Lidia Nusdorfi, 35 anni, mamma. Accoltellata dall’ex già denunciato per maltrattamenti
Mozzate (Como), 1 Marzo 2014
Titoli & Articoli
Il giallo della donna uccisa in stazione. Al vaglio le immagini delle telecamere (Corriere della Sera – 2 marzo 2014)
Lidia Nusdorfi, la vittima, aveva un appuntamento con il suo assassino, L’arma del delitto non è ancora stata trovata
Aveva un appuntamento, probabilmente con quello che si è poi trasformato nel suo assassino, la donna di 35 anni uccisa sabato sera nel sottopasso della stazione di Mozzate. Due le ferite mortali, una alla gola e una al torace, provocate quasi certamente da un coltello. I carabinieri della compagnia di Cantù, che indagano sull’omicidio di Lidia Nusdorfi, residente a Rimini ma da qualche mese ospite di parenti a Mozzate, analizzando le ultime ore di vita della donna e il traffico telefonico hanno accertato che la 35enne aveva un appuntamento proprio in stazione.
APPUNTAMENTO — Probabilmente dunque è arrivata lì con la sua auto per incontrare qualcuno e non si trovava nel piccolo scalo di Ferrovie Nord perché scesa da un treno, come sembrava inizialmente. La donna aveva lasciato Rimini al termine di una lunga convivenza con un uomo. Sulla riviera romagnola aveva lasciato i due figli di 5 e 11 anni e si era trasferita temporaneamente a Mozzate. Nell’ultimo periodo non aveva un’occupazione e sembra stesse cercando lavoro nella zona della nuova residenza. Sabato sera è uscita di casa perché aveva un appuntamento. L’uomo con il quale si è incontrata però l’ha aggredita, colpendola ripetutamente, probabilmente con un coltello, anche se l’arma non è ancora stata ritrovata. Due le ferite più profonde, a causa delle quali Lidia Nusdorfi è morta dissanguata nonostante i soccorsi siano stati rapidi. La donna è stata aggredita attorno alle 19.30 e il 118, allertato dal personale della stazione, è intervenuto in pochi minuti. I tentativi di rianimare la 35enne sono stati però purtroppo vani. I carabinieri della compagnia di Cantù, ai quali sono affidate le indagini, coordinate dal sostituto procuratore di Como Simone Pizzotti, stanno ricostruendo gli ultimi mesi di vita della donna e le sue relazioni più recenti, convinti di poter individuare tra le persone frequentate da Lidia il suo assassino. (di Anna Campaniello)
Omicidio in stazione a Mozzate: si cerca nei filmati di sicurezza (Milano Today – 2 marzo 2014)
La donna, nata a Garbagnate Milanese, sarebbe stata uccisa da qualcuno che la conosceva bene
Si stanno esaminando le riprese delle telecamere della stazione di Mozzate (Como), e non solo. Nulla viene lasciato al caso per cercare di individuare l’assassino di Lidia Nusdorfi, 35 anni, la donna nata a Garbagnate Milanese e uccisa a coltellate sabato sera nel sottopassaggio della stazione ferroviaria, lungo la linea Trenord Saronno-Varese. Nata in provincia di Milano, aveva vissuto a lungo a Rimini. Disoccupata, era tornata da qualche mese in Lombardia a Mozzate, dove era ospite di parenti.
I carabinieri sono alla ricerca di un uomo, abbastanza giovane, che avrebbe atteso la donna nel sottopassaggio e poi l’ha poi aggredita alle spalle, colpendola con almeno due fendenti mortali. Due giovani egiziani che aspettavano il treno hanno sentito le urla e sono andati verso il sottopassaggio, uno di loro ha notato un uomo, giovane, all’apparenza italiano, che si stava allontanando dalla stazione sotto la pioggia, con l’ombrello aperto. Nonostante i soccorsi la donna è morta dissanguata.
Donna uccisa in stazione, ex compagno confessa: due fermi (il Resto del Carlino – 3 marzo 2014)
Il caso dell’omicidio di Mozzate (Como) è a una svolta. Il fornaio albanese Dritan Demiraj, 29 anni, ha confessato di aver ammazzato l’ex compagna Lidia Nusdorfi, la 35enne riminese uccisa a coltellate nel sottopassaggio della stazione ferroviaria, lungo la linea Saronno-Varese. I carabinieri di Rimini, a supporto dei colleghi di Como, lo hanno fermato per omicidio dopo ore di interrogatorio. Fermato per favoreggiamento il datore di lavoro, titolare del forno riminese, che avrebbe, forse solo per solidarietà senza la piena consapevolezza dell’accaduto, fornito un alibi all’albanese. Demiraj era stato sentito ieri nella caserma dei carabinieri di Rimini. E proprio nell’interrogatorio sono emerse le contraddizioni tra le dichiarazioni dell’albanese e quelle del datore di lavoro, soprattutto sugli orari di sabato notte. Quindi è arrivata la confessione.
L’uomo, che vive a Rimini con i due figli, uno avuto dall’ex compagna, si sarebbe mosso in auto alla volta di Mozzate e poi sarebbe tornato in Romagna. Ai militari ha raccontato della relazione finita sei mesi fa con Lidia Nusdorfi: “Mi ha tradito con mio cugino“. Un nuovo amore per la 35enne con un ragazzo poco più che ventenne, che avrebbe scatenato la gelosia dell’ex.
Nata in provincia di Milano, a Garbagnate Milanese, Lidia Nusdorfi si era trasferita e poi aveva vissuto a lungo a Rimini. Disoccupata, era tornata da qualche mese in Lombardia a Mozzate, dove era ospite di parenti. Sabato sera stava tornando verso casa: era scesa dal treno e si stava dirigendo verso il parcheggio dietro la stazione quando è stata aggredita.
Una riminese di 36 anni, attuale convivente di Dritan Demiraj, e’ stata denunciata dai carabinieri di Rimini per favoreggiamento, per aver aiutato negli spostamenti il fornaio albanese che ha confessato ai carabinieri l’omicidio dell’ex convivente.
Nelle indagini e’ emersa una denuncia per maltrattamenti in famiglia che la vittima aveva presentata nel 2010 nei confronti di Demiraj. La relazione tra il fornaio e la donna, madre di due figli piccoli, non era stata semplice fin dall’inizio, tanto che gia’ allora Lidia si era detta vittima di soprusi tra le mura domestiche. La denuncia aveva prodotto un procedimento penale a carico dell’albanese, fino alla richiesta da parte dell’autorita’ giudiziaria di una condanna a otto mesi. Nel 2013 le accuse erano state archiviate perche’ la donna, che non aveva mai smesso di vivere sotto lo stesso tetto del suo assassino, aveva ritirato la denuncia.
Demiraj e’ a disposizione dell’autorita’ giudiziaria per l’interrogatorio di convalida, cosi’ come il datore di lavoro che in un primo momento aveva fornito un alibi all’assassino reo confesso. Dopo ore di interrogatorio, pressati dai militari di Como e di Rimini,i due uomini si sono contraddetti, e mentre l’albanese confessava il delitto, provocato da un presunto tradimento della donna, il riminese ammetteva di aver voluto favorire il dipendente impietosito dal futuro dei due bimbi di Lidia accuditi da Demiraj e per la sorte dei quali ora i carabinieri hanno interessato i servizi sociali.
Si è anche venuto a sapere che l’albanese avrebbe chiesto ad un amico di chiamare la donna e fissare un appuntamento. I carabinieri stanno cercando di identificare l’autore della telefonata a Lidia Nusdorfi. Il conoscente, probabilmente residente al nord, si sarebbe fatto convincere ad intercedere per ottenere un appuntamento in stazione con la donna.
Omicidio Mozzate: killer confessa di avere ucciso anche nuovo compagno della ex (Milano Today – 24 aprile 2014)
Risolto il giallo della scomparsa di Silvio Mannina negli stessi giorni dell’accoltellamento di Lidia Nusdorfi
Il killer di Mozzate, accusato di avere ucciso a coltellate Lidia Nusdorfi, la sua ex fidanzata, ha confessato anche l’omicidio del nuovo compagno di lei, Silvio Mannina, scomparso nel nulla negli stessi giorni. La confessione è arrivata mercoledì 23 aprile, mentre veniva interrogato in carcere. Dritan Demiraj, 29 anni di origine albanese, il primo marzo ha ucciso Lidia nel sottopasso della stazione di Mozzate, paese in cui la donna era andata a vivere da qualche mese. Per compiere l’omicidio era arrivato nel Comasco da Rimini, accompagnato dalla sua nuova compagna, Monica Sanchi, che ha sempre detto di non sapere come mai Dritan dovesse recarsi a Mozzate. E’ probabile che Lidia pensasse di dover incontrare Silvio Mannina: che però era già stato ucciso – stando alla confessione – sempre da Dritan il giorno precedente, a Rimini. Dritan avrebbe indicato agli inquirenti anche il luogo in cui avrebbe abbandonato il suo cadavere: una cava a Sant’Arcangelo di Romagna.