Gilberta Palleschi, 57 anni, professoressa di inglese. Uccisa a calci in faccia e colpi di pietra in testa nel corso di una tentata violenza sessuale e gettata in un dirupo, dove viene nuovamente violata. Il suo corpo viene ritrovato quaranta giorni dopo
Sora (Frosinone), 1 Novembre 2014
Titoli & Articoli
Frosinone, trovato cadavere di donna: è quello di Gilberta Palleschi (Oggi – 10 dicembre 2014)
Della professoressa di 57 anni si erano perse le tracce lo scorso 1° novembre. Ora il ritrovamento del suo cadavere: un muratore 43enne di ha confessato il delitto. L’uomo avrebbe tentato di abusare di Gilberta e poi l’avrebbe uccisa.
Era uscita a fare jogging e non era più tornata a casa. Ora, la svolta nel giallo di Gilberta Palleschi, la professoressa di Sora, in provincia di Frosinone, di cui non si avevano più tracce da circa un mese. Oggi, infatti, è stato trovato il suo cadavere in una cava nelle campagne di Campoli Appennino, sempre nel frusinate. Fermato un 43enne che ha confessato il delitto, è stato lui a indicare il luogo in cui si trovava il corpo della donna. L’uomo arrestato, un muratore di Sora, è accusato di omicidio, occultamento e vilipendio di cadavere. Secondo la ricostruzione degli investigatori l’uomo avrebbe tentato di violentare Gilberta Palleschi che ha reagito scatenando la furia del 43enne. Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori il muratore avrebbe colpito la donna con calci e pugni in testa fino a stordirla, per poi finirla colpendola con una pietra. Il giorno dopo l’uomo sarebbe tornato sul luogo del delitto e avrebbe cercato di avere un rapporto sessuale con il cadavere. Di Gilberta Palleschi si era persa ogni traccia lo scorso 1° novembre, quando la donna era uscita a fare jogging in località Broccostella. Lungo il fiume Fibreno dove, secondo le ricostruzioni, Gilberta stava camminando, sono stati trovati alcuni effetti personali della donna e anche il suo telefonino. La professoressa era conosciuta e stimata da tutti anche per il suo incarico regionale nell’Unicef.
Gilberta Palleschi trovata morta in Ciociaria, muratore confessa e indica il luogo (Ansa – 10 dicembre 2014)
L’insegnate era scomparsa 40 giorni fa, uccisa a calci e pugni per aver reagito a un tentativo di stupro. A confessare un muratore di 43 anni, che avrebbe anche tentato di abusare della donna il giorno dopo l’omicidio
E’in stato di fermo l’uomo che è stato interrogato dai carabinieri in relazione alla morte di Giloberta Palleschi, la professoressa il cui corpo è stato trovato oggi in Ciociaria a 40 giorni dalla sua scomparsa.
L’ uomo, un muratore originario di Sora, ha confessato. Sarebbe stato lui stesso ad indicare il luogo del ritrovamento del cadavere. Il cadavere della donna, che il giorno della scomparsa era uscita a fare jogging, è stato trovato in una cava a Campoli Appennino. Il cadavere era privo degli indumenti. Il luogo del ritrovamento dista circa 20 chilometri da dove fece perdere le sue tracce, ovvero in località San Martino a Broccostella. Gilberta Palleschi era un’insegnante di inglese e ricopriva un incarico nella sezione del Lazio dell’Unicef.
Il muratore fermato è accusato di omicidio, occultamento e vilipendio cadavere. L’uomo, 43 anni, muratore, avrebbe ucciso a calci e pugni la donna che ha reagito ad un tentativo di stupro. Poi ha occultato il cadavere e il giorno dopo è tornato sul luogo dove lo aveva nascosto tentando di avere un rapporto sessuale. Secondo la ricostruzione l’uomo avrebbe tentato di violentare Gilberta Palleschi che ha reagito scatenando la furia del muratore: la donna è stata malmenata e poi colpita con calci alla testa. Poi la donna, probabilmente ancora in vita, è stata caricata su un’auto e portata alla cava dove l’uomo l’ha finita colpendola con una pietra in testa.
“Per la nostra città è una vicenda terribile, anche per come si sono svolti i fatti. C’è grande dolore e sono vicino alla famiglia Palleschi”. Lo dichiara il sindaco di Sora (Frosinone), Ernesto Tersigni, commentando il ritrovamento, a Campoli Appennino, del corpo senza vita di Gilberta Palleschi quaranta giorni dopo la sua scomparsa mentre faceva jogging in località San Martino tra Broccostella e Sora. “Siamo addolorati – aggiunge il sindaco di Sora – per una vicenda che ha scosso l’intera città. Domani – annuncia Tersigni – andrò a far visita ai familiari e alla madre”.
In seimila al funerale di Gilberta Il suo assassino non risponde al Gip (Corriere della Sera – 13 dicembre 2014)
Lutto cittadino e la chiesa di Santa Restituta aperta tutta la notte per la veglia e l’ultimo saluto all’insegnante d’inglese, vittima di un’aggressione a sfondo sessuale
In seimila a Sora per l’addio a Gilberta Palleschi, l’insegnante ritrovata morta mercoledì scorso in un dirupo a Campoli Appennino, quaranta giorni dopo la sua scomparsa avvenuta mentre stava facendo jogging in località San Martino, tra Broccostella e Sora. La chiesa di Santa Restituta, rimasta aperta tutta la notte tra venerdì e sabato, non è riuscita a contenere tutta la gente, che si è stretta intorno alla famiglia della segretaria regionale dell’Unicef, uccisa dopo un’aggressione. Bandiere a mezz’asta L’intera città si è fermata per l’ultimo saluto alla professoressa d’inglese.
Lutto cittadino. Negozi chiusi, bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici comunali e pubblici dopo il lutto cittadino proclamato dal sindaco Ernesto Tersigni «per manifestare in modo tangibile il dolore della città». Presenti anche il prefetto di Frosinone Emilia Zarrilli, il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe Tuccio e diversi sindaci del comprensorio. «Questa è l’ora dell’impotenza e della sconfitta – ha detto durante l’omelia il vescovo di Sora – Cassino-Aquino-Pontecorvo, mons. Gerardo Antonazzo – , avanza l’ora tarda del tramonto che segna la caduta della fiducia e la perdita della speranza. E’ il lamento pietoso della nostra incredulità di fronte a tanta crudeltà. Abbiamo bisogno di riflettere, dobbiamo capire, vogliamo trovare, se non una soluzione, almeno una spiegazione al dramma consumato. Il male, la cattiveria, la follia, il peccato degli istinti più bestiali hanno prevalso sul bene della ragione, della dignità, del rispetto di una donna indifesa, generosa, amata, riservata e buona».
Convalidato il fermo dell’assassino. Intanto Antonio Palleschi, il muratore di 43 anni accusato dell’omicidio di Gilberta Palleschi (tra loro nessuna parentela), non ha risposto alle domande del Gip di Cassino, che ne ha convalidato il fermo e per cui esiste il rischio di reiterazione del reato e pericolo di fuga. L’uomo ha confessato il delitto ed è accusato anche di occultamento e vilipendio di cadavere. Ha raccontato agli inquirenti di averla aggredita per cercare di violentarla, poi di aver gettato il corpo nel dirupo a Campoli Appennino, dove l’avrebbe uccisa con una pietra. Sabato mattina, provato e pentito come riferisce il suo avvocato, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al giudice per le indagini preliminari Donatella Perna, che entro lunedì potrebbe convalidare il fermo. «Visto il clamore mediatico intorno a questo caso – ha dichiarato l’avvocato Antonio De Cristofaro, che difende il muratore finito in carcere – d’ora in poi non saranno rilasciate più dichiarazioni, anche per rispetto della memoria di Gilberta Palleschi. Ribadisco che chiederò una perizia psichiatrica. C’è una confessione e vedremo l’esito dell’autopsia»
Comune parte civile. Il Comune di Sora si costituirà parte civile. Ad annunciarlo è stato il sindaco Ernesto Tersigni. «Alla luce dei ripetuti episodi di femminicidio che hanno segnato il nostro territorio negli ultimi anni – commenta l’assessore comunale alle Pari opportunità, Maria Paola D’Orazio – i sentimenti che ci troviamo a vivere sono sgomento, rabbia e indignazione. Rivolgo un invito personale a tutte le donne di denunciare, senza indugio, i tentativi di stalking e violenza che si verificano all’interno e fuori dalle mura domestiche affinché questi tristi epiloghi vengano arginati».
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In memoria di
La cruda uccisione della professoressa Gilberta (Politica7 – 4 novembre 2021)
Gilberta Palleschi conosceva appena il suo assassino. Alberto Palleschi definito “il mostro del Fibreno”, viveva a pochi isolati da lei ma i due non avevano mai avuto rapporti, qualche convenevole fra vicini forse, ma nient’altro.
Gilberta era una donna di 57 anni con una vita felice, piena di amore per gli altri, per i suoi alunni a cui insegnava inglese e per i bambini meno fortunati, che aiutava tramite l’associazione Unicef. Amava lo sport, in particolare il jogging che praticava tutte le mattine. Come quel 1 novembre del 2014, quando la sua vita viene messa in pausa per sempre da un uomo brutale e senza freni, un molestatore recidivo e violento assassino.
Sotto gli occhi della cognata (l’ultima ad averla vista viva) Gilberta si dirige verso la campagna tra Broccostella e Fontechiari, lontano dallo smog della città con le cuffiette nelle orecchie. Mentre cammina in un luogo non troppo isolato, l’uomo la sorprende alle spalle, le blocca la bocca con forza e la getta in una conca per consumare un rapporto sessuale. La resistenza di Gilberta porta l’uomo a tramortirla a furia di calci e pugni, caricarla nel bagagliaio della Nissan Micra e portarla in un luogo più isolato. Passano le ore e la donna residente a Sora in zona San Martino, non fa ritorno a casa. Dopo qualche ora i familiari fanno scattare l’allarme. Sono ore di apprensione per la famiglia, nel frattempo vengono avvisati Carabinieri e Vigili del Fuoco che il 3 novembre, dopo due giorni trovano le chiavi, gli occhiali rotti, il cellulare e le cuffiette dell’iPod appartenenti alla donna a 7 km da casa sua. Di lei nessuna traccia. La paura è tanta. Passano i giorni incessantemente spesi alla ricerca della donna, si draga il fiume Fibreno, si sguinzagliano i cani molecolari, ma nulla. Nessuna traccia. Gli inquirenti aprono un’indagine per sequestro di persona.
Il 10 novembre un cittadino lancia l’allarme: c’è qualcosa di sospetto nel fiume… Vigili del Fuoco e Carabinieri perlustrano nel minor tempo possibile il tratto del fiume Liri in corrispondenza di Via Vado Pescina. L’immediato intervento ha consentito il recupero di un grosso telo azzurro ripiegato su se stesso. Nulla è emerso, falso allarme. Il tam tam corre veloce sui social network, il caso diventa talmente mediatico che tutti vogliono dare una mano. Fiaccolate, conferenze stampa, partecipazioni nelle trasmissioni televisive di caratura nazionale, l’iniziativa “Cerchiamo Gilberta”, hanno l’intento di non esser vane.
22 novembre, si teme il peggio quando una telefonata anonima porta i Carabinieri sulla Vandra a Fontechiari, una donna dichiara agli inquirenti di aver sentito un fetore simile ad un corpo in decomposizione. Allertati i Vigili del Fuoco che scandagliano il Rio di Fontechiari. Ma non vi è traccia di Gilberta. Il 26 novembre le ricerche si spostano nel versante Nord di Posta Fibreno, precisamente tra Schito e Carpello. Ben 42 Carabinieri del Comando Provinciale di Frosinone, delle unità cinofile di Roma e del Nucleo Subacquei di Roma hanno ispezionato diverse cave abbandonate, sette casolari disabitati, una decina di discariche, vasche per la raccolta delle acque ed i corsi d’acqua presenti nella zona. Un’ulteriore buco nell’acqua, la donna sembra esser svanita nel nulla.
Dopo 40 giorni di ricerche incessanti, il 10 dicembre viene ritrovato il corpo senza vita di Gilberta Palleschi, gettato in un dirupo in corrispondenza di un’impervia strada sterrata che da Campoli Appennino arriva fino a Posta Fibreno. Un corpo sfigurato e umiliato, che a stento si riconosce, quello che gli inquirenti si trovano dinanzi. Il suo volto è massacrato, la testa quasi decapitata, il corpo è spoglio, senza vestiti ne intimo, solo il reggiseno strappato. Ma l’assassino ha già un volto e un nome per gli inquirenti: Antonio Palleschi (omonimia casuale). Quest’ultimo avrebbe confessato e condotto sulle tracce di Gilberta.
Smascherato per un’errore. Il suo non è stato un delitto perfetto.
Dopo essersi macchiato con il sangue della donna, averle rubato i gioielli e violentata il giorno dopo averla uccisa, si reca in un compro oro ad Isola del Liri (Fr) per vendere quanto trafugato, senza sapere che proprio lì fuori c’erano i Carabinieri. Dopo le immagini della telecamera che aveva ripreso la sua macchina due volte quella mattina del 1 Novembre, la testimonianza di una donna che aveva visto caricare il corpo nel bagagliaio, l’anello di Gilberta cancella ogni zona d’ombra sul giallo. Per gli inquirenti non ci sono dubbi, l’uomo viene sottoposto in stato di fermo presso la caserma dei carabinieri di Sora. Le accuse sono di omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere.
Antonio Palleschi, manovale 43enne di Broccostella, era da tempo un osservato speciale e, alla prima contestazione effettuatagli, è immediatamente crollato, confessando il delitto. Palleschi ha precedenti di natura penale per reati a sfondo sessuale, tanto che è stato in carcere per un anno. Ed è stata proprio una pulsione sessuale la miccia che lo ha scatenato nei confronti della professoressa sorana. L’uomo, amava seguire e poi abusare di donne bionde dall’aspetto gentile. Con Gilberta ha tentato un approccio da copione ma alla reazione di quest’ultima, l’ha aggredita facendola cadere per terra, tramortendola con calci e pugni. Ha poi caricato la vittima nel portabagagli della sua auto e l’ha occultata, ormai cadavere, nella zona del ritrovamento, tra Campoli Appennino e Posta Fibreno finendola con un masso di circa 6 chili. Il corpo di Gilberta è stato ritrovato ad oltre 100 metri di profondità rispetto alla stradale e i suoi indumenti raccolti in zona Fossa Maiura. L’assassino si è liberato degli abiti insanguinati, ha gettato l’intera tappezzeria della sua Nissan Micra e ha sparso gli oggetti di Gilberta qua e la per depistare le indagini. “Sono solo, ero uscito per cercare una donna”, avrebbe detto l’assassino agli investigatori.
Il 18 marzo 2015 l’avvocato di Antonio Palleschi, ha nominato uno specialista, il professor Pasquale Antignani, per eseguire una perizia psichiatrica sul suo assistito. Il 3 ottobre 2015 inizia il processo presso il Tribunale di Cassino e il 29 ottobre in primo grado, il Gup del tribunale di Cassino, Angelo Valerio Lanna, respinge la richiesta di perizia psichiatrica ritenendola “senza alcuna base scientifica”, e condanna Palleschi all’ergastolo senza isolamento.
Passa un anno e il 25 ottobre 2016 il Tribunale penale di Roma ammette la perizia psichiatrica richiesta dalla difesa. Nel momento in cui ha commesso il fatto era infermo e non aveva la capacità giusta di intendere o volere. Questo quanto deciso, nonostante i tentativi del procuratore generale di Roma e dei parenti della vittima di far presente che la perizia “non ha formulato valutazioni di certezza diagnostica”. Così il 23 febbraio 2017 la condanna per Palleschi diminuisce a vent’anni tra delusione e rabbia della famiglia e della comunità di Sora.