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Lucia Manca, 52 anni, bancaria. Soffocata dal marito che poi nasconde il cadavere sotto un cavalcavia

Marcon (Venezia), 6 Luglio 2011


Titoli & Articoli

La cercano da una settimana, di lei si è occupata anche la trasmissione «Cli l’ha visto». È un giallo la scomparsa a Marcon, provincia di Venezia, di Assunta Maria Lucia Manca, 53 anni, impiegata di banca nativa di Martis ma residente nella penisola dove vivono anche i suoi familiari. Assunta Manca è sparita il 7 luglio subito dopo essere uscita di casa per andare a lavorare nella filiale della Antonveneta di Preganziol, provincia di Treviso. Per la donna si trattava di un giorno particolare, perché era il primo di lavoro nella nuova sede.
Assunta Maria Lucia Manca era stata trasferita dalla sede centrale per motivi che non sono stati chiariti, ma pare non avesse accettato bene il trasferimento.  A dare l’allarme è stato il marito Renzo Dekleva. Giovedì l’impiegata è uscita da casa alle 7.30 per recarsi, con i mezzi pubblici nel nuovo posto di lavoro dove però non è mai arrivata.  Dal quel giorno, lo stesso in cui il marito ha denunciato la scomparsa ai carabinieri di Marcon, è stato attivato il piano nazionale ricerca persone scomparse. I dintorni di Marcon sono stati passati al setaccio. Gli accertamenti sono stati estesi anche a Martis, dove la donna tornava quando veniva in vacanza in Sardegna. Ma non pare che l’impiegata sia rientrata nell’isola. La donna non ha neppure mai più usato il cellulare o il bancomat. Un enigma che i carabinieri sperano si risolva con il ritorno a casa della impiegata.

 

 

Bancaria scomparsa. L’amica del cuore rivela: «Lucia era sconvolta dalla gelosia» (il Gazzettino – 12 ottobre 2011)
“Lucia Manca ci telefonò per sapere se il marito era qui e con chi. Sono certa che fossero i primi di giugno” Teresa. la proprietaria dell’Osteria alla Pasina di Dosson, ristorante a due passi da Treviso. Già intervistata da «Chi l’ha visto?», la signora Teresa non aveva però saputo dire quando Lucia Manca avesse telefonato al ristorante. «Ora ricordo chiaramente che era giugno – spiega Teresa – perché il marito della signora Manca era seduto fuori in compagnia di quattro suoi colleghi. E noi i tavolini fuori li abbiamo messi proprio a partire da giugno».
Una telefonata può voler dire niente. Eppure Lucia si accontentò di sapere che il marito era lì e che era con dei colleghi. Non se lo fece passare, disse grazie e poi riattaccò. Il fatto che l’abbia fatta ai primi di giugno, invece, forse aggiunge qualcosa. Aggiunge qualcosa a quanto detto da chi la conosceva bene: Lucia da giugno non era più la stessa, era un sole spento. Non da aprile o prima, ma da giugno.
Ora che è venuta a galla la doppia vita «sentimentale» del marito di Lucia – che è attualmente parte lesa nell’inchiesta per sequestro di persona a carico di ignoti – è verosimile immaginare che la bancaria di Marcon avesse sentito «puzza di bruciato» nei giorni a cavallo tra maggio e giugno. Una conferma indiretta la fornisce anche un’amica molto intima di Lucia Manca. Nel giallo di Marcon non ci è mai voluta entrare e non si è ancora presentata agli inquirenti. Da qualche anno, lei e la bancaria di Marcon passavano moltissimo tempo insieme.
Un’amica speciale, che però vuole restare nell’ombra. La chiameremo Giulia, rispettando la sua richiesta di riservatezza. A Giulia, Lucia non aveva detto niente. Niente di quello che forse sospettava. Eppure Giulia si era accorta che qualcosa proprio non andava. Ma che il marito di Lucia avesse un’amante, di certo non se l’aspettava e saperlo l’ha sconvolta.
Anche lei però conferma: il «cambiamento» di Lucia era cominciato verso fine maggio. Sempre più tesa, sempre più taciturna e pensierosa. Ma la riservatezza della bancaria di Marcon era proverbiale, quindi, Giulia non si stupisce che Lucia non le avesse detto niente. Solo di una cosa si dice sicura: se Lucia avesse voluto mollare tutto, l’avrebbe detto alla famiglia che abita a Milano, alla quale era legatissima. E di un’altra cosa è certa: Lucia non aveva un’altra persona nella sua vita.
«Lucia non era proprio il tipo, quando ci raccontava del marito le brillavano gli occhi. Era innamoratissima e diceva che non aveva motivo di esser gelosa di lui», racconta Giulietta, estetista del centro Etherea di Marcon. Sia chiaro, non è possibile sapere se, poco prima della sua scomparsa, Lucia Manca fosse cambiata proprio per aver saputo della relazione clandestina del marito. Ma chi conosceva bene la bancaria di Marcon propende proprio per quest’ipotesi.
A quanto pare, non è possibile neppure confermare al 100% che Renzo e Lucia abbiano litigato in maniera concitata la sera del 6 luglio, giorno prima della scomparsa della donna. Un vicino di casa ha da poco rivelato di aver sentito i due discutere, ma, contattati uno a uno, tutti gli altri condòmini dicono: non abbiamo sentito niente. «Non abbiamo sentito urla o altro – conferma la famiglia Rosso-Vannucci – e confermo che la famiglia della signora Manca è sempre stata molto tranquilla e riservata. Nelle famiglie è normale ogni tanto alzare la voce. E loro erano una famiglia normale».

 

E’ di Lucia Manca il cadavere trovato nel Vicentino (il Mattino di Padova – 3 novembre 2011)
Svolta nelle indagini sulla scomparsa della bancaria di Marcon che lavorava a Preganziol: il corpo trovato qualche settimana fa a Cogollo del Cengio è quello di Lucia Manca. Lo conferma l’analisi del dna dei Ris
E’ di Lucia Manca, la bancaria scomparsa dei casa alcuni mesi fa a Marcon, il cadavere ritrovato a Cogollo del Cengio, nel Vicentino. La conferma è arrivata dai carabinieri del Ris di Parma che hanno comparato un reperto biologico del corpo rinvenuto nel vicentino con un oggetto appartenuto alla bancaria. Gli investigatori hanno già informato i familiari di Lucia Manca, di cui non si avevano più notizie dal 7 luglio scorso e la cui vicenda è da tempo al centro delle cronache.
Le analisi del Ris sono state rese particolarmente complicate dal fatto che i resti del corpo ritrovato nel vicentino non hanno consentito di fare una ricerca del profilo del Dna su parti di epidermide o elementi biologici. Si è così dovuto procedere all’analisi delle strutture ossee del cadavere, comparando poi il risultato con un reparto appartenente alla bancaria.  Nell’arco della giornata, secondo quanto si è appreso, è prevista una riunione in procura a Venezia per fare il punto delle indagini e stabilire le eventuali competenze tra la procura di Venezia – che aveva aperto un fascicolo sulla scomparsa di Lucia Manca, denunciata dal marito Renzo Deklava – e quella di Vicenza, che aveva aperto un’inchiesta in relazione al ritrovamento del corpo ancora sconosciuto a Cogollo del Cengio.

Il delitto di Lucia/ È morta il giorno della scomparsa, la verità nei telefonini (il Gazzettino – 10 novembre 2011)
Due cellulari al centro del giallo di Marcon: quello di Lucia Manca, la bancaria scomparsa il 7 luglio ritrovata cadavere il 6 ottobre sotto un viadotto a Cogollo del Cengio nel Vicentino, e quello del marito Renzo Dekleva, l’ultimo ad averla vista la sera precedente la sua presunta sparizione. E dall’analisi dei tabulati dei rispettivi telefonini che i carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Francesca Crupi, stanno tentando di delineare lo sfondo di quello che appare sempre più un omicidio in piena regola.
Anche se il fascicolo d’inchiesta, riunito appena qualche giorno fa in laguna dopo la trasmissione integrale degli atti da parte della Procura di Vicenza, ruota ancora attorno al reato di sequestro di persona a carico di ignoti e e di occultamento di cadavere. Dall’analisi dei suoi resti, in avanzato stato di decomposizione, il medici legale e l’entomologo forense dovranno cercare di stabilire la causa del decesso. Il cellulare di Lucia, come verbalizzato anche nella denuncia presentata al comandante della stazione di Marcon, risulta spento fin dalle sette del mattino, quando un’amica prova a contattarla. Lucia lo avrebbe usato per l’ultima volta la sera precedente: lo spegne lei o il suo assassino? Ed è sempre quest’ultimo, sbadatamente o volutamente, a farlo squillare due giorni dopo, il tempo necessario per agganciare una cella del centro di Marcon, prima di disfarsene?
Il cellulare di Renzo invece potrà confermare o meno la veridicità del resoconto fornito dall’uomo in merito agli spostamenti effettuati fra il 6 e il 7 luglio, quando dichiarò che una volta salutata la moglie, dopo cena, si recò a Treviso per incontrarsi con l’amante, bere qualcosa in un locale del centro, e rientrare poco dopo mezzanotte quando Lucia già dormiva. Dagli elementi a disposizione degli investigatori, l’ipotesi più verosimile e che la cinquantaduenne possa essere morta già lo stesso giovedì di piena estate in cui le sue tracce si perdono. E ieri sera “Chi l’ha visto?” è tornato a occuparsi del caso.

E’ trascorso un anno, Lucia Manca ancora senza funerale (la Nuova Venezia – 6 luglio 2012)
Scomparsa da Marcon nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2011, ritrovata cadavere in ottobre nel Vicentino. Il marito è in carcere, ma per la difesa la donna non è morta soffocata
Un anno dalla scomparsa, nove mesi dal ritrovamento dei suoi resti ma per Lucia Manca non c’è stato ancora un funerale. Non c’è ancora il nulla osta della magistratura. Non c’è pace per la bancaria di Marcon morta ammazzata a 52 anni, esattamente un anno fa. Per la sua morte, che secondo il pm veneziano Francesca Crupi è avvenuta per soffocamento la sera stessa della scomparsa, è stato arrestato Renzo Dekleva, 55 anni, il marito.
Tra dieci giorni, davanti al gip di Venezia Michele Medici, ci sarà l’udienza dell’incidente probatorio sulla perizia chiesta dalla difesa dell’uomo che cercherà di dimostrare che Lucia Manca non è morta soffocata e quindi non si può accusare il marito di omicidio. Un’impresa non facile anche perché l’uomo durante i mesi di indagini ha raccontato un mare di bugie ai carabinieri che si stavano occupando del caso. Fin da quando il 7 luglio dello scorso anno ne ha denunciato la scomparsa. Un mese fa l’ultima perquisizione nell’abitazione della coppia in via Guardi. Gli investigatori dell’Arma, presenti i legali di Dekleva, hanno cercato nuovi documenti. In particolare documenti relativi al fatto che lui si spacciava come medico quando non lo è mai stato. Una delle tante bugie raccontate dall’uomo che lavorava come informatore scientifico.
Secondo i carabinieri della compagnia di Mestre e del Nucleo investigativo Renzo Dekleva è l’assassino. Un assassino che ha ucciso la moglie dopo un litigio e che poi ha raccontato un sacco di menzogne per crearsi un alibi a chi gli stava vicino e agli stessi investigatori che cercavano quella donna sparita, secondo lui il 7 luglio 2011 ma che lui aveva ucciso, secondo l’accusa, la sera prima
Il pomeriggio del 6 luglio l’uomo va a prendere al lavoro la moglie Lucia.
Lei lavora alla filiale dell’Antonveneta di Preganziol. Da quando la donna ha iniziato a lavorare lì l’uomo tutti i giorni la porta e la va a prendere. Prima Lucia era impiegata in un’altra filiale a Treviso che raggiungeva con i mezzi pubblici. Quel pomeriggio i due rientrano a casa verso le 18. Litigano subito ma nessuno sente o vede nulla. Litigano, secondo i carabinieri, per una questione di denaro che lei aveva spostato dal conto corrente comune col timore che lui usasse il denaro per andarsene con l’amante che da tempo ha. Tra le altre cose lei in alcune circostanze lo ha minacciato di rendere pubblico il fatto che non è medico nonostante lui si spacciasse per tale. C’è più di un movente per spingere Dekleva a uccidere.
Quella sera poi Renzo Dekleva quindi viene visto uscire dall’abitazione e rientrare poco dopo con pizze da asporto. Secondo gli investigatori i due ricominciano a litigare e Dekleva uccide la moglie soffocandola. Non è chiaro con che cosa. Quindi corre, trafelato, dall’amante a Treviso dalla quale arriva in ritardo rispetto all’appuntamento che si erano dati. Rientra a casa prima dell’una di notte. Parcheggia l’auto in cortile, sale in casa, prende il cadavere della moglie e lo porta giù. Lo sistema nel bagagliaio della vettura. È in questo momento che alcune tracce di saliva sua e della moglie finiscono sul montante dello stesso bagagliaio. Da queste tracce i carabinieri del Ris ricaveranno il Dna dei due. Parte alla volta di Cogollo del Cengio. Durante il viaggio il suo smartphone aggancia la cella posta all’altezza di Rubano (Padova) che copre un’area che si spinge fino all’inizio della provincia di Vicenza. Quindi arrivato a Cogollo del Cengio scende lungo l’Astico e raggiunge un’area golenale sotto il viadotto di Sant’Agata. Qui prende dal baule il cadavere della moglie e lo adagia in mezzo agli arbusti: sarà ritrovato il 7 ottobre scorso. Per nascondere maggiormente il corpo prende dei rami e delle foglie che recupera in un vicino cassone per gli scarti della pulitura delle aree verdi.
Riparte verso casa. È ancora lo smartphone a tradirlo. Infatti all’alba l’apparecchio cellulare aggancia una cella di Marcon. L’indomani l’uomo aspetta che dal lavoro della moglie lo chiamino per segnalare che Lucia non si è presentata. Quindi denuncia la scomparsa. Da quel momento comincia a depistare e a inquinare i racconti delle persone che vengono interrogate dai carabinieri. Chiede anche all’amante di mentire. Continua a lavorare tranquillamente e a mischiare le carte, cercando di far dire falsità a parenti e amici. Ma non tutti cadono nella sua rete e alla fine le sue falsità emergono. La stessa amante lo smentisce più volte, sia quando viene interrogata dai carabinieri ma pure quando viene intercettata al telefono o in auto con lui. (di Carlo Mion)

L’ex compagna attacca Renzo Dekleva “Per me è lui che ha soffocato Lucia” (Venezia Today – 8 luglio 2012)
In un’intervista a La Nuova Venezia Cristina, la 48enne trevigiana che era convinta di avere una relazione con un uomo libero lancia il suo atto d’accusa: “Gliel’ho gridato in faccia più volte”
“Secondo me è colpevole. E gliel’ho gridato in faccia più volte. Non so se sia stato un incidente, un raptus o un gesto meditato. Ma ripeto: con la morte della moglie lui c’entra nessun dubbio”. Sono parole di fuoco quelle di Cristina, l’ex compagna di Renzo Dekleva suo malgrado diventata una delle “protagoniste” del mistero sull’omicidio di Lucia Manca. Intervistata da Nicola Endimioni per La Nuova Venezia, la donna ripercorre la sua storia con quell’uomo “pirotecnico e camaleontico, capace di essere l’uomo più romantico della terra, come il più gran ‘ballista’ del mondo“, spiega Cristina.
Il senso di colpa è ancora presente. Forte, intenso. Perché la lunga catena di eventi che ha portato alla morte della bancaria di Marcon avrebbe potuto essere spezzata, secondo Cristina, in un unico momento cruciale: la telefonata di Lucia Manca al cellulare della 48enne trevigiana. “L’audio era disturbato. Ho capito soltanto le parole “marito” e “Renzo”. Poi è caduta la linea. Era di domenica, dopo mezzogiorno – racconta la donna – La chiamata arrivava da utenza privata. Sono stata tentata di andare a Marcon per capire. Poi ho rinunciato. Se lo avessi fatto avrei scoperto tutto, magari si sarebbe scatenato un putiferio, ma forse Lucia sarebbe ancora viva”.
“Rivali” inconsapevoli in quel tempo, ora vittime l’una e l’altra, secondo Cristina, dello stesso uomo. Se io e lei ci fossimo parlate – continua la 48enne intervistata da La Nuova Venezia – lo avremmo distrutto. Invece è stato lui a distruggere noi, con Lucia che ci ha rimesso pure la vita”. D’altronde Cristina era convinta di essere l’unica compagna di Renzo Dekleva. Di vivere una storia d’amore importante con un uomo “libero” e con l’ex moglie che viveva a Milano. Non era così. E la donna l’ha scoperto nel modo peggiore. “Mi chiedo spesso dove posso aver sbagliato”, spiega.
Intanto il 17 luglio costituirà una data forse fondamentale in tutta la vicenda. Quel martedì, infatti, si discuterà l’esito della perizia chiesta dal gip sulla causa della morte di Lucia Manca. In quella sede potrebbe essere confermato che la donna sia effettivamente deceduta per soffocamento. In caso contrario, però, tutto potrebbe tornare in discussione.


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