Ilham Azounid, 29 anni, commessa, mamma. Uccisa, insieme al figlio di 2 anni, dall’ex marito già denunciato più volte
Bologna, 6 Febbraio 2011
Titoli & Articoli
Uccide la ex moglie e il figlio, e si spara. Lettere piene d’odio verso la donna (la Repubblica – 7 febbraio 2011)
Il legale di Marcello Pistone: “Ma era lei a volerlo incontrare, io glielo sconsigliai”. Respinta per due volte la richiesta dei pubblici ministeri di convalidare l’arresto dell’uomo, nel 2009 e a ottobre 2010
Lettere piene di odio e di rancore verso la donna che aveva sposato, e che gli aveva dato il piccolo Rashid, quando ormai il loro rapporto era già deteriorato. Non sembra trattarsi di un raptus di follia omicida la strage familiare che si è compiuta ieri in un garage in via della Guardia, alla periferia ovest di Bologna: nell’alloggio di Marcello Pistone, 48 anni, che ha ammazzato la ex moglie Ilham Azounid e il figlio di due anni, prima di togliersi la vita, gli inquirenti hanno raccolto lettere di odio verso la donna.
I rapporti fra Pistone e la giovane Ilham i due erano burrascosi fin da prima della nascita del bambino, nel gennaio 2009, e dopo la separazione c’era stata una serie di denunce e controdenunce reciproche. A quanto si è appreso, la donna era letteralmente terrorizzata dall’ex marito stalker, che aveva più volte denunciato per atti persecutori nei suoi confronti: l’uomo fu arrestato ad ottobre (fermo non convalidato) perché la molestò nel negozio in cui lei lavorava. Gli investigatori esamineranno anche i tabulati telefonici per chiarire se ci siano state telefonate fra i due nelle ore precedenti la tragedia.
Il legale: “Era la donna a cercarlo”. E’ “colpito” e “sorpreso” da quanto accaduto Dario Sutera, l’avvocato di Pistone. Spiega che era Ilham a cercare il suo ex marito, ”non voleva stargli lontana. Lo cercava come qualunque compagna cerca il suo compagno”. Il legale racconta che stava per depositare delle trascrizioni delle chiamate. “La signora Azounid era stata avvisata che a sua tutela il signor Pistone avrebbe registrato queste telefonate, e lei, comunque, parlava in maniera normale e tranquilla. Venerdì scorso Pistone mi ha scritto per chiedermi un consiglio perché la moglie gli aveva chiesto di incontrarlo. L’appuntamento alle 16 del pomeriggio”. L’avvocato spiega di avergli consigliato “in tutte le lingue del mondo di non vederla”, visto che lui non poteva frequentare gli stessi luoghi della moglie. Lui mi disse: ‘Va bene avvocato non si preoccupi.Seguirò il suo consiglio”. L’avvocato non si spiega il gesto dell’uomo: “Non capisco come una persona che ha sempre voluto difendersi in questi mesi abbia avuto un raptus così”.
Il mistero dell’arma. La donna negli ultimi tempi viveva in una struttura protetta con il figlio, mentre l’uomo abitava in un residence in zona Emilia Levante. Le indagini, che dovranno chiarire da chi partivano le telefonate intercorse tra i due, puntano anche a capire in che modo l’uomo si sia procurato l’arma: una vecchia Beretta 7.65 di almeno 30 anni fa. Il numero di matricola porta a una persona che vive a Roma, estranea alla vicenda, e una delle ipotesi è che si tratti di una matricola clonata. Oltre alle denunce dell’ex moglie, Pistone risulta avere alle spalle vari guai con la giustizia (per reati contro il patrimonio e la persona), faceva lavori saltuari e stagionali, come guardiano o portiere, ma attualmente pare non avesse alcuna occupazione.
Due volte i magistrati rigettarono la convalida dell’arresto. Non soltanto l’episodio del 21 ottobre scorso, quando l’uomo molestò la donna davanti al negozio in cui lei lavorava: arrestato, il fermo non fu convalidato. Nella storia giudiziaria dell’uomo un altyro episodio analogo: un’inchiesta aperta nel marzo 2008 dopo una denuncia di Ilham per violenza sessuale, calunnia, maltrattamenti in famiglia, accompagnata da due certificati medici, di 5 e 6 giorni di prognosi. Il Pm Alessandra Serra nel marzo 2009 aveva chiesto la misura cautelare in carcere per l’uomo, ma pochi giorni dopo il giudice per le indagini preliminari rigettò la richiesta ritenendo che non fossero sufficientemente provati i reati di violenza sessuale e calunnia; secondo il magistrato c’era la prova dei maltrattamenti ma visto che lui e la moglie già non vivevano più insieme non c’erano ragioni cautelari per la cattura. Ilham Azounid aveva poi ulteriormente integrato la sua denuncia.
A ottobre scorso, invece, dopo le molestie davanti al negozio il pubblico ministero Stefano Orsi decise per l’arresto di Pistone. Il magistrato chiese la convalida dell’arresto e la custodia in carcere. Mancava però la querela per l’episodio del 21 (querela necessaria per l’arresto); il giudice monocratico però, nella direttissima, dove si giudica il fatto e basta, ritenne necessaria la querela per considerare flagrante quell’episodio e inoltre, valutando che lo stalking era stato tutto sommato soft, non c’era stata violenza, non concesse la custodia in carcere ma decise per il divieto per Pistone di avvicinarsi alla moglie.
Casa delle donne: la legge sullo stalking non basta. La “Casa delle donne per non subire violenza” di Bologna conosceva Ilham: la donna si era rivolta al centro quando era incinta di Rashid. Già allora cercava aiuto contro le violenze e i maltrattamenti da parte di Pistone. “La legge sullo stalking, entrata in vigore nel 2009, è uno strumento di aiuto nella prevenzione della violenza di genere ma da sola, come dimostrano i fatti, non è esaustiva” denuncia oggi l’associazione. Secondo la Casa delle donne, oltre alle possibilità fornite dalla legge, “occorre una calibrata valutazione del rischio per prevenire i casi di omicidi di donne e bambini nell’ambito della violenza domestica”. Questo perché, come emerge dai dati dell’Osservatorio nazionale sullo stalking, “molti dei casi di omicidio sono preannunciati da atti di stalking”.
“Li abbiamo visti giocare in giardino, poi quei colpi e il corpo steso a terra” (la Reoubblica – 7 febbraio 2011)
Il racconto dei vicini che ieri a mezzogiorno hanno visto i tre insieme passeggiare e scherzare. “Finché l’uomo ha abitato qui l’abbiamo visto con molte donne diverse, quasi sempre straniere”. Nel quartiere era conosciuto come “l’investigatore”. “Un tipo schivo e caratteriale”
A mezzogiorno, quaranta minuti prima della strage, erano tutti e tre nella piazzetta della corte interna degli edifici di via della Guardia. “Erano tranquillissimi. Giocavano col bambino” raccontano i vicini. Poco dopo “cinque colpi”. “Abbiamo pensato ai petardi che anticipano il Carnevale”. E invece è tutta un’altra cosa.
Se ne parla a bassa voce nella piazza racchiusa tra le palazzine a schiera dove per alcuni anni, al piano terra del civico 19, ha vissuto anche Pistone. Tra la banca e il bar, tra le biciclette dei bambini che sfrecciano e i genitori che li riprendono, molti ricordano quell’uomo “schivo e caratteriale”. Quasi nessuno sa il suo nome. “Noi lo chiamavamo “l’investigatore”, o “la guardia giurata”, perché lui diceva di esserlo, e perché è quello che sembrava” ricorda Gerardo Gualandi. A Mirna Pieretti consegnò persino un biglietto da visita: “Marcello Pistone, investigatore”. “Era un tipo chiuso. Solo “buongiorno e buonasera”. Diciamo che non era una persona socievole” spiega Emanuela Properzi. O peggio. C’è chi lo definisce un tipo “violento”, come una signora del civico 23: “Era un tipo strano. Portava a casa delle donne. Sempre diverse, quasi tutte straniere. Non so se fossero prostitute, ma certamente erano disagiate”.
Chiacchiere in piazza, come in un paesino di periferia, mentre i bambini origliano le conversazioni della Scientifica dalle grate che sovrastano il garage sotterraneo della strage. Anche della moglie marocchina si ricordano in tanti, anche se in giro si vedeva poco. Tanto poco che nessuno sa con esattezza se davvero vivesse con lui, se davvero fossero sposati, se davvero quello che lui portava in braccio fosse suo figlio. Di certo, quando era arrivata, lui era cambiato. “Le donne che facevano avanti e indietro dal suo appartamento non passavano più. Spesso lo vedevo a passeggio con quel bambino. Pensai che forse aveva messo la testa a posto” ricorda una vicina. Ma la pace dura poco. Le liti ricominciano, anche in pubblico. “In piazza una volta li abbiamo sentiti parlare a voce alta – racconta Gualandi – Lui giurava alla moglie, la ragazza marocchina, di essere cambiato, ma lei continuava a ripetergli: “Non ti credo più””. Sempre più spesso le urla arrivano a casa dei vicini. “Litigavano molto. A volte si sentivano anche dei colpi, che mi spaventavano” dice Francesca Pieretti, due piani sopra Pistone, al civico 19. Fino al culmine. “L’anno scorso, alla fine dell’estate 2010 – ricordano in molti – ci fu una scenata. Lui gettò dalla finestra le valige della moglie. Urla. Insulti. Arrivarono anche i carabinieri”. “Questioni familiari, aveva dei problemi con la moglie e con il figlio” dicono nel palazzo.
Da allora nessuno li ha più visti in via della Guardia. L’appartamento al piano terra, dove Pistone era in affitto, viene venduto e oggi ci abita una giovane coppia. Tutto fino a ieri mattina, quando “l’investigatore” ricompare in piazzetta con moglie e figlio. “Sembravano felici. Sicuramente tranquilli” assicura Gualandi: “Sono andati a fare un giro al mercato, e lui aiutava il bambino a camminare”. Poi qualcosa deve essere successo. Verso l’una, quando molti rientrano per il pranzo, si odono “cinque colpi, come di mortaretti”. Poco dopo Sergio Raimondi, inquilino del terzo piano, scende ai garage: “Ho aperto la porta che dà sui box e mi sono trovato davanti una persona a terra. Non ho visto la pistola, ma ho capito subito che si trattava di una morte violenta. Aveva del sangue sul viso” spiega con gli occhi lucidi. “Ho subito richiuso la porta. Sono risalito e ho chiamato la polizia”.
(di Silvia Bignami)