Giuseppe Castro, 35 anni, disoccupato, padre. Sgozza la moglie con un taglierino davanti al figlio quindicenne. Condannato a 30 anni con rito abbreviato, pena ridotta in Appello
Catania, 29 Marzo 2009
Titoli & Articoli
Decapitata a Catania, il marito: “Lei chattava” (il Giornale – 31 marzo 2009)
“Hai troppi amici sul web”. E la sgozza davanti al figlio. La donna, erede di un noto costruttore, colpita con incredibile violenza mentre era davanti al pc: è stata quasi decapitata. Poi il figlio ha tentato di accusarsi del delitto: “Non volevo vedere papà in carcere”
Lei chattava tutto il giorno su internet. Lui protestava ossessionato, gridando, temendo un tradimento con altri uomini conosciuti in rete. Ieri l’epilogo dell’inferno in famiglia di mattina presto: Giuseppe Castro, 35 anni, magazziniere senza lavoro, ha preso in mano un taglierino e ha sgozzato la moglie Mariapia Scuto, 42 anni. L’ha quasi decapitata. Lo ha fatto di fronte al figlio di 15 anni e alla suocera che abita nell’appartamento vicino sullo stesso pianerottolo. Poi ha chiamato al telefono la polizia: «Venite l’ho ammazzata».
Quando tutto sembrava finito, il colpo di scena: in questura, tra le lacrime, la confessione choc del figlio minorenne. «Sono stato io…». Parole come macigni che hanno raggelato gli investigatori delle volanti. Messo alle strette, però, il ragazzo non ha retto la parte dell’assassino e, alla fine, in lacrime, ha ceduto: «Non è vero, volevo salvare il mio papà, gli voglio troppo bene, non voglio abbandonarlo. Sono terrorizzato dall’idea che le mie sorelline ancora piccole di 7 e 12 anni possano crescere senza di lui».
Sono scene raccapriccianti quelle che si susseguono nell’appartamento al settimo piano di un palazzo di via Costanzo, a ridosso del centro. Sono da poco passate le 9. La lite in famiglia, l’ennesima, sempre per lo stesso motivo: le chat che attirano sempre di più Mariapia Scuto, attaccata giorno e notte al computer. Giuseppe Castro, il marito, è ossessionato dalla gelosia. Sospetta che la moglie intrattenga una relazione con un uomo conosciuto in rete. I due litigano, gridano, si insultano, poi la tragedia: Giuseppe Castro si allontana un attimo, prende in mano un cutter e si avventa contro la moglie. Un primo fendente al collo, quasi a decapitarla, poi infierisce sul corpo esanime della donna procurandole tagli ai fianchi e alla schiena. La scena di fronte al figlio e alla suocera. Poi si allontana, va in bagno e getta il taglierino nel water. Infine chiama la polizia.
La versione dei fatti però non convince sino in fondo il magistrato, il sostituto Salvatore Faro, che decide di sentire pure il ragazzino per capire sino in fondo la dinamica dei fatti. Troppa violenza contro Mariapia Scuto, figlia di Vittorio Scuto, noto imprenditore edile che alla fine degli anni Settanta aveva già costruito metà dei palazzi di Catania. Alle 15 il colpo di scena. Il figlio della coppia si autoaccusa del delitto per poi ritrattare venti minuto dopo. Per tutto il pomeriggio le due versioni dei fatti si sovrappongono. È un susseguirsi di verità e smentite. Qualcuno immagina pure che qualcuno abbia suggerito al ragazzo una strategia per salvare il padre. Chi conosce bene l’adolescente invece è sicuro che l’iniziativa sia del ragazzino attaccato in maniera morbosa al genitore. Ma il suo disperato tentativo è stato inutile.
Aveva sgozzato la moglie nel 2009, in appello ridotta la pena (Catania Today – 31 gennaio 2009)
La Corte d’appello di Catania ha ridotto la pena a Giuseppe Castro l’uomo che la sera del 30 maggio 2009 sgozzò la moglie: Era geloso dei contatti della donna sulle chat line
La Corte d’appello di Catania ha ridotto la pena a Giuseppe Castro l’uomo che la sera del 30 maggio 2009 sgozzò la moglie. La Corte ha parzialmente accolto i motivi di appello del difensore di Giuseppe Castro, 38 anni, l’uxoricida che aveva subito confessato. L’avvocato Gaetano Giunta ha sostenuto che non era sussistente l’aggravante dei futili motivi e la Corte, accogliendo la richiesta ha rideterminato la pena. In primo grado Castro era stato condannato a 30 anni con il rito abbreviato.
Al processo si sono costituiti parte civile la madre della vittima, che viveva con la coppia ed il curatore speciale dei tre figli minorenni. L’omicidio di Maria Pia Castro, 41 anni, figlia di un imprenditore edile catanese, aveva destato grande scalpore. Il marito l’aveva sgozzata con un taglierino mentre lei era seduta al Pc, quindi, aveva infierito sul corpo senza vita. La sua frequentazione di alcune chatline e soprattutto il tempo che la donna trascorreva a conversare con altri uomini, era da qualche tempo motivo di liti continue tra i coniugi.
Inizialmente il figlio maggiore, all’epoca quindicenne, si era assunto la responsabilità dell’omicidio della madre, ma stretto dagli inquirenti aveva poi raccontato la verità, spiegando di avere deciso di essersi autoaccusato per evitare che i fratellini più piccoli rimanessero oltre che senza madre, anche senza padre. Castro era stato arrestato poche ore dopo.