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Anna Costanzo, 50 anni, truccatrice e costumista teatrale. Picchiata, strangolata, imbavagliata e annegata nella vasca da bagno dall’ex fidanzato che poi tenta di sviare le indagini

Bari, 10 luglio 2009

Lo aveva denunciato più volte per stalking, ma a quanto pare non serve a niente. Lui, Alessandro Angelillo, si è intrufolato nella casa di Anna prima che lei rientrasse, ha manomesso il computer e il profilo facebook preparando un depistaggio.

Quando lei è rincasata l’ha colpita con un pugno e l’ha imbavagliata con lo scotch, l’ha strangolata e, pensando che fosse morta, l’ha annegata nella vasca da bagno. Poi se n’é andato portando via con sé il notebook e il cellulare della donna, che alle 3 della notte squilla …

Alessandro Angelillo , 35 anni, commerciante. Ha finto come un attore al momento del ritrovamento e ha dichiarato avrebbe dato la sua stessa vita per far tornare in vita lei. Condannato a 30 anni con rito abbreviato, ridotti a 16 dalla Corte d’Assise d’Appello: “”E’ un’autorizzazione a commettere violenza contro le donne” dicono i parenti e gli amici di Anna.

Titoli & Articoli

Repubblica

“Ho ucciso io Anna Costanzo” ridotta la pena all’ex fidanzato – In appello i 30 anni di reclusione per Alessandro Angelillo sono stati ridotti a 16: esclusa l’aggravante della crudeltà. La famiglia della vittima: “E’ un’autorizzazione a commettere violenza contro le donne”. La procura medita il ricorso

Sono amareggiato e dispiaciuto per quello che ho commesso”. Ha detto così Alessandro Angelillo prima che la corte d’assise d’appello si riunisse per la sentenza di secondo grado sull’omicidio Costanzo. “Se potessi darei la mia stessa  vita per far tornare in vita la Costanzo”. L’ex fidanzato della costumista del Petruzzelli per la prima volta ha preso la parola per assumersi la responsabilità dell’omicidio. Lo ha fatto prima che si riunisse la corte d’appello per la sentenza in secondo grado. Nel processo di I grado, con il rito abbreviato, Angelillo era stato condannato a 30 anni di reclusione. Questa mattina la pena è stata ridotta a 16 anni.

I giudici in appello non hanno riconosciuto l’aggravante della crudeltà. Una scleta che ha provocato l’indignazione della famiglia della vittima. “Siamo amareggiati e  delusi dalla giustizia italiana: questa sentenza è un’autorizzazione as commettere atti di violenza contro le donne” hanno commentato Francesco e Michele Costanzo, difesi dall’avvocato Giovanni Signorile. La corte d’assise d’appello ha escluso l’aggravante della crudeltà condannando Angelillo a 16 anni per il brutale delitto e 6 mesi per il furto del computer  di Anna, che lui portò via da casa la sera dell’omicidio nel tentativo di depistare le indagini. La procura generale, dopo aver esaminato le carte, si riserva di presentare ricorso in Cassazione.

di Mara Chiarelli

Go- Bari

Pena dimezzata all’assassino di Anna Costanzo: “E’ una sentenza che legittima la violenza” – La sentenza pronunciata ieri nell’aula del Tribunale di via Nazariantz che ha visto la riduzione della pena da 30 a 16 anni all’assassino di Anna Costanzo, ha fatto discutere e non poco. E in effetti, questa è una sentenza che fa pensare. Ricostruiamo la vicenda. La notte tra il 10 e l’11 luglio Alessandro Angelillo, 35 anni, accecato dalla rabbia nei confronti della sua ex, entra in casa sua, nel rione San Girolamo, prima che la vittima rincasasse. Quando Anna rincasa vede l’assassino e ha con lui un litigio. Viene aggredita e colpita al volto, strangolata, imbavagliata, trascinata in bagno e lasciata nella vasca. Subito dopo l’assassino prova a depistare le indagini. Entra nel profilo di Facebook di Anna e pubblica un messaggio nel quale scrive che la donna aspetta a casa tre uomini conosciuti poco tempo prima. Sul letto della vittima mette tre preservativi e abbassa alla donna pantaloni e slip. Poco dopo, esce dall’appartamento portandosi dietro il notebook e il cellulare della vittima. Questo il quadro che aveva convinto i giudici a condannare in primo grado Angelillo a 30 anni di carcere. Ieri – in secondo grado – invece la pena è stata dimezzata. I giudici in appello non hanno riconosciuto l’aggravante della crudeltà condannandolo a 16 anni per il brutale delitto e 6 mesi per il furto del computer di Anna. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni. “Mi riserbo di leggerle” – ha detto il presidente di Giraffa onlus (associazione che lavora contro la violenza sulle donne), Maria Pia Vigilante. “Resta comunque una sentenza che scoraggia tutte quelle donne che vogliono denunciare una violenza e che spesso non hanno il coraggio di farlo”.

La cronaca lo racconta: la mattanza contro le donne soprattutto entro le mura domestiche cresce. I numeri parlano chiaro: la violenza uccide più della mafia. Eppure il dato viene spesso ignorato. Come vengono sottovalutate le denuncie di stalking che giacciono sulle scrivanie delle questure e delle caserme per mesi. “Il problema è che certe denunce – ha sottolineato la Vigilante – dovrebbero avere una corsia preferenziale. E invece passano mesi sino a quando non si interviene contro lo stalking. E a volte può essere troppo tardi”.

Anna Costanzo aveva infatti denunciato più volte il suo ex per stalking.Queste denunce vengono spesso sottovalutate. Se una donna denuncia un atto persecutorio da parte dell’ex marito o ex compagno ma si rende conto che non cambia nulla e che quell’uomo continua a perseguitarla, si sente sconfitta, frustata. Oggi le donne – rispetto al passatohanno il coraggio di denunciare ma se la normativa non viene applicata tempestivamente non serve.”

Anche sentenze come quelle di ieri – aggiunge chi scrive – sono una sconfitta.

Indubbiamente – conclude la Vigilante. Una sentenza che vede la pena dimezzata a un assassino, legittima azioni di violenza. Anna è stata indubbiamente sconfitta. E con lei tutte quelle donne che ogni giorno subiscono violenze fisiche a psichiche e che continuano a rimanere inascoltate”.

Corriere del Mezzogiorno

«L’annegò ma pensò di averla già uccisa» – Omicidio Costanzo, ecco le motivazioni – No all’aggravante della crudeltà, pena quasi dimezzata

L’aggravante della crudeltà per l’omicidio della truccatrice di scena del teatro Petruzzelli, Anna Costanzo, va esclusa perché l’ex fidanzato ed assassino, quando l’ha uccisa annegandola nella vasca da bagno era erroneamente «convinto di averla già uccisa» previa manovra di strangolamento.

È scritto nelle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’assise d’appello di Bari, il 9 ottobre scorso, ha quasi dimezzato la condanna al 36enne Alessandro Angelillo: dai 30 anni inflitti al termine del processo di primo grado con rito abbreviato, a 16 anni e sei mesi. La sentenza (scritta dal presidente Raffaele Di Venosa, a latere Antonio Civita) ha suscitato vibrate proteste da parte della famiglia della vittima.

Il delitto fu compiuto nella notte tra il 10 e l’11 luglio 2009 nella casa di Costanzo, al rione san Girolamo di Bari. Secondo i giudici, l’annegamento fu un «maldestro tentativo di simulare una scena che facesse pensare ad un delitto a sfondo sessuale», essendo Angelillo convinto di aver già uccisa l’ex fidanzata dopo averla strangolata. «E se anche si era accorto che la donna era ancora viva – scrivono i giudici – l’annegamento altro non fu che il mezzo adoperato dall’imputato per cagionare la morte della vittima», e non il «quid pluris» richiesto dalla giurisprudenza per riconoscere l’aggravante della crudeltà. «A conclusione non diversa – argomentano i giudici – si perviene se si ipotizza che Angelillo, allorquando pose in essere la manovra di annegamento della vittima, era consapevole del fatto che quest’ultima era ancora in vita», poichè in questo caso l’annegamento «fu solo lo strumento con il quale Angelillo portò a compimento il suo proposito omicida». Un omicidio scatenato, secondo i giudici, «da un raptus emotivo, innescato dalla circostanza che la donna era rientrata a notte inoltrata nonchè dal fatto che l’imputato sospettava che la stessa avesse intrapreso altra relazione».

Nelle motivazioni la Corte ripercorre la «travagliata» vita sentimentale della vittima e la sua relazione con l’imputato. Anna Costanzo «non era semplicemente l’amante dell’imputato – scrivono i giudici – era la sua compagna, la consigliera, la persona a cui rivolgersi per chiedere aiuto psicologico. Il ruolo avuto dalla vittima nella vita dell’imputato era la chiave di lettura delle azioni e delle reazioni di Angelillo che temeva di essere abbandonato».

Angelillo è detenuto per l’omicidio dal 12 luglio 2009 e solo prima della sentenza del processo d’appello ha confessato il delitto con una «tardiva – concludono i giudici – dichiarazione di pentimento».

Mamme fan di Marco Carta

Ha avuto giustizia Anna Costanzo, … Il suo ex fidanzato … è stato infatti condannato … a 30 anni di reclusione … La condanna – venuta a conclusione di un processo con rito abbreviato – è stata superiore alla richiesta di pena fatta dal pm inquirente, che era stata di 27 anni e nove mesi di reclusione. L’uomo, ex compagno di Anna Costanzo, agì – secondo l’accusa – perchè la donna non intendeva riallacciare la relazione che aveva interrotto. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, la notte dell’omicidio Angelillo entrò in casa della vittima prima che la donna rincasasse e preparò un depistaggio: scrisse sulla bacheca di Anna, su Facebook, un messaggio in cui la donna annunciava di aspettare a casa tre uomini conosciuti quella sera, riempì d’acqua la vasca da bagno assicurando il tappo sul fondo con nastro da imballaggio e allestì la scena di un’orgia non consumata. Al rientro della donna nell’appartamento – secondo gli investigatori – Angelillo l’aggredì, la strangolò e infine la immerse nella vasca da bagno.

Repubblica

Assassinata la “truccatrice degli artisti” – In Questura l’ex fidanzato: è indagato … Quella stessa notte aveva scritto su Facebook: “Ho conosciuto tre tipi, verranno?”

Da testimone è diventato indagato l’ex fidanzato dell’estetista Anna Costanzo, uccisa l’altra notte nella sua abitazione. L’uomo, un commerciante di 35 anni con il quale la donna ha interrotto un mese fa la relazione, è stato per diverse ore negli uffici della Squadra Mobile. Nel corso dell’interrogatorio all’uomo è stato contestato l’omicidio volontario e indagato a piede libero: pochi minuti dopo è arrivato l’avvocato, Mario Russo Frattassi. Domani mattina ci sarà l’autopsia.

Anna è morta l’altra notte nel suo appartamento tra le 2 di notte e le 5 del mattino, nelle stesse ore in cui sul suo profilo di Facebook appariva la frase: “Appena tornata. Ho conosciuto 3 tipi… Ma verranno?”. Anna Costanzo aveva 50 anni, trascorsi tra il centro estetico lasciato in eredità da sua madre e i palcoscenici su cui aveva truccato attori e cantanti. Cinquant´anni passati attraverso due divorzi e la perdita di entrambi i genitori e chiusi nella notte tra venerdì e sabato da quel colpo alla nuca che l´ha uccisa.

A dare l´allarme ieri mattina sono state le dipendenti del centro “Estetica for you”, dove la aspettavano per iniziare la giornata di lavoro. Alle 11 però la donna non era ancora arrivata e il telefono del suo appartamento da single, al quinto piano di un palazzo nella periferia, squillava a vuoto. Un´impiegata ha avvertito uno dei due fratelli di Anna Costanzo, che si è precipitato a casa sua. La porta di ingresso era chiusa a chiave, la casa era in perfetto ordine se non fosse stato per una statuetta di legno fuori posto e il bagno con la porta accostata: all´interno, riverso bocconi sul bordo della vasca da bagno, c´era il corpo della donna. Addosso aveva un top e i pantaloni abbassati, i capelli erano sciolti e sporchi di sangue.

Alla base della nuca c´era una ferita lacero contusa: la causa della morte, come hanno intuito subito i poliziotti della Mobile, coordinati dal dirigente Luigi Liguori, e i soccorritori del 118 chiamati dal fratello della donna. Il medico legale, Alessandro Dell´Erba, ha fissato l´ora del decesso intorno alle 4 di notte e aspetta l´autopsia per dare ulteriori certezze; sul cadavere non c´erano altri segni evidenti di violenza.

In attesa che il pm di turno Gaetano De Bari disponga l´esame, la polizia ha sequestrato la statua di legno lasciata sul pavimento del suo appartamento. Gli agenti non hanno trovato, invece, il computer dal quale poche ore prima era stato aggiornato il profilo Facebook di Anna Costanzo: scomparso, forse portato via dalla persona che l´ha uccisa. Quel messaggio non sembra scritto da lei, ripete tra le lacrime chi la conosce. Aggiungendo: «Anna non era quel genere di donna: non avrebbe mai fatto entrare in casa sconosciuti».

La vittima, come hanno ricostruito gli investigatori della Mobile, ha trascorso la serata di venerdì con un´amica e due suoi cugini. Dei “tre tipi” segnalati su Facebook nessuno di loro ha saputo dire nulla: l´ipotesi, confidano gli investigatori, è che a scrivere quelle parole sia stato l´assassino. La donna è poi tornata a casa intorno alle due di notte, da sola: da lì poi il suo profilo è stato aggiornato.

La casa è stata posta sotto sequestro, come gli abiti che la donna indossava: gli agenti della scientifica cercano in ogni cassetto, in ogni libro, in ogni macchia risposte sulla sua morte. In camera da letto sono state trovate altre piccole tracce di sangue: “un´anomalia fra le tante” riflette il pm De Bari. I fratelli di Anna Costanzo sono stati fra i primi a dare risposte agli investigatori, prima nell´appartamento di San Girolamo in cui la donna si era trasferita da tre anni e poi in Questura, dove il lavoro è proseguito fino a notte fonda: ascoltati a lungo anche gli amici più cari e Alessandro, l´uomo con cui da poche settimane la donna aveva interrotto una relazione.

di Francesca Savino

Corriere del Mezzogiorno

Delitto Costanzo, pena ridotta in appello«Sono amareggiato, darei la vita per lei»

La condanna di Angelillo passa da 30 anni (in primo grado) a 16 di reclusione. Esclusa aggravante crudeltà

La Corte di Assise di Appello di Bari ha ridotto da 30 a 16 anni e mezzo di reclusione la pena inflitta nei confronti del 36 enne Alessandro Angelillo, imputato per l’omicidio della sua ex fidanzata Anna Costanzo, truccatrice di scena della Fondazione Petruzzelli, uccisa la notte tra il 10 e l’11 agosto 2009 nella sua casa al rione San Girolamo di Bari.

La sentenza di primo grado era stata emessa il 3 giugno 2011 dal gup del Tribunale di Bari Antonio Lovecchio. Su richiesta della difesa dell’imputato, rappresentata in aula dagli avvocati Giancarlo Chiariello e Pierfrancesco Clemente, la Corte ha infatti escluso l’aggravante della crudeltà, così come contestato dall’accusa e riconosciuto in primo grado nel processo con rito abbreviato. Angelillo è detenuto per il delitto dal novembre 2009.

«Sono amareggiato e dispiaciuto per quello che ho commesso. Se potessi darei la mia stessa vita per far tornare in vita Anna Costanzo», ha detto Angelillo in apertura del processo. L’imputato dalla cella dell’aula della Corte d’assise d’appello ha reso spontanee dichiarazioni. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Angelillo sarebbe entrato quella notte in casa della vittima prima del rientro della donna per preparare il depistaggio: avrebbe scritto sull’account di Anna, su Facebook, il messaggio in cui la donna annunciava di aspettare a casa tre uomini conosciuti quella sera; avrebbe riempito d’acqua la vasca da bagno assicurando il tappo sul fondo con del nastro da imballaggio e avrebbe allestito la scena di un’orgia non consumata. Una volta entrata in casa, avrebbe aggredito l’ex fidanzata, strangolandola e infine annegandola.

LA RABBIA DEI PARENTI – «Siamo irritati e disgustati nel constatare che le ingiustizie provengono proprio da chi deve far rispettare la giustizia e di come le parole di un illustre avvocato, minimizzando l’accaduto, abbiano potuto trasformare il carnefice in vittima, cercando di occultare un evidente atto di barbarie e crudeltà. Scusate il nostro dissenso ma abbiamo un concetto di giustizia diverso». I fratelli di Anna Costanzo, Francesco e Michele, commentano così la sentenza di secondo grado. «Questa sentenza – dicono al termine dell’udienza – è un’autorizzazione a commettere atti di violenza contro le donne, se quando uccidi la tua ex fidanzata te la cavi con 16 anni. È una vergogna. Siamo delusi dalla giustizia italiana». I fratelli della vittima, parti civili nel processo, hanno ottenuto la conferma del risarcimento danni, con provvisionale già quantificata in primo grado, più di un anno fa, di 100mila euro ciascuno. Soldi che non sono mai arrivati e che, nelle intenzioni di Francesco e Michele, saranno utilizzati per la creazione di una scuola sul trucco di scena intitolata alla vittima.

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