Antonio Palleschi, 43 anni, muratore, già condannato per violenza sessuale. Siccome “doveva scopare”, insegue “la prima donna che vede”, tenta di violentarla, la prende a calci in faccia e la infila ancora viva nel bagagliaio. Poi finisce di ammazzarla a colpi di pietra e getta il corpo in un dirupo. Il giorno dopo torna e violenta nuovamente il cadavere. Condannato all’ergastolo in primo grado, la pena viene ridotta a 20 anni di reclusione in Appello per seminfermità mentale non accertata
Sora (Frosinone), 1 Novembre 2014
Titoli & Articoli
Gilberta Palleschi, ultime novità: dichiarazioni shock del killer (Blasting News – 14 dicembre 2014)
Gilberta Palleschi, la professoressa d’inglese residente a Sora scomparsa il 1 novembre scorso è stata ritrovata morta in un dirupo in zona San Martino, uccisa, in base alle analisi dell’autopsia con dei calci sferrati sul viso con inaudita violenza. Sono di questi giorni le dichiarazioni agghiaccianti del muratore, che l’avrebbe uccisa di seguito alla resistenza fatta dalla donna a un tentativo di violenza.
Gilberta Palleschi, ultime novità: ecco le parole shock del muratore- I dettagli cruenti sarebbero stati aggiunti dallo stesso Killer, il muratore di 43 anni Antonio Palleschi, che avendo confessato l’atroce delitto avrebbe anche aggiunto frasi shock “Sono uscito di casa, dovevo sc*****, ho preso la prima che mi è capitata”.
La professoressa di Sora sarebbe stata aggredita alle spalle mentre faceva jogging la mattina del 1 novembre; il muratore si sarebbe avvicinato a lei con lo scopo di violentarla, alle sue continue resistenze, avrebbe perso la testa ed avrebbe scagliato Gilberta Palleschi per terra, colpendola ripetutamente in volto con scarpe antinfortunistiche. La donna sarebbe stata finita con un colpo inferto da una grossa pietra sulla nuca, dettagli cruenti che chiariscono ancor più la dinamica della brutale aggressione finita nel peggiore dei modi.
Gilberta Palleschi: ultime novità: il muratore avrebbe infierito sul cadavere – Antonio Palleschi avrebbe poi caricato il corpo di Gilberta nel baule della sua auto e l’avrebbe dunque gettato nei pressi di un dirupo, ove il giorno dopo sarebbe – stando sempre ai suoi racconti – tornato per masturbarsi sul cadavere della professoressa.
Avrebbe infine denudato Gilberta Palleschi portando via i suoi indumenti intimi. L’avvocato del muratore sostiene che il suo cliente è pentito del gesto commesso ed è proprio per questa ragione che ha deciso di raccontare dettagliatamente cosa è accaduto quel giorno. Ricordiamo inoltre che l’avvocato richiederà una perizia psichiatrica per il suo assistito.
In attesa di sapere cosa avverrà, oggi a Sora si sono svolti i funerali della professoressa, nonché segretario regionale dell’Unicef, a cui hanno preso parte ben 6.000 persone. La popolazione ha mostrato cordoglio e vicinanza per una donna scomparsa così tragicamente.
Gilberta, il killer della prof impegnò subito i suoi gioielli (Corriere della Sera – 15 dicembre 2014)
Antonio Palleschi, reo confesso, aveva venduto per 299 euro pezzi di oggetti di valore sottratti all’insegnante dopo averla uccisa. Nella sua casa anche materiale pornografico
Si aggrava ulteriormente la posizione di Antonio Palleschi, il cinquantenne di Alatri arrestato nei giorni scorsi perché reo confesso dell’omicidio di Gilberta Palleschi – fra loro solo un’omonimia -, la professoressa d’inglese e responsabile regionale dell’Unicef aggredita e assassinata dopo un tentativo di violenza sessuale alle porte di Sora. I carabinieri del Reparto operativo di Frosinone hanno scoperto che Palleschi aveva venduto a un comproro alcuni pezzi dei gioielli in oro bianco della vittima che si erano spezzati durante la colluttazione.
Riconosciuto in foto dal titolare del negozio. La vendita degli oggetti di valore, secondo la ricostruzione dei militari dell’Arma, è avvenuta il 5 e il 6 dicembre scorsi. Si trattava di frammenti di bracciale, un orecchino e un pezzo di collana che l’insegnante indossava la mattina in cui fu uccisa mentre faceva una passeggiata sulle sp0nde del fiume Fibreno, in località San Martino. Il muratore è stato riconosciuto da una foto pubblicata sui giornali dal titolare del comproro che aveva pagato quegli oggetti 299 euro.
Sequestrati all’omicida indumenti intimi da donna e bambino. Nel corso della perquisizione domiciliare da Palleschi, i carabinieri hanno inoltre sequestrato materiale pornografico. A casa dell’omicida c’erano anche un paio di pantaloni macchiati di sangue, oltre a slip da donna e da bambino. Indumenti nascosti nell’abitazione. Sono inoltre emersi altri episodi di violenza nel passato di Palleschi, condannato due volte per stupro e anche per l’omicidio colposo di un diciottenne. Secondo l’accusa, inoltre, anche sulla base della confessione dell’uomo, dopo aver ucciso la docente, Palleschi ha anche oltraggiato il cadavere con atti sessuali. (di Rinaldo Frignani)
Sora – L’assassino di Gilberta è pericoloso e non può essere rilasciato: lo dimostrerebbe la tac (Radio Cassino Stereo – 22 dicembre 2016)
Era stata richiesta una perizia per verificare se l’assassino di Gilberta Palleschi fosse capace di intendere e di volere nel momento in cui compiva il suo orrendo crimine. I risultati della tac dimostrerebbero che la sua pericolosità non era stata episodica, cioè legata solamente alla tragica morte della donna. L’uomo avrebbe un’atrofia di una parte del cervello legata alla sfera morale, e quindi i suoi raptus incontrollati potrebbero ripetersi.
La storia di Gilberta ha occupato le cronache per lungo tempo. Era un’insegnante di inglese di Sora. La mattina del 1 novembre del 2014 era uscita per fare jogging e non era più rientrata. Ben 40 giorni durarono le ricerche, finché non era stato trovato l’uomo responsabile della sua scomparsa, Antonio Palleschi, stesso cognome ma nessuna parentela con la vittima. Antonio aveva cercato di violentarla e poi, a seguito delle forti resistenze di Gilberta, l’aveva uccisa a calci, pugni e colpendola con i sassi. Era stato lui stesso a indicare il punto dove giaceva il corpo martoriato della donna. Antonio era stato processato con il rito abbreviato e condannato in primo grado. La perizia di ieri è stata effettuata durante le nuove istanze del processo di appello.
Alessandro Meluzzi, il noto psichiatra frequentatore, come opinionista, di vari salotti televisivi, è il perito di parte della famiglia di Gilberta. Secondo la sua opinione, gli esami dimostrerebbero la pericolosità dell’assassino e la necessità di mantenerlo in un regime di restrizione della libertà per il bene della società. Il suo sarebbe un “caso da manuale”. Meluzzi è convinto che sia capace di intendere, nutre invece dubbi sulla sua capacità di volere, ma per ora non si sbilancia. Bisognerà attendere gli inizi di gennaio e il deposito della perizia del ctu, il professor Ferracuti, per sapere se verrà richiesta la semi infermità.
Omicidio Palleschi, la Cassazione conferma lo sconto di pena: 20 anni all’assassino (la Repubblica – 18 marzo 2019)
L’uomo che nel 2014 uccise l’insegnante di Sora in primo grado era stato condannato all’ergastolo. I giudici di appello avevano invece riconosciuto la diminuente del vizio parziale di mente
Anche in caso di discutibili perizie sul vizio parziale di mente, i giudici devono propendere per quella che, pur nel “dubbio”, consente al femminicida i relativi sconti di pena. Per questo la Cassazione – nonostante un agguerrito ricorso del Pg della Corte di Appello di Roma e dei familiari della vittima – hanno confermato la condanna a venti anni di reclusione, a fronte dell’ergastolo inflitto in primo grado, a carico di Antonio Palleschi, reo confesso della terribile uccisione di una insegnante di inglese avvenuta il primo novembre 2014. Sorpresa mentre faceva jogging nei pressi di Sora (Cassino), la donna – Gilberta Palleschi, di 57 anni, solo per caso omonima del suo assassino – venne gettata a terra e aggredita sessualmente, chiusa ancora viva nel bagagliaio dell’auto, gettata in una scarpata e finita a colpi di pietra. Poi l’omicida andò a pranzo con un’amico e il giorno dopo oltraggiò il cadavere della vittima mentre i familiari e le forze dell’ordine la cercavano. Fu trovata dopo quaranta giorni.
In primo grado, il Gup aveva respinto la richiesta di perizia psichiatrica ritenendola “senza alcuna base scientifica”, e condannò Palleschi all’ergastolo senza isolamento per effetto del rito abbreviato. La Corte di Appello di Roma, invece, nel 2017 riconobbe il vizio parziale di mente e ridusse la pena a venti anni. Invano nel ricorso il Cassazione, il Pg di Roma ha fatto presente che la perizia “non ha formulato valutazioni di certezza diagnostica”. Ad avviso della Cassazione, “il dubbio sulla sussistenza del vizio di mente deve essere apprezzato in relazione al canone di garanzia ‘in dubio pro reo’, sì che non è necessario che ricorra la prova certa del vizio parziale di mente”. Grazie all’ipotesi del “discontrollo” dei suoi impulsi, l’omicida ha già chiesto la liberazione anticipata.
Omicidio di Gilberta Palleschi: massacrata dal mostro del Fibreno, profanato il cadavere (Fan Page – 19 marzo 2019)
Gilberta Palleschi è stata uccisa nel novembre 2014 e il suo corpo è stato trovato 40 giorni dopo la sua scomparsa nei boschi di Campoli Appennino, nel Frusinate. Antonio Palleschi, l’ha massacrata e ne ha profanato il cadavere. La Corte Suprema di Cassazione lo ha condannato a una pena ridotta di 20 anni per seminfermità mentale.
L’omicidio di Gilberta Palleschi ha segnato una delle pagine più crude della cronaca nera italiana, massacrata di botte, colpita con una pietra, uccisa e violata dopo la morte da Antonio Palleschi, muratore di 43 anni, suo omonimo ma non parente, detto il mostro del Fibreno, nei boschi di Campoli Appennino, in provincia di Frosinone. Gilberta, 57 anni al momento della scomparsa, viveva a Sora, insegnava Inglese e ricopriva il ruolo di segretaria regionale dell’Unicef. “Una persona dolce, altruista e molto attiva nell’ambito del sociale” così la ricordano le persone che l’hanno conosciuta. Con la passione per il jogging e le passeggiate immerse nella natura, dove poteva liberare i pensieri negativi e rigenerarsi. Era un sabato mattina del novembre 2014 quando Gilberta, uscita in tenuta sportiva e cuffiette per ascoltare la musica per andare a fare una passeggiata, non è più rientrata a casa. Il giorno dopo i suoi familiari, preoccupati per la sua assenza, si sono rivolti alle forze dell’ordine, denunciandone la scomparsa. Per cercarla si sono mobilitati carabinieri, vigili del fuoco e unità cinofile, che hanno setacciato il territorio, perlustrato i luoghi che la donna abitualmente frequentava e ascoltato le persone a lei vicine, nella speranza di ricevere informazioni utili e di ricostruire i suoi movimenti prima della scomparsa. Il 3 novembre i cani molecolari hanno rinvenuto un bracciale, un mazzo di chiavi, un paio di cuffiette per Ipad e una scheda sim lungo il fiume Fibreno.
I soccorritori troveranno il suo cadavere la mattina del 10 dicembre, trascorso oltre un mese dalla morte della donna e dopo quaranta giorni di ricerche senza sosta. Il suo corpo era senza vestiti, abbandonato a pochi chilometri dal luogo della scomparsa. Ad indicare il luogo del ritrovamento è stato proprio il suo assassino, Andrea Palleschi, che ha confessato l’omicidio. “Sono solo, ero uscito per cercare una donna”, avrebbe detto l’assassino agli investigatori. L’uomo, che già in passato aveva cercato di stuprare una donna e che aveva scontato un anno e 10 mesi di carcere per violenza sessuale, abitava poco distante dalla vittima, ma quel giorno l’aveva incontrata per caso, passandole accanto alla guida della sua Nissan Micra grigio scura. E nei boschi che tanto amava Gilberta ha trovato la morte. L’uomo l’ha aggredita buttandola a terra, l’ha presa a calci in faccia con un paio di scarpe pesanti antinfortunistica e l’ha colpita alla testa con una pietra. Poi, l’ha chiusa nel bagagliaio, abbandonandola in una sorta di cava, nei boschi di Campoli Appennino. Il giorno dopo, l’assassino è tornato nel luogo in cui l’aveva lasciata e ha tentato di avere un rapporto sessuale con il cadavere, togliendole gli indumenti intimi e masturbandosi, fatto che sarà poi confermato dai risultati dell’autopsia.
Omicidio Palleschi: il processo
Per l’omicidio di Gilberta in primo grado il giudice delle indagini preliminari ha respinto la richiesta di perizia psichiatrica ritenendola “senza alcuna base scientifica”, condannando Andrea Palleschi all’ergastolo. Successivamente, nel 2017, la Corte d’Appello di Roma, ha riconosciuto all’imputato la seminfermità mentale.
“Nel momento in cui ha commesso il fatto, era, per infermità, in tale stato di mente da scemare grandemente, senza escluderla, la capacità d’intendere o di volere – recita l’articolo 89 del codice penale e la persona condannata – risponde del reato commesso; ma la pena è diminuita”. Sconto confermato dai giudici della Corte Suprema di Cassazione, nonostante i tentativi del procuratore generale di Roma e dei parenti della vittima di far presente che la perizia “non ha formulato valutazioni di certezza diagnostica”. Andrea Palleschi è stato condannato, in ultima istanza, a una pena di vent’anni.
Omicidio di Gilberta Palleschi, primo sconto di pena all’assassino (il Messaggero – 23 giugno 2019)
Duecentoventicinque giorni di carcere in meno. Antonio Palleschi, il 48enne di Sora, reo confesso dell’omicidio della professoressa Gilberta Palleschi, ha maturato il primo sconto di pena, così come comunicato con un’ordinanza dal Tribunale di Sorveglianza di Frosinone.
Il computo riguarda i primi quattro anni di carcere che il 48enne ha già scontato a Cassino. Lo sconto di pena è stato richiesto dall’avvocato Antonio De Cristofano così come previsto dall’ordinamento penitenziario. Il condannato, che dà prova di partecipazione all’opera di rieducazione, ha diritto a 45 giorni in meno di carcere ogni sei mesi di detenzione. A Palleschi, per ora, sarebbero spettati 360 giorni. Il Tribunale di Sorveglianza ne ha concessi 225 perché il muratore di Sora non si è sempre contraddistinto per buona condotta. In questi quattro anni, infatti, nei suoi confronti sono state emesse tre sanzioni disciplinari. Provvedimenti che hanno inciso nel calcolo dello sconto di pena.
La professoressa Gilberta Palleschi venne assassinata il primo novembre 2014 a Sora mentre faceva jogging e il suo corpo ritrovato 40 giorni dopo a Campoli Appennino. Palleschi venne arrestato il 10 dicembre. L’uomo in primo grado al Tribunale di Cassino era stato condannato all’ergastolo, ma in Corte d’Appello c’era stato lo sconto di pena per una vizio parziale di mente provocato da un incidente stradale ed era stato condannato a 20 anni. La detenzione di Antonio Palleschi scadrà il 9 dicembre 2034, quindi potrà usufruire anche di altri sconti. Approssimativamente, grazie alla liberazione anticipata, potrebbe lasciare il carcere circa tre anni e mezzo prima. Quindi intorno al 2030. Non sarà comunque un cittadino libero. Ritenuto socialmente pericoloso al termine della pena detentiva andrà per 3 anni in una Rems. Pena non ritenuta con congrua dai familiari della donna, assistiti dall’avvocato Massimiliano Contucci. Nelle settimane scorse c’era stata un’altra polemica. I familiari hanno espresso la loro indignazione, appellandosi al ministro del’Interno Matteo Salvini, per il modico indennizzo, 7.200 euro, che lo Stato riconosce e vittime di reati commessi con violenza, salvo rare eccezioni. (di Vincenzo Caramadre)
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In memoria di
La cruda uccisione della professoressa Gilberta (Politica7 – 4 novembre 2021)
Gilberta Palleschi conosceva appena il suo assassino. Alberto Palleschi definito “il mostro del Fibreno”, viveva a pochi isolati da lei ma i due non avevano mai avuto rapporti, qualche convenevole fra vicini forse, ma nient’altro.
Gilberta era una donna di 57 anni con una vita felice, piena di amore per gli altri, per i suoi alunni a cui insegnava inglese e per i bambini meno fortunati, che aiutava tramite l’associazione Unicef. Amava lo sport, in particolare il jogging che praticava tutte le mattine. Come quel 1 novembre del 2014, quando la sua vita viene messa in pausa per sempre da un uomo brutale e senza freni, un molestatore recidivo e violento assassino.
Sotto gli occhi della cognata (l’ultima ad averla vista viva) Gilberta si dirige verso la campagna tra Broccostella e Fontechiari, lontano dallo smog della città con le cuffiette nelle orecchie. Mentre cammina in un luogo non troppo isolato, l’uomo la sorprende alle spalle, le blocca la bocca con forza e la getta in una conca per consumare un rapporto sessuale. La resistenza di Gilberta porta l’uomo a tramortirla a furia di calci e pugni, caricarla nel bagagliaio della Nissan Micra e portarla in un luogo più isolato. Passano le ore e la donna residente a Sora in zona San Martino, non fa ritorno a casa. Dopo qualche ora i familiari fanno scattare l’allarme. Sono ore di apprensione per la famiglia, nel frattempo vengono avvisati Carabinieri e Vigili del Fuoco che il 3 novembre, dopo due giorni trovano le chiavi, gli occhiali rotti, il cellulare e le cuffiette dell’iPod appartenenti alla donna a 7 km da casa sua. Di lei nessuna traccia. La paura è tanta. Passano i giorni incessantemente spesi alla ricerca della donna, si draga il fiume Fibreno, si sguinzagliano i cani molecolari, ma nulla. Nessuna traccia. Gli inquirenti aprono un’indagine per sequestro di persona.
Il 10 novembre un cittadino lancia l’allarme: c’è qualcosa di sospetto nel fiume… Vigili del Fuoco e Carabinieri perlustrano nel minor tempo possibile il tratto del fiume Liri in corrispondenza di Via Vado Pescina. L’immediato intervento ha consentito il recupero di un grosso telo azzurro ripiegato su se stesso. Nulla è emerso, falso allarme. Il tam tam corre veloce sui social network, il caso diventa talmente mediatico che tutti vogliono dare una mano. Fiaccolate, conferenze stampa, partecipazioni nelle trasmissioni televisive di caratura nazionale, l’iniziativa “Cerchiamo Gilberta”, hanno l’intento di non esser vane.
22 novembre, si teme il peggio quando una telefonata anonima porta i Carabinieri sulla Vandra a Fontechiari, una donna dichiara agli inquirenti di aver sentito un fetore simile ad un corpo in decomposizione. Allertati i Vigili del Fuoco che scandagliano il Rio di Fontechiari. Ma non vi è traccia di Gilberta. Il 26 novembre le ricerche si spostano nel versante Nord di Posta Fibreno, precisamente tra Schito e Carpello. Ben 42 Carabinieri del Comando Provinciale di Frosinone, delle unità cinofile di Roma e del Nucleo Subacquei di Roma hanno ispezionato diverse cave abbandonate, sette casolari disabitati, una decina di discariche, vasche per la raccolta delle acque ed i corsi d’acqua presenti nella zona. Un’ulteriore buco nell’acqua, la donna sembra esser svanita nel nulla.
Dopo 40 giorni di ricerche incessanti, il 10 dicembre viene ritrovato il corpo senza vita di Gilberta Palleschi, gettato in un dirupo in corrispondenza di un’impervia strada sterrata che da Campoli Appennino arriva fino a Posta Fibreno. Un corpo sfigurato e umiliato, che a stento si riconosce, quello che gli inquirenti si trovano dinanzi. Il suo volto è massacrato, la testa quasi decapitata, il corpo è spoglio, senza vestiti ne intimo, solo il reggiseno strappato. Ma l’assassino ha già un volto e un nome per gli inquirenti: Antonio Palleschi (omonimia casuale). Quest’ultimo avrebbe confessato e condotto sulle tracce di Gilberta.
Smascherato per un’errore. Il suo non è stato un delitto perfetto.
Dopo essersi macchiato con il sangue della donna, averle rubato i gioielli e violentata il giorno dopo averla uccisa, si reca in un compro oro ad Isola del Liri (Fr) per vendere quanto trafugato, senza sapere che proprio lì fuori c’erano i Carabinieri. Dopo le immagini della telecamera che aveva ripreso la sua macchina due volte quella mattina del 1 Novembre, la testimonianza di una donna che aveva visto caricare il corpo nel bagagliaio, l’anello di Gilberta cancella ogni zona d’ombra sul giallo. Per gli inquirenti non ci sono dubbi, l’uomo viene sottoposto in stato di fermo presso la caserma dei carabinieri di Sora. Le accuse sono di omicidio volontario, occultamento e vilipendio di cadavere.
Antonio Palleschi, manovale 43enne di Broccostella, era da tempo un osservato speciale e, alla prima contestazione effettuatagli, è immediatamente crollato, confessando il delitto. Palleschi ha precedenti di natura penale per reati a sfondo sessuale, tanto che è stato in carcere per un anno. Ed è stata proprio una pulsione sessuale la miccia che lo ha scatenato nei confronti della professoressa sorana. L’uomo, amava seguire e poi abusare di donne bionde dall’aspetto gentile. Con Gilberta ha tentato un approccio da copione ma alla reazione di quest’ultima, l’ha aggredita facendola cadere per terra, tramortendola con calci e pugni. Ha poi caricato la vittima nel portabagagli della sua auto e l’ha occultata, ormai cadavere, nella zona del ritrovamento, tra Campoli Appennino e Posta Fibreno finendola con un masso di circa 6 chili. Il corpo di Gilberta è stato ritrovato ad oltre 100 metri di profondità rispetto alla stradale e i suoi indumenti raccolti in zona Fossa Maiura. L’assassino si è liberato degli abiti insanguinati, ha gettato l’intera tappezzeria della sua Nissan Micra e ha sparso gli oggetti di Gilberta qua e la per depistare le indagini. “Sono solo, ero uscito per cercare una donna”, avrebbe detto l’assassino agli investigatori.
Il 18 marzo 2015 l’avvocato di Antonio Palleschi, ha nominato uno specialista, il professor Pasquale Antignani, per eseguire una perizia psichiatrica sul suo assistito. Il 3 ottobre 2015 inizia il processo presso il Tribunale di Cassino e il 29 ottobre in primo grado, il Gup del tribunale di Cassino, Angelo Valerio Lanna, respinge la richiesta di perizia psichiatrica ritenendola “senza alcuna base scientifica”, e condanna Palleschi all’ergastolo senza isolamento.
Passa un anno e il 25 ottobre 2016 il Tribunale penale di Roma ammette la perizia psichiatrica richiesta dalla difesa. Nel momento in cui ha commesso il fatto era infermo e non aveva la capacità giusta di intendere o volere. Questo quanto deciso, nonostante i tentativi del procuratore generale di Roma e dei parenti della vittima di far presente che la perizia “non ha formulato valutazioni di certezza diagnostica”. Così il 23 febbraio 2017 la condanna per Palleschi diminuisce a vent’anni tra delusione e rabbia della famiglia e della comunità di Sora.