Katia Riva, 39 anni, mamma. Uccisa a coltellate dal marito
Cabras (Oristano), 10 Luglio 2011
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Renzo Brundu, pescatore di 50 anni, ha ucciso la moglie (Katia Riva, 39 anni) ieri mattina a Cabras. La donna, madre di due bimbi, è stata colpita con un coltello da cucina.
Dopo le prime coltellate inferte con un coltello da cucina davanti al portone di casa, Katia Riva, 39 anni, ha tentato disperatamente di difendersi, ma il suo compagno Renzo Brundu, pescatore di 50 anni, l’ha trascinata oltre il portone e ha continuato a colpirla. Lei è morta quasi subito, prima comunque che arrivasse qualcuno a soccorrerla. Lui ha chiamato i familiari perché venissero a prendersi i bambini, uno di due anni, l’altro di sei mesi, e poi ha aspettato che arrivasse la Polizia a prenderlo e si è lasciato portar via senza opporre alcuna resistenza. In base alle prime indagini della Squadra Mobile di Oristano si tratterebbe di un omicidio d’impeto maturato nel corso di un litigio.
A Cabras, dove abitavano, l’assassino lo conoscevano in molti come una persona tranquilla che non aveva mai dato fastidio a nessuno. La vittima, originaria della provincia di Bergamo, era invece quasi una sconosciuta anche per i vicini di casa, che non conoscevano neanche il suo nome.
Il dramma è scoppiato pochi minuti dopo le 11, davanti al numero 27 di via Regina Margherita. Secondo le prime ammissioni fatte da Brundu, l’omicidio è avvenuto a seguito di una lite che era cominciata già nella prima mattinata. Gli inquirenti mantengono però il più assoluto riserbo sui motivi della lite. Il fatto non ha avuto testimoni, anche perché a quell’ora e data la giornata festiva, la via era mezzo deserta. Qualcuno pare abbia sentito delle urla, ma non si sarebbe comunque reso conto di cosa stesse succedendo realmente. Subito dopo l’allarme sul luogo dell’omicidio è intervenuto anche un equipaggio del 118 che però non ha potuto fare altro che constatare la morte di Katia Riva, mentre la Scientifica e il medico legale Roberto Demontis hanno svolto i rilievi e un primo esame del cadavere in attesa dell’autopsia disposta dal magistrato.
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In memoria di
La Nuova Sardegna – 15 giugno 2012
Chi era Katia Riva? E chi era Renzo Brundu sino al momento della tragedia? La seconda udienza per l’omicidio, avvenuto a Cabras il 10 luglio di un anno fa, serve per capire in quale ambito familiare avvenne il feroce delitto. Chiamati a deporre dal pubblico ministero, Rossella Spano, sfilano davanti alla Corte d’assise di Cagliari, presieduta dal giudice Claudio Gatti (a latere Ermengarda Ferrarese), numerosi familiari di Renzo Brundu, il pescatore di 51 anni reo confesso dell’assassinio della moglie al termine di una furiosa lite familiare che non diede scampo alla compagna.
Prima dei familiari di Renzo Brundu, parla però il medico legale Roberto Demontis, che nel freddo linguaggio scientifico spiega che furono tre le coltellate inferte. Una colpì Katia Riva al torace. Gli altri due fendenti, quelli mortali, arrivarono al collo. Più toccanti e poco fluide per via della forte emozione sono state le deposizioni dei familiari di Renzo Brundu, che li ha ascoltati in silenzio. A parlare è stata la sorella Maria Antonietta, che però non aveva grandi rapporti con la famiglia Brundu-Riva, seguita poi da Pietro Brundu, fratello di Renzo, dalla moglie Beatrice Chergia e dalla loro figlia Paola. Rispondendo alle domande del pubblico ministero, degli avvocati di parte civile Pier Luigi Concas, Maria Irene Dore e Federico Ibba e dell’avvocato difensore Cristina Puddu, i familiari dell’imputato descrivono un quadro familiare non certo idilliaco. È quanto già si sapeva, ma in aula quelle parole hanno un effetto ben diverso. Tutti spiegano che i rapporti erano tesi e che spesso il carattere un po’ ruvido di Katia Riva, che quando fu uccisa aveva quarant’anni, metteva in difficoltà i parenti.
E Renzo Brundu? Secondo le loro parole sarebbe stato lì a tentare sempre di smorzare i toni, di fare in modo che tutto andasse per il verso giusto. La famiglia non aveva problemi economici, né c’erano diversivi tipo l’alcol che potevano in qualche modo turbare la tranquillità domestica. E allora è proprio sullo scontro tra caratteri che si è concentrata l’attenzione di tutti in udienza. Un esempio: i vicini di casa hanno raccontato di aver sentito Katia Riva urlare per strada qualche minuto prima che il compagno la finisse. Sbraitava e portava con sé un passeggino vuoto, ma nessuno ha davvero capito con chi si lamentasse e cosa sarebbe accaduto subito dopo in via Regina Margherita. La prossima udienza è fissata per il 20 giugno con nuovi testimoni del pubblico ministero che sfileranno di fronte alla corte d’assise.