La gelosia. Un giorno di giugno del 2016, l’ennesima telefonata ascoltata di nascosto dà la stura alla furia di Angelo. Rimasto ad ascoltare Maria al telefono con il suo nuovo amore, infatti, sente distintamente le espressioni di affetto nei confronti di Massimo: è allora che irrompe nella stanza e le si avventa addosso con un coltello, colpendola dieci, venti, quasi trenta volte. In linea c’è un costernato Massimo che presenzia non visto all’aggressione e subito si affretta a chiamare la figlia di lei, che corre a casa appena in tempo per chiamare i soccorsi. Maria arriva in ospedale con ferite su tutto il corpo e un polmone perforato, è ridotta a un colabrodo, ma non è morta. Quaranta giorni dopo lascia l’ospedale dove è stata assistita amorevolmente dai due figli. Ad attenderla c’è Massimo e la speranza di cominciare con lui, che è stato letteralmente il suo salvatore, una vita nuova. Un’illusione che dura appena un anno, esattamente il tempo, per Maria, di accorgersi di essere passata da un padrone all’altro. Stavolta, però, ha imparato la lezione, allontana subito Massimo e lo fa con fermezza, tanto che a lui non resta che darsi pace. O forse, no.
Il delitto. Il 13 luglio 2017, poco più di un anno dopo essere scampata alla morte, Maria si gode il fresco su una panchina a pochi passi dal comune di Dragone, dove lavora come LSU, quando vede spuntare la Ford di Massimo. Alla guida c’è lui, calmo, ma deciso. Le va incontro deciso e  quando è arrivato proprio di fronte a Maria estrae la sua ‘Speir’, calibro 7.65, la pistola che possedeva legalmente e fa fuoco tre volte. L’esecuzione va in scena in pochi secondi, in un atmosfera surreale, nella quiete di una pubblica piazza, a pochi metri dalla chiesa, sotto gli occhi dei passanti. Dopo aver esploso i colpi, Massimo si inginocchia e si dispone tranquillo ad aspettare l’arrivo dei carabinieri. Confessa, serafico, come qualcuno che ha fatto il suo dovere, l’omicidio della donna che aveva salvato dall’orco.
La condanna. L’ex marito di Maria Tino, Angelo Gabriele Ruggiero, è stato condannato per tentato omicidio a otto anni e quattro mesi. Gli sono state contestate anche le accuse di stalking, violenza sessuale nei confronti di Maria, per la quale si sono costituiti parte civile i due figli. Quanto a Massimo Bianchi, l’uomo è stato condannato per omicidio, in primo grado, a 19 anni di carcere. (di Angela Marino)


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In memoria di

Sferrò 30 coltellate alla moglie, dopo 5 anni esce dal carcere per lavorare (Paese News – 31 maggio 2021)
Roccaromana / Dragoni – Sferrò 30 coltellate alla moglie, fu condannato a 8 anni e 6 mesi di carcere. Ora è stato rimesso in libertà con l’affidamento in prova. Lavorerà in un’attività commerciale di una sua parente. Il giudice accogliendo la richiesta dell’avvocato Mozzi, difensore del condannato, ha rimesso in libertà Ruggiero Angelo Gabriele, di Statigliano frazione del comune di Roccaromana. L’uomo era in carcere per il tentato omicidio della moglie Maria Tino, di Dragoni, alla quale sferrò trenta coltellate. Un destino crudele quello di Maria Tino che riuscì a sopravvivere all’aggressione di Ruggiero, ma venne uccisa qualche anno dopo, esattamente nel 2017, dal suo nuovo compagno Massimo Bianchi. Ora per Ruggiero si apre una nuova fase della sua vita che si chiuderà fra circa tre anni quando, terminato il periodo di messa in prova avrà pagato il suo debito con la giustizia.