Etleva Bodi, 31 anni, mamma. Strangolata dal marito, muore dopo due giorni di agonia
Savona, 29 Ottobre 2023
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Etleva Bodi strangolata dal marito a 31 anni: lascia quattro figli piccoli (Today – 30 ottobre 2023)
Dopo due giorni di agonia in ospedale, la giovane casalinga è morta. A ucciderla Selami Bodi, 41 anni, nella loro camera da letto a Savona.
Ancora un femminicidio, la scia di sangue non si ferma. Savona sotto shock per la morte di una giovane donna di soli 31 anni. È morta nella serata di domenica 29 ottobre Etleva Bodi, casalinga di origine albanese ma da tempo residente nella città ligure. E’ stata strangolata dal marito, Selami Bodi, operaio edile albanese di 41 anni, nella loro camera da letto, nel centrale quartiere di Villapiana. La coppia ha quattro figli piccoli, tutti minorenni, tra i 5 e gli 11 anni.
Etleva Bodi lottava tra la vita e la morte in un letto di ospedale, al San Paolo di Savona, in coma, da poco meno di 48 ore. Domenica sera i medici hanno dovuto dichiarare la morte celebrare della donna. Le sue condizioni erano sin da subito apparse disperate ai soccorritori del 118, che entrati in casa con i carabinieri, avevano trovato la trentunenne senza battito.
Secondo una prima ricostruzione, nella notte tra venerdì e sabato marito e moglie avevano avuto una discussione: la donna si era chiusa in camera da letto e si era messa al telefono, non è chiaro con chi. Il marito l’aveva sentita parlare, aveva aperto la porta e le aveva messo le mani intorno al collo, strangolandola. Aveva lasciato la presa solo quando lei ormai non respirava più. Poi lui stesso aveva chiamato i soccorsi. Dopo ottanta estenuanti minuti di rianimazione e dieci iniezioni di adrenalina, i medici erano riusciti a riattivare le funzioni vitali. Ma domenica sera in ospedale le speranze sono cessate.
I quattro figli piccoli affidati a uno zio. Selami Bodi è stato arrestato ed è in carcere a Marassi (Genova), accusato di omicidio aggravato da futili motivi e dal fatto che il gesto sia stato compiuto nei confronti della coniuge. L’operaio non ha precedenti penali e non risultano denunce di maltrattamenti da parte della moglie, né segnalazioni di altro tipo di un rapporto violento. Avrebbe ammesso che nelle ultime settimane i litigi con la moglie casalinga erano sempre più frequenti: Selami Bodi è molto noto nella comunità musulmana di Savona. Il femminicidio si è consumato mentre i figli dormivano nelle altre stanze della casa. Per il momento i quattro bambini sono stati affidati a uno zio: sono gli ennesimi orfani di femminicidio.
Strangolata dal marito geloso a Savona, morta Etleva Bodi (il Giornale – 30 ottobre 2023)
L’uomo, che si trova in carcere con l’accusa di omicidio aggravato da futili motivi, le aveva messo le mani al collo in seguito a una banale lite. La coppia ha cinque figli, tra i 5 e gli 11 anni, affidati a uno zio
Si è aggrappata con tutta se stessa alla vita, all’amore per i suoi figli, ma non ce l’ha fatta, Etleva Bodi, la casalinga albanese di 31 anni, che lo scorso venerdì sera, poco prima della mezzanotte, era stata strangolata dal marito Selam Bodi, 42 anni, operaio edile suo connazionale. Il suo cuore ha smesso di battere domenica sera. La donna lascia cinque figli di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Secondo le prime ricostruzioni degli investigatori, quella sera l’intera famiglia decide di guardare un film alla tv, nel loro appartamento nel quartiere di Villapiana, a Savona. La serata si svolge in modo tranquillo. Dopo avere spento il televisore, la donna mette a letto i figli e va a dormire, lasciando il marito in soggiorno. Prima di addormentarsi, però, Etleva chiacchiera al telefono con qualcuno. Il coniuge, sentendola parlare, viene accecato dalla gelosia, così entra in camera da letto e la strangola, mentre i figli dormono in un’altra stanza.
Quando si accorge che la moglie non riesce a respirare, fino a perdere conoscenza, l’uomo riacquisisce la lucidità, allenta la presa e chiama i soccorsi. Nella loro abitazione arrivano i sanitari del 118, che dopo aver riscontrato le gravi condizioni della donna, cercano di salvarle la vita, tentando per più di un’ora di rianimarla e somministrandole dieci iniezioni di adrenalina. Una volta riattivate le funzioni vitali, la donna viene trasportata in codice rosso all’ospedale San Paolo di Savona, dove per 48 ore lotta tra la vita e la morte. Quella sera, nell’abitazione della coppia arrivano anche i carabinieri e il sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Savona Giovanni Battista Ferro, che trovano l’albanese in preda alla disperazione . L’uomo, di religione musulmana, e secondo alcune indiscrezioni quasi integralista, è stato arrestato e trasferito nel carcere di Marassi, a Genova, con l’accusa di omicidio aggravato da futili motivi e dal fatto che il gesto sia stato compiuto nei confronti della coniuge.
L’omicida sembra non avere precedenti penali e non risultano denunce di maltrattamenti da parte della moglie, né segnalazioni di altro tipo di un rapporto violento, ma pare che nelle ultime settimane, come confermato da lui stesso durante l’interrogatorio, i due litigassero spesso. I quattro bambini, che in un primo momento erano stati tenuti da una cugina, che abita nell’appartamento vicino a quello dei Bodi, sono stati affidati uno zio.
Il marito omicida è in carcere a Marassi, i quattro figli della coppia ora sono accuditi dalla famiglia della vittima. Raccolta di fondi per trasportare la salma in Albania
«Spero che Allah mi perdoni». Ha pronunciato queste parole davanti ai carabinieri Selami Bodi, il quarantunenne che ha strangolato la moglie Etleva Bodi (il cognome originario della donna è Kanolija ma con il matrimonio, secondo la legge albanese, la donna assume automaticamente il cognome del marito), 31 anni, nella loro abitazione in un quartiere del centro di Savona. Dopo quasi due giorni di coma profondo, domenica sera, la donna di origini albanesi, ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Paolo di Savona, è morta. Ha lasciato orfani quattro bambini trai 5 e i 13 anni. Una tragedia immane, tante vite distrutte.
Ieri Selami Bodi avrebbe dovuto essere interrogato nel carcere di Marassi, dove è detenuto con l’accusa di omicidio aggravato dai futili motivi e dal fatto che il gesto sia stato compiuto nei confronti della coniuge. Non è stato possibile però: il giudice per le udienze preliminari, Laura De Dominicis, ha dovuto rimandare; l’uomo si trova infatti in isolamento sanitario per sospetta tubercolosi.
Appena possibile, si procederà con il suo ascolto. Intanto le indagini, coordinate dal pubblico ministero Giovanni Battista Ferro, stanno andando avanti cercando nuovi elementi per scavare nella vita della coppia. L’obiettivo è capire se ci siano già stati atti di violenza in passato, prima di giungere all’omicidio. Secondo i primi elementi emersi dagli atti, la componente religiosa potrebbe avere un ruolo nel movente del delitto. L’uomo, di fede musulmana, viene descritto come una figura molto severa, vicina a forme di integralismo. Assiduo frequentatore della moschea di Savona, era legato ai precetti più rigidi. La moglie indossava sempre abiti lunghi e in molte occasioni si copriva con il velo anche testa e spalle. Casalinga, usciva quasi esclusivamente con lui e con i quattro figli, di cui si prendeva cura ogni giorno. Anche l’uso del telefono cellulare, dopo una certa ora, le sarebbe stato vietato. La sera in cui si è consumato il delitto, Selami Bodi e la moglie avevano avuto una discussione: la donna si era, poi, chiusa in camera per telefonare. L’uomo, sentendo la voce, ha aperto la porta e le ha messo le mani intorno al collo sino a strangolarla. Quando l’ha vista a terra, spaventato, ha chiamato i soccorsi. Ottanta i lunghi minuti per tentare di rianimarla: Etleva ha ripreso a respirare, ma i danni subiti sono stati troppo profondi. Dopo quasi due giorni di coma è morta.
«Ho lasciato i nostri figli orfani, per strada», ha detto Selami al cugino della moglie, Robert Spata, giunto poco dopo sul posto. Ed è il cugino che, per ora, si è preso cura dei minori. «Il più grande – racconta Spata distrutto dal dolore – mi ha chiesto di portarlo in ospedale per salutare la mamma prima che morisse. Non dimenticherò mai le lacrime del suo viso. Non ha detto una parola. Faremo di tutto, io e la mia famiglia, perché ai piccoli sia garantito un futuro il più possibile normale».
Sotto choc tutti i familiari «Non riusciamo ancora a credere a quello che è accaduto aggiunge Spata- Non siamo a conoscenza di liti tra i due. Erano sempre insieme, non avremmo mai potuto immaginare un simile epilogo».
Il fratello della donna, Erjon Kanolja, ieri, ha lanciato una raccolta fondi per sostenere i figli e poter inviare la salma di Etleva in Albania, dove vivono i genitori e gli altri quattro fratelli. «Quest’uomo ha tolto la vita alla mia innocente sorella Etleva, vittima del marito e dei suoi malati episodi di gelosia —ha scritto l’uomo — Quella sera mi aveva chiamato mio nipote, di soli 13 anni: “Zio, vieni presto”, era stato il suo grido». Etleva era stata, da poco, operata di appendicite: era ancora indebolita dall’intervento chirurgico. I vicini di casa la descrivono come una ragazza timida, riservata, sempre gentile. «Si prendeva cura delle sue rose, sul davanzale. Le avevo fatto i complimenti per come erano fiorite», dice una vicina sgomenta.
Sotto choc l’intero quartiere di Villapiana, una zona centrale e molto popolosa della città, dove la presenza di stranieri è in crescita da anni. Selami Bodi era in Italia da 25 anni: si era integrato bene, ma le sue radici lo tenevano ancorato alla fede islamica più tradizionalista e integralista. Nei bar, vicini all’abitazione, ricordano la donna, che camminava qualche passo indietro: davanti i figli e il marito, con una lunga barba. Anche nella moschea di Savona il dolore è palpabile. «Selami Bodi – dice Zahoor Ahmad Zargar, referente della moschea- era tra i più assidui. Partecipava sempre alle celebrazioni. La moglie non l’ho mai vista: a volte portava i figli maschi con sé. Era molto riservato, ma spesso si fermava a parlare coi suoi parenti. Lavorava nel settore edile con i parenti: sono una famiglia molto numerosi. Siamo tutti senza parole».