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Gloria Trematerra, 55 anni, insegnante, mamma. Uccisa a coltellate dall’ex marito, denunciato per maltrattamenti, che ferisce anche la figlia usata come esca

Niardo (Brescia), 17 Aprile 2015

gloria trematerra


Titoli & Articoli

Brescia, uccide la moglie a coltellate e ferisce la figlia che tentava di difenderla: arrestato (la Repubblica – 17 aprile 2015)
Gloria Trematerra è stata colpita più volte ed è morta all’ospedale di Esine. La figlia diciottenne è rimasta ferita. Le due donne vivevano da qualche settimana in una casa protetta
“Ho ammazzato mia moglie, chiamate il 118”: così si è rivolto ai vicini di casa. Poi si è chiuso nel silenzio e ha aspettato l’arrivo dei carabinieri, che lo hanno arrestato. Tullio Lanfranchi, 61 anni, disoccupato dopo una vita come operaio in una fabbrica da poco fallita, è l’uomo che in serata a Niardo in Vallecamonica, nel Bresciano, ha ucciso a coltellata la moglie e ferito la figlia diciottenneche, inutilmente, ha tentato di difendere la madre dalla sua violenza.
Gloria Trematerra, insegnante di lingue nel vicino liceo di Breno, 55 anni, è morta poco dopo l’arrivo all’ospedale di Esine. La figlia, ferita lievemente, è stata già dimessa e ora è ospitata a casa di amici. “E’ arrivata questa ragazza ferita alle mani chiedendo aiuto. ‘Per favore aiutate mia madre’, mi ha detto, e abbiamo immediatamente chiamato i soccorsi”, ha spiegato la signora che gestisce un bar vicino alla casa. La prima a raccogliere la sua richiesta di aiuto mentre il padre andava da altri vicini.
Lanfranchi ha usato un grosso coltello da cucina con una lama oltre i dieci centimetri per uccidere la moglie al termine dell’ennesimo litigio. Agli inquirenti non ha confessato il delitto e non è stato ascoltato dal pm titolare dell’inchiesta Carlo Pappalardo. Sarà sentito in fase di interrogatorio di convalida dell’arresto, probabilmente nella giornata di lunedì. Da alcune settimane la vittima e la figlia si erano trasferite lontane dall’abitazione teatro dell’omicidio e vivevano in un appartamento protetto a Breno. Era stata la figlia a denunciare la violenza del padre e a convincere la madre ad avviare le pratiche per la separazione.
Forse in serata, al termine dei consigli di classe durati fino a poco prima delle 20, la donna ha deciso di far ritorno a casa del marito per recuperare alcuni oggetti personali. “Difficile capire perché lo abbia fatto e soprattutto perché non si sia fatta accompagnare”, ha detto il sindaco di Niardo, Carlo Sacristani, che proprio poche settimane fa aveva firmato la concessione della casa protetta alla donna. Insegnante da 23 anni nel liceo di Breno, Gloria Trematerra con i colleghi non aveva accennato alla sua situazione difficile.
“Non aveva parlato della sua crisi coniugale” conferma Tiziana Pelamatti, vicepreside dell’istituto – Forse l’avremmo aiutata, se avesse dato segnali. La scuola era la sua famiglia. Da 23 anni insegnava da noi. Da quando era arrivata da Napoli”. La vicepreside ha trascorso la notte al fianco della figlia di Gloria, che nel pomeriggio ha assistito il figlio maggiore della vittima di rientro da Torino (dove frequenta l’università).
Lo stabile dell’omicidio è ancora sotto sequestro. Una donna ha depositato sull’uscio di casa un mazzo di fiori in ricordo della seconda vittima di femminicidio nell’ultimo mese a Brescia. Il 16 marzo scorso a Castenedolo, in provincia, era stata uccisa Anna Mura, ritrovata con il cranio sfondato nell’appartamento in cui viveva con la famiglia. Omicidio per il quale è tutt’ora in carcere il marito Alessandro Musini, che continua a proclamarsi innocente.

Professoressa assassinata: la figlia usata come esca (Brescia Today – 20 aprile 2015)
Prende forma il macabro quadro che ha portato all’omicidio di Gloria Trematerra, uccisa da otto coltellate per mano dell’ex marito Tullio Lanfranchi. Lunedì pomeriggio interrogatorio e autopsia
L’oscurità che offusca quella casa sembra avvolgere l’intero paese, forse tutta la provincia. L’ennesima tragica storia, la furia omicida che prende possesso dell’essere umano, lo trasforma in un killer spietato, una furia che in quegli attimi pensa solo ad uccidere. Un coltello da cucina con una lama da 10 centimetri, otto fendenti di cui quattro al viso e quattro all’addome, la figlia 18enne ferita mentre cercava di difendere la madre.
La cronaca macabra dell’omicidio di Niardo, quando venerdì sera il 61enne Tullio Laffranchi ha brutalmente accoltellato l’ex moglie Gloria Trematerra, morta a 55 anni in quella che un tempo era la sua casa. La situazione era critica, e da parecchio: Gloria e la figlia Alice abitavano da qualche settimana in una struttura protetta, a Breno.
Quella sera qualcosa non è andato come doveva. Alice si è presentata dal padre, doveva prendere qualche libro di scuola. Il papà orco l’ha fatta entrare, poi la chiusa a chiave in camera da letto: “Chiama tua madre, falla salire”. Alice ha chiamato mamma Gloria al cellulare, la donna è salita per ‘liberare’ la figlia.
Scoppia l’ennesimo litigio, furibondo. Le parole e le mani, poi il terribile gesto: il coltello da cucina, l’omicidio. Niente da fare per Gloria, mentre Alice viene ferita nel tentativo disperato di difendere la madre da una morte in quei momenti annunciata. La piccola scappa, corre al bar vicino, chiede aiuto. L’uomo appoggia il coltello, esce dalla porta, chiama la vicina di casa. A lei avrebbe detto per prima di aver ucciso la moglie.
Arrestato, e in carcere a Canton Mombello. Lunedì pomeriggio dovrebbe andare in scena il primo interrogatorio di convalida. Quasi in contemporanea anche l’autopsia sul corpo di Gloria Trematerra, all’ospedale di Esine. Da Torino è arrivato anche Francesco, l’altro figlio: ha raggiunto la sorella, per stringersi a lei e al loro dolore condiviso.

Niardo: la lettera che Gloria scrisse ai suoi studenti (Giornale di Brescia – 21 aprile 2015)
Ecco la lettera che la professoressa scrisse ai suoi ragazzi di quinta alla fine dell’anno scolastico 2007/2008
Mercoledì alle 15, nella Parrocchiale di Niardo saranno celebrati i funerali di Gloria Trematerra, la donna uccisa venerdì sera dal marito con sette coltellate. Alla cerimonia non mancheranno gli allievi di ieri e di oggi. Giovani cui la professoressa di lingue del Golgi di Breno aveva trasmesso il suo sapere, e con i quali era stata in grado di instaurare rapporti basati sull’umanità e sulla ricerca di un reciproco arricchimento. A tenstimonianza di ciò, proponiamo integralmente la lettera che alla fine dell’anno scolastico 2007/2008 Gloria Trematerra scrisse ai suoi ragazzi di quinta.

Ciao ragazzi,
ho aspettato qualche ora dopo il nostro incontro di fine d’anno prima di scrivervi, per dare alle emozioni il tempo di sedimentarsi e leggerle. Voglio dirvi subito che ho apprezzato la cura e la partecipazione con cui avete vissuto anche quest’ultimo passaggio. Ho visto la trepidazione di qualcuno, la tranquillità apparente di un altro, un po’di agitazione, di timidezza, qualche piccolo slancio di «faccia tosta» e tanto altro. Come vi ho detto la prima volta che sono entrata in classe, sono lieta di essere (stata!) la vostra profe e felice di esservi stata accanto per un piccolo tratto di strada. 
Le lacrime di alcuni – e comunque la partecipazione di tutti – mi hanno commosso in profondità, smuovendo tanti ricordi, sensazioni, consapevolezze, e posso assicurarvi che se avessi aperto anch’io il «rubinetto» avrei avuto le stesse difficoltà di qualcuno a chiuderlo!
Grazie dunque di questa bella esperienza di fine anno, dei fiori, di aver sopportato anche me… «with a little patience…» (sarete sicuramente in grado di decifrare la citazione!!).
Cosa dire? Vi abbraccio tutti, ad uno ad uno, come con qualcuno ho fatto ieri, e vi auguro di rimanere sempre belli come siete ora e, per il futuro, sempre forti, sicuri, coraggiosi, onesti, amabili e… felici, per quanto possibile! Avviatevi sul vostro nuovo cammino con la certezza di possedere tutto ciò che è necessario per costruire il futuro che volete, siate capaci di scegliere e agire al meglio, in ogni momento.
Tutto ciò che di nuovo vi si schiude davanti, lungi dall’intimorirvi, deve suscitare in voi tutte le energie, le capacità che avete per affrontare le sfide e vincerle. Vi auguro di conservare intatto il vostro entusiasmo e la vostra freschezza. Partite (imperativo esortativo!) alla scoperta del mondo adulto con la consapevolezza che il vostro «bambino» è ancora lì, intatto; non perdete la vostra fanciullezza, i vostri anni di liceo sono un patrimonio che nessuno potrà togliervi e… giovani lo resterete, solo che lo vogliate. 
Vi auguro di non perdere mai il gusto della novità, della scoperta. Ricordate cosa vi ha detto Albino: “Rimanete aperti”… Quindi non lasciatevi rinchiudere da nessuno… neanche da voi stessi! Buon cammino, dunque. Vi lascio, come saluto finale, una piccola citazione di Marcel Proust (è l’ultima, lo giuro!): «Il vero atto della scoperta/ non consiste nel trovare/ nuovi territori, ma/ nel vedere con occhi nuovi». Con tutto il mio affetto per ciascuno dei «miei» fiocchi di neve di 5ª D.
Gloria

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In memoria di

Il liceo ricorda la prof Trematerra. Il figlio: «Papà disse che l’avrebbe uccisa» (Corriere della Sera – 25 aprile 2016) 
Alla brutalità di una donna uccisa a coltellate dal marito, una docente, una collega, un’amica da più di vent’anni, che mai ha fatto trapelare l’inferno che viveva nella sua abitazione, il liceo ha risposto con il coraggio che sconfigge la paura
La «prof» è morta da un anno. Al suo posto in classe, a fare lezione di inglese, è arrivata un’ altra collega: il present perfect, i verbi irregolari, Shakespeare, i romantici. Un anno è passato da quel maledetto 17 aprile 2015: la professoressa Gloria Trematerra la mattina era a scuola con i suoi ragazzi, serena e disponibile come sempre, e la sera era stesa a terra in un lago di sangue, nella casa che per anni aveva condiviso con il consorte.
Al liceo Golgi di Breno nessuno ha dimenticato il peso dell’orrore che ha investito l’istituto, quell’orrore che ha imboccato il portone principale, scioccando i colleghi i bidelli e si è insinuato nel cuore degli studenti. Un orrore che a distanza di un anno è ancora vivo come allora. Alla brutalità di una donna uccisa a coltellate dal marito, una docente, una collega, un’amica da più di vent’anni, che mai ha fatto trapelare l’inferno che viveva nella sua abitazione, il liceo ha risposto con il coraggio che sconfigge la paura.
Una festa in onore di Gloria Trematerra: così l’istituto dove insegnava dal 1992, bienno e triennio al liceo linguistico, le ha dedicato uno spettacolo intenso e toccante e ha deciso di intitolarle la biblioteca della scuola. «Volevamo che rimanesse un segno da parte nostra – si commuove la vicepreside Tiziana Pelamatti». E non è la musica, non la poesia, non i sorrisi. Ma tutto questo insieme che restituisce forza e speranza.
Anche Francesco Lanfranchi, ex studente del liceo Golgi con una laurea conseguita meno di un mese fa a Torino in Ingegneria dell’Autoveicolo, si trova a Breno nella sua vecchia scuola per questa festa. Gloria Trematerra era sua mamma. Pochi giorni fa è arrivata la sentenza del tribunale: 16 anni di reclusione e tre anni di casa di cura a Tullio Lanfranchi, suo padre. Francesco e sua sorella Alice quel giorno erano in aula.
«Siete contenti adesso?» ha chiesto lui con aria di sfida. «Ci fissava dritti negli occhi. Abbiamo avuto i brividi». Difficile spiegare in poche parole tutta una vita di dinamiche familiari, violenze e maltrattamenti. «È una persona incattivita e violenta. Non abbiamo solo subito un torto abominevole. Temiamo per la nostra stessa vita. Se mio padre esce nel giro di qualche anno, viene a cercare me e mia sorella e ci ammazza: di questo abbiamo paura».
Francesco ricorda la telefonata che suo padre gli fece il pomeriggio dell’omicidio, avvenuto poche ore dopo a Niardo, dove Gloria e sua figlia Alice dalla casa protetta in cui alloggiavano si erano recate per prendere alcuni effetti personali. «Mio padre aveva ricevuto la lettera dell’avvocato con le richieste per la separazione. Era furibondo per la questione economica. Disse che era un furto e che avrebbe fatto del male a mia mamma. “La troverete morta in un bosco”, aveva minacciato».
Hanno solo vent’anni Francesco e Alice Lanfranchi e già hanno vissuto l’anno più duro della loro vita. Prima la morte della mamma. Ora fanno i conti con un padre assassino: «Pensavamo che gli avrebbero dato almeno 20 anni e 5 di ospedale psichiatrico. Invece non gli è stata nemmeno riconosciuta la premeditazione. Speravamo in una sentenza più equa, che tenesse conto dell’efferatezza del delitto».
Francesco e Alice hanno deciso di non arrendersi: «Questa sentenza non è rispettosa di quanto accaduto e puntiamo al ricorso. Vogliamo giustizia. Per me, per mia sorella e per mia mamma».
Intanto la festa al liceo di Breno ormai è finita. I professori e i ragazzi se ne vanno poco alla volta. «Ciao Francesco, ci vediamo presto». Francesco è contento per questo gesto. «È un bel riconoscimento che tutti ci siano così vicini. Ma io non sono uno che si strugge. Cosa posso fare? Guardo avanti».
(di Eletta Flocchini)