Maria Pia Scuto, 41 anni, mamma. Sgozzata dal marito, davanti al figlio quindicenne, con un taglierino
Catania, 29 Marzo 2009
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CATANIA, OMICIDIO MARIA PIA SCIUTO: IL MARITO NON VOLEVA CHE LA DONNE USCISSE (Calabria Indipendente – 30 marzo 2009)
LUI POSSESSIVO, LEI VITTIMA DELLA SUA GELOSIA Lui possessivo, lei vittima della sua gelosia. Così vicini di casa e conoscenti descrivono Giuseppe Castro e Maria Pia Scuto, all’indomani dell’uccisione della donna, sgozzata nella cucina della loro abitazione, e dell’arresto dell’uomo per uxoricidio.
“Lui era geloso, tanto che non voleva che uscisse di casa”, afferma un’amica di Maria Pia Scuto, con la quale frequentava la parrocchia del rione. “Lei da tempo – aggiunge – non veniva più in chiesa perché lui non voleva che andasse in giro. Che il loro fosse un matrimonio in crisi da tempo lo sapevano tutti, così come che le liti erano ultimamente aumentate”.
La gelosia del marito è ricordata anche dalla portinaia dello stabile di via Costanzo dove la coppia abitava. E’ stata lei a aprire la porta e scoprire il delitto. Lui si era limitato a dirle “Maria Pia è andata via…”. La commessa del vicino panificio sottolinea invece “la sensibilità” del figlio di 15 anni della coppia. “Era lui a comprare le merende e a accompagnare a scuola le sue due sorelline – osserva – e ha tentato di continuare a prendersi cura di loro anche con la falsa confessione”.
Castro sarà interrogato tra domani e giovedì dal gip. Il sostituto procuratore Salvatore Faro depositerà nella segreteria dell’ufficio del giudice per le indagini preliminari entro stasera la richiesta di convalida dell’arresto dell’uomo per uxoricidio.
Ieri, davanti al pm che lo ha interrogato in Questura, Castro si è avvalso ufficialmente della facoltà di non rispondere. Ma aveva già fornito la sua versione dei fatti alla polizia che era accorsa in casa sua dopo la telefonata che lui stesso ieri mattina aveva fatto al 113. All’operatore aveva detto: “Ho ucciso mia moglie, venite a prendermi”. Poi ha spiegato agli investigatori: “Non sopportavo più la situazione, il comportamento di mia moglie, ero disperato”. Al centro di liti nella coppia l’eccessivo tempo che la donna, secondo il marito, trascorreva davanti al computer per chattare con estranei, soprattutto uomini. E la gelosia avrebbe fatto esplodere la tragedia con la donna aggredita con tanta violenza da essere quasi decapitata. Sempre ieri il figlio maggiore della coppia, che ha 15 anni, si era autoaccusato in un primo momento del delitto per scagionare il padre. Aveva pensato che a lui sarebbero state concesse delle riduzioni nell’eventuale condanna per omicidio perché minorenne e che non avrebbe distrutto ulteriormente la sua famiglia visto che il padre avrebbe continuato a crescere le sue due sorelline più piccole. Ma è stato un momento, poi ha ritrattato, accusando il padre dell’omicidio e fornendo particolari utili alle indagini. Della falsa confessione del figlio il padre non è a conoscenza. Il ragazzo sarà nuovamente interrogato nei prossimi giorni dalla Procura di Catania, in qualità di testimone. Verrà sentito in presenza di uno psicologo e di un assistente sociale. Il sostituto procuratore ha intanto disposto un sopralluogo nella casa della coppia, in via Costanzo, dove è avvenuto il delitto.
Marito geloso decapita la moglie. Chattava con altri, non lo sopportavo (la Repubblica – 31 marzo 2009)
Sgozzata con un taglierino, quasi decapitata dal marito che l’ ha colpita con una violenza tale da staccarle la testa dal collo. Maria Pia Scuto, 41 anni, figlia di uno dei più noti costruttori catanesi, è morta all’ istante. Ma la rabbia del marito, Giuseppe Castro, di 6 anni più giovane, non si è placata. Ha continuato a infierire sul cadavere della moglie sferrando almeno altri sei fendenti, poi ha chiamato il 113.
«L’ ho uccisa, chattava con altri uomini, non sopportavo più il suo comportamento, venite a prendermi». Al loro arrivo i poliziotti hanno trovato l’ uomo inginocchiato davanti al cadavere e, accanto al padre, il figlio quindicenne della coppia che piangeva disperato. Un paio di ore dopo il delitto, mentre il padre è già in carcere per uxoricidio, il colpo di scena, in questura, dove il ragazzino si autoaccusa a sua volta del delitto, probabilmente nel tentativo estremo di salvare ciò che resta della sua famiglia. Più tardi la ritrattazione.
Al settimo piano di via Costanzo, uno dei tanti palazzi del centro di Catania costruiti negli anni 60 proprio dal papà di Maria Pia Scuto, la scena che si presenta ai poliziotti è da film horror con il corpo massacrato della donna sulla soglia della cucina e sangue schizzato dappertutto.
È l’ ennesima lite tra marito e moglie a provocare la tragedia. Poco dopo le 9 l’ uomo, che tutte le mattine accompagnava le due figlie di 6 e 8 anni a scuola, rientra a casa. Qui trova la moglie al computer. È l’ ennesimo messaggio arrivato sull’ instant messanger a far esplodere la sua gelosia.
Lui, disoccupato, che pare vivesse come umiliazione l’ indipendenza economica di lei, le rinfaccia le amicizie su internet, forse anche una relazione segreta. Parole sprezzanti, urlate davanti al figlio e alla suocera, che accorre dall’ appartamento accanto, dove abita.
«C’ era un enorme contrasto- racconta una donna che abita al piano di sotto – tra il loro essere e il loro apparire. In casa litigavano spesso, fuori sembravano una coppia come tante…». Mentre il titolare della rivendita in strada ricorda: «Una volta abbiamo chiamato perfino la polizia». Liti e accuse reciproche, dissapori tra suocera e genero, che avevano fortemente segnato anche il figlio maggiore della coppia. «Da un mese il ragazzo non andava più a scuola – dice la commessa del panificio – spesso accompagnava le sorelline, comprava loro le brioche».
Giuseppe Castro impugna il taglierino, si avventa sulla moglie mentre lei è di spalle. Cinque, sei coltellate, contano i poliziotti della scientifica, il corpo di Maria Pia straziato dal taglierino, con una violenza tale da spezzarle in due la colonna vertebrale. Dell’ arma però non c’ è traccia, Castro dice di averla gettata nel water, i poliziotti lo cercano inutilmente. La mamma di Maria Pia, sotto shock, è la prima ad accusare il genero mentre inveisce contro di lui. Il nipote, invece, tace. Anzi, c’ è chi racconta che al momento dell’ arrivo dei poliziotti stesse tentando di consolare il padre mentre ripeteva: «E ora chi penserà alle sorelline?».
(di Michela Giuffrida)
Pensavo volesse abbracciarla e fare pace invece papà ha tirato fuori il coltello (la Repubblica – 31 marzo 2009)
«Mamma tradiva papà, l’ ho scoperto leggendo le sue email, per questo l’ ho ammazzata… Non la sopportavo più e l’ ho uccisa». Mentre raccontava queste cose, il figlio quindicenne di Maria Scuto, 41 anni, trovata decapitata dagli agenti nella sua abitazione di via Costanza a Catania, piangeva e sembrava anche credibile perché, afferma un investigatore, «aveva usato parole sprezzanti nei confronti della madre».
Ma c’ era un’ altra confessione, quella del marito della donna, Giuseppe Castro, che aveva chiamato la polizia dicendo di avere assassinato la moglie «per gelosia». E per alcune ore cosa fosse successo davvero in quell’ appartamento è rimasto un mistero.
Nelle prime fasi delle indagini gli investigatori avevano creduto più alla confessione del ragazzo chea quella del padre. Poi, dopo un balletto di dichiarazioni e ritrattazioni e l’ intervento della squadra mobile la situazione si è chiarita. Il ragazzo, reduce da un breve colloquio davanti agli agenti assistiti da una psicologa, ha fatto marcia indietro. In un primo momento si era pensato che il ragazzo avesse confessato per coprire il padre, ma poi è crollato: «È stato papà, io ero nella stanza quando ho visto la mamma che veniva aggredita con un coltello. Prima avevano litigato, mio padre gridava, mia madre negava diceva che non era vero niente, poi sono uscito dalla stanza ed ho sentito gridare ancora…». Il ragazzo, ancora sotto shock a tarda sera ha raccontato altri dettagli sull’ uccisione della madre: «Papà e mamma litigavano spesso ma poi si rappacificavano sempre e questa mattina (ieri per chi legge ndr) quando papà si è avvicinato a lei pensavo che la stesse abbracciando per fare la pace, invece le ha bloccato la testa e poi con il coltello le ha tagliato la gola…».
Al raccapricciante delitto era presente anche la madre di Maria Scuto. Anche lei ha confermato che ad uccidere la figlia era stato il genero. Gli investigatori, quando sono saliti al settimo piano dell’ abitazione della famiglia Castro, hanno trovato la madre della vittima con una scopa nelle mani che tentava di fare pulizia. «Non lo ha fatto per togliere tracce – dice un inquirente – ma è stato un gesto istintivo perché la signora non ha esitato un attimo ad accusare il genero del delitto». Testimonianze che hanno trovato conferma nelle confessioni del marito della donna. L’ uomo, non ha mai avuto esitazioni ed agli investigatori, ha detto subito ed anche dopo, che la moglie l’ aveva uccisa lui. «Ero trattato come una cosa, io sono disoccupato e lei, figlia di un costruttore, si credeva di potere fare sempre quello che voleva. Era sempre davanti al computer, chattava con altri uomini, stava su Facebook e su Messenger, per lei ero un ingombro, non ne potevo più e quando ho scoperto che non si trattava soltanto di semplici messaggi ho perso la ragione e l’ ho aggredita». Ma l’ arma del delitto, fino a tarda sera, non è stata ritrovata ed il magistrato che conduce l’ inchiesta ha disposto il sequestro del computer della donna che sarà esaminato dagli esperti della polizia postale.