Anna Costanzo, 50 anni, truccatrice e costumista teatrale. Picchiata, strangolata, imbavagliata e annegata nella vasca da bagno dall’ex denunciato più volte
Bari, 10 Luglio 2009
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In memoria di
Delitto Costanzo, pena ridotta in appello – «Sono amareggiato, darei la vita per lei» (Gazzetta del Mezzogiorno – 9 ottobre 2012)
La condanna di Angelillo passa da 30 anni (in primo grado) a 16 di reclusione. Esclusa aggravante crudeltà
La Corte di Assise di Appello di Bari ha ridotto da 30 a 16 anni e mezzo di reclusione la pena inflitta nei confronti del 36 enne Alessandro Angelillo, imputato per l’omicidio della sua ex fidanzata Anna Costanzo, truccatrice di scena della Fondazione Petruzzelli, uccisa la notte tra il 10 e l’11 agosto 2009 nella sua casa al rione San Girolamo di Bari. La sentenza di primo grado era stata emessa il 3 giugno 2011 dal gup del Tribunale di Bari Antonio Lovecchio. Su richiesta della difesa dell’imputato, rappresentata in aula dagli avvocati Giancarlo Chiariello e Pierfrancesco Clemente, la Corte ha infatti escluso l’aggravante della crudeltà, così come contestato dall’accusa e riconosciuto in primo grado nel processo con rito abbreviato. Angelillo è detenuto per il delitto dal novembre 2009.
«Sono amareggiato e dispiaciuto per quello che ho commesso. Se potessi darei la mia stessa vita per far tornare in vita Anna Costanzo», ha detto Angelillo in apertura del processo. L’imputato dalla cella dell’aula della Corte d’assise d’appello ha reso spontanee dichiarazioni.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Angelillo sarebbe entrato quella notte in casa della vittima prima del rientro della donna per preparare il depistaggio: avrebbe scritto sull’account di Anna, su Facebook, il messaggio in cui la donna annunciava di aspettare a casa tre uomini conosciuti quella sera; avrebbe riempito d’acqua la vasca da bagno assicurando il tappo sul fondo con del nastro da imballaggio e avrebbe allestito la scena di un’orgia non consumata. Una volta entrata in casa, avrebbe aggredito l’ex fidanzata, strangolandola e infine annegandola.
LA RABBIA DEI PARENTI – «Siamo irritati e disgustati nel constatare che le ingiustizie provengono proprio da chi deve far rispettare la giustizia e di come le parole di un illustre avvocato, minimizzando l’accaduto, abbiano potuto trasformare il carnefice in vittima, cercando di occultare un evidente atto di barbarie e crudeltà. Scusate il nostro dissenso ma abbiamo un concetto di giustizia diverso». I fratelli di Anna Costanzo, Francesco e Michele, commentano così la sentenza di secondo grado. «Questa sentenza – dicono al termine dell’udienza – è un’autorizzazione a commettere atti di violenza contro le donne, se quando uccidi la tua ex fidanzata te la cavi con 16 anni. È una vergogna. Siamo delusi dalla giustizia italiana». I fratelli della vittima, parti civili nel processo, hanno ottenuto la conferma del risarcimento danni, con provvisionale già quantificata in primo grado, più di un anno fa, di 100mila euro ciascuno. Soldi che non sono mai arrivati e che, nelle intenzioni di Francesco e Michele, saranno utilizzati per la creazione di una scuola sul trucco di scena intitolata alla vittima.
Pena dimezzata all’assassino di Anna Costanzo: “E’ una sentenza che legittima la violenza” (GoBari – 9 ottobre 2012)
La sentenza pronunciata ieri nell’aula del Tribunale di via Nazariantz che ha visto la riduzione della pena da 30 a 16 anni all’assassino di Anna Costanzo, ha fatto discutere e non poco. E in effetti, questa è una sentenza che fa pensare. Ricostruiamo la vicenda. La notte tra il 10 e l’11 luglio Alessandro Angelillo, 35 anni, accecato dalla rabbia nei confronti della sua ex, entra in casa sua, nel rione San Girolamo, prima che la vittima rincasasse. Quando Anna rincasa vede l’assassino e ha con lui un litigio. Viene aggredita e colpita al volto, strangolata, imbavagliata, trascinata in bagno e lasciata nella vasca. Subito dopo l’assassino prova a depistare le indagini. Entra nel profilo di Facebook di Anna e pubblica un messaggio nel quale scrive che la donna aspetta a casa tre uomini conosciuti poco tempo prima. Sul letto della vittima mette tre preservativi e abbassa alla donna pantaloni e slip. Poco dopo, esce dall’appartamento portandosi dietro il notebook e il cellulare della vittima. Questo il quadro che aveva convinto i giudici a condannare in primo grado Angelillo a 30 anni di carcere. Ieri – in secondo grado – invece la pena è stata dimezzata. I giudici in appello non hanno riconosciuto l’aggravante della crudeltà condannandolo a 16 anni per il brutale delitto e 6 mesi per il furto del computer di Anna. Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 90 giorni. “Mi riserbo di leggerle” – ha detto il presidente di Giraffa onlus (associazione che lavora contro la violenza sulle donne), Maria Pia Vigilante. “Resta comunque una sentenza che scoraggia tutte quelle donne che vogliono denunciare una violenza e che spesso non hanno il coraggio di farlo”.
La cronaca lo racconta: la mattanza contro le donne soprattutto entro le mura domestiche cresce. I numeri parlano chiaro: la violenza uccide più della mafia. Eppure il dato viene spesso ignorato. Come vengono sottovalutate le denuncie di stalking che giacciono sulle scrivanie delle questure e delle caserme per mesi. “Il problema è che certe denunce – ha sottolineato la Vigilante – dovrebbero avere una corsia preferenziale. E invece passano mesi sino a quando non si interviene contro lo stalking. E a volte può essere troppo tardi”. Anna Costanzo aveva infatti denunciato più volte il suo ex per stalking.“Queste denunce vengono spesso sottovalutate. Se una donna denuncia un atto persecutorio da parte dell’ex marito o ex compagno ma si rende conto che non cambia nulla e che quell’uomo continua a perseguitarla, si sente sconfitta, frustata. Oggi le donne – rispetto al passato – hanno il coraggio di denunciare ma se la normativa non viene applicata tempestivamente non serve.”
Anche sentenze come quelle di ieri – aggiunge chi scrive – sono una sconfitta. “Indubbiamente – conclude la Vigilante. Una sentenza che vede la pena dimezzata a un assassino, legittima azioni di violenza. Anna è stata indubbiamente sconfitta. E con lei tutte quelle donne che ogni giorno subiscono violenze fisiche a psichiche e che continuano a rimanere inascoltate”.