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Irina Bacal, 20 anni, cameriera, incinta. Stordita a colpi di pietra e strangolata dall’ex fidanzato

Formeniga, Conegliano (Treviso), 19 Marzo 2017

irina bakal

 


Titoli & Articoli

L’omicidio di Irina, la 20enne stordita con una pietra e strangolata (Treviso Today – 28 marzo 2017)
L’esito dell’autopsia: la ragazza è morta per asfissia per mano dell’ex fidanzato, Mihail Savciuc. Il feto, di circa sei mesi, sarà sottoposto all’esame del DNA
Irina Bacal, la 20enne moldava assassinata lo scorso 19 marzo a Formeniga, è stata tramortita con vari colpi alla testa, con un corpo contundente come un sasso, e strangolata dall’ex fidanzato, Mihail Savciuc, fino al soffocamento. Questo l’esito dell’autopsia svolta nel pomeriggio di martedì dall’anatomopatologo Alberto Furlanetto sul corpo senza vita della giovane. Furlanetto è stato affiancato dal dott. Giulio Lorenzini, medico legale di Pordenone, come consulente di parte dell’omicida reo confesso, e dalla dott.ssa Alessandra Rossi, medico legale di Padova, come consulente di parte della famiglia della vittima messa a disposizione da Studio 3A, che assiste i familiari della ragazza per l’attività stragiudiziale, e che è stata incaricata dal legale del Foro di Treviso, Andrea Piccoli, il penalista dei Bacal.
Confermato dall’esame autoptico che la 20enne fosse già al sesto mese di gravidanza. Sul feto, un maschio, sarà effettuato nei prossimi giorni l’esame del DNA per verificare se il piccolo fosse o meno figlio dello studente moldavo, in carcere da una settimana per omicidio aggravato e occultamento di cadavere.
Il medico legale si è invece riservato sulla ricostruzione della dinamica del delitto: più precisamente, quella che andrà chiarita, attraverso gli esami e i rilievi che sono stati effettuati durante le operazioni peritali, è la dinamica delle altre lesività riscontrate, se cioè siano ante o post mortem e con quale strumento siano state inferte. Ora si dovranno attendere tutti i riscontri degli esami istologici, tossicologici e genetici: per il deposito della perizia completa ci vorrà almeno un mese.

Conegliano, uccisa dall’ex fidanzato: Irina vestita da sposa per l’ultimo abbraccio (la Tribuna di Treviso – 31 marzo 2017)
Irina sarà vestita da sposa per l’ultimo saluto. Così hanno deciso i familiari, come vuole l’antica tradizione religiosa ortodossa. Il sogno di Irina era tenere il bambino e costruirsi un a famiglia
Irina sarà vestita da sposa per l’ultimo saluto. Così hanno deciso i familiari, come vuole l’antica tradizione religiosa ortodossa. Il sogno di Irina era tenere il bambino e costruirsi un futuro: era pronta a diventare mamma e forse anche una sposa. Nella tradizione funebre, le giovani morte ancora nubili vengono sepolte con l’abito nuziale. Anche Irina Bacal avrà un vestito bianco, il feretro sarà candido con inserti dorati, bianca sarà la corona di rose. Così come un fiore bianco potrà portare chi vorrà rendere memoria alla giovane ventenne, barbaramente strangolata e uccisa, insieme alla creatura che portava in grembo.
La foto scelta per le epigrafi è invece quella in cui Irina tiene in mano un mazzo di rose rosse, regalato da Mihail nel giugno del 2015 per dichiarare il suo amore. Un amore che si è tramutato in odio, fino ad uccidere. «Io non potrò mai perdonare – ha ribadito con le lacrime agli occhi mamma Gaia ai microfoni di “Chi l’ha visto?” – Dio forse lo potrà perdonare, io invece non posso, mia figlia non tornerà più, due angeli non ci sono più».
Il funerale sarà celebrato lunedì alle ore 15.30 nella chiesa parrocchiale di San Martino, in una funzione concelebrata da sacerdoti ortodossi e cattolici. Una preghiera sarà recitata anche per Nicola, il bimbo che fra tre mesi sarebbe venuto alla luce e che Irina ha voluto difendere.
Oltre alla mamma, Irina lascia la sorella Cristina, il cognato Marian, il nipotino Dano, zii e cugini. Alla cerimonia sarà presente il sindaco Floriano Zambon, a rappresentare il cordoglio dell’intera Città di Conegliano. Nel frattempo proseguono gli accertamenti da parte della polizia. Si vuole fare luce sulla lettera scritta da Irina e ritrovata nell’abitazione dell’assassino che è stata posta sotto sequestro dagli inquirenti. Alla mamma di Irina sono stati chiesti degli scritti della figlia per confrontarli con la lettera trovata a casa di Mihail. Oltre al contenuto, e capire se possa essere messa in relazione all’omicidio, gli inquirenti vogliono stabilirne l’autenticità e se sia stata scritta dalla ventenne. La lettera non è né firmata né datata, il contenuto è una dichiarazione d’amore. Se la missiva risalisse alla scorsa estate, Irina non potrebbe aver chiesto scusa per il mancato aborto, in quanto non era ancora incinta. Se invece fosse recente e riguardasse l’aborto, potrebbe pesare sulla vicenda giudiziaria perché significherebbe che il killer era a conoscenza del mancato aborto ben prima dell’ultimo incontro con Irina. Su quella lettera ieri si è scatenata una familiare dell’assassino reo confesso: «La lettera non era di scuse per l’aborto: era una lettera di luglio o agosto, quando si erano lasciati un’altra volta».

Rose bianche per Irina: l’ultimo saluto alla 20enne uccisa dall’ex fidanzato (Treviso Today – 3 aprile 2017)
Una sola bara bianca accompagnata da rose e palloncini bianchi per Irina Bacal, la 20enne di origine moldave, ucisa dall’ex fidanzato. Oggi il funerale, alla chiesa dei Santi Martino e Rosa, a Conegliano. Ecco in questo video il personale saluto del parroco a Irina e alla sua famiglia.


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In memoria di

L’ira della mamma: «La mia Irina uccisa per la seconda volta» (il Gazzettino – 3 giugno 2023)
Sono trascorsi sei anni da quando la figlia Irina Bacal non c’è più. Uccisa a vent’anni, massacrata dal fidanzatino Mihail Savciuc. Ma quando la mamma Galina Bacal ha letto il giornale è inorridita. Il femminicidio di Senago, nel milanese, l’ha fatta precipitare a quei giorni, a quel dolore che non conosce requie. A quel vuoto enorme che gli anni non riescono a riempire. È come se la sua Irina fosse morta un’altra volta. Lei, così come Giulia Tramontano, uccisa dal compagno reo confesso Alessandro Impagnatiello, era incinta di sette mesi. E tutte e due sono state tradite da coloro che amavano. Irina colpita alla testa con una pietra e strangolata, Giulia accoltellata. «Basta morti così, basta violenza contro le donne». Galina ha affidato il suo pensiero all’avvocato che l’aveva assistita al tempo del processo, Nicola De Rossi, dello Studio 3A.
IL RICORDO
Lei non se la sente di parlare. Troppo strazio. Sei anni che sono gocciolati via lentamente. «Ogni giorno è una pena infinita. Non so come fare a continuare a vivere. Il dolore è troppo grande»
dice attraverso il legale. Il processo a carico di Savciuc si è concluso con la condanna a 30 anni dello studente. Una condanna che non riporterà in vita sua figlia.
«Quando leggo sul giornale notizie terribili di donne uccise per mano dei loro fidanzati mi viene da piangere» dice Galina Bacal. «Capisco i genitori, il loro dolore. Ogni giorno rivivo l’orrore di una ferita che fa male e non si rimargina mai». Galina Bacal è donna molto riservata. Le cose non le dice. Le fa, in silenzio.
Il risarcimento per la perdita di sua figlia è stato modesto, nemmeno 100mila euro, in quanto il killer è nullatente, e tutt’ora recluso in galera. A risarcire la famiglia Bacal ci ha pensato il fondo per le vittime di crimini violenti, istituito dallo Stato nel caso in cui il carnefice sia, appunto, indigente o nella posizione di non poter pagare. Eppure, la mamma di Irina quei soldi non li voleva tenere. Per lei erano sporchi del sangue di sua figlia. C’era solo una cosa che poteva fare. Devolverli per le vittime di violenza. Donne che vengono violentate, picchiate, vituperate. E anche uccise. Dagli uomini della loro vita, fidanzati, amanti, mariti. L’idea di aiutare, per fare in modo che crimini orribili non si ripetano più, le ha dato un goccio di sollievo.
Così, ha chiesto informazioni. Il suggerimento le è arrivato quando, nel novembre dello scorso anno, è stata dedicata a Irina Bacal una stanza al commissariato di Conegliano, uno spazio protetto e accogliente pensato per le donne vittime di violenza affinché possano sentirsi sostenute nel delicato momento della denuncia di abusi e maltrattamenti. All’inaugurazione lei c’era. Non ha detto molto, ma l’idea ha cominciato a lavorare nella sua testa. Così ha chiesto di conoscere le associazioni che operano al fianco delle donne maltrattate. Con l’intenzione di donare in beneficenza la somma ricevuta come risarcimento per la morte della sua Irina.
LA STANZA DEL COMMISSARIATO
E la stanza del commissariato di Conegliano, a lei dedicata, funziona. Eccome se funziona. In quello spazio protetto gli agenti del commissariato raccolgono la denuncia di almeno una donna a settimana. C’è chi viene picchiata, chi viene minacciata, chi ha paura per sè e per i propri figli. Tutte le donne vengono messe a loro agio e ascoltate. In alcuni casi tutto si risolve bene, ma nella maggior parte si arriva ad un provvedimento di tutela nei confronti della donna e, in ultima analisi, ad una inchiesta che può sfociare nel processo. Piccoli passi. Ma nella giusta direzione.
  (di Valeria Lipparini)