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Francesca Bellocco, 44 anni, mamma. Uccisa dal figlio, alla testa di un commando di sicari, per una relazione extraconiugale con il boss di un’altra cosca. Il corpo non è mai stato ritrovato

Rosarno (Reggio Calabria), 18 Agosto 2013

belloccoPunita in ossequio alle arcaiche regole della ‘ndrangheta per aver disonorato il marito e il figlio

 


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Uccide la mamma che amava il boss “sbagliato”
La donna, secondo quanto è emerso dalle indagini, sarebbe stata uccisa dal figlio, in complicità con altre persone, per “punizione” perché avrebbe avuto una relazione extraconiugale col boss di un’altra cosca.
Uccise la madre perché aveva una relazione con il boss di un’altra famiglia mafiosa. Con questa accusa la Polizia ha arrestato Francesco Barone, rosarnese di ventidue anni. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, l’uomo sarebbe stato alla testa di un commando di sicari che hanno commesso l’omicidio della madre Francesca Bellocco e poi ne hanno occultato il cadavere. La donna sarebbe stata punita “secondo arcaiche regole della ‘ndrangheta perché intratteneva una relazione fedifraga col boss Domenico Cacciola, anch’egli scomparso”, scrivono gli inquirenti.
I fatti risalgono all’agosto del 2013, a Rosarno. Il corpo di Francesca Bellocco non è mai stato trovato. Per questo il giovane, nei confronti del quale è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip distrettuale di Reggio Calabria su richiesta della Dda, è accusato, oltre che di omicidio volontario, di occultamento di cadavere. Le indagini di polizia e carabinieri proseguono adesso per accertare modalità e cause della scomparsa di Domenico Cacciola, l’uomo appartenente all’omonima cosca con il quale Francesca Bellocco intratteneva la relazione extraconiugale per la quale sarebbe stata “punita in ossequio – si legge nel comunicato della questura di Reggio Calabria – alle arcaiche regole della ‘ndrangheta”.

Uccisa dal figlio per amore clandestino con il boss
«Pirdunatimi, ho sbagliato». Ha implorato il perdono Francesca Bellocco, la giovane donna di Rosarno (classe 1970) uccisa e fatta scomparire per aver violato l’onore del marito e del figlio diventando l’amante del boss donnaiolo Domenico Cacciola. Davanti al figlio, che l’aveva condannata a morte, ha sperato nella grazia. Inutilmente, però. Uccisa dalle stesse mani del figlio, Francesco Barone, classe 1992. Che ieri è stato arrestato per omicidio «in concorso con ignoti», occultamento di cadavere, detenzione e porto di armi comuni da sparo. Contestazioni accusatorie aggravate dall’articolo 7, «aver operato al fine di agevolare la cosca Bellocco», i potenti di Rosarno. Polizia e Carabinieri l’hanno bloccato all’aeroporto di Lamezia Terme con un biglietto in tasca pronto a partire («viaggio programmato» spiegano gli inquirenti).

Uccise la madre per punirla, ergastolo 
Uccise madre per punirla, ergastolo
I giudici della Corte d’assise di Palmi hanno condannato all’ergastolo Francesco Barone, di 25 anni, di Rosarno, con l’accusa di avere ucciso la madre Francesca Bellocco dopo avere scoperto che aveva una relazione extraconiugale. La vittima, della quale non è stato trovato il corpo, era figlia del defunto boss di ‘ndrangheta Pietro Bellocco. L’omicidio, per l’accusa, sarebbe stato commesso il 18 agosto 2013 dopo che Barone aveva scoperto la mamma insieme a Domenico Cacciola, ritenuto ai vertici dell’omonima cosca federata ai Bellocco. L’uomo sarebbe riuscito a fuggire – ore dopo provò a contattare la donna senza riuscirci – ma da quel giorno è sparito ma nessuno ne ha denunciato la scomparsa. Barone è stato arrestato il 15 aprile 2015. Un testimone ha raccontato di avere visto arrivare un’auto con 3 persone armate e mascherate. Ad attenderli c’era Barone che entrò in casa con loro. Poi il testimone sentì la donna gridare “Pirdunatimi!”. Tre giorni dopo il figlio ne denunciò la scomparsa.

OMICIDIO BELLOCCO, L’AMORE “FOLLE” TRA FRANCA E DOMENICO CACCIOLA
Era un amore folle, di quegli amori che fanno pensare all’adolescenza, non a due persone di mezza età. Francesca Bellocco e Domenico Cacciola erano arrivati a sentirsi fino a 40 volte al giorno, per due ore e mezzo attaccati al telefono.
Questo e tanti altri particolari sono emersi nell’udienza di ieri del processo che si sta celebrando in Corte d’assise a Palmi presieduta dal giudice Silvia Capone, sulla morte della rosarnese scomparsa, così come il suo amante, nella notte tra il 17 e il 18 agosto 2013 da Rosarno. Mentre per la donna, grazie alla testimonianza chiave di un vicono di casa è stato possibile istruire un processo, per Domenico Cacciola la Dda non ha ancora raccolto elementi sufficienti per arrivare a una incriminazione.
Il procedimento è a carico di Francesco Barone, figlio di Francesca Bellocco, difeso dagli avvocati Giovanni Vecchio e Salvatore Staiano.
Il 24enne di Rosarno è stato arrestato il 15 aprile del 2015 con l’accusa di aver ucciso la madre e di averne occultato il corpo, per punirla della relazione extraconiugale con il pregiudicato Domenico Cacciola.
Per la procura antimafia, la scomparsa di Francesca Bellocco e di Domenico Cacciola era stato un episodio di lupara bianca, dovuto alla necessita di lavare l’onore delle famiglie Cacciola e Bellocco, entrambe considerate cosche di ‘ndrangheta, onore che era stato gravemente offeso dalla relazione sentimentale fra la Bellocco, moglie di Salvatore Barone e Domenico Cacciola, relazione che andava avanti da anni.
Una relazione passata ai raggi x dai periti delle parti che ieri mattina sono comparsi davanti alla Corte d’assise per parlare degli spostamenti delle vittime nelle ore che hanno preceduto e seguito il delitto della Bellocco.
Secondo quanto emerso dal racconto dei tecnici in base ai tabulati e celle telefoniche, Francesca Bellocco dalla mezzanotte del 17 agosto non si sarebbe più mossa da casa, mentre il telefono del figlio accusato di averla uccisa avrebbe agganciato le celle di Rosarno, San Ferdinando e Gioia Tauro. Dall’1 di notte, invece, almeno secondo quanto emerge dal traffico telefonico e dalle celle, non si sarebbe mosso da casa Domenico Cacciola.
I due, però, da quella notte sono scomparsi nel nulla, volatilizzati e per gli inquirenti sarebbero stati uccisi dalle rispettive famiglie per mettere fine a una relazione che destava scandalo in paese e rischiava di trascinare le due famiglie di ‘ndrangheta in una faida.
Per la procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria di Francesca Bellocco si sarebbe “occupato” suo figlio. A supporto di questa tesi c’è la testimonianza del vicino di casa Giuseppe Gallo. Testimonianza ribadita anche in aula nello scorso mese di dicembre anche se tra mille tentennamenti dettati dalla paura. Anche i collaboratori di giustizia citati dal sostituto procuratore Adriana Sciglio hanno confermato questa ipotesi, basata però su voci all’interno degli ambienti malavitosi rosarnesi e non su prove o conoscenza diretta.
I pentiti hanno parlato anche dell’uccisione di Domenico Cacciola: c’è chi ha puntato il dito sui suoi figli, chi sui suoi fratelli.
Intanto, nella prossima udienza sono stati chiamati a testimoniare il marito di Francesca Bellocco, Salvatore Barone, e la figlia minorenne.

In Calabria donne uccise dalla ‘ndrangheta in nome dell'”onore” e dell'”ominità”


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