Dario Solomita, 42 anni, idraulico, padre. Uccide la moglie a coltellate. Condannato con rito abbreviato a 14 anni di carcere e 3 di cure psichiatriche
Carpi (Modena), 22 Marzo 2011
Titoli & Articoli
Carpi, uccide la moglie a coltellate (Corriere di Bologna – 22 marzo 2011)
La vittima è una donna di 45 anni. Il movente sarebbe la gelosia. La figlia, 9 anni, non si è accorta di niente
Il sindaco: «Siamo attoniti per quanto è avvenuto»
Giuseppa Caruso, una donna di 45 anni, è stata uccisa questa mattina intorno alle 6.30 nella sua abitazione di Carpi, nel Modenese: a provocare la morte sono state cinque coltellate, di cui quattro al petto. L’omicida sarebbe il marito, Dario Solomita di 41 anni, già fermato dalla polizia e scortato in commissariato per l’interrogatorio. Sul posto anche il sostituto procuratore Marco Niccolini.
Da una prima ricostruzione il delitto sarebbe avvenuto al termine di un ennesimo diverbio tra i coniugi. I due alle prime luci dell’alba stavano litigando in cucina, durante la colazione, mentre la loro figlia, una bambina di 9 anni, dormiva nella sua camera. Improvvisamente l’uomo avrebbe impugnato un coltello appoggiato su una mensola, colpendo ripetutamente la moglie. Solo di fronte al corpo senza vita, il 41enne ha telefonato al 113: «Venite, mia moglie è ferita». La polizia è intervenuta immediatamente, ma per la donna non c’era più nulla da fare. Gli agenti hanno svegliato la bambina che ancora dormiva nella sua stanza e, coprendole gli occhi, l’hanno fatta uscire dalla casa per poi accompagnarla dai nonni materni. La piccola ancora non sa nulla della tragedia.
La coppia viveva da cinque anni al secondo piano della palazzina di via Lama a Carpi. Lei, siciliana, dipendente del settore ambiente del Comune di Carpi, lui, originario di Avellino, impiegato in un’azienda di termoidraulica, ultimamente non lavorava con continuità. Da tempo i due pare avessero seri problemi di relazione. Dario Solomita giovedì scorso sul suo profilo Facebook alla voce «situazione sentimentale» aveva modificato lo stato da «sposato» a «relazione complicata» e – secondo gli inquirenti – il movente del folle gesto potrebbe essere la gelosia dell’uomo. Questa mattina i vicini hanno detto di non essersi mai accorti dei litigi dai due, ma a quanto pare i familiari erano a conoscenza della situazione di tensione, anche se mai si sarebbero immaginati un simile epilogo. Sconvolto dal dolore, il padre di Giuseppa, Salvatore Caruso, anch’egli residente a Carpi.
Anche il sindaco di Carpi, Enrico Campedelli, è voluto intervenire per esprimere il cordoglio dell’amministrazione per la dipendente uccisa: «Credo di interpretare i sentimenti dell’intera giunta comunale e di tutti i dipendenti e collaboratori dell’amministrazione esprimendo alla famiglia della vittima il cordoglio dell’ente locale e alla piccola figlia di Giuseppa la vicinanza del Comune – ha detto Camepedelli – Caruso si era fatta apprezzare e stimare dai colleghi per il suo lavoro. Siamo attoniti per quanto avvenuto». «Pina era una di noi, lavorava al nostro fianco, era una ragazza buona: è così che la ricorderemo», hanno aggiunto le consigliere comunali del Pd.
(di Federico Montanari)
La gelosia che uccide (TempoNews – 23 marzo 2011)
Un altro omicidio si è consumato a Carpi, in un appartamento di via Lama, 57. Lui, Dario Solomita, operaio di origini campane, classe 1970, ha ucciso martedì 22 marzo, alle 6,30 del mattino, la moglie. Lei, Giuseppa Caruso, dipendente comunale di origini siciliane, aveva 45 anni. L’uomo, presumibilmente in preda a un raptus omicida, dopo un litigio, ha brandito un coltello da cucina e ha inferto cinque colpi alla donna. Per lei non c’è stato scampo. Solomita, dopo il gesto disperato, ha poi chiamato il 113 e si è costituito.
“Il marito ci attendeva all’ingresso dell’abitazione – spiega il vice questore Ignazio Messina – in uno stato catatonico. Non si è in alcun modo giustificato e ha raccontato la dinamica dell’uxoricidio che si è consumato in cucina, al momento della colazione, dopo un litigio”.
Sarebbe la gelosia, il movente addotto dall’assassino reo confesso, che “allo stato attuale, – ha aggiunto Messina – non ha alcun fondamento”. I vicini non hanno voglia di parlare e scansano microfoni e telecamere. “Non abbiamo sentito nulla”, dicono; “Era una famiglia normale, come tante altre”. Il titolare del negozio di prodotti tipici campani che occupa il piano terra della palazzina racconta di essere arrivato nell’esercizio commerciale alle 5,20 del mattino per scaricare la merce dal camion e di non essersi accorto di nulla. Evidentemente, il litigio famigliare, sfociato poi nell’assassinio della donna, non è stato particolarmente chiassoso, forse per non svegliare la piccola che dormiva poche porte più in là. I due, infatti, hanno una bambina di nove anni che, fortunatamente, non si è resa conto dell’orrore che si stava consumando tra le pareti domestiche e che la Polizia di Stato ha prontamente affidato ai nonni.
Sulla scena numerosi parenti dei coniugi. Sconvolti. “L’ha uccisa, l’ha uccisa”, continuava a gridare la cognata di Solomita. “Quello è pazzo, in manicomio deve stare”, urlava angosciata un’altra signora. Tutti ci scansano. Troppo il dolore. L’orrore. La sorpresa. Un fulmine a ciel sereno? Probabilmente no, dal momento che Dario Solomita, sulla sua pagina Facebook, aveva da poco mutato il suo stato da “coniugato” a “relazione complicata”. “Dario era depresso, aveva dei problemi”, continuava a ripetere un compagno di lavoro. Ora starà alla Procura accertare cosa sia accaduto e cosa abbia spinto l’uomo al terribile gesto.
Carpi, uxoricida confessa “Spiavo mia moglie con una web” (laRepubblica – 24 marzo 2011)
Martedì scorso l’omicidio: un 41enne folle di gelosia accoltella la moglie mentre la loro bimba di soli nove anni è in casa. Oggi la convalida dell’arresto e l’ammissione: la filmava mentre era in casa ma avendo notato due ore di buco nella registrazione si era convinto che lei l’avesse tradito
E’ stato convalidato dal Gip di Modena l’arresto di Dario Solomita, il quarantunenne che all’alba di martedì ha ucciso a coltellate la moglie Giuseppa Caruso, 45, nella cucina del loro appartamento a Carpi, nel modenese. E il tutto mentre la loro bimba di appena nove anni era in casa. L’uomo ha spiegato di essere diventato sempre più geloso dopo avere visto la consorte parlare con un ex fidanzato. L’ultimo litigio a causa della web cam: osservando le immagini registrate dentro casa di nascosto l’uomo si era insospettito per quello che credeva essere un buco temporale. Due ore senza immagini per lui erano segno di un tradimento.
«Dario mi ha chiamato e mi ha detto ho ucciso tua figlia» (Gazzetta di Modena – 25 marzo 2011)
Il suocero di Solomita racconta l’agghiacciante telefonata ricevuta la mattina del delitto dal genero omicida. La nipotina ha saputo della tragedia dalla televisione: aveva sentito il litigio in cucina e l’aggressione, ma non sapeva ancora della morte della mamma
Così ora su questa famiglia di pensionati si concentra una grande responsabilità, anche quella di saper accompagnare la piccola nella crescita, senza farle pesare il dolore immenso, la lacerazione di questi momenti che sconvolge la famiglia Caruso e che anche ieri ha spinto decine di parenti ed amici ad abbattere il muro della riservatezza, per formulare di persona ogni condoglianza. «Non potevamo immaginare – racconta la nonna, cercando di trattenere le lacrime – Certo, mia figlia mi diceva di banali litigi, delle incomprensioni che possono capitare… Avevano capito che Dario è particolare, voleva le cose a modo suo, Pina qualche volta mi aveva fatto intuire, ma chi poteva pensare a questo?». Per il suocero Salvatore, tuttavia, Dario era lucido al momento dell’omicidio: «Mi ha chiamato lui, dicendomi parole raggelanti: ho appena ucciso tua figlia. Ed è stato lui a chiamare la polizia e i soccorritori. Ho avuto l’impressione che sapesse bene quello che ha fatto, quello che era accaduto».
Carpi: uccise la moglie, parziale vizio di mente per Dario Solomita (Modena Today – 14 luglio 2011)
Come ha ricostruito in incidente probatorio Ambrogio Pennati, lo specialista di psicopatologia forense incaricato della perizia, Dario Solomita, di professione idraulico, non era perfettamente capace di intendere e di volere quando compì l’agguato mortale
Secondo il perito nominato dal Gip di Modena, Dario Solomita era affetto da un vizio parziale di mente quando uccise a coltellate la moglie Giuseppa Caruso la mattina del 22 marzo scorso a Carpi. L’uomo, di 41 anni, assalì la consorte che aveva quattro anni in più di lui nella cucina di casa dopo l’ennesimo litigio. E’ ora accusato di omicidio volontario aggravato.
Come ha ricostruito in incidente probatorio Ambrogio Pennati, lo specialista di psicopatologia forense incaricato della perizia, Solomita, di professione idraulico, non era perfettamente capace di intendere e di volere quando compì l’agguato mortale essendo in preda a un “delirio di gelosia senza fondamenti”. Gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore di Modena Marco Niccolini hanno accertato come l’uomo si fosse infuriato perché il filmato della webcam che aveva puntato in casa per sorvegliare la moglie presentava un ‘buco’ di due ore, durante le quali – secondo l’uomo – lei poteva averlo tradito. E la stessa Caruso era già stata accusata dal marito di volerlo lasciare per un altro quando era stata vista salutare in strada un ex fidanzato. Fu lo stesso Solomita a chiamare la polizia dopo aver inferto sei coltellate alla moglie. Il delitto avvenne mentre la figlia della coppia ancora dormiva nella camera accanto. La difesa dell’uomo è intenzionata a chiedere il rito abbreviato per il proprio assistito.
Uxoricidio di Carpi, la sorella di Solomita: “Mio fratello non era in sé, avrei potuto aiutare Pina” (il Resto del Carlino – 15 luglio 2011)
«Dopo quelche ha fatto, una persona sana di mente sarebbe scappata. Lui, invece, è rimasto e ha avvisato suocera e polizia. Significa che quando ha compiuto quel gesto, Dario non era in sé». È questa la reazione di Grazia Solomita alla perizia del giudice che ha definito il fratello Dario (nella foto) parzialmente insano di mente quando sferrava i cinque fendenti che hanno spento la vita della moglie, Giuseppina Caruso. L’omicidio è avvenuto il 22 marzo a Carpi.
«Solo il pensiero della figlia l’ha trattenuto dal buttarsi dalla finestra», aggiunge Grazia. Nessuna delle persone che lo conoscevano si capacita del brutale delitto. La sorella racconta come un mese prima la coppia fosse ad un battesimo: «Lei gli sedeva sulle gambe. Ridevano, scherzavano, si scambiavano baci. Chi poteva immaginare quel che è accaduto? Sì, mio fratello da piccolo è sempre stato un bambino vivace, ma non credo che questo basti a spiegare quel che ha fatto. «C’erano alti e bassi, come in ogni famiglia. Di sicuro lei gli voleva molto bene».
Poi, nella mente di Dario, si fa strada un pensiero fisso: «Si era convinto che lei lo tradisse con una vecchia fiamma. Durante la notte credeva di sentire gli squilli del telefono della moglie». Da un anno si era sempre più isolato, passando molte ore davanti al computer, su internet. Isolamento che, secondo la sorella, lo avrebbe portato alla depressione e poi all’ossessione dell’infedeltà: «Lei aveva anche presentato il vecchio fidanzato al marito e ai genitori, portandolo a cena come un amico. Giuseppina voleva provare a smuoverlo un po’ dall’apatia nella quale era piombato, a farlo alzare da quella sedia, ma probabilmente la situazione le è sfuggita di mano». La vittima aveva confidato ai colleghi che, se le fosse accaduto qualcosa, si sarebbe dovuto cercare il marito. Grazia crede che l’errore fatale a Giuseppina sia stato quello di non chiedere aiuto: «Certo non poteva immaginare, ma se mi avesse raccontato anche uno soltanto dei comportamenti strani che Dario aveva nell’ultimo mese, le avrei consigliato di uscire subito di casa».
Con i genitoridella vittima i parenti dell’uxoricida non hanno praticamente più rapporti. «Cosa posso dire loro? Hanno perso una figlia, non ho nemmeno il cuore di parlare, capisco la loro rabbia. Le volevamo tutti bene. Anch’io persi un figlio e so cosa significa. Ho pianto più per la morte di Giuseppina che per quella di mia madre». Grazia non riesce più a trattenere l’emozione: «L’ho cresciuto, cullato, gli ho cambiato i pannolini. Quel che ha fatto non potrà mai essere cancellato, ma resta sempre mio fratello». Grazia è recentemente tornata a passare, dopo mesi, davanti al luogo del delitto: «Non posso evitare, ogni volta, di alzare lo sguardo a quella finestra».
Carpi, uccise la moglie a coltellate: 14 anni all’idraulico irpino (Irpinia Oggi – 6 ottobre 2012)
È stato condannato a 14 anni Dario Solomita, l’idraulico 41enne che la mattina del 22 marzo 2011 uccise a coltellate nella cucina di casa la moglie Giuseppa ‘Pina’ Caruso, 45 anni, dipendente del comune di Carpi. Il processo si è svolto con il rito abbreciato. La figlia piccola dei due, durante il delitto, dormiva ancora nella stanza accanto. Il titolare delle indagini, il pm Marco Niccolini, aveva chiesto una pena di sedici anni per Solomita, che agì in preda a un raptus di gelosia. L’uomo, come ricostruito dalla polizia, aveva installato una telecamera in casa con cui sorvegliava la moglie. Fu lui a chiamare il 113 subito dopo averla uccisa. Nei suo confronti è stato riconosciuto un vizio parziale di mente. Per questo motivo dovrà effettuare tre anni di cure psichiatriche in una struttura protetta.
Confermata in Appello la condanna di Solomita (Gazzetta di Modena – 28 novembre 2013)
I giudici di Bologna accolgono la sentenza del gup di Modena: 14 anni di carcere e tre di ospedale psichiatrico giudiziario. Intanto la figlia ha cambiato cognome
Quattordici anni di carcere e tre di ospedale psichiatrico giudiziario. Ieri è stata confermata dalla Corte d’Appello di Bologna la sentenza di primo grado nei confronti di Dario Solomita, l’idraulico carpigiano di 43 anni imputato per l’omicidio della moglie Giuseppina Caruso, 45 anni, una dipendente comunale molto stimata.
Anche in secondo grado, dunque, Solomita è stato riconosciuto colpevole di omicidio volontario con un vizio parziale di mente. Ora, in attesa delle motivazioni, la difesa, avvocato Domenico Giovanardi, dovrà valutare se ricorrere in Cassazione. L’udienza d’appello non ha insomma riservato alcuna sorpresa, tanto che anche la parte civile, attraverso l’avvocato carpigiano Miria Ronchetti, questa volta ha accolto favorevolmente la conferma della condanna, auspicata pochi giorni fa proprio dai genitori della vittima in un’intervista alla “Gazzetta”.
«Possiamo dire che siamo moderatamente soddisfatti – spiega l’avvocato Ronchetti – nel senso che, come noto, la sentenza di primo grado ci lasciò stupiti perché la ritenevamo troppo leggera rispetto al reato. Inoltre, non era affatto chiaro perché il giudice avesse considerato la gelosia di Solomita come una malattia. Sarebbe sicuramente una malattia nuova, a ben guardare, figlia del delitto d’onore. In ogni caso, il fatto che la Corte d’Appello abbia confermato quella sentenza evitando di abbassare ancora la pena ci ha sicuramente soddisfatti. Anche i genitori di Pina ora sono più sollevati. È una famiglia che ha sofferto moltissimo per questo omicidio. E anche la figlia, una ragazzina, ha finalmente ottenuto dal Prefetto la possibilità di cambiare cognome e ricominciare una vita diversa, lasciandosi alle spalle quella tragedia». Ciò che più ha colpito del “caso Caruso” è stato il fatto che quel delitto calzasse perfettamente con l’idea di “femminicidio” che si è diffusa negli ultimi anni. Tanto che per lei come per Barbara Cuppini, un’altra carpigiana vittima del suo compagno, si svolse una manifestazione davanti al tribunale per sensibilizzare l’opinione pubblica su questi gravissimi delitti di uomini contro donne, allora in piena espansione.
La chiave del “caso Caruso”, secondo le indagini e il dibattimento, sta proprio nella gelosia del marito, Solomita. Un uomo leggermente più giovane di lei ossessionato dall’idea di “perderla”. Al punto da controllarla di continuo perché convinto che lo tradisse. E non riuscendoci, è arrivato a ideare e poi realizzare l’installazione di una webcam in casa per sorvegliare le entrate e le uscite di una donna che viveva solo tra a casa e il lavoro. L’incontro fortuito con un ex fidanzato l’aveva messa in pessima luce agli occhi del marito geloso. Da un “buco” di due ore delle riprese è nato il litigio che è terminato con le coltellate mortali, inferte la mattina del 22 marzo 2011.