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Gloria Pompili, 23 anni, mamma. Sequestrata, violentata e uccisa a botte dai parenti perchè non voleva prostituirsi

Latina, 23 Agosto 2017


Era una ragazza fragile

 

 


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Omicidio Gloria Pompili, parla la madre: “Mia figlia voleva ribellarsi, per questo l’hanno uccisa” 

Omicidio Gloria Pompili: il padre dei figli della giovane chiede giustizia per la ragazza e i piccoli
L’uomo, che da tempo non viveva più con la donna, ha parlato dal carcere di Rieti dove sta finendo di scontare una condanna
Dal carcere di Rieti ha fatto sentire la sua voce il padre dei figli di Gloria, la giovane uccisa di botte nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi. D.M., 26 anni, attualmente detenuto, ma prossimo a scontare la pena, ha dato mandato di rappresentarlo agli avvocati Riccardo Masecchia e Giampiero Vellucci. L’incarico è finalizzato a un duplice obiettivo. Da una parte, anche attraverso indagini difensive, il genitore dei due bimbi, di cinque e tre anni, intende offrire un contributo alla procura della Repubblica di Latina alla ricerca della verità e per risalire all’omicida. D’altro canto, il genitore ha chiesto giustizia per Gloria, la madre dei suoi bambini. Un gesto diretto anche a rappresentare i piccoli nell’eventuale processo a carico di chi sarà accusato di aver provocato la morte di Gloria Pompili. Anche se la convivenza tra i due da tempo si era interrotta, l’uomo vuole conoscere cosa è accaduto quella notte per poterlo spiegare un giorno, quando i bambini saranno diventati grandi. Al tempo stesso D.M. vuole garantire vicinanza ai propri figli e per questo ha chiesto ai legali di fare il possibile per riportarlo, al più presto, a casa. Pur essendo in carcere, l’uomo ha la piena potestà dei figli minori, dei quali, una volta riacquistata la libertà, vorrebbe occuparsi in prima persona.
Attualmente, infatti, i bambini sono stati affidati a una casa famiglia e sono seguiti dagli assistenti sociali che dovranno relazione al tribunale per i minorenni di Roma. Gloria Pompili è stata uccisa per le percosse ricevute.
Vittima di una violenza brutale senza, almeno fino ad oggi, un apparente movente. Le lesioni le hanno provocato la frattura di una costola che ha finito per perforare milza, polmoni e intestino. La donna è morta in strada, mentre dal litorale di Anzio stava facendo ritorno a Frosinone in compagnia del cognato e della cugina, marito di questa. I due, a un certo punto, si sono accostati a una piazzola di sosta, a Prossedi, e chiesto aiuto. Ma ormai era troppo tardi.
Sono ore decisive per arrivare a una soluzione del giallo legato all’omicidio di Gloria Pompili, la ventitreenne di Frosinone massacrata di botte nella giornata di mercoledì scorso e morta sulla 156 dei Monti Lepini, nel territorio di Prossedi, mentre stava facendo ritorno a casa. I carabinieri del Comando provinciale di Latina, che stanno indagando sull’accaduto coordinati dalla Procura della Repubblica di Latina – in persona del pm Luigia Spinelli -, stanno infatti stringendo il cerchio attorno a chi ha messo in atto la violenta aggressione con calci e pugni, che ha causato a Gloria delle ferite talmente gravi da portarla alla morte. Un’indagine che sta procedendo spedita e che, col passare dei giorni, ha visto i carabinieri impegnati nell’ascolto di una quindicina di persone. Ogni testimonianza, infatti, potrebbe essere fondamentale per ricostruire le ultime ore di vita della ragazza poiché, come emerso dall’autopsia, è proprio questo il lasso di tempo in cui è maturata l’aggressione a mani nude. Va ricordato, infatti, che l’esame sul cadavere della ventitreenne ciociara, eseguito dal medico legale Maria Cristina Setacci, ha evidenziato la presenza di lesioni compatibili con calci e pugni sferrati con violenza, tali da causare la frattura di una costola e la perforazione di polmoni, fegato e milza. Traumi multipli, dunque, che hanno sicuramente causato enormi sofferenze alla donna, col suo stato di salute che si è aggravato nel tragitto compiuto in auto fra Anzio e Prossedi.
Insieme ai suoi due figli piccoli, al cognato di nazionalità egiziana e alla cugina (moglie del cognato, ndr), Gloria stava facendo ritorno verso la sua casa – sita all’interno di un quartiere popolare di Frosinone – dal litorale romano, dove i parenti gestiscono una frutteria: chilometro dopo chilometro, le ferite sono diventate sempre più serie, fino al tragico epilogo della sua vita. I familiari di Gloria, infatti, arrivati nella piazzola vicina a un albergo prossedano, hanno bloccato la corsa della Bmw e adagiato Gloria, presumibilmente quasi esanime, a terra: in tale frangente sono stati chiamati i soccorsi, arrivati da Priverno nel più breve tempo possibile. Medico e infermieri hanno provato a rianimare la giovane mamma sotto gli occhi dei suoi figli, dei familiari di lei e di chi era presente nell’hotel che si affaccia sulla 156 dei Monti Lepini: purtroppo, però, non è stato possibile salvarle la vita. Da quel momento sono partite le indagini dei carabinieri che, adesso, potrebbero davvero essere vicine a un punto di svolta. E assicurare alla giustizia l’autore dell’efferato omicidio di Gloria Pompili.

Gloria Pompili, una donna che desiderava la libertà (Politica Sette – 10 novembre 2021)
La storia di Gloria Pompili racconta il dramma di una donna ai margini della società, fragile ed incapace di reagire. Per anni è stata molestata, vessata, costretta a prostituirsi e a sopportare i soprusi verso i figli prima di esser uccisa a suon di calci e pugni dalla cugina Loide Del Prete di 40 anni e il compagno 23enne Saad Mohammed Elesh Salem nella notte del 23 agosto 2017.
Nata a Frosinone nel 1993, ha conosciuto il dolore sin da piccola quando viene lasciata in una casa famiglia dopo il divorzio dei genitori; due figli nati da una relazione con un uomo finito in carcere per spaccio di droga e poi l’inferno quando la cugina Loide le ha chiesto di trasferirsi con lei insieme al compagno.
Arrivata in quell’appartamento ad Anzio (RM), Gloria pensava di dover aiutare la cugina in un negozio di frutta e verdura, un inganno che ben presto si rivela tale quando Loide e Mohammed la spediscono in strada trasformandola in una schiava sotto gli occhi dei suoi bambini. Senza soldi e senza una casa accetta le umiliazioni, le botte e la strada.
Nel frattempo, sposa l’egiziano Hady Saad Mohammed (fratello di Saad Mohammed Elesh), sotto imposizione della cugina per dare a quest’ultimo la possibilità di ottenere il reddito di cittadinanza.  
I figli di 5 e 3 anni venivano usati dagli zii come strumento di ricatto quando lei osava disobbedire. Mentre Gloria era con i clienti, i due bambini venivano messi in due ceste e lasciati penzolare sul balcone di casa poichè, secondo gli aguzzini, gli uomini che Gloria intratteneva non dovevano essere disturbati. Il tutto testimoniato da vicini di casa agli inquirenti in sede di indagine.
Le toglievano il cellulare, le allontanavano i bambini anche quando erano a tavola, poteva vedere la madre Carmela solo in presenza della cugina. Proprio la madre ha raccontato di aver visto il marito picchiarla sulla testa. Altre volte era stata lei a raccontare a quest’ultima di essere stata “pestata” soltanto per essere andata a trovarla.
La notte del 23 agosto, i suoi carnefici si lamentano dello scarso incasso sulla nettunense (dove veniva portata a prostituirsi) mentre la giovane mamma esprime la volontà di non voler più vendere il suo corpo e riacquistare la sua dignità. Inizia un litigio lungo la strada che porta la cugina e il compagno a sfinirla di botte lasciandola agonizzante in una piazzola di sosta sulla monti lepini, l’arteria che collega la provincia di Latina a quella di Frosinone, in territorio di Prossedi (LT). Uno di questi colpi con un oggetto elastico contundente, come evidenziato dall’autopsia delladott.ssa Cristina Setacci, le ha fratturato una costola che ha danneggiato il fegato e la milza provocandole un’emorragia letale. 
I due parenti, dopo il fatto, chiamano un’ambulanza dicendo che si è sentita male improvvisamente. Le ferite sul corpo però raccontano un’altra verità agli operatori sanitari e agli inquirenti.
Si parla di racket della prostituzione per giorni, poi emerge la sconcertante verità: una tragedia che si è consumata in un contesto familiare. Un mese dopo, a settembre 2017, Loide Del Prete e Mohammed vengono arrestati e rinviati a giudizio.
Il 6 novembre 2018 inizia il processo a carico dei due conviventi.
È il racconto di uno dei figli di Gloria a ricostruire i fatti avvenuti quella notte dentro la Bmw dei cugini. Alcuni giorni dopo la tragedia in una struttura protetta, in un momento di gioco, il bambino riferisce ad un’educatore che la mamma è morta. “Ha tanto dolore, sta all’ospedale, l’hanno portata all’ospedale”. Il gip Bortone ha sottolineato che il piccolo quando ha raccontato le fasi del pestaggio alla mamma ha assunto un’espressione di profondo dolore, probabilmente immedesimandosi nella mamma, e diceva testualmente: “l’hanno ammazzata”.
Ad ottobre del 2019 la sentenza della Corte D’Assise a Latina. Dopo le indagini dei carabinieri e del pm Luigi Spinelli, c’è una condanna a 24 anni di reclusione per i due con le aggravanti di crudeltà e di aver agito in presenza dei figli minori della vittima. 12 anni per Hady Saad Mohamed, compagno di Gloria, accusato di maltrattamenti in famiglia. 
Le parole del giudice in seguito alle indagini del procuratore aggiunto Carlo Lasperanza, sono state molto chiare: “tenuto conto della condotta crudele svolta dagli imputati, per più di un anno, nei confronti di Gloria che ha portato la stessa a essere assoggettata al loro volere; il tutto non fermandosi i due imputati di fronte a nulla, continuando a picchiarla e anche a costringerla a prostituirsi nonostante le sue oramai pietose condizioni fisiche” aggiungendo “la zia e il suo compagno, in modo freddo e pianificato, hanno approfittato dell’isolamento sociale di questa ragazza – di fatto abbandonata anche dai servizi sociali che si limitavano a incontri formali e vuoti di contenuto – costringendola, con vera crudeltà, a prostituirsi, picchiandola e umiliandola, giornalmente, anche dinanzi ai suoi due figli, ai quali gli imputati hanno fatto vivere un primo periodo della loro infanzia tremendo di cui porteranno, inevitabilmente, i segni per tutta la vita”.
Dal processo di primo grado e anche nelle motivazioni della sentenza d’Appello, emerge un elemento rilevante nella storia umana di Gloria: oltre alla sua fragilità psicologica, spicca la solitudine di una ragazza di 23 anni, morta tra l’indifferenza di chi invece avrebbe dovuto aiutarla.
La madre Carmela, testimone oculare dei lividi di sua figlia ha dichiarato ai giudici «Lei negava sempre, anche agli assistenti sociali diceva che lavorava in frutteria ad Anzio con sua cugina e quei lividi se li era procurati cadendo». Prima di conoscere Gloria, l’egiziano e sua cugina avevano una Twingo scassata, poi invece si sono comprati la Bmw e hanno aperto la frutteria». Racconta come al telefono, l’ultima volta che la giovane si è fatta sentire, 3 o 4 giorni prima della morte, era agitata e spaventata soltanto perché l’aveva contattata di nascosto. A maggio 2021 la Cassazione conferma la reclusione a 20 anni per i due assassini, dopo lo sconto di pena già deciso in Corte d’Appello. Completamente assolto invece il compagno di Gloria poichè non complice dell’omicidio. La madre di Gloria ed il fratello si sono costituiti parte civile tramite gli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta.

 Il martirio di Gloria Pompili: massacrata perché non voleva prostituirsi (FanPage)
Gloria Pompili, 23 anni, muore massacrata di botte il 23 agosto del 2017, davanti ai figlioletti di 3 e 5 anni. A ucciderla sono la zia, Loide Del Prete e il compagno di lei Elesh Salem, ai quali si era ribellata perché volevano che si prostituisse. Per costringerla, i due erano soliti mettere i figlioletti in due ceste e farli penzolare dal balcone.
Ci sono esistenze nate all’insegna della sopportazione dell’abuso.
Come quella di Gloria Pompili, privata della dignità, costretta a prostituirsi e infine barbaramente uccisa di botte sotto gli occhi dei figlioletti di 3 e 5 anni. A 23 anni.
La storia di Gloria Pompili. Rimasta orfana quando era ancora piccola, Gloria era cresciuta in una casa famiglia.
Lasciata la comunità a diciotto anni si era trasferita in provincia di Frosinone, dove, dopo poco tempo era rimasta incinta dall’uomo a cui si era legata e dal quale presto avrebbe avuto un secondo bambino. Poi lui era stato arrestato e Gloria, rimasta sola, si era legata a un altro uomo, Mohamed, di nazionalità egiziana. Suo fratello Elesh, compagno della zia di Gloria, Loide Del Prete, cugina della mamma, qualche tempo dopo, deciderà di gettare Gloria sul marciapiede per incassare, insieme alla compagna, i proventi della prostituzione. Sola, in difficoltà, con due bambini e appena 20 enne, Gloria deve sottostare alla violenza e alla tirannia di chi le offre un tetto.
Quei bambini nella cesta. La giovane mamma voleva sottrarsi, scappare, ma non poteva farlo senza mettere in pericolo la vita dei figlioletti. I bimbi, infatti, venivano utilizzati come strumento di ricatto confronti. Rinchiusi nel negozio di Loide e del compagno Elesh, mentre Gloria era con i clienti, in alcune occasioni venivano adagiati in due ceste poi lasciate penzolare dal balcone di casa, mentre Gloria riceveva con i clienti. Gli uomini da intrattenere, per gli aguzzini di Gloria, non dovevano essere disturbati dalla vista dei suoi figlioletti.
L’omicidio. Gloria subiva in silenzio, ma alcuni giorni era peggio di altri e quella vita non era accettabile. Così sbottava. Accadde il 23 agosto 2017, quando, al ritorno da Anzio, nel tragitto con i suoi aguzzini, la recalcitrante Gloria venne punita con una scarica di botte. Naso rotto, colpi ovunque, la milza perforata, Gloria spira sui sedili della BMW dove l’avevano caricata insieme ai suoi bambini, sotto gli occhi dei piccoli. Nei giorni successivi i giornali scrivono di una ‘prostituta’ ammazzata, di racket. Poi le indagini restituiscono alla vittima la dignità di cui, anche nella morte, era stata privata. Gloria, infatti, non era una prostituta, ma una donna ridotta in schiavitù e abusata.
Il processo
Loide Del Prete e il compagno Saad Mohammed Elesh Salem, accusati di omicidio e sfruttamento della prostituzione nel 2019 sono stati condannati dalla Corte d’Assise d’Appello di Latina a 24 anni di carcere. È il secondo grado di un processo durissimo, andato in scena di fronte alle telecamere di ‘Un giorno in pretura’. Dodici anni sono toccati a Mohamed, il compagno di Gloria, accusato ‘solo’ di maltrattamenti e sfruttamento della prostituzione.
L’epilogo. A tre anni dai fatti il martirio di Gloria fa ancora discutere. I suoi bimbi, oggi, dopo che la madre di Gloria ne ha reclamato la custodia vedendosela negare, vivono in una casa famiglia. Nell’occhio del ciclone, dopo il clamore suscitato dalla storia di cronaca, sono finiti gli assistenti sociali che rifiutarono d’intervenire quando gli segnalarono che i bambini venivano appesi al balcone. ‘Portateci una foto’ dissero.

Omicidio Pompili, Gloria morta davanti ai figli: «Per anni vittima di vessazioni» (Ciociaria Oggi – 16 febbraio 2022)
Morta dopo essere stata picchiata. Depositate le motivazioni dei giudici: «I figli e la madre erano in condizioni di assoluta soggezione e nullificazione della personalità»
La morte di Gloria Pompili è stata provocata a seguito della situazione gravissima in cui versava, dovuta alle selvagge e durature vessazioni a cui la donna è stata sottoposta dai due imputati». Lo scrivono i giudici della Corte di Cassazione nelle motivazioni che hanno portato alla conferma della condanna a venti anni diventata definitiva per i due imputati: Loide Del Prete, zia della vittima, e il convivente di lei all’epoca dei fatti, Saad Mohamed Elesh Salem, accusati di aver ucciso la giovane frusinate di 23 anni, morta davanti ai figli una sera d’agosto del 2017 in una piazzola di sosta a Prossedi.
In auto, nel tragitto da Nettuno alle porte di Frosinone, Gloria era stata picchiata e poi era morta. Quasi un anno fa i legali degli imputati avevano impugnato la sentenza della Corte d’Appello in Cassazione e in questi giorni i magistrati della Suprema Corte si sono pronunciati con la sentenza, depositando le motivazioni. I familiari di Gloria si sono rivolti agli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta
«Le condotte degli imputati costituiscono l’antecedente causale dei fatti violenti che portarono alla morte la donna», hanno aggiunto il Presidente Giorgio Fidelbo e il consigliere estensore Pietro Silvestri, che hanno dichiarato inammissibili i ricorsi. «La sentenza non può essere annullata in base a prospettazioni alternative che si risolvano in una rilettura orientata degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione. I giudici d’Appello hanno fornito una prospettazione analitica ed autonoma».
Nelle motivazioni i magistrati della Cassazione hanno parlato anche dei due figli della vittima, due bambini piccoli che hanno assistito all’omicidio della madre mentre erano in auto insieme ai due imputati. Il contesto familiare in cui è nata la vicenda umana e giudiziaria della giovane frusinate è chiaro. «Gloria Pompili e i due figli vivevano con gli imputati nella stessa casa, da essi dipendevano ed erano in condizioni di assoluta ed incondizionata soggezione nei loro confronti e di evidente nullificazione della personalità». La Corte di Cassazione ha sottolineato che i giudici di merito con motivazioni puntualissime hanno ricostruito i fatti e valutato attentamente le prove».
Lo scorso undici maggio i giudici della Corte di Cassazione avevano dichiarato inammissibili i ricorsi dei due imputati, presentati dagli avvocati Marsiglia e Crialesi, e la condanna a vent’anni e un mese di reclusione era stata confermata. Gloria Pompili rappresentava una fonte di guadagno. Le motivazioni anche dei giudici della Corte d’Appello contestualizzano il drammatico quadro in cui è maturato l’omicidio.
«Sono tristemente eloquenti le immagini del cadavere martoriato», avevano osservato i giudici. Restano gli occhi spenti dalla paura di Gloria Pompili, il volto scavato, il fisico esile, la voglia di ribellarsi che si scontra con la dolorosa scelta di fermarsi un attimo prima per tutelare i figli. A distanza di oltre quattro anni da quella sera di fine estate, la vicenda umana e giudiziaria si è definitivamente conclusa.

Gloria Pompili. A processo l’assistente sociale del Comune di Frosinone che non si fece carico della ragazza e dei suoi bimbi (Faro di Roma – 18 febbraio 2023)
Quando Gloria Pompili «riceveva i clienti, l’imputata (Loide Del Prete, sua zia che è stata poi la sua carnefice ndr) “si occupava” dei bambini… oppure mettendoli in una cesta appesa al balcone. Peraltro tale inquietante prassi, notata dalla moglie del proprietario dell’abitazione veniva riferita dalla stessa ai servizi sociali del Comune di Frosinone, i quali ciononostante non intervenivano (l’assistente sociale con cui aveva parlato la donna si limitava a risponderle “fai una foto e portala”)». E’ ben noto come è andata a finire: la 23enne di Frosinone massacrata di botte in una piazzola di sosta di Prossedi nella notte tra il 23 e il 24 agosto del 2017, mentre stava tornano in Ciociaria dove viveva con i due figli all’epoca dei fatti di 2 e 5 anni.
In queste dichiarazioni al processo per l’omicidio di Gloria Pompili (ormai definito in Cassazione) è emerso un comportamento omissivo dell’assistente sociale S.N., 72 anni, che ora deve rispondere come imputata in un altro processo dell’accusa di omessa denuncia di incaricato di pubblico servizio.
Nel processo per l’omicidio, infatti, i giudici avevano fortemente stigmatizzato, nelle motivazioni delle sentenze di condanna, il lavoro dei servizi sociali frusinati.
La donna, difesa dall’avvocato Pierpaolo Incitti, è imputata perché «nella sua qualità di assistente sociale del Comune di Frosinone che aveva in carico il nucleo familiare di Gloria Pompili e dei figli minori», all’epoca dei fatti di 2 e 5 anni, ometteva di denunciare all’autorità giudiziaria i reati di maltrattamento in famiglia subiti dalla Pompili e dai minori e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in danno della Pompili dei quali era venuta a conoscenza nell’esercizio e a causa del servizio». I fatti contestati dalla procura frusinate vanno dall’inizio del 2016 fino all’agosto dell’anno successivo, quando Gloria fu ammazzata di botte, in una piazzola di sosta, a Prossedi, al ritorno in Ciociaria.
Alla prima udienza, celebratasi davanti al giudice monocratico Francesca Proietti, si sono costituiti parte civile gli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta per conto della madre e del fratello di Gloria. Sono state ammesse le prove e le liste dei testimoni, quindi è stato calendarizzato il processo con l’audizione dei primi testi al 6 giugno. I giudici della Corte di Cassazione nel confermare la condanna definitiva a venti anni per Loide Del Prete, zia della vittima, e del convivente di Loide, Saad Mohamed Elesh Salem, accusati di aver ucciso, in conseguenza delle botte subite, la ventitreenne Gloria, davanti ai figli, nella notte tra il 23 e il 24 agosto 2017, scrivevano di una morte «provocata a seguito della situazione gravissima in cui versava» Gloria. E «dovuta alle selvagge e durature vessazioni a cui la donna è stata sottoposta».
Il coinvolgimento dei servizi sociali emerge dalle motivazioni della Corte d’Assise d’appello di Roma: «quanto ai servizi sociali di Frosinone a dir poco impressionanti risultano le dichiarazioni rese dall’assistente sociale che avrebbe dovuto occuparsi del benessere dei figli minori della parte offesa da cui emerge “che, in realtà, i servizi sociali hanno garantito solo una loro presenza formale, accettando e consentendo una situazione intollerabile di devastazione di una giovane ragazza e di inflizione di maltrattamenti e traumi a due bambini piccoli”. Ebbene la “tolleranza” accordata dai servizi sociali, unitamente all’incapacità di altri soggetti vicini a Gloria di intervenire “hanno naturalmente accresciuto la forza violenta e minacciosa dei due imputati, non avendo Gloria alcuna possibilità di difesa dalla loro azione, vista l’inerzia di tutti coloro che la circondavano, anche di chi per ruolo istituzionale o familiare sarebbe dovuto intervenire”».

I figli di Gloria Pompili hanno trovato una nuova casa (tg24 – 18 febbraio 2023)
Dopo anni di tristezza e di sofferenza per i figli di Gloria Pompili è arrivato il sereno. I due ragazzini infatti hanno trovato una casa. Una coppia di coniugi li ha presi in affidamento. Il loro compito sarà quello di riuscire a far ritrovare il sorriso sul volto di quei piccini che hanno visto la madre mentre la cugina ed il compagno la prendevano a bastonate. E proprio il bimbo più grande all’epoca dei fatti riferì di aver visto i parenti mentre colpivano la loro mamma. I due imputati, ricordiamo, sono stati condannati entrambi a venti anni di carcere. Ma il cerchio sulla storia della giovane mamma di Via Bellini a Frosinone non si è ancora chiuso. Sotto processo infatti adesso è finita anche una assistente sociale del comune di Frosinone accusata- si legge nel capo di imputazione – ” di aver omesso di denunciare all’autorità giudiziaria, i reati di maltrattamento in famiglia subìti da Gloria Pompili e dai minori e favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in danno della Pompili dei quali era venuta a conoscenza nell’esercizio ed a causa del servizio”. Per tale motivo la madre Carmela Del Prete ed il figlio Luca Pompili, si sono rivolti agli avvocati Luigi Tozzi e Marco Maietta . “Se l’assistente sociale avesse segnalato tale situazione – ha dichiarato l’avvocato Luigi Tozzi- con tutta probabilità la ragazza sarebbe stata messa insieme ad i figlioletti in una rete di protezione . Non si esclude dunque che l’evento morte poteva essere evitato”.


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