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Giuseppa “Pina” Caruso, 45 anni, dipendente comunale, mamma. Uccisa a coltellate dal marito

Carpi (Modena), 22 Marzo 2011


Titoli & Articoli

Carpi, uccide la moglie a coltellate (Corriere di Bologna – 22 marzo 2011)
La vittima è una donna di 45 anni. Il movente sarebbe la gelosia. La figlia, 9 anni, non si è accorta di niente
Il sindaco: «Siamo attoniti per quanto è avvenuto»
Giuseppa Caruso, una donna di 45 anni, è stata uccisa questa mattina intorno alle 6.30 nella sua abitazione di Carpi, nel Modenese: a provocare la morte sono state cinque coltellate, di cui quattro al petto. L’omicida sarebbe il marito, Dario Solomita di 41 anni, già fermato dalla polizia e scortato in commissariato per l’interrogatorio. Sul posto anche il sostituto procuratore Marco Niccolini.
Da una prima ricostruzione il delitto sarebbe avvenuto al termine di un ennesimo diverbio tra i coniugi. I due alle prime luci dell’alba stavano litigando in cucina, durante la colazione, mentre la loro figlia, una bambina di 9 anni, dormiva nella sua camera. Improvvisamente l’uomo avrebbe impugnato un coltello appoggiato su una mensola, colpendo ripetutamente la moglie. Solo di fronte al corpo senza vita, il 41enne ha telefonato al 113: «Venite, mia moglie è ferita». La polizia è intervenuta immediatamente, ma per la donna non c’era più nulla da fare. Gli agenti hanno svegliato la bambina che ancora dormiva nella sua stanza e, coprendole gli occhi, l’hanno fatta uscire dalla casa per poi accompagnarla dai nonni materni. La piccola ancora non sa nulla della tragedia.
La coppia viveva da cinque anni al secondo piano della palazzina di via Lama a Carpi. Lei, siciliana, dipendente del settore ambiente del Comune di Carpi, lui, originario di Avellino, impiegato in un’azienda di termoidraulica, ultimamente non lavorava con continuità. Da tempo i due pare avessero seri problemi di relazione. Dario Solomita giovedì scorso sul suo profilo Facebook alla voce «situazione sentimentale» aveva modificato lo stato da «sposato» a «relazione complicata» e – secondo gli inquirenti – il movente del folle gesto potrebbe essere la gelosia dell’uomo. Questa mattina i vicini hanno detto di non essersi mai accorti dei litigi dai due, ma a quanto pare i familiari erano a conoscenza della situazione di tensione, anche se mai si sarebbero immaginati un simile epilogo. Sconvolto dal dolore, il padre di Giuseppa, Salvatore Caruso, anch’egli residente a Carpi.
Anche il sindaco di Carpi, Enrico Campedelli, è voluto intervenire per esprimere il cordoglio dell’amministrazione per la dipendente uccisa: «Credo di interpretare i sentimenti dell’intera giunta comunale e di tutti i dipendenti e collaboratori dell’amministrazione esprimendo alla famiglia della vittima il cordoglio dell’ente locale e alla piccola figlia di Giuseppa la vicinanza del Comune – ha detto Camepedelli – Caruso si era fatta apprezzare e stimare dai colleghi per il suo lavoro. Siamo attoniti per quanto avvenuto». «Pina era una di noi, lavorava al nostro fianco, era una ragazza buona: è così che la ricorderemo», hanno aggiunto le consigliere comunali del Pd.
(di Federico Montanari)

 

Solomita spiava moglie con webcam. I familiari: “Il carcere è poco” (Irpinia News – 24 marzo 2011)
E’ stato convalidato dal Gip l’arresto di Dario Solomita, il 41enne di Avellino e residente da anni a Carpi che all’alba di martedì ha ucciso a coltellate la moglie Giuseppa Caruso nella cucina della loro casa. Intanto, si delineano più chiaramente i contorni dell’ossessione che opprimeva Dario Solomita, la gelosia profonda che provava da un mese nei confronti della moglie, dopo che l’aveva vista parlare in strada, appartata, con un ex fidanzato, una storia finita 20 anni fa. Da allora l’uomo aveva anche cominciato a spiare la donna, aveva montato in casa una webcam per registrare tutto quello che lei faceva quando lui non c’era. Nell’ultima settimana il suo stato d’animo era persino peggiorato, tanto da rivolgersi al medico. E lunedì, il giorno prima della tragedia, la situazione precipita. Nelle registrazioni mancano due ore, un buco che per Solomita è una conferma: la moglie ha un amante.
Alla sera la affronta, litigano, lei nega, e lui si ferma a dormire sul divano. Alla mattina la discussione ricomincia e lui la incolpa anche di aver fatto entrare qualcuno durante la notte, mentre lui era nell’altra stanza. Un delirio che Pina Caruso non riesce a calmare, e a quel punto lui prende il coltello.
Al giudice per le indagini preliminari, Domenico Truppa, che questa mattina lo ha interrogato, l’uomo ha detto di non ricordare più nulla proprio dal momento in cui ha preso il coltello, un blackout che finisce solo quando vede la moglie a terra, colpita a morte, e chiama la polizia. Al momento sarebbe esclusa la premeditazione. Con tutta probabilità la convalida dell’ arresto verrà fissata per domattina dal gip Domenico Truppa, mentre bisognerà aspettare alcuni giorni per l’autopsia. Sconcerto a Carpi e rabbia, tanta rabbia, tra i parenti della coppia. I familiari di Sodomita sono duri: “Deve pagare, il carcere è poco per quello che ha fatto, tutti amavamo Pina”.
“È un disgraziato”, dicono disperati i genitori della vittima, massacrata a colazione mentre la figlia di 9 anni dormiva. La bambina, nove anni, che non si è accorta di nulla perchè stava ancora dormendo: è stata affidata ai nonni.

Uxoricidio di Carpi, la sorella di Solomita: “Mio fratello non era in sé, avrei potuto aiutare Pina” (il Resto del Carlino – 15 luglio 2011)
«Dopo quelche ha fatto, una persona sana di mente sarebbe scappata. Lui, invece, è rimasto e ha avvisato suocera e polizia. Significa che quando ha compiuto quel gesto, Dario non era in sé». È questa la reazione di Grazia Solomita alla perizia del giudice che ha definito il fratello Dario (nella foto) parzialmente insano di mente quando sferrava i cinque fendenti che hanno spento la vita della moglie, Giuseppina Caruso. L’omicidio è avvenuto il 22 marzo a Carpi.
«Solo il pensiero della figlia l’ha trattenuto dal buttarsi dalla finestra», aggiunge Grazia. Nessuna delle persone che lo conoscevano si capacita del brutale delitto. La sorella racconta come un mese prima la coppia fosse ad un battesimo: «Lei gli sedeva sulle gambe. Ridevano, scherzavano, si scambiavano baci. Chi poteva immaginare quel che è accaduto? Sì, mio fratello da piccolo è sempre stato un bambino vivace, ma non credo che questo basti a spiegare quel che ha fatto. «C’erano alti e bassi, come in ogni famiglia. Di sicuro lei gli voleva molto bene».
Poi, nella mente di Dario, si fa strada un pensiero fisso: «Si era convinto che lei lo tradisse con una vecchia fiamma. Durante la notte credeva di sentire gli squilli del telefono della moglie». Da un anno si era sempre più isolato, passando molte ore davanti al computer, su internet. Isolamento che, secondo la sorella, lo avrebbe portato alla depressione e poi all’ossessione dell’infedeltà: «Lei aveva anche presentato il vecchio fidanzato al marito e ai genitori, portandolo a cena come un amico. Giuseppina voleva provare a smuoverlo un po’ dall’apatia nella quale era piombato, a farlo alzare da quella sedia, ma probabilmente la situazione le è sfuggita di mano». La vittima aveva confidato ai colleghi che, se le fosse accaduto qualcosa, si sarebbe dovuto cercare il marito. Grazia crede che l’errore fatale a Giuseppina sia stato quello di non chiedere aiuto: «Certo non poteva immaginare, ma se mi avesse raccontato anche uno soltanto dei comportamenti strani che Dario aveva nell’ultimo mese, le avrei consigliato di uscire subito di casa».
Con i genitoridella vittima i parenti dell’uxoricida non hanno praticamente più rapporti. «Cosa posso dire loro? Hanno perso una figlia, non ho nemmeno il cuore di parlare, capisco la loro rabbia. Le volevamo tutti bene. Anch’io persi un figlio e so cosa significa. Ho pianto più per la morte di Giuseppina che per quella di mia madre». Grazia non riesce più a trattenere l’emozione: «L’ho cresciuto, cullato, gli ho cambiato i pannolini. Quel che ha fatto non potrà mai essere cancellato, ma resta sempre mio fratello». Grazia è recentemente tornata a passare, dopo mesi, davanti al luogo del delitto: «Non posso evitare, ogni volta, di alzare lo sguardo a quella finestra».


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In memoria di

Scandiano: il Gran Galà delle Donne dona una somma di denaro per ricordare Pina Caruso
Millecinquecento euro alla figlia di Pina, uccisa nel 2011 dal marito. Ieri si è concluso il cammino dell’edizione 2016 del Gran Galà delle Donne di Scandiano, che negli anni si è trasformato in un appuntamento seguitissimo, sempre organizzato da Tina Cucci e Monica Lucenti per la Pro loco scandianese e per l’Associazione sportiva Bosco.
Come in ogni edizione, anche il 2016 ha visto al centro la sensibilizzazione sulla violenza di genere e una raccolta fondi per aiutare persone vittime dirette o indirette di femminicidio.
Durante il Galà di inizio giugno, nonostante il maltempo che ha costretto a un trasferimento dal centro storico alla zona fiere, sono stati raccolti 1.500 euro da destinare alla memoria di Giuseppina “Pina” Caruso, la siciliana uccisa a coltellate a Carpi il 22 marzo 2011 dal marito Dario Solomita. Ieri pomeriggio è arrivata la consegna della somma alla figlia di Pina, tramite la legale rappresentante, l’avvocato modenese Miria Ronchetti. La cerimonia si è tenuta in municipio. Vi hanno preso parte la Cucci, la Lucenti, altri rappresentanti della Pro loco, l’avvocato Ronchetti, il sindaco Alessio Mammi e il vicesindaco Matteo Nasciuti.
I soldi serviranno per aiutare la figlia oggi 14enne della Caruso, che 5 anni fa ha perso, in pratica, entrambi i genitori e oggi vive sotto la tutela dell’avvocato Ronchetti. Il giorno dell’omicidio la figlia aveva 9 anni ed era in casa. Non si accorse di nulla, e scoprì della morte della madre solo ore dopo, all’arrivo delle forze dell’ordine. Il delitto, per cui il marito è stato condannato a 14 anni, oltre a terapie psichiatriche e risarcimenti economici, non aveva motivazioni apparenti, se non la forte gelosia di Solomita, forse aggravata da una forma di depressione. Un altro caso, vicino a noi, di fenomeni di violenze domestiche che arrivano sino alle estreme conseguenze e che sempre più spesso emergono nelle pagine di cronaca.